2.2 Il bilancio dell’azienda agraria

BILANCIO DELL'AZIENDA AGRARIA

ATTIVO

dato dalla produzione lorda vendibile 

BILANCIO ECONOMICO-AGRARIO

PASSIVO

dato dalle spese di produzione

  • spese varie

  • quote

  • imposte

  • stipendi

  • interessi

conoscenze necessarie per l’impostazione del bilancio

ASPETTO FISICO

  • ubicazione

  • esposizione

  • natura del terreno

  • giacitura

  • configurazione degli appezzamenti

  • sistema idraulico agrario

  • viabilità poderale

ASPETTO ORGANIZZATIVO

  • superficie coltivabile

  • indirizzo produttivo

  • ordinamento colturale

  • tecnica colturale

  • grado di meccanizzazione

  • sistemi di conduzione

Quando si parla di bilancio dell'impresa agraria, si intende il bilancio economico agrario (BEA) cioè una contrapposizione fra ricavi e costi di una annata agraria, che non coincide con l'anno solare (01/1-31/12), ma inizia L11/11 e termina il 10/11 dell'anno successivo.


Questo perché si ritiene che mediamente, alla data di inizio, non siano ancora state fatte le anticipazioni all'annata successiva e siano stati raccolti tutti i prodotti dell'annata precedente; quindi, alla data dell'11/11 il capitale terra è da ritenersi nudo, ovvero pronto ad accogliere sia le coltivazioni annuali dell'annata successiva sia le operazioni colturali sulle colture poliennali. La contrapposizione ha il fine di mettere in evidenza il reddito dell'impresa considerata.

I dati per l'impostazione di un bilancio provengono dalle conoscenze dell'aspetto fisico e organizzativo dell'azienda.

Gli elementi fisici riguardano: l'ubicazione, il clima, la giacitura, l'esposizione, la natura del terreno e la sua naturale fertilità che vanno a influenzare sia le scelte colturali che le rese. Anche la configurazione degli appezzamenti (forma, dimensione, accorpamento o frammentazione) (Fig. 6a), le sistemazioni idraulico-agrarie (Fig. 6b), la presenza di strutture fisse, la viabilità poderale e di collegamento (Fig. 6c) vanno a incidere positivamente o negativamente sui costi di produzione.

Gli elementi organizzativi sono i seguenti.

  • Superficie coltivabile, quella cioè realmente occupata dalle colture, che si ottiene per differenza fra la superficie totale (o catastale) e le tare improduttive (fabbricati, strade, fossi, ecc.) e prende il nome di superficie agraria utile (SAU).

  • Indirizzo produttivo: mette in evidenza le attività aziendali, cioè il tipo di produzione. Se si parla, ad esempio, di indirizzo zootecnico-cerealicolo, significa che l'azienda produce carne o latte e cereali. Se invece abbiamo un indirizzo floricolo, si producono fiori recisi o in vaso, in questo caso si ha solo un'attività; se poi si parla di indirizzo ortofrutticolo le produzioni saranno date da frutta e ortaggi, in questo caso si parla di due attività come nell'indirizzo zootecnico-cerealicolo. L'indirizzo produttivo determina anche il tempo delle liquidità da anticipare.

  • Ordinamento colturale: è il modo in cui viene utilizzata la SAU. Questo elemento organizzativo dovrà fornire l'esatta cognizione delle superfici occupate dalle singole colture (sia erbacee che arboree) e del loro modo di succedersi sulla stessa superficie, nell'ambito di una o più annate agrarie. In pratica si identifica con la distribuzione delle colture sulla SAU che può essere concepita come rigida, quando le colture occupano sempre gli stessi appezzamenti, o libera se prevede la mobilità delle colture sui vari appezzamenti, anche non sempre con criteri strettamente agronomici. In un ordinamento razionale, la SAU dovrebbe essere occupata totalmente dalle colture per tutto l'anno, lasciando il terreno nudo il meno possibile.

  • Tecniche colturali, sono le scelte tecniche che l'imprenditore attua al fine di ottenere la produzione desiderata. In relazione a queste scelte, possiamo trovarci di fronte a tecniche che possono garantire maggiore produzione o richiedere diverse quantità di mezzi. Ad esempio utilizzando la tecnica di coltivazione del no tillage, anziché quella della coltivazione convenzionale o del minimum tillage, si hanno consumi diversi di materie prime, in generale di energia.

