3.1 Il marketing e la sua funzione

PROCESSO DI MARKETING
ANALISI DI MERCATO per
  • pianificare la produzione

  • incentivare vendite

  • rispondere alle aspettative del cliente

STRATEGIE DI MARKETING
  • analisi della produzione

  • ricerche quantitative e qualitative di mercato

  • motivazioni di acquisto

  • individuazione clientela di riferimento

ADEGUAMENTO DEI PROCESSI AZIENDALI
MARKETING MIX
(leve decisionali)
4P
  • Prodotto

  • Prezzo

  • Pubblicità

  • Punto vendita

Tecnicamente il termine marketing fa riferimento agli scambi che avvengono per un dato prodotto e in un determinato mercato. È un termine anglosassone, che deriva dal verbo to market e letteralmente significa "operare sul mercato".


Il mercato è inteso come luogo in cui si realizzano scambi di beni o servizi tramite l’offerta (il venditore) e la domanda (chi necessita di qualche bene/servizio).


Una delle definizioni di marketing più diffuse è quella dell'American Marketing Association: "il marketing è il processo che pianifica e realizza la progettazione, la politica dei prezzi, la promozione e la distribuzione di idee, beni e servizi volti a creare mercato e a soddisfare obiettivi di singoli individui e organizzazioni".

Il marketing è un processo in quanto rappresenta l'insieme delle attività messe in atto da un'azienda per soddisfare bisogni attraverso processi di scambio.

Oggi, però, non è più solo un processo manageriale, ma anche un processo sociale, rappresenta cioè anche l'insieme di tutte le attività volte a promuovere valori, soddisfare desideri e bisogni delle persone e dei mercati. Significa, dunque, ascoltare e interagire con i clienti, studiarne i bisogni per riuscire a soddisfarli. Il consumatore, quindi, diventa il perno attorno a cui ruota il marketing (Fig. 1).

Va sottolineato che in uno scambio deve esserci valore per tutti: profitto per chi vende e soddisfazione per chi acquista. Allora marketing non significa solo intraprendere processi (le famose leve "4P") volti ad aumentare il fatturato, ma anche a creare valore intorno all'azienda, ai marchi, ai prodotti e ai sevizi.

Analisi e strategie di marketing

Oggi un imprenditore agricolo deve saper svolgere attività sempre più complesse: in particolare, deve saper identificare lo spazio economico all'interno del quale trovare un potenziale mercato per i propri prodotti e, nello stesso tempo, deve saper captare i segnali emessi dall'ambiente per trasformarli in preziose informazioni per mezzo di appositi apparati e procedure di elaborazione.


Data la complessità di queste attività, gli strumenti dell'economia agraria, volti prevalentemente alla sfera della produzione, non risultano essere più sufficienti, anche perché è notevolmente aumentato il divario fra chi produce e chi compra (non si vende più nei mercati locali).

Si parla ormai di mercati nazionali e internazionali e sono aumentati i passaggi tra produttore e consumatore, così come, di pari passo, è accresciuta la complessità del sistema economico.

È chiaro che mercati più ampi rendono possibile l'incremento e la formazione di grandi imprese capaci di organizzare la produzione e la distribuzione su vasta scala e anche di favorire la divisione del lavoro e lo sviluppo di imprese specializzate nell'intermediazione commerciale.

In questa nuova prospettiva, tuttavia, il consumatore e il produttore vengono a trovarsi in posizioni sempre più distanti. Per ridurre tale divario servono strumenti capaci di raggiungere una clientela più vasta, con l'obiettivo di pianificare e programmare la produzione e favorire la vendita della merce. Su queste basi nasce dunque il marketing aziendale, che rappresenta il processo con il quale si attua il fondamentale raccordo tra impresa e mercato e diventa un elemento basilare che permette di modificare a proprio favore l'ambiente in cui l'impresa opera, ritagliandosi uno spazio economico per la realizzazione dei propri obiettivi e che si identifica nella soddisfazione delle aspettative del cliente.

In sostanza il marketing ha il compito di migliorare la forza commerciale dell'azienda, prima acquisendo informazioni dal mercato e poi realizzando strategie competitive mirate. La gestione di marketing deve saper anticipare il futuro, ovvero interpretare la tendenza evolutiva del presente, in modo che l'imprenditore non subisca, ma affronti i cambiamenti del mercato con tempestività. Dunque il marketing integra e coordina la commercializzazione dei prodotti partendo dall'analisi della situazione che comprende una serie di indagini in grado di raccogliere informazioni e dati relativi al prodotto, di effettuare ricerche quantitative e qualitative sul mercato, di indagare le motivazioni di acquisto del cliente, la segmentazione di mercato, il posizionamento del prodotto, le varie politiche di prodotto/servizio, di prezzo di comunicazione e di distribuzione.

Conclusa l'analisi si procede individuando una strategia capace di valutare obiettivamente i rischi connessi con le scelte aziendali e individuare, se necessario, il modo per ridurli e ottenere una efficace politica commerciale. Al marketing è richiesto di individuare la clientela più idonea a una determinata produzione e creare azioni di mercato per ottenere prodotti in grado di soddisfare i possibili acquirenti.

L'azienda, d'altro canto, per sopravvivere, deve saper individuare con efficacia i bisogni del cliente e le strategie più idonee per soddisfarlo.

E a questo scopo utilizzerà sempre il marketing, che fornisce strumenti per l'analisi del mercato tramite i quali potrà adeguare i processi aziendali, individuare le opportunità da sfruttare, formulare strategie operative, mettere a punto un piano articolato in fasi temporali e provvedere alla quantificazione delle risorse umane e finanziarie. L'imprenditore deve essere poi in grado di utilizzare queste analisi per ottenere la sicurezza che le indicazioni del piano siano effettivamente realizzabili: ciò è fattibile attraverso un attento controllo delle attività programmate che dovranno essere flessibili, in modo da correggere, in tempi brevi, le decisioni prese.

Il marketing mix e le 4P

Con il termine marketing mix si intende la combinazione di variabili controllabili di marketing (dette leve decisionali) che le imprese utilizzano per raggiungere i propri obiettivi. Tali variabili sono le cosiddette 4P, teorizzate per la prima volta da Jerome McCarthy nel 1960: 

  • prodotto, proposta e presentazione, che altri dovranno realizzare;

  • prezzo del prodotto, di cui si dovrà stabilire la rimuneratività per l’impresa;

  • pubblicità, che consiste nelle politiche di comunicazione e distribuzione;

  • punto vendita, cioè il luogo dove il prodotto viene venduto.


L’appropriata combinazione di questi fattori permette all’azienda di focalizzare il segmento di mercato (cioè il gruppo omogeneo di potenziali clienti in relazione a determinate caratteristiche ritenute importanti ai fini dell’azione commerciale) prescelto dall’impresa quale destinatario dell’azione di marketing (il target). 
L’insieme di questi fattori caratterizzano l’azione di marketing nei confronti dell’attuale e del potenziale cliente (marketing mix). Questo sistema consente di ricercare modi concreti e intelligenti di vendita, ma nell’attuale visione del marketing c’è anche l’intento di creare un vero e proprio valore per il cliente, in modo da instaurare con esso una relazione duratura. Il marketing permette di abbandonare il concetto del “produci e vendi” per utilizzare quello nuovo di “ascolta e produci”, allo scopo di legare il cliente al prodotto o meglio ancora al marchio aziendale.

APPROFONDIMENTO - Philip Kotler e il concetto di marketing ampliato

Philip Kotler (professore statunitense) è acclamato come il maggior esperto al mondo nelle strategie di marketing. Ha fornito un contributo fondamentale alla strutturazione del marketing come disciplina scientifica, orientando la formazione di moltissimi manager in tutto il mondo. 

Le teorie di Kotler hanno ribaltato la direzione tradizionale del processo di marketing spostando la focalizzazione dell’impresa dal prodotto al mercato (e al cliente), cioè non più dall’interno dell’impresa verso l’esterno, ma il contrario. Si è passati cioè dal concetto di impresa production oriented (nella quale la funzione più importante è organizzare la produzione per ottenere un prodotto finale efficiente e di qualità accettabile), a un’impresa marketing oriented, capace di ascoltare e comprendere il mercato, individuare bisogni ancora insoddisfatti e rispondere con un’offerta di valore adeguata e competitiva. Per Kotler il marketing non è un processo lineare ma circolare, in cui ascolto, comprensione dei bisogni e delle forze che agiscono sui mercati, progettazione di prodotti o servizi in grado di rispondere alle nuove opportunità individuate, comunicazione del vantaggio proposto e distribuzione si susseguono, interagendo e modificandosi continuamente. 

Kotler fornisce una definizione più ampia e generale dell’attività di marketing: “strumento per comprendere, creare, comunicare e distribuire valore”. In questo modo ne estende il campo d’azione oltre il limite della gestione d’impresa. 

Contrariamente a quanto spesso si crede, il modello delle 4P del marketing mix non è stato introdotto da Philip Kotler, ma dal professor Jerome McCarthy. A Kotler se ne deve, tuttavia, in gran parte, la diffusione.

Nelle aziende si sta evidenziando anche la tendenza al passaggio al prodotto di nicchia. In altre parole, pur confermando i fondamentali principi della pianificazione di una campagna di marketing, si hanno evoluzioni con prospettive che privilegiano le esigenze del cliente rispetto a quelle del prodotto. Per questo, nell'ambito del consumo invece di prodotto, prezzo, pubblicità e punto vendita (le 4P) si stanno affermando le nuove 4P:

  • persone (people);

  • piani operativi (plans);

  • progetti (projects);

  • punto vendita (places).

Nel 1993 Robert F. Lauterborn ha proposto una diversa classificazione, spostando il focus dalla prospettiva dell'impresa a quella del cliente, trasformando le 4P in 4C:

  • Customer Value, basato sulla soddisfazione del cliente o sul modello di cliente da soddisfare piuttosto che sul prodotto in sé;

  • Customer Cost, costi sostenuti dall'acquirente per usufruire del nuovo prodotto piuttosto che di quello di un concorrente;

  • Customer Convenience: con la diffusione di Internet il concetto si allarga verso la facilità di acquistare il prodotto, trovarlo o ottenerne informazioni;

  • Customer Communication: include le pubbliche relazioni, pubblicità virali e ogni tipo di relazione tra impresa e consumatore.

L'ottica delle nuove 4P e delle 5C si deve ancora affermare, quindi le strategie di marketing attuali rimangono ancora legate alla logica delle 4P che saranno prese in considerazione nella nostra indagine.

Prodotto

Nell'ottica del marketing si definisce prodotto l'insieme delle caratteristiche che permettono di rendere massima la soddisfazione di un cliente. La soddisfazione si identifica con benefici di tipo: estetico, quando contribuiscono alla soddisfazione di canoni di gusto, di bellezza o altro; simbolico, se mirano a migliorare la posizione sociale del cliente (immagine, prestigio, ecc.) e funzionali, quando indicano la funzione che ha il prodotto.


L'impresa, per mantenere un rapporto duraturo con il cliente, ragiona in termini di bisogni da soddisfare e fa leva su aspetti che vanno oltre l'utilità dei beni, fino a invadere la sfera dei valori. In realtà la continuità del rapporto non è assicurata dal prodotto, ma dal marchio. Esso assicura la continuità anche quando i prodotti si evolvono, cambiano caratteristiche o addirittura prodotto.

L'insieme delle caratteristiche (paniere di caratteristiche) sono riconoscibili nelle seguenti:

  • marchio (o marca): simbolo o nome che rende riconoscibile il prodotto o l'impresa (logo). Ogni impresa può possedere più marchi, che ne costituiscono un patrimonio (portafoglio marchi) (Fig. 3);

  • confezione: è ciò che contiene il prodotto e consente all'impresa di comunicare con il cliente e oltre ad aggiungere utilità al prodotto ne consente il trasporto, la conservazione e spesso ne facilita l'utilizzo;

  • caratteristiche tecniche e servizi: rappresentano gli aspetti funzionali e strutturali. A molti prodotti è allegata una scheda tecnica che ne facilita l'uso, ad esempio il montaggio;

  • qualità: non è una caratteristica oggettiva in quanto è legata alle aspettative del cliente e al livello di soddisfazione che il prodotto può garantire;

  • forma, design, stile: è l'insieme dei tratti che associano il prodotto a correnti culturali, mode, tipologie estetiche, fattori generazionali. In generale, tutti noi riconosciamo nell'abbigliamento uno stile giovanile da uno maturo, uno stile classico da uno sportivo, ecc.;

  • dimensioni: le misure e la quantità di prodotto contenuti in una confezione;

  • informazioni: sono notizie sulla provenienza del prodotto, sulle fasi del suo processo produttivo e sulle modalità d'uso, presentate assieme al marchio commerciale. Il consumatore, potendo identificare concretamente il produttore, è rassicurato sull'origine e quindi sulla utilità di ciò che acquista;

  • garanzia: modalità con cui l'impresa intende rimediare a eventuali difetti del prodotto dipendenti dalla sua responsabilità.

Tutte queste caratteristiche assolvono le funzioni dei servizi di base che sono in continua evoluzione e diversi da prodotto a prodotto. Per alcune marche di auto, ad esempio, l'apertura elettrica dei vetri può essere un servizio di base, per altre supplementare.

L'insieme di prodotti che compongono l'offerta aziendale viene definita gamma o portafoglio prodotti e ciascuno di essi rappresenta una linea al cui interno vi possono essere una serie di modelli. La proposta produttiva viene riassunta al cliente in un catalogo.

In un'impresa agraria, ad esempio, la gamma potrebbe essere:

  • linea 1: produzione di mele con i modelli: cultivar Golden e cultivar Renetta;

  • linea 2: produzione orticola con i modelli: cavolo, pisello e patata.

Ogni prodotto ha un ciclo vitale (ciclo di vita del prodotto) durante il quale viene analizzata l'evoluzione delle variabili economiche nelle fasi di: lancio o introduzione sul mercato, sviluppo o crescita, maturità e declino o calo delle vendite.

Prezzo

È considerato una variabile decisionale molto importante. L'impresa ha la possibilità di manovrare il prezzo solo quando i prodotti sono differenziati e hanno caratteristiche diverse sulle quali il marketing può esercitare la sua azione, in quanto agire sul prezzo, significa determinare l'entità del profitto.


Il prezzo deve essere considerato un elemento del marketing, sia nella sua dimensione strategica (posizionamento del prodotto, prezzo di listino), sia tattica (leva per stimolare reazioni a breve termine del cliente con sconti o particolari agevolazioni).

Diversamente, per prodotti uguali l'impresa non ha la possibilità di determinare il prezzo.

Il prezzo di listino, suggerito dal produttore al venditore, è quello di cui si fa carico il cliente finale e rappresenta il valore dato dal posizionamento del prodotto, in termini di qualità e di immagine.

Nelle prime fasi del ciclo di vita del prodotto si possono avere a disposizione le due opportunità seguenti.

  1. Prezzo di penetrazione: è quello basso, che dovrebbe generare alte vendite. Questa scelta determina volumi elevati in termini di posizionamento, ma anche riflessi particolari: il consumatore è portato a pensare che il prodotto non sia di qualità. Lo compra solo per convenienza. In termini strategici, l'impatto è devastante in quanto non genera una positiva percezione, in particolare su alcuni valori, e finisce quindi per determinare l'effetto opposto.

  2. Prezzo di scrematura è quello alto. Si hanno volumi di vendite più bassi ma, dal punto di vista del posizionamento, il prodotto viene percepito come unico. È la scelta migliore se l'obiettivo non è di vendita, ma di posizionamento puro.

Per un'impresa i fattori che influenzano le decisioni relative alla definizione del prezzo di listino di un prodotto sono dati da fattori esterni e interni.

Tra i fattori esterni ricordiamo:

  • il valore percepito dal cliente, ovvero la fiducia che il cliente ripone nel marchio di impresa, e dunque la fiducia è tale che i prezzi di listino possono essere superiori ai costi di produzione;

  • l'elasticità della domanda, misura la reattività del consumatore di un bene alle variazioni del prezzo;

  • il comportamento della concorrenza, per fissare il prezzo un'impresa deve conoscere la situazione della concorrenza.

I fattori interni della decisione, invece, sono:

  • il costo totale di produzione e l'attenta analisi dei costi fissi e variabili con cui elaborare il break-even (o punto di pareggio), cioè ricercare, per ciascun livello di prezzo, il volume di vendite tale da coprire i costi totali di produzione;

  • la comunicazione aziendale, nel marketing essa coinvolge sia soggetti interni, come il personale dell'azienda, che esterni, come i consumatori (che rappresentano per l'impresa il destinatario più importante della comunicazione), i fornitori, gli azionisti, i sindacati, le pubbliche amministrazioni.

Per comunicare c'è bisogno almeno di due soggetti, uno detto emittente (o trasmettitore) e l'altro ricevente (o destinatario), tra cui si hanno scambi di messaggi (insieme di coordinato di segni come immagini, suoni o parole che trasportano contenuti) per mezzo di un canale di comunicazione (posta, radio, internet, ecc.).

La comunicazione esterna viene poi distinta in comunicazione istituzionale e di marketing. La prima punta a migliorare l'immagine dell'azienda nel suo complesso, la seconda si propone di consolidarla e mira ad aumentare il rapporto fra valore e prezzo, come dire che se un prodotto ha acquisito fiducia da parte dei compratori, questi acquistano anche a prezzi alti.

Pubblicità

LA COMUNICAZIONE DI MARKETING HA COME OBIETTIVI

Informare
Messaggio informativo sul prodotto che ne sottolinea le caratteristiche e le differenze rispetto alla concorrenza
Pubblicità istituzionale
Pubblicità di prodotto
Convincere
il consumatore a provare un prodotto o a mantenersi fedele verso il marchio 
Pubblicità di prodotto
Pubblicità istituzionale
Ricordare
Mantenere costantemente il ricordo dell’azienda o di uno specifico prodotto
Pubblicità istituzionale
Pubblicità di prodotto

La comunicazione di marketing dovrebbe portare il cliente alla decisione di acquisto di un determinato prodotto in cinque mosse:

  1. inconsapevolezza: fase antecedente alla comunicazione, in cui il ricevente non conosce neppure l'impresa produttrice;

  2. consapevolezza: il destinatario è informato dei contenuti che l'azienda trasmette;

  3. interesse: il ricevente si dispone in sintonia con il messaggio aziendale;

  4. desiderio: il destinatario appare fortemente motivato a un particolare prodotto o servizio per la soddisfazione del suo bisogno;

  5. azione: con cui si concretizza l'acquisto dopo il messaggio.

Gli strumenti di comunicazione sono diversi e ognuno con particolari funzioni. Sono usati in modo integrato e coordinato in base all'obiettivo che si vuole raggiungere.

Si parla quindi di:

  • pubblicità, è lo strumento di comunicazione di marketing più noto (Fig. 4);

  • promozione delle vendite, serve a stimolare direttamente l'azione di acquisto;

  • pubbliche relazioni, si occupano dell'identità dell'impresa e non di quella del prodotto. I principali destinatari di questo strumento non sono i consumatori in senso stretto, quanto piuttosto i cittadini, le pubbliche amministrazioni, le organizzazioni della società civile, i politici, ecc.

Il successo della comunicazione si misura con l'efficienza e l'efficacia. La prima è legata alla capacità dell'impresa di ricercare validi canali di comunicazione per raggiungere solo i destinatari desiderati dalla strategia di marketing. L'efficacia della comunicazione è, invece, creare nei destinatari i comportamenti attesi.

Dopo la comunicazione abbiamo la distribuzione, intesa come un insieme di azioni con le quali l'impresa mette a disposizione del cliente i propri prodotti.

La distribuzione è formata da tre componenti: il canale distributivo, le modalità contrattuali, la distribuzione fisica.

Il canale distributivo è definito diretto quando l'imprenditore vende direttamente la sua produzione al cliente finale; breve quando tra produttore e cliente finale si frappone un intermediario che acquista il prodotto dall'azienda per poi rivenderlo a chi vuole e al prezzo che vuole, a meno che non abbia concordato modalità contrattuali particolari; lungo quando tra produttore e cliente finale si frappongono più intermediari e, quindi, più passaggi di proprietà del prodotto. Per questo, in alcuni casi, l'impresa chiede garanzie sul comportamento dei soggetti intermedi per mezzo di contratti che prendono in considerazione le modalità di utilizzo del marchio, l'organizzazione del punto vendita, le condizioni delle consegne, degli ordini e dei pagamenti, ma anche l'esclusività del rapporto e la zona di vendita scelta dai soggetti intermedi (modalità contrattuali).

La distribuzione fisica, infine, si occupa tecnicamente di gestire gli ordini dei clienti e le scorte di magazzino, ma anche dei trasporti e delle rese.

I modelli distributivi possono essere numerosi e molto diversi tra loro, tuttavia si può ricordare:

  • la distribuzione intensiva, con cui il produttore copre il mercato in modo capillare grazie all'elevato numero di punti di vendita;

  • la distribuzione selettiva, caratterizzata dalla presenza nella stessa area di mercato di un numero limitato e selezionato di punti di vendita;

  • la distribuzione esclusiva, caratterizzata dalla presenza, nella stessa area di mercato, di un unico punto di vendita.

La distribuzione è, dunque, un insieme organizzato di elementi che hanno lo scopo di organizzare il collegamento tra produzione e consumo, a sua volta influenzato dai comportamenti di acquisto, dalla struttura produttiva dell'impresa, dalle normative e dalle infrastrutture nazionali e regionali. Sulla base del tipo di relazioni instaurate tra produttori e consumatori, le aziende della distribuzione possono essere classificate in:

  • distribuzione al dettaglio, in cui si vende direttamente al consumatore;

  • distribuzione all'ingrosso, in cui operano aziende che si rivolgono a intermediari.

Sia la distribuzione al dettaglio che all'ingrosso, al loro interno, sono molto differenziate.

Nella canalizzazione della distribuzione sono presenti soggetti che acquistano e rivendono i prodotti per conto di altre aziende, si assumono la responsabilità degli atti commerciali, ma non diventano proprietari dei prodotti che intendono commercializzare. La loro retribuzione viene definita provvigione ed è legata al volume di vendite realizzate annualmente (fatturato). Vi sono poi gli ausiliari del commercio quali:

  • l'agente, con contratto di agenzia che contribuisce alla conclusione della vendita, ricevendo in cambio una provvigione calcolata in percentuale sulle vendite;

  • il rappresentante;

  • il commissionario, con contratto di commissione che non ha necessariamente carattere di continuità nel tempo ed è una figura particolarmente importante nei mercati all'ingrosso dei prodotti alimentari freschi (ortofrutticoli soprattutto), dove dispone di postazioni fisse;

  • il mediatore, con contratto di mediazione, mette in relazione due o più parti per la conclusione di una vendita, senza essere dipendente da nessuna di esse. Esso riscuote la provvigione (mediazione) dalle due parti. La figura si ritrova con particolare frequenza nel settore delle vendite immobiliari.

Posto, luogo o punto vendita

Riguarda luoghi e mercati della distribuzione, ovvero il mettere a disposizione del prodotto non solo un luogo fisico nel quale collocarlo, ma anche le sue caratteristiche, come il design dei locali, le attrezzature, ecc. In pratica, il punto vendita può anche diventare ininfluente, si pensi alla attuale diffusione delle vendite online che non necessitano di spazi fisici di vendita.


Nel marketing strategico, le caratteristiche di un punto vendita permettono di vendere anche più del prodotto stesso, per il semplice motivo che alle persone piace fare acquisti e il punto vendita aiuta i clienti a fare quello che gli piace.

La disciplina che studia l'interazione tra il cliente e il punto vendita si chiama merchandising. Il compito di questa metodologia strategica è di fidelizzare il cliente, rendendo piacevole l'acquisto e attraente lo spazio fisico, con l'obiettivo di aumentare le vendite nel lungo periodo.

Il merchandising si occupa di tutte le attività promozionali all'interno del punto vendita per arricchire il processo di acquisto. Nella progettazione di un punto vendita si possono utilizzare due criteri:

  • il criterio razionale, si utilizza quando il punto vendita offre alla propria clientela risparmio e facilità di scelta del prodotto. Il layout è organizzato in modo schematico, disposto in linee parallele dove i prodotti sono organizzati per categorie merceologiche (Fig. 5a).

  • il criterio emozionale, è utilizzato quando il bene è voluttuario e utilizza espositori e allestimenti a isola, ambientati e coreografati per accrescere il desiderio di acquistare il prodotto (Fig. 5b).

STOP E SINTESI

Il marketing e la sua funzione

Che cosa si intende con il termine marketing?

Letteralmente, significa "operare sul mercato", inteso come luogo in cui si realizzano scambi di beni o servizi tramite l'offerta (il venditore) e la domanda (chi necessita di qualche bene/servizio).


In che cosa consiste la strategia di marketing?

Dopo aver effettuato l'analisi aziendale si valutano obiettivamente i rischi connessi con le scelte aziendali, si individua il modo per ridurli e ottenere una efficace politica commerciale.


Che cos’è il marketing mix e quali sono le 4P?

Il marketing mix è la combinazione di variabili controllabili di marketing che le imprese utilizzano per raggiungere i propri obiettivi. Tali variabili sono le cosiddette 4P: proposta e presentazione del prodotto; prezzo del prodotto; pubblicità; punto vendita.


STOP AND SUMMARY

Marketing and its functions

What is meant by the term marketing?
Literally, it means “to operate on the market”, meant as the place where exchanges of goods and services take place through the supply (the seller) and the demand
(the buyer of goods or services)).

What is a marketing strategy like?
After carrying out the business analysis, the risks connected to the company choices are evaluated, identifying the way to reduce them and achieve a good trade policy.

What is the marketing mix and which are the 4Ps?
The marketing mix is the combination of marketing controllable variables used by companies to achieve their aims. Such variables are the so-called 4Ps: product presentation, product price, promotion and selling place.

ECONOMIA E AGROSISTEMI
ECONOMIA E AGROSISTEMI
VOLUME 2