1.3 L’evoluzione del XVIII e del XIX secolo conseguente

1 1.3 Q 5 Evoluzione della meccanizzazione L evoluzione del XVIII e del XIX secolo conseguente alla rivoluzione industriale Dopo la caduta dei Romani, nel Medioevo, con la nascita di una società strettamente gerarchica in cui i contadini erano legati alla terra (servi della gleba), non si ebbe nessun interesse a uno sviluppo tecnico. Infatti non era più necessario avere a disposizione soluzioni tecniche sofisticate, in quanto la maggior parte degli alimenti ritornò ad essere prodotta per il mero autoconsumo e per essere impiegata in contesti territorialmente limitati. In generale, quindi, se si esclude la parentesi della civiltà romana, dagli albori dell agricoltura fino all inizio del 1700, ossia per circa 10.000 anni, la popolazione mondiale aumentò molto lentamente, portandosi, fra alterne vicende, a poco più di 600 milioni con un incremento medio annuo di 60 mila persone. Per la quasi totalità essa viveva in ambito rurale e non si verificò, quindi, nessuna reale necessità di incrementare tumultuosamente le quantità di cibo a disposizione del mercato. solo con la nascita della borghesia, prima, e con la rivoluzione industriale, poi, che si ebbe il vivacizzarsi degli scambi e si assistette a un nuovo stimolo per la creazione di macchine dotate di maggiore efficienza produttiva. In Italia paradigmatico è il caso evolutivo Il ruolo delle Accademie di Agricoltura e dei concorsi nell evoluzione delle macchine agricole L Accademia dei Georgofili nasce a Firenze nel 1753 con lo scopo di promuove studi e concorsi per lo sviluppo dell agricoltura. Infatti: Utili, comode e necessarie son tutte le arti che tendono alla prosperità, o alla ricchezza di una Nazione, ma più utili e necessarissime sono quelle che si rivolgono alla soddisfazione dei primitivi bisogni . Con queste parole, che sono un manifesto dello spirito del tempo, Michele Gareani apriva la sua Breve memoria economico-agraria sulla necessità delle scienze meccaniche in rapporto all agricoltura, presentata ai Georgofili nel febbraio del 1804. L agricoltura eccelsa fra tutte le arti era considerata, assieme al commercio ( arti ambedue necessarie e utili ad ogni nazione ), fonte principale di ogni ricchezza e potere . Le scienze meccaniche favorivano grandemente l una e l altra attività; l uso delle macchine, sosteneva Gareani, non era soltanto utile all uomo poiché alleviava la fatica del suo lavoro quotidiano, ma aveva anche una positiva ricaduta sull attività commerciale grazie al minor costo dei prodotti derivato dai diminuiti tempi di produzione. Le macchine, scriveva Gareani, potevano essere raggruppate secondo le loro funzioni: 1. per migliorare e accelerare i lavori delle terre; 2. per sementare con risparmio di semenza e con migliore distribuzione dei granelli; 3. per segare e ricogliere; 4. per triturare; 5. per agevolare il trasporto delle derrate; 6. per conservare i generi delle biade. Simbolo di questa filosofia legata all epoca dei lumi fu la proposta fatta dall Accademico Cosimo Ridolfi di un aratro rovesciatore, sostitutivo di quelli a chiodo, in grado di offrire prestazioni agronomiche rivoluzionarie (Fig. 1.5). In metallo, ovviamente a trazione animale, era stato pensato per aumentare la produttività del lavoro umano effettuato fino ad allora con le vanghe, specie nei pesanti terreni della Toscana. Tale attrezzo, poi, venne perfezionato dal Ridolfi qualche anno a dopo, unitamente alla realizzazione di un modello voltaorecchio, insieme a Raffaello Lambruschini, che fu premiato all Esposizione Internazionale di Parigi del 1855. Altre invenzioni verificatesi attorno alla metà dell Ottocento, riguardano macchine operatrici diverse quali: seminatrici, falciatrici, spandiconcime, mietilegatrici, le prime macchine per l escavo di tuberi e radici, e trebbiatrici. Anche negli altri Paesi europei si assiste a una evoluzione similare. Si hanno Accademie che discutono, manifestazioni con concorsi a premio, brevetti a non finire. Osservando lo schema della seminatrice proposta in Inghilterra nel 1860 rappresentata nella Figura 1.5b, non si può non ammirare la precisione meccanica con cui è pensata, precisione che deriva dell evoluzione tecnica mutuata da altri settori industriali, come quello tessile, allora in tumultuoso sviluppo. Le macchine, in questo periodo, assumono un aspetto meno artigianale e più industriale . Del resto le prime industrie italiane di macchine agricole si sviluppano proprio a partire dalla necessità di adattare le macchine di importazione alla situazione del nostro Paese. Il dibattito sui nuovi strumenti e sulle nuove macchine non fu tuttavia scevro di difficoltà per la resistenza che molti opposero alla loro introduzione in considerazione dei riflessi sull economia e sulla società. Eco di questa preoccupazione può leggersi nella memoria di Giovan Battista Lapi, presentata ai Georgofili il 4 gennaio 1824 che, se nelle intenzioni dell Autore doveva costituire un analisi del grave e persistente ristagno economico del momento, finì per essere una condanna delle macchine, accusate di eccesso di produzione e riduzione di attività per l uomo, con conseguenti fenomeni di prolungata disoccupazione. Si tratta di una discussione che, nei contenuti, sembra richiamare molte di quelle che caratterizzano l attuale rivoluzione elettronico-informatica, che sta producendo effetti analoghi come, appunto, la diminuzione del lavoro salariato. b Fig. 1.5. (a) Aratro a versoio progettato da Cosimo Ridolfi. (b) Seminatrice di costruzione inglese. 01_Parte_Quinta_1.indd 5 3/27/18 3:48 PM

MECCANICA E MECCANIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI AGRICOLI 
MECCANICA E MECCANIZZAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI AGRICOLI 
VOLUME 2 - PARTE QUINTA