Esempio Bilanci a confronto

Il territorio italiano offre un grande patrimonio di paesaggi rurali che si sono modificati nel tempo e, ad oggi, sono legati a pratiche agronomiche tradizionali che permettono all’agricoltura di mantenere un ruolo attivo nella società e nell’economia. Grazie a questa diversificazione del paesaggio esistono aziende a indirizzi produttivi molto diversi. Tra i più importanti ricordiamo gli indirizzi: viticolo, olivicolo, ortivo, cerealicolo, foraggero e zootecnico. 

In questo esempio osserveremo come si calcolano le produzioni lorde vendibili in aziende con indirizzi diversi. Nello specifico metteremo a confronto due aziende: una a indirizzo ortivo-cerealicolo-zootecnico, l’altra a indirizzo viticolo-olivicolo.
Nel primo caso prendiamo in esame un fondo che attiva i seguenti processi produttivi dei campi:

  • trifoglio: 8 ettari, che attiva il processo produttivo di vacche da latte a rimonta interna;

  • patata: 5 ettari, dall’11/02 all’11/07 con superficie ripetuta di erbaio estivo per allevamento di bovine da latte a rimonta interna;

  • orzo: 10 ettari, dall’11/11 al 30/06, con superficie ripetuta per 1/5 di erbaio stivo per il mantenimento della stalla;

  • pomodoro da industria: 5 ettari, dal 20/04 al 30/08, con superficie ripetuta di erbaio autunno/invernale destinato alla stalla;

  • mais: 6 ettari, dall'11/04 al 30/09.

L'allevamento prevede un capitale bestiame di bovine da latte a rimonta interna che consuma tutti i foraggi secchi e verdi prodotti dall'ordinamento colturale. La stalla è a stabulazione fissa, pertanto si prevede anche il consumo di paglia proveniente dalla coltura dell'orzo.

In questo caso, la prima operazione da effettuare è la ricerca della disponibilità foraggera:

Tipo foraggio

SAU

(ha)

PU

(t)

Plt

(t)

Eq. in fieno (t)

Fieno normale (t)

Erbaio di sorgo

2

70

140

0,25

35

Erbaio di mais

5

50

250

0,55

137,5

Erbaio di colza

5

40

200

0,22

44

Trifoglio (fieno)

8

80

64

1,20

76,80

Totale

293,30


Con questi dati si ricerca quindi la composizione della stalla a rimonta interna e a stabulazione fissa:

  • Pvm = 293,30/12 = 24,40 t di cui l'85% per capi adulti e il 15% per capi giovani;

  • 24,40 x 0,85 = 20,74/0,6 t = 34,56 (dicasi 34) capi adulti;

  • 34/6 = 5,66 (dicasi 6) capi di rimonta.


Tipo capo

Numero

PU

(t)

Pvm

(t)

Prezzo/capo

(€)

Capitale bestiame (€)

Vacche da latte

34

0,6

20,40

1.033

35.122

Manze

6

0,5

3

775

4.650

Vitelle

6

0,3

1,8

260

1.560

Totale

41.332


A questo punto, una volta conteggiati i capi presenti all'interno della stalla, si calcolano i prodotti di stalla che sono:

  • latte: 34 capi x 5t/capo x 420 € = 71.400 €

  • letame: (34 capi x 15 t/capo + 6 capi x 7,5 t/capo + 6 capi x 4 t/capo) -
    - ( 20 t/ha x 34 ha) = -101 t. In questo caso tutto il letame prodotto in stalla viene reimpiegato in azienda;

  • Uls:
    - vacche da scarto: 34/6 anni = 6 x 620 €/capo = 3.720 €;
    - vitelli nati o venduti 34 x 0,9 = 31 - 6 = 25 x 200 €/capo = 5.000 €.

Si procede quindi a calcolare la produzione lorda vendibile composta dai prodotti dei campi e dai prodotti delle attività degli allevamenti:

Tipo prodotto

SAU

(ha)

PU

(t/ha)

Plt

(t)

Reimp.

Plv

(t)

Prezzo

(€/t)

Importo

(€/t)

Attività dei campi

Orzo (granella)

10

3

30

-

30

180

5.400

Orzo (paglia)

10

3

30

-

30

Reimpiego in stalla

Patata

5

50

250

-

250

300

75.000

Pomodoro

5

70

350

-

350

280

98.000

Mais

6

8

48

-

48

150

7.200

Trifoglio

8

70

560

560

Reimpiego in stalla

Erbaio di mais

5

50

250

250

Reimpiego in stalla

Erbaio di sorgo

2

70

140

140

Reimpiego in stalla

Erbaio di colza

5

40

200

200

Reimpiego in stalla


Tipo prodotto

SAU

(ha)

PU

(t/ha)

Plt

(t)

Reimp.

Plv

(t)

Prezzo

(€/t)

Importo

(€/t)

Attività degli allevamenti

Latte

34 capi

5

170

-

170

420

71.400

Letame

Reimpiego in azienda

ULS

-

-

-

-

-

-

8.720

Totale

265.720


Nel caso di un'azienda a indirizzo viticolo-olivicolo si prende in esame un fondo di 22 ha la cui SAU è di 20 ha così ripartiti:

  • oliveto: 15 ha, allevato a vaso, con sesto di impianto 5 x 5;

  • vigneto: 5 ha, allevato a guyot, con sesto di impianto 2,5 x 1.

Per calcolare la produzione lorda vendibile sia dell'oliveto che del vigneto si conteggia il numero delle piante presenti sulla superficie, si calcola la produzione lorda totale moltiplicando il numero delle piante per il valore della produzione a pianta e si moltiplicano per il proprio coefficiente di trasformazione per trovare la produzione sia di olio che di vino.

Vediamo praticamente come vengono svolti questi calcoli:

  • oliveto: 150.000 m2/sesto di impianto (5 x 5) = 6000 piante x 15 kg/pianta =
    90.000 kg = 90 t x 0,15 (coefficiente di trasformazione) = 13,5 t di olio x 11.000 
    €/t = 148.500 €;

  • vigneto: 50.000 m2/sesto di impianto (2,5 x 1) = 20.000 piante x 1,5 kg/pianta =
    30.000 kg = 30 t x 0,7 (coefficiente di trasformazione) = 21 t di vino x 1.400
    €/t = 29.400 €. 

Si imposta quindi la tabella della Plv:


Tipo

prodotto

SAU

(ha)

PU

(t/ha)

Plt

(t)

Reimp.

Plv

(t)

Prezzo

(€)

Importo

(€)

Attività dei campi

Oliveto

15

6

90

90

Reimpiego nel processo di trasformazione

Vigneto

5

6

30

30

Reimpiego nel processo di trasformazione

Prodotti delle trasformazioni

Olio

-

-

-

90 x 0,15

13,5

11.000

148.500

Vino

-

-

-

30 x 0,7

21

140

29.400

Totale

177.900


Mettendo questi due bilanci a confronto, si nota subito che nel primo caso la ricerca della Plv è caratterizzata da prodotti generalmente reimpiegati o da prodotti che vengono venduti nell'anno agrario di produzione. Per quanto riguarda il secondo bilancio si può invece osservare che non sono prodotti reimpiegati come consumi intermedi, ma che subiscono una trasformazione e possono essere venduti sia nell'anno di produzione sia negli anni successivi, a seconda delle scelte fatte dall'imprenditore.

In entrambi i casi, per quanto riguarda le spese di bilancio (quote, stipendi, salario, spese varie, tributi, interessi) saranno calcolate in base al tipo di imprenditore. L'unico elemento di particolare evidenza è la differenza nel calcolo delle quote, dal momento che nel caso delle colture erbacee, industriali e foraggere spesso si fa ricorso al contoterzismo in operazioni come la semina o la raccolta, mentre nel caso delle colture arboree è più diffusa la presenza in azienda delle macchine operatrici per eseguire le lavorazioni necessarie durante il ciclo produttivo della coltura.

  • Grado di meccanizzazione aziendale: è la qualità e la quantità delle macchine, sia motrici che operatrici, presenti in azienda o eventualmente disponibili a noleggio. Il dato va a influire sul carico di lavoro aziendale o sulla possibilità di coltivare certe colture anziché altre e, di conseguenza, sia sull'attivo che sul passivo del bilancio.

  • Sistema di conduzione: rappresenta il rapporto esistente fra le persone economiche della produzione agraria, cioè fra l'imprenditore, il proprietario, il capitalista e il lavoratore. A seconda del tipo di rapporto, si avrà un diverso tipo di imprenditore, che potrà accorpare in sé anche altre figure economiche. Di conseguenza non si parla più di imprenditore puro, utilizzato come astrazione didattica per far comprendere lo schema del bilancio economico-agrario, ma di imprenditore concreto, del quale esistono le seguenti tipologie: 
    1. imprenditore proprietario;
    2. imprenditore proprietario capitalista;
    3. imprenditore non proprietario.

