Lavorazioni Si realizzano per regolare i rapporti suolo-acqua-pianta. Possono essere eseguite per opere di sistemazione superficiale del terreno, per facilitare la penetrazione delle acque nella massa del suolo, per creare un ambiente più idoneo alla germinazione dei semi e alla crescita delle piante, per ridurre la compattezza della crosta superficiale limitando la risalita e l’evaporazione dell’umidità del suolo.
Le tecniche di preparazione del terreno, sia quelle tradizionali basate sull’impiego dell’aratro, sia le più semplici discissure (cioè tagli verticali senza rivolgimenti delle zolle), sia le superficiali erpicature o le “non lavorazioni”, producono diversi effetti sui caratteri fisici, chimici e biologici dei vari suoli. Tra i tanti effetti vanno considerati con attenzione quelli sulla flora infestante, cioè sulle malerbe, la cui composizione dipende anche dall’epoca in cui certe lavorazioni vengono eseguite, dalle modalità esecutive e dal numero di interventi effettuati nel corso dell’anno.
Le infestanti a propagazione vegetativa, indicate come geofite (quali Cirsium, Cynodon, qualche sorgo) e le emicriptofite, cespitose con gemme superficiali (come genziane, primule, margherite), biennali o pluriennali, sono favorite da lavorazioni limitate, mentre le essenze annuali a riproduzione sessuale (come le terofite, piante erbacee annuali che superano la stagione avversa sotto forma di seme, come avena, amaranti, chenopodi) sono più sensibili soprattutto a quei lavori effettuati nel momento precedente la diffusione dei semi.
Vengono distinte lavorazioni straordinarie, quali livellamenti di superfici, dissodamenti, dicioccamenti, scassi e lavorazioni ordinarie, quali le lavorazioni di rinnovo (all’inizio di una rotazione), di preparazione del suolo, di coltivazione o coltura (erpicature, sarchiature, rincalzature, ecc.). In determinate condizioni, si vanno sempre più diffondendo le lavorazioni ridotte, spesso indicate come minimum tillage, utili sia tecnicamente sia economicamente. Nella tabella I.7 vengono sintetizzate talune differenze fra le lavorazioni tradizionali e quelle ridotte.
Concimazioni e trattamenti agrofarmaci Le colture hanno bisogno di elementi nutritivi, soprattutto azoto, fosforo e potassio, in quantità sufficienti da fornire rese elevate e applicate in maniera assimilabile, cioè facilmente utilizzabili dalle radici. Le integrazioni necessarie vengono fornite mediante concimi. Essi possono essere organici, a base cioè di sostanza organica che migliora sia le condizioni nutritive sia lo stato fisico del suolo (letame, terricciati, deiezioni), oppure minerali, contenenti azoto (concimi azotati), fosforo (concimi fosfatici), potassio (concimi potassici) oppure una miscela di più elementi (concimi binari o concimi terziari) (I.8).
A volte si usano concimi composti e organo-minerali, ottenuti per reazione oppure miscela di uno o più concimi organici con uno o più concimi minerali. Il titolo di un concime è la quantità percentuale di elementi fertilizzanti contenuta nel concime stesso. Oltre alle concimazioni, le colture necessitano di trattamenti fitosanitari utili per la difesa da infestanti e parassiti di vario genere. Va detto che una buona gestione agronomica del terreno e delle colture, facilitata da una efficace rete di monitoraggio delle problematiche fitosanitarie, sia interna all’azienda (controlli di campo) sia esterna (consorzi di difesa, previsioni meteo, disciplinari di produzione che prevedono l’utilizzo di pratiche a basso impatto, come in agricoltura integrata o biologica), facilita il mantenimento di elevati standard ambientali riducendo sia il numero di interventi sia la quantità di prodotto utilizzato (I.9).