1.5 Evoluzione dagli anni 2000 a oggi
Come visto nei paragrafi precedenti, la meccanizzazione ha comportato fino al 2000 una sostituzione del lavoro fisico umano e animale con il lavoro meccanico prodotto dai motori che, per quanto riguarda il settore agricolo, sono al momento di tipo endotermico. A partire essenzialmente dall'ultimo decennio del secolo scorso, le macchine hanno assunto anche altre funzioni, tra le quali quella fondamentale in termini tecnologici di andare a sostituire non solo il lavoro fisico dell'uomo, ma anche quote sempre maggiori del suo lavoro intellettuale. Di tutto questo si parlerà diffusamente altrove in quest'opera. In questo capitolo è sufficiente ricordare che tale forma di evoluzione della meccanizzazione non ha avuto nei primi anni del XXI secolo un enorme effetto sui numeri riportati nel paragrafo precedente (essenzialmente il numero delle macchine, la superficie coltivata è rimasta costante, il numero degli addetti è solo leggermente diminuito). Quello che è fondamentalmente cambiato è il modo di lavorare degli addetti, con un maggiore rispetto della loro sicurezza e della loro salute, la riduzione della fatica, l'incremento della "qualità" delle conoscenze che i medesimi devono avere per governare i processi produttivi, sulla base dei concetti della cosiddetta agricoltura di precisione. Inoltre, non bisogna dimenticare la nuova percezione che nella società si è andata formando riguardo al rapporto tra tecnologie produttive e difesa dell'ambiente e del paesaggio, che ha portato da una parte alla definizione di vincoli legislativi (che hanno indirizzato l'evoluzione delle macchine verso soluzioni a minore impatto ambientale in termini di produzione, dispersione ed emissioni di inquinanti) e dall'altra al ricorso a forme di lavorazione in grado di mantenere e migliorare il paesaggio rurale difendendo la biodiversità. Anche le macchine agricole, così come tutto il sistema produttivo in generale, si sono evolute per soddisfare una serie di bisogni individuali a complessità crescente.
Confronti tecnologici con altri settori produttivi
Le evoluzioni tecnologiche avvenute nelle civiltà occidentali dalla rivoluzione industriale in poi possono essere anche sommariamente viste come il tentativo da parte dell'uomo di creare agenti esecutori artificiali sempre più complessi, cui demandare i requisiti delle attività di controllo, cioè la parte più squisitamente intellettuale del lavoro, in coerenza con lo schema di Figura 1.11. In tutti i settori, agricoltura inclusa, lo sviluppo della meccanizzazione ha proprio comportato la sostituzione del lavoro umano mediante macchine. Con ciò intervenendo innanzitutto sui livelli (1) (Fatica) e (2) (Prontezza) di Figura 1.11, mediante dispositivi in grado di fornire, rispettivamente, potenza e rapidità di intervento attraverso opportuni dispositivi meccanici (motori, rotismi, regolatori meccanici).
Per l'evoluzione verso livelli superiori del controllo, la meccanica si è dovuta integrare dapprima con l'elettronica e poi, progressivamente, sempre più con componenti informatici in grado di svolgere complesse analisi computazionali in frazioni di secondo.
Ormai ovunque non esiste innovazione tecnologica di processo che non includa sistemi meccatronici (in cui componenti meccanici, elettronici e informatici si integrano quasi senza soluzione di continuità). Le soluzioni commerciali per l'automazione hanno da tempo raggiunto il livello (5) (Valutazione). La ricerca, specie nei settori avanzati dell'industria (soprattutto militare), si sta concentrando sul livello (6) (Apprendimento), tentando di inserire in automi elementi di logica deduttiva autogestita. La frontiera dell'evoluzione tecnologica si colloca oggi proprio tra i livelli (6) e (7) del controllo (Apprendimento e Ragionamento) (Fig. 1.11): le applicazioni che richiedono l'implementazione di processi logici induttivi rimangono ancora un obiettivo limitato alla sfera della ricerca sull'intelligenza artificiale. E ciò vale, ovviamente, per tutti i livelli di controllo superiori, i cui esempi applicativi rimangono confinati nei campi della letteratura o cinematografia fantascientifica: da Hal-9000 di "2001 Odissea nello Spazio" (1968), allo Skynet di "Terminator" (1984), o al Cyberspazio di "Matrix" (1999). Al di là dei loro contenuti avventurosi ed emotivi, a queste opere va il merito di aver saputo anticipare aspetti poi diventati in varie discipline trasversali oggetto di studi concreti, tutti accomunati dall'obiettivo della riproducibilità su agenti artificiali del comportamento degli esseri umani (cibernetica).