Prima di definire queste tipologie di imprenditori è opportuno definire l'imprenditore puro e l'equazione di bilancio che ne deriva. Questo tipo di imprenditore viene definito anche imprenditore astratto e l'equazione ad esso riferibile è detta anche equazione del bilancio economico-agrario (BEA) o del tornaconto:

Plv - (Sv + Qcf + Qcs + Imp + Sa + St + Ics + Ica + Bf) = +/- T


Plv
è la produzione lorda vendibile, data dalla somma dei prodotti dei campi, degli allevamenti e delle trasformazioni, al netto dei reimpieghi alla fine dell'annata agraria.

Sv sono le spese varie, cioè i costi che l'imprenditore sostiene per l'acquisto di materiali e servigi extra-aziendali.

Qcf e Qcs sono le quote sul capitale fondiario e sul capitale di scorta.

Rappresentano la spesa media annua per l'uso dei capitali fissi. Sono composte dalle quote di reintegrazione, assicurazione e manutenzione.

Imp sono imposte o tributi. Sono una serie di costi a cui è soggetta l'azienda agraria e si possono dividere in imposte, tasse e contributi.

Sa è il salario. È il compenso del lavoro manuale impiegato in azienda.

St è lo stipendio. È il compenso del lavoro intellettuale o amministrativo.
Ica e Ics sono gli interessi sul capitale di anticipazione e sul capitale di scorta. Rappresentano il compenso spettante al capitalista per il denaro anticipato per l'ottenimento della produzione.

Bf è il beneficio fondiario. È l'interesse sul capitale fondiario spettante alla proprietà.

T è il tornaconto. È il compenso che spetta all'imprenditore per il lavoro di organizzazione dell'azienda.


Nel caso specifico il reddito netto è dato dal solo prodotto, o tornaconto, quale differenza dei ricavi e costi aziendali. Questi ultimi sono calcolati tenendo conto che l'imprenditore deve pagare i costi di tutti i fattori. L'equazione di bilancio va modificata ogni volta che si ha a che fare con una diversa tipologia di imprenditore.

In pratica le voci sempre presenti nel passivo di bilancio saranno le spese varie, le quote e le imposte, mentre le altre voci, essendo compensi delle figure economiche, potranno andare a formare il reddito netto (se non presenti come spese). Analizziamo di seguito i vari casi.

Imprenditore proprietario

Può essere lavoratore (conduzione diretta) o non lavoratore (con lavoro salariato). Nel primo caso il suo reddito è dato dalla seguente equazione:

Plv - (Sv + Qcf + Qcs + Imp + Ics + Ica) = T + Sa + St + Bf
Nel secondo:

Plv - (Sv + Qcf + Qcs + Imp + Sa + St + Ics + Ica) = T + Bf
Tale reddito è detto anche Reddito fondiario (Rf).

Imprenditore proprietario capitalista

Conferisce all'impresa sia il capitale fondiario che quello agrario o di esercizio e può essere lavoratore (imprenditore coltivatore diretto) o non lavoratore Nel primo caso il suo reddito è dato dalla seguente equazione:

Plv - (Sv + Qcf + Qsc + Imp) = T + Sa + St + Bf + Ics + Ica

Il reddito dell'imprenditore coltivatore diretto è anche definito Prodotto netto aziendale (Pna). Nel secondo caso:

Plv - (Sv + Qcf + Qcs + Imp + Sa + St) = T + Bf + Ics + Ica

Imprenditore non proprietario

È il caso dell'affittanza e, anche in questo caso, l'imprenditore può essere lavoratore o non lavoratore. In entrambi i casi l'imprenditore conferisce il capitale agrario o di esercizio.

Nel primo caso il suo reddito è dato dalla seguente equazione:

Plv - (Sv + Qcs + Imp + Ca) = T + Sa + St + Ics + Ica

Nel secondo, l'imprenditore si presenta, prevalentemente, come affittuario capitalista e direttore, pertanto l'equazione sarà:

Plv - (Sv + Qcs + Imp + Sa + Ca) = T + Ics + Ica + St

Nel caso dell'imprenditore non proprietario, può essere necessario ricercare anche il reddito del proprietario ovvero il Bf. A tale scopo si effettua un bilancio in cui il compenso è dato dal canone di affitto (Ca) mentre le spese di parte padronale sono definite in parentesi. In sintesi avremo:

Rl - (Qcf + Imp + Stpp + Isp) = Bf

In questo caso il Bf è definito puro in quanto non interessato da un eventuale tornaconto.

Esempi di bilanci sintetico-riepilogativi di aziende tipo

Come è stato detto, l'azienda agraria, dal punto di vista tecnico-economico, è la combinazione elementare dei fattori della produzione, cioè un'unità tecnica costituita da beni organizzati dall'imprenditore. Dietro questi beni (terra o capitale fondiario, capitale agrario o di esercizio e lavoro) ci sono le persone economiche (imprenditore, proprietario, capitalista e lavoratore) i cui rapporti determinano il tipo di conduzione che permette di effettuare una prima classificazione delle aziende sulla base della imprenditorialità. Infatti, partendo dal soggetto decisionale (l'imprenditore), si possono avere aziende condotte da:

  • imprenditore puro;

  • imprenditore proprietario, lavoratore o non lavoratore;

  • imprenditore proprietario capitalista;

  • imprenditore non proprietario lavoratore (piccolo affitto) o non lavoratore (grande affitto).

In ognuna di queste conduzioni varia il costo di produzione in quanto l'imprenditore accorpa in sé anche altre persone economiche, di conseguenza i compensi di tali persone non saranno più costi ma redditi.


Una
seconda classificazione si basa sull'aspetto organizzativo e, in particolare, sulla scelta dell'indirizzo produttivo che mette in evidenza il tipo di produzione che l'imprenditore intende offrire al mercato. Tale scelta condiziona la quantità di fattori produttivi che dovranno essere utilizzati, l'ordinamento colturale e la qualità e quantità di prodotti ottenibili. A chiarimento prendiamo in considerazione alcune tipologie aziendali.

Esempi di indirizzi produttivi

Azienda con indirizzo produttivo cerealicolo: solo attività dei campi impegnati a seminativo (cereali)

Conduzione: imprenditore proprietario non lavoratore e lavoratore

Fattori produttivi più utilizzati: capitale fondiario (terra) e capitale macchine

Costi di produzione dell'imprenditore non lavoratore: Sv + Qcf + Qsc + Imp + Sa + St + Ics + Ica Costi di produzione dell'imprenditore lavoratore: Sv + Qcf + Qsc + Imp + Ics + Ica

Ricavi dati da: vendita di cariossidi, paglia, eventuale autoconsumo e integrazione salari, meno eventuali reimpieghi di cariossidi per le semine dell'anno successivo


Se la stessa azienda fosse condotta da un altro tipo di imprenditore avremmo:

Azienda con indirizzo produttivo cerealicolo: solo attività dei campi impegnati a seminativo (cereali)

Conduzione: imprenditore non proprietario non lavoratore e lavoratore

Fattori produttivi più utilizzati: capitale fondiario (terra) e capitale macchine

Costi di produzione dell'imprenditore non lavoratore: Sv + Qsc + Imp + Sa + Ca
Costi di produzione dell'imprenditore lavoratore: Sv + Qsc + Imp + Ca

Ricavi dati da: vendita di cariossidi, paglia, eventuale autoconsumo e integrazione salari meno eventuali reimpieghi di cariossidi per le semine dell'anno successivo


Un altro esempio può essere il seguente:

Azienda con indirizzo produttivo cerealicolo-zootecnico: all’attività dei campi si aggiunge quella della stalla

Conduzione: imprenditore coltivatore diretto

Fattori produttivi prevalenti: capitale fondiario, capitale macchine, capitale bestiame e lavoro
Costi di produzione dell'imprenditore coltivatore diretto: Sv + Qf + Qsc + Imp

Ricavi dati da: vendita di cariossidi di cereali e paglia non reimpiegati nell'alimentazione di stalla, eventuale autoconsumo e integrazione salari, meno eventuali reimpieghi di cariossidi per le semine dell'anno successivo, latte, Uls e letame


Nel caso di colture particolari:

Azienda con indirizzo produttivo floricolo da fiore reciso in coltura protetta: solo attività dei campi

Conduzione: imprenditore coltivatore diretto

Fattori produttivi prevalenti: impianti, capitale macchine e lavoro

Costi di produzione dell'imprenditore coltivatore diretto: Sv + Qf + Qsc + Imp

Ricavi dati dalla vendita di fiore reciso in confezione (garofano, gladiolo, gerbera, lilium, ecc.) eventuale autoconsumo e integrazione salari


oppure:

Azienda con indirizzo produttivo vivaistico: solo attività dei campi

Conduzione: imprenditore proprietario capitalista

Fattori produttivi prevalenti: impianti, capitale macchine e lavoro

Costi di produzione dell'imprenditore proprietario-capitalista: Sv + Qf + Qsc + Imp + Sa + St

Ricavi dati dalla vendita di astoni di alberi ornamentali o da produzione (ad esempio olivi) ed eventuale integrazione salari


Azienda con indirizzo produttivo vitivinicolo: attività dei campi e attività di trasformazione

Conduzione: imprenditore coltivatore diretto

Fattori produttivi prevalenti: capitale fondiario, capitale macchine e lavoro

Costi di produzione dell'imprenditore coltivatore diretto: Sv + Qf + Qsc + Imp

Ricavi dati dalla vendita di prodotti di trasformazione dell'uva, vino ed eventuale integrazione salari

La dotazione delle macchine aziendali

Il parco macchine aziendali è composto da tutte le macchine e le attrezzature che un’azienda agricola ha a propria disposizione per svolgere le operazioni necessarie alla realizzazione della produzione.


Ovviamente il parco macchine varia molto in base all'ordinamento produttivo dell'azienda e va da poche macchine motrici e operatrici (ad esempio nelle aziende cerealicole), fino a molteplici attrezzature di ogni genere per aziende più complesse (ad esempio a indirizzo zootecnico o florovivaistico). Va anche ricordato che l'azienda agricola può avvalersi di contoterzisti agricoli per lo svolgimento di particolari operazioni che richiedono macchinari molto costosi (ad esempio le mietitrebbiatrici).

Il parco macchine rilevabile in azienda può avere caratteristiche molto variegate e, generalmente, si possono trovare macchine di diverse tipologie e in diverso stato di manutenzione. Spesso si possono rinvenire macchinari già totalmente ammortizzati (ovvero il cui costo è già stato totalmente ripagato in base all'età di vita stimata) che tuttavia sono ancora funzionali e continuano a essere utilizzati per le lavorazioni.

Vediamo di seguito alcuni esempi di parco macchine rinvenibile in aziende di differente tipologia.

Esempio 1

Azienda foraggero-zootecnica

Un'azienda agraria a indirizzo foraggero-zootecnico condotta in economia con salariati, con estensione di 42 ha (SAU 40 ha) produce direttamente foraggi per l'alimentazione del bestiame con il seguente ordinamento colturale:

  • mais da insilato 12 ha;

  • prato 20 ha;

  • mais da granella 8 ha;

  • in secondo raccolto, dopo la raccolta del mais, lolium da insilato 8 ha.

In una situazione produttiva come quella sopra riportata, il fabbisogno ordinario di un parco macchine che possa tempestivamente soddisfare le necessità dell'azienda potrebbe essere costituito dalle seguenti macchine motrici e operatrici con raccolta mais a noleggio:

n. 1 trattrice 150 HP

n. 1 seminatrice pneumatica

n. 1 rotoimballatrice

n. 1 trattrice 70 HP

n. 1 seminatrice universale

n. 1 spandi-voltafieno

n. 1 sollevatore telescopico

n. 1 erpice rotante

n. 1 ranghinatore

n. 1 spandiletame

n. 2 falciatrici

n. 3 rimorchi

n. 1 erpice a dischi

n. 1 spandiconcime

n. 1 rullo

n. 1 sarchiatrice

n. 2 carro botte

n. 1 nastro trasportatore

n. 1 refrigeratore

n. 1 trinciastocchi

n. 1 mungitrice

Per un totale capitale macchine di circa € 400.000


Esercizio 2

Azienda cerealicola

Un altro caso potrebbe essere un'azienda di 30 ha, con rotazione ordinaria nella zona di bietola-grano-mais-grano (quindi settore seminativo), che per la meccanizzazione può ricorrere al noleggio per l'aratura e la raccolta, mentre per le altre operazioni è sufficiente un parco macchine come di seguito riportato:

n. 1 trattrice a due ruote motrici 75 HP

n. 1 erpice rotante

n. 1 trattrice 45 HP

n. 1 seminatrice di precisione

n. 1 spandiconcime

n. 1 seminatrice per cereali

n. 1 atomizzatore

n. 2 rimorchi

n. 1 irrigatore mobile a tubazione flessibile

 

Per un totale capitale macchine di circa € 90.000

Differenza nella gestione aziendale e uso delle macchine

Vista l'ampia variabilità di tipologie di aziende agricole presenti sul nostro territorio è indubbio che ogni azienda debba o possa scegliere soluzioni diverse per quanto riguarda il parco macchine aziendale da adattare alle proprie esigenze produttive.

Abbiamo visto, infatti, come sia differente il parco macchine standard di un'azienda cerealicola rispetto a quello di una azienda foraggero-zootecnica.

Le differenze diventano ancora più sostanziali se cambiamo decisamente produzioni come nel caso di aziende frutticole, orticole o floricole. Ancora differente sarà il parco macchine di aziende che trasformano i prodotti aziendali e che dovranno prevedere tutta una serie di macchine aggiuntive per eseguire la trasformazione in azienda.

Detto questo e in considerazione degli elevati costi di macchine e attrezzature agricole, a un imprenditore agricolo si aprono diverse scelte possibili, analizziamone tre:

  • la prima è quella di acquistare tutto il parco macchine di cui necessita l'azienda, in questo modo l'imprenditore può sempre disporre di tutte le macchine, in qualsiasi momento del ciclo produttivo;

  • la seconda ipotesi è quella di dotarsi di gran parte delle macchine necessarie e ricorrere all'opera di contoterzisti per lavorazioni particolari. Questo è il caso di molte aziende cerealicole o foraggere che affidano generalmente le operazioni di raccolta a contoterzisti;

  • l'ultima ipotesi è opposta alla prima: si tratta cioè di ricorrere per tutte le operazioni del ciclo produttivo a servizi conto terzi o al noleggio di macchine al momento del bisogno.

Ognuna di queste soluzioni proposte ha dei pro e dei contro, che devono essere attentamente valutati dall'imprenditore in fase di progettazione aziendale.

L'ipotesi di ricorrere al noleggio o al servizio di terzisti è quella forse più comoda e all'apparenza più semplice in quanto l'imprenditore che la adotta non avrà a che fare con problemi legati alla manutenzione e al rimessaggio delle macchine. Tuttavia molte operazioni (anche semplici) da svolgere tempestivamente sulle colture potrebbero non essere garantite in pronto intervento al momento del bisogno, infatti il terzista potrebbe essere impegnato altrove e rimandare di giorni o settimane l'intervento richiesto.

L'ipotesi mista, ovvero il ricorso al terzista solo per operazioni particolari, è generalmente la più utilizzata. In questo modo si delegano solo alcune operazioni particolari che possono non richiedere una velocità di esecuzione molto elevata. Questa situazione è quella che si riscontra frequentemente nelle aziende cerealicole che ricorrono annualmente a un contoterzista per effettuare la mietitrebbiatura.

La prima ipotesi, invece, comporta notevoli investimenti economici per l'acquisto delle macchine da utilizzare in azienda (magari solo per un periodo limitato dell'anno) che risultano quindi un investimento molto oneroso e di difficile ritorno. È indubbiamente di grande comodità possedere in azienda gran parte delle macchine da utilizzare nella produzione, tuttavia bisogna valutare tutte le conseguenze che questa scelta comporta.

In caso di noleggio o ricorso al terzista, i costi si esauriscono con il pagamento della prestazione, mentre in caso di un parco macchine aziendale la situazione è molto diversa. Se il costo puro della macchina va ripartito annualmente con le quote di reintegrazione, l'imprenditore che decide di possedere un proprio parco macchine dovrà prevedere anche i costi accessori non propri delle macchine, legati alla realizzazione (se non presente) di un locale di ricovero per le stesse (che comporterà costi aggiuntivi di manutenzione e reintegrazione) e di tutte quelle spese di manutenzione e assicurazione da sostenere annualmente per mantenere il capitale macchine in condizioni di efficienza al momento dell'utilizzo.

Di seguito facciamo qualche esempio pratico relativo ad alcune tipologie di macchine agricole. Dai dati tecnici delle macchine agricole riportate sul "Prontuario Reda" prendiamo come esempio alcune tabelle relative a: una trattrice 4RM 96 kW; un aratro bivomere; uno spandiconcime 300-600 kg; e una seminatrice a righe.

TRATTRICE 4RM (74-96,2 kW)


ARATRO bivomere

500-700 kg

Durata economica (anni)

10-12

Durata economica (anni)

10-12

Costi fissi annui (% del prezzo di acquisto)

- Quota reintegrazione

10-12

Costi fissi annui (% del prezzo di acquisto)

- Quota reintegrazione

8-10

- Quota di assicurazione

1-2

- Quota di manutenzione

2

- Quota di manutenzione

4-5

- Saggio di interesse

8-9

- Saggio di interesse

8-9

Saggio di svalutazione (% sul valore dell'anno)

15-18

Saggio di svalutazione (% sul valore dell'anno)

19-20

N° minimo ore/anno di lavoro

50

N° minimo ore/anno di lavoro

800-1000

mq occupati nel ricovero macchine

3-4

m2 occupati nel ricovero macchine

25-30

Interesse e quote (% sul valore di costruzione)

8-12

Interesse e quote (% sul valore di costruzione)

8-12

Consumo: carburante l/h 9-15; olio lubrificante g/h 3

*

Consumo: carburante l/h 8-12; olio lubrificante g/h 3-6

*

   


SPANDICONCIME

300-600 kg

SEMINATRICE a righe

Durata economica (anni)

10-12

Durata economica (anni)

8-10

Costi fissi annui (% del prezzo di acquisto)

- Quota reintegrazione

8-10

Costi fissi annui (% del prezzo di acquisto)

- Quota reintegrazione

8-10

- Quota di manutenzione

0,5-1

- Quota di manutenzione

3

- Saggio di interesse

8-9

- Saggio di interesse

8-9

Saggio di svalutazione (% sul valore dell'anno)

10

Saggio di svalutazione (% sul valore dell'anno)

15

N° minimo ore/anno di lavoro

50

N° minimo ore/anno di lavoro

50

m2 occupati nel ricovero macchine

8

m2 occupati nel ricovero macchine

6-8

Interesse e quote (% sul valore di costruzione)

8-12

Interesse e quote (% sul valore di costruzione)

8-12

Consumo: carburante l/h 5; olio lubrificante g/h 6

*

Consumo: carburante l/h 5; olio lubrificante g/h 3

*

* Il consumo carburante e olio lubrificante va rapportato ai fabbisogni specifici delle singole colture.

In caso di ricorso al terzista il costo orario o a ettaro per le operazioni di concimazione, semina e aratura si possono reperire su preziari tecnici, come quello allegato al suddetto Prontuario.

Questi costi ammontano a :

  • concimazione con spandiconcime mediamente 35 €/ha;

  • aratura con aratro polivomere mediamente 150 €/ha;

  • semina con seminatrice a righe mediamente 50 €/ha.

Tali costi sono ovviamente comprensivi dell'uso di una trattrice con la rispettiva macchina operatrice. La somma di tali costi è ciò che si deve inserire a bilancio in caso appunto di ricorso a contoterzismo. Di contro, in caso di parco macchine aziendale si dovrà fare i conti in primis con lo spazio da dedicare a macchine e attrezzature.

Come si può osservare nelle schede sopra riportate, la sola trattrice occupa uno spazio di 25-30 m2 che devono essere previsti nel ricovero macchine e a cui vanno aggiunti gli spazi per le manovre.

Per le restanti attrezzature vanno previsti inoltre 8 m2 per lo spandiconcime, da 6 a 8 m2 per la seminatrice e 3-4 m2 per l'aratro.

Quanto detto costituisce l'aspetto prettamente pratico della gestione del parco macchine aziendale. Il rimessaggio è un aspetto molto importante per garantire la durata nel tempo delle macchine, limitandone l'usura dovuta ad agenti atmosferici.

Le schede forniscono poi tutta una serie di dati economici che non possono essere tralasciati, come la durata media della macchina scelta, l'incidenza delle quote di reintegrazione e manutenzione e i consumi di carburanti e lubrificanti previsti. Con tali dati si possono calcolare le quote da inserire in bilancio.

Tutti questi dati vanno consultati e valutati prima dell'acquisto delle attrezzature, in modo da dimensionare le macchine all'azienda in cui dovranno operare.

Acquisti effettuati d'istinto o non ragionati possono portare a un sovradi-mensionamento delle macchine rispetto alle necessità aziendali e, quindi, a un loro scarso sfruttamento. Al contrario, risparmiare acquistando macchine sottodimensionate porta a inefficienza aziendale e a maggiori costi di manodopera (superiori ore di lavoro) e di carburanti.

La dotazione macchine va quindi ponderata e adeguata alle esigenze aziendali e non va dimenticato che esse costituiscono un capitale aziendale e, quindi, costituiscono un incremento di valore del fondo stesso.

STOP E SINTESI

Il bilancio dell’azienda agraria

Come si può definire il bilancio economico agrario?

Il bilancio si può definire come la contrapposizione fra ricavi e costi di una annata agraria.


Quali sono le tre tipologie di imprenditore concreto?

Imprenditore proprietario, imprenditore proprietario capitalista e imprenditore non proprietario.

La dotazione delle macchine aziendali

In che cosa consiste il parco macchine di un’azienda agraria?

Da tutte le macchine e le attrezzature a disposizione per portare a compimento la produzione.


STOP AND SUMMARY

The balance sheet on a farm

What is the definition of the agricultural economic balance sheet?

The balance sheet can be defined as the comparison between revenues and costs in a crop year.


Which are the three types of entrepreneurs?

Entrepreneurs can be: owners, capitalist owners entrepreneurs and non owners entrepreneurs.


Company cars provisioning

What is the farm car fleet composed of?

It is composed of all machinery and equipment which are necessary to carry out the production.

ECONOMIA E AGROSISTEMI
ECONOMIA E AGROSISTEMI
VOLUME 2