Introduzione
Economia e territorialità

I.1 Economia, agricoltura e territorio

Come è noto, la Scienza economica studia le relazioni che avvengono fra vari soggetti di un sistema, anche se non sempre tale attività è di semplice interpretazione pratica. In concreto, questa scienza si occupa del modo in cui le risorse di un territorio vengono utilizzate per soddisfare i bisogni della collettività, quindi, studia il funzionamento dei sistemi economici.

Nella prima metà degli anni '50 del secolo scorso, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, nel nostro Paese ebbe inizio una fase di crescita economica caratterizzata, in particolare, dallo sviluppo dell'industria meccanica, elettromeccanica e siderurgica. Oltre alle imprese private, si sviluppò anche il settore dell'industria a partecipazione statale che permise il fiorire dell'industria chimica, siderurgica e del settore cantieristico.

Questo sviluppo industriale era stato favorito dalla presenza di una grande quantità di manodopera a basso costo, fornita da lavoratori del Meridione d'Italia, che emigravano verso le regioni industrializzate del Nord. Il basso costo di questa manodopera permise di contenere i prezzi dei prodotti italiani, che risultavano così molto competitivi sul mercato. I risultati raggiunti dall'economia italiana furono tali da definire questo periodo "miracolo economico": il benessere era esteso e rappresentato dalla grande diffusione di automobili, elettrodomestici e dal turismo di massa.

Questo rapido sviluppo industriale fu, tuttavia, anche caratterizzato da squilibri: l'agricoltura non era più in grado di produrre i generi alimentari necessari alla popolazione in costante aumento; ciò rese quindi necessario ricorrere alle importazioni, che determinarono una dipendenza del nostro Paese da prodotti esteri.

A questo si deve inoltre aggiungere che le migrazioni verso il Nord Italia provocarono un vero e proprio spopolamento di alcune zone del Sud, determinando nel Paese un divario che si fece via via sempre più marcato: al Nord industrializzato si contrapponeva il Sud arretrato, non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale e sociale.

Anche il paesaggio venne messo in pericolo in questo periodo a causa dell'aumento demografico e, in alcuni casi, anche dalla consistente industrializzazione, i cui effetti iniziarono a causare problemi agli elementi ambientali (Fig. 1) e alla salute umana.

Dagli anni Cinquanta del secolo scorso in poi, alcuni studiosi iniziarono a parlare di economia del benessere, introducendo nuove tematiche legate al territorio e anche a una sua specifica caratterizzazione, quella ambientale. La definizione di economia del benessere, ebbe origine dal titolo del volume The Economics of Welfare pubblicato nel 1920 dall'economista inglese Arthur Cecil Pigou. È una disciplina dell'economia che si occupa di valutare determinate situazioni economiche attraverso lo studio di fenomeni sociali, con l'obiettivo di elaborare soluzioni che permettano di raggiungere l'ottimo sociale.

Questa disciplina utilizza gli strumenti macroeconomici per determinare la capacità produttiva e redistributiva del sistema nel suo complesso, con l'obiettivo di individuare il massimo benessere di tutta comunità, cioè il concetto di benessere di una collettività, come somma del benessere dei singoli. Si tratta insomma di delineare un obiettivo economico socialmente desiderabile che consiste nella massimizzazione del benessere economico della vita degli individui, che appare, quindi, suscettibile di misurazione in termini monetari. Un indice approssimativo, ma abbastanza soddisfacente, del benessere economico è quello costituito dal reddito nazionale. Infatti, dal momento che ogni trasferimento di reddito da un soggetto più ricco a uno più povero significa un aumento delle soddisfazioni complessive (perché permette di appagare bisogni più intensi a scapito di quelli già parzialmente soddisfatti), una equa distribuzione del reddito sarà uno dei più importanti obiettivi della politica economica degli stati. In definitiva, si può sostenere che Pigou individua uno schema generale nel quale il problema della distribuzione del reddito è un elemento fondamentale.

