Le condizioni creditizie nel settore rurale
Si definisce credito l’operazione che implica lo scambio di una prestazione attuale con la promessa di una futura. Nell’economia moderna la branca dell’economia creditizia tratta operazioni volte a ottenere un credito per finanziare attività gestionali.
Il credito si distingue in:
credito alla produzione, destinato alle imprese che si finanziano oltre che con il proprio capitale anche con quello di terzi;
credito al consumo, destinato ai consumatori finali.
Nelle imprese agricole il credito è un termine riferito al sistema di credito agevolato che dagli anni '90 del secolo scorso in poi ha subito diverse modifiche. Inizialmente era regolato dalla Legge n. 1760/1928, successivamente dalla Legge n. 817/1971, poi dalla Legge n. 153/1975 fino ad arrivare al D.l-gs. n. 385/1993, chiamato anche Testo Unico Bancario, che offre la possibilità agli istituti di credito di investire in agricoltura.
La richiesta di finanziamento da parte degli imprenditori è finalizzata sia allo sviluppo delle attività agricole e zootecniche, sia a quelle che da esse derivano.
È possibile, infatti, ottenere credito per acquisire in proprietà o in uso il capitale fondiario, per eseguire su di esso investimenti e per le spese di conduzione (il pagamento di salari, imposte, acquisto dei mezzi produttivi, ecc.).
Il finanziamento per le imprese agricole può essere distinto in credito destinato al capitale di esercizio (credito di esercizio) e in credito destinato agli investimenti sul fondo (credito di miglioramento) (Fig. 30).
Il primo può essere a sua volta suddiviso in:
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prestito di conduzione, della durata massima di un anno;
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prestito di dotazione, destinato all'acquisto del capitale macchine e attrezzature e del capitale bestiame; nel prestito di conduzione, rientra anche la richiesta di capitale di anticipazione con garanzia sui prodotti agricoli;
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prestito in acconto ai soci, nel caso di associazioni o cooperative, con restituzione delle somme richieste al momento della vendita delle produzioni.
In genere, il credito di esercizio elargisce prestiti della durata di un anno ma non oltre i cinque anni. Il credito di miglioramento finanzia, invece, l'esecuzione di investimenti fondiari, come ad esempio costruzioni rurali, impianti arborei e irrigui, rimboschimenti, sistemazioni idraulico-agrarie, opere di viabilità poderale e interpoderale, di bonifica e, in generale, qualsiasi opera volta al miglioramento stabile delle aziende. A queste spese si possono aggiungere quelle per l'acquisto di fondi, ma anche quelle per la prima lavorazione e trasformazione collettiva dei prodotti agricoli. Il credito di miglioramento concede prestiti e mutui da restituire non oltre i venticinque anni. Possono accedere a questo tipo di finanziamento anche i Comuni, le Regioni e gli enti come i Consorzi di bonifica e le Comunità montane. L'offerta dei mezzi finanziari è affidata, in genere, al Credito bancario che attiva nei confronti degli imprenditori agrari un credito agevolato attraverso agevolazioni stabilite dallo Stato e dalle Regioni che devono rispettare precise norme. Le agevolazioni possono consistere nell'abbattimento dei saggi di interesse o nell'abbuono di quote capitale.
Da alcuni anni alle banche si sono affiancate altre tipologie di intervento, come ad esempio quello di Agrifidi, costituiti da consorzi di operatori agricoli sostenuti da enti pubblici come le Camere di commercio o le Regioni. Il credito di esercizio ha applicazione anche presso istituti specializzati come ISMEA (Sviluppo d'impresa).
Le nuove forme di credito e sostegno alle imprese agricole
Negli ultimi decenni, le aziende agricole hanno potuto usufruire di nuove tipologie di credito nate indipendentemente dal sistema bancario. Grazie all'evoluzione e allo sviluppo della politica comunitaria, oltre a prestiti e mutui agevolati, sono stati erogati una serie di finanziamenti finalizzati al sostegno del reddito delle aziende e, soprattutto, dell'innovazione tecnologica (Fig. 31).
L'evoluzione della PAC ha portato, negli anni, al passaggio da finanziamenti a pioggia e talvolta indiscriminati, ad altri molto più mirati, a favore solo di imprenditori che presentavano caratteristiche professionali ben definite.
Inizialmente i finanziamenti erano totali, cioè coprivano l'intero investimento, e a fondo perduto, ovvero non rimborsabili. Oggi, invece, la politica comunitaria elargisce in modo molto più oculato i fondi da erogare a ogni Stato e i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) risultano quindi molto meno generosi con le imprese, limitandosi a premiare solo le aziende virtuose e quelle che producono reddito. Tutto ciò ha lo scopo di limitare gli sprechi e le speculazioni economiche, puntando invece a fornire finanziamenti a quelle imprese che effettivamente li utilizzano per l'innovazione.
Generalmente, vengono finanziati solo gli Imprenditori Agricoli Professionali (IAP) o gli enti pubblici e il contributo all'investimento non è quasi mai totale, ma parziale ed erogato in varie rate, collegate agli stati di avanzamento dei lavori.
I fondi europei gestiti dalle Regioni, oltre a sostenere l'investimento tecnologico delle aziende, tendono anche ad agevolare i giovani imprenditori: sempre più spesso, infatti, vengono aperti bandi per nuovi insediamenti o per subentri in aziende agricole esistenti. Questo per favorire un ritorno dei giovani all'agricoltura, una attività lavorativa che negli ultimi tempi si è dimostrata poco appetibile per le nuove generazioni.
Tutto questo è il risultato del passaggio dall'epoca iniziale della politica comunitaria in cui si elargivano in modo quasi incontrollato molti fondi (spesso a fondo perduto, che non favorivano l'innovazione, quanto piuttosto le speculazioni), all'attuale politica comunitaria che modula l'elargizione dei fondi a seconda di chi ne fa richiesta.
Questo complesso argomento verrà trattato molto più approfonditamente nella Parte Quarta di questo testo, dove verranno esplicitate le metodologie di accesso al credito e le tipologie di finanziamenti a cui le aziende possono attingere. Un altro tipo di finanziamento non diretto di tipo statale è la detassazione di alcuni investimenti tecnologici. L'ammodernamento aziendale, soprattutto dal punto di vista del risparmio energetico o per la produzione di energia rinnovabile, è spesso detassato (direttamente o indirettamente) riducendo le imposte generali sulla persona fisica che effettua l'investimento oppure permettendo la detrazione di una parte della spesa investita.