In concreto, l'attuale livello di evoluzione tecnologica è conscio dell'impossibilità di pervenire alla totale "automazione" della mente umana; tuttavia, è altrettanto consapevole della possibilità di aumentarne le potenzialità cognitive agendo dall'esterno: operando su grandi moli di dati con logiche di inferenza, selezione e sintesi per agevolare decisioni rapide; favorendo la connettività tra informazioni e sistemi distribuiti, superando i limiti fisici degli spazi di lavoro; modificando le potenzialità sensoriali degli agenti umani aggiungendo informazioni in tempo reale, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi (concetto di realtà aumentata).
In merito, da diverso tempo nel settore industriale, si parla della frontiera della cosiddetta Industria 4.0 (Moeller, 2016; Wan et al., 2015), così denominata poiché evoca una "quarta rivoluzione industriale", cioè una nuova evoluzione tecnologica che porterà la produzione industriale a essere del tutto automatizzata e interconnessa.
Gli elementi del contesto produttivo dell'impresa industriale che hanno reso possibile queste trasformazioni sono sinteticamente riconducibili a:
a) disponibilità finanziarie di una certa entità, che consentono di affrontare le spese in investimenti tecnologici con adeguata flessibilità;
b) possibilità di svolgere processi ripetitivi in spazi contenuti e circoscritti, altamente controllabili (nelle modalità esecutive e organizzative) e soggetti a limitate cause aleatorie di variabilità;
c) presenza di personale professionale e tecnico con alta specializzazione, soprattutto senza particolari limitazioni (e timori) nel dover gestire attrezzature e procedure informatiche.
È un dato di fatto, invece, che tali condizioni hanno costituito un serio ostacolo per il settore agricolo, ove lo stesso concetto di "impresa" si presenta qui con caratteri molto più "sfumati", passando da realtà aziendali poco più grosse dei semplici orti familiari, a vere e proprie "industrie della terra" a gestione capitalistica. Indipendentemente dalla dimensione dell'impresa, tuttavia, il contesto produttivo del settore agricolo è caratterizzato da aspetti diametralmente opposti rispetto a quello industriale: a) limitate disponibilità finanziarie, b) ambienti estesi ad alta variabilità strutturale, non controllabili e soggetti all'aleatorietà meteorologica, c) maggiori difficoltà nel reperire personale tecnico specializzato, anche per un diffuso profilo culturale degli stessi imprenditori agricoli che solo negli ultimi decenni ha avuto significative evoluzioni con aperture mentali dovute alle nuove generazioni.
Tutto ciò, se da un lato ha permesso una rapida evoluzione della meccanizzazione favorita anche dalla riduzione della forza-lavoro nelle campagne dell'immediato dopoguerra, dall'altro ha causato enormi difficoltà a procedere con soluzioni destinate a sostituire il lavoro intellettuale, evidenziate dai notevoli ritardi (tuttora palesi) con cui le tecnologie Informatiche risultano applicate nelle imprese del settore. Non è un caso che le aziende che per prime hanno vissuto le trasformazioni informatiche siano state quelle zootecniche, dato che esse per loro natura hanno caratteristiche strutturali e funzionali molto più simili al settore industriale che non a quello agricolo (specie per gli aspetti A e B di cui sopra). In conclusione, oggi l'industria 4.0 rappresenta per il settore secondario ciò che l'agricoltura di precisione rappresenta per il settore primario.
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