Come in tutte le innovazioni, questa nuova visione dell'economia non fu inizialmente recepita e c'è voluto tempo prima che riuscisse ad affermarsi. Oggi tale tematica è universalmente accettata, e anche se molte acquisizioni sono elaborate solo a livello teorico, questa nuova branca dell'economia ha oggi specifica applicazione nell'urbanistica e nella pianificazione dello sviluppo territoriale, in cui le tematiche ambientali sono sempre più considerate.

Evoluzione dell'attività agricola

L'agricoltura, oggi, non si basa più solo sulla coltivazione di prodotti e sull'allevamento degli animali: a questi settori produttivi tradizionali si sono aggiunte infatti nuove attività che interessano la gestione del paesaggio, la tutela dell'ambiente e del territorio, la diversificazione dei redditi e la diversificazione delle produzioni.

In quest'ottica di cambiamento e rinnovamento anche il ruolo dell'agricoltore è decisamente cambiato, dovendosi adeguare ai mutamenti del mercato globale che hanno reso necessaria l'acquisizione di nuove conoscenze e l'aggiornamento continuo di nuove competenze.

L'evoluzione tecnologica è sempre più evoluta nel mondo agricolo e rurale, pur procedendo in parallelo alle tecniche tradizionali e consolidate nel tempo che hanno portato alla realizzazione di prodotti tipici caratterizzati da alta qualità e specificità territoriale.

Va inoltre ricordato che l'agricoltura costituisce il primo anello di una catena economica e di una filiera agroalimentare che termina con i consumatori finali.

L'agricoltura, pertanto, è responsabile di un importante contributo allo sviluppo socio-economico, non solo delle aree rurali, ma di tutta la società.


APPROFONDIMENTO - Economia e ambiente

Nella scienza economica lo studio dei problemi ambientali ha acquisito una sua autonomia solo nel corso del XX secolo. L'economia ambientale si è sviluppata e distinta con due indirizzi di ricerca: il primo, nato intorno agli anni Sessanta del secolo scorso, si occupa di problemi economico-ambientali in senso stretto, studia cioè le possibilità di attuare un controllo efficiente dell'inquinamento. Il secondo, invece, già dagli anni Trenta, studia la disponibilità delle risorse naturali, distinte in rinnovabili (Fig. 2) e non rinnovabili. Il primo indirizzo considera i possibili rimedi una volta che i danni ambientali sono stati prodotti; il secondo, invece, analizza le regole ottimali per un uso delle risorse naturali in grado di massimizzare il benessere delle generazioni presenti e future. Le radici teoriche sono comuni e individuabili nella teoria delle esternalità, dei beni pubblici, dell'ottimizzazione dinamica e dell'equilibrio economico generale.

L’agricoltura in ambito locale

Con l'avanzamento del progresso e con la differenziazione, sempre più marcata, delle aziende agrarie, il territorio ha acquisito particolari caratteristiche di ruralità, ma ha perso quella che era la tradizionale connotazione dell'attività agricola, trasformandosi in una attività molto più complessa, caratterizzata da relazioni socio-economiche tra i vari settori che utilizzano le stesse risorse territoriali. Anche la dispersione territoriale dell'industria ha contribuito alla modifica degli equilibri sociali ed economici delle campagne.

Le modifiche all'assetto delle campagne hanno determinato una profonda trasformazione della loro economia, coinvolgendo di riflesso in tale cambiamento anche altri settori di sviluppo. Il mondo rurale è quindi rappresentato da una rete di sistemi locali rurali.

Negli ultimi anni anche in Italia si è diffuso un crescente interesse nei confronti dello sviluppo rurale. Questo interesse dipende da due motivi principali: dai cambiamenti della PAC e da una maggiore attenzione al ruolo delle relazioni tra imprese, territorio e istituzioni nelle dinamiche di sviluppo.

Di recente la definizione di tradizionale è stata sostituita da una positiva definizione di ruralità, corrispondente alla potenzialità intrinseca delle aree rurali (e del settore agricolo) di generare sviluppo sociale ed economico. Questo si è verificato particolarmente in zone che hanno mantenuto una specifica caratterizzazione del paesaggio e dell'ambiente e una considerevole vitalità sociale (Fig. 3).



L'analisi costi-benefici rappresenta, inoltre, il comune campo di studi applicati.

L'attribuzione di un valore monetario ai beni ambientali e naturali è piuttosto difficile. Per conoscere il valore monetario delle preferenze degli individui si utilizza la nozione di disponibilità a pagare, cioè il prezzo che un individuo è disposto a pagare per ottenere un bene (o un servizio).

Esistono due modi per misurare il beneficio: la disponibilità a pagare e la disponibilità ad accettare, essi costituiscono dati rilevanti per l'economista ambientale che deve conoscere quanto gli individui sarebbero disposti a pagare per ottenere un determinato miglioramento ambientale o per evitare una perdita, oppure, quale compenso sarebbero disposti ad accettare per rinunciare a un beneficio o per sopportarne la perdita.

La disponibilità a pagare e la disponibilità ad accettare, sul piano teorico, non dovrebbero differire molto; ma gli studi empirici mostrano differenze non trascurabili (e ciò si spiegherebbe con la psicologia individuale per la quale perdite e guadagni non sono simmetrici).

La questione non è al momento risolta e sono utilizzate entrambe le nozioni.

Il problema della valutazione della qualità ambientale e della disponibilità di risorse naturali si pone anche a livello di contabilità nazionale. Soltanto a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso si è affermata l'idea che la misurazione del flusso di beni e servizi prodotti (PIL) deve essere completata da informazioni quantitative riguardanti l'ambiente e le risorse naturali. Tentativi per inserire queste valutazioni nel sistema dei conti nazionali sono allo studio (contabilità verde).


Fino ad ora, lo sviluppo territoriale era concepito indipendentemente da considerazioni legate alla collocazione e alle caratteristiche del territorio e si credeva all'esistenza di un unico modello di sviluppo economico e territoriale. Infatti lo spazio, sia politico-istituzionale che fisico, nell'applicazione delle regole economiche non veniva tenuto in considerazione: era piuttosto visto come un semplice supporto dei processi di trasformazione.

Oggi, invece, è entrato nell'analisi economica con la finalità di comprendere come il territorio possa contribuire a favorire il miglioramento di un determinato contesto.

Bisogna ricordare che i differenziali di crescita tra i Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo si sono consolidati, mentre negli stessi Paesi sviluppati gli squilibri regionali permangono, sicché si assiste a una polarizzazione della ricchezza all'interno delle aree ricche.

Emergono, però, anche nuove realtà con forme organizzative basate sulle piccole/medie imprese e la nascita dei distretti industriali e dello sviluppo locale come nuove forze trainanti l'economia. Si assiste a un'evoluzione progressiva del sistema di sviluppo che negli anni Settanta del secolo scorso prese la forma del decentramento produttivo, negli anni Ottanta quella della diffusione territoriale della produzione e, infine, negli anni Novanta, del modello sistemico-reticolare in cui si hanno sistemi-reti di imprese (distretti, cluster industriali, sistemi locali e poli industriali) oppure imprese a rete (multinazionali). Tutto questo ha ispirato vari modelli di interpretazione che, in tutti i casi, hanno visto focalizzare l'attenzione degli studiosi sulla dimensione territoriale dello sviluppo.

In questo modo si è passati da un modello di sviluppo polarizzato dall'alto al progressivo emergere del paradigma dello sviluppo dal basso, con la conseguente sottolineatura delle specificità locali del modello (o dei modelli) di sviluppo endogeno.


APPROFONDIMENTO - Territorio e capacità competitiva nel marketing territoriale

Il marketing territoriale ha ['obiettivo di orientare una determinata offerta rispetto alla domanda, ha cioè la funzione di creare e sviluppare relazioni. Scopo del marketing territoriale è progettare una sintesi delle singole componenti dell'offerta del territorio, rendendole tra loro sinergiche, coerenti e capaci di rafforzare la competitività.

La concezione di territorio come un "sistema di attori e di risorse, sede di attività e di relazioni, e guidato dal sistema di governo" (Caroli, 2006) è centrale nell'approccio innovativo del marketing territoriale, che abbandona la tradizionale visione statica delle analisi di settore a favore di un'idea funzionale e dinamica di territorio, i cui confini sono di volta in volta definiti in funzione degli obiettivi individuati dall'analista.

Oggi ha assunto una rilevante importanza la realtà territoriale di ecosistema esteso, che comprende risorse naturali, umane e socio-economiche.

La dimensione paesaggistica, quella storico-culturale, socio-economica, istituzionale, organizzativa diventano in questo modo prospettive variegate per condurre analisi e progettazione.

Anche la dimensione spaziale e quella temporale hanno assunto notevole rilevanza: il potenziale competitivo di una determinata area geografica, in quanto sistema territorio, più che dalla quantità dei singoli componenti, viene determinato dalla complementarità e capacità d'integrazione reciproca delle componenti stesse.

Le risorse che caratterizzano il sistema territorio e che ne determinano l'attrattività possono avere natura materiale o immateriale.

Le risorse materiali, quali ad esempio le caratteristiche geografiche, le infrastrutture, il patrimonio artistico e culturale sono facilmente individuabili e valorizzabili.

Il ruolo del tecnico in ambito economico-territoriale

Nell'ottica che abbiamo appena descritto, quella cioè di un'agricoltura che si rinnova e cerca di stare al passo con i tempi, anche il ruolo del tecnico deve necessariamente subire delle variazioni.

Se in precedenza questa figura si caratterizzava solamente per l'applicazione di nozioni teoriche, legate alla valutazione dei beni rurali e non, oggi deve invece avere una professionalità costantemente aggiornata su tutti gli aspetti di tipo ambientale e territoriale in cui il bene è inserito e di cui, di conseguenza, riflette le caratteristiche. Per rispondere efficacemente alla concorrenza dei mercati internazionali e alle produzioni dei paesi tecnologicamente più avanzati, la figura del tecnico agrario è una delle più importanti, perché ha il ruolo di guidare il processo di modernizzazione del settore primario grazie a una visione più dinamica e aperta alle grandi potenzialità offerte dal progresso tecnico e scientifico.

Il tecnico si trova ad operare in contesti sempre nuovi, variabili e con diversità ben marcate a seconda del luogo in cui lavora. Si viene così a creare una diversificazione delle casistiche che si possono riscontrare, perché ogni azienda rifletterà quelle che sono le specifiche caratteristiche di quel determinato territorio (Fig. 4).



Le risorse immateriali, quali la tradizione locale, la professionalità e competenza della forza lavoro (Fig. 5), caratterizzano in modo esclusivo il potenziale di attrattività del territorio e sono di difficile imitazione; è chiaro quindi che è soprattutto la valorizzazione degli elementi immateriali, in quanto esclusivi, che permette un vantaggio competitivo duraturo e inimitabile di una determinata area geografica.

Un'attrazione è tale solo se è connotata da caratteristiche uniche e inconfondibili che rendono il territorio di appartenenza diverso da tutti gli altri luoghi simili e quindi è in grado di attirare specifiche categorie di utenti.


Questo aspetto, in particolare, è legato al tentativo che le aziende mettono in atto per emergere nei mercati e per trovare una precisa collocazione al proprio prodotto, tale da permettergli di differenziarsi e ottenere così una massimizzazione del margine netto.

In quest'ottica la disciplina economico-valutativa deve quindi adeguarsi ed aggiornarsi costantemente per stare al passo con il continuo cambiamento delle aziende che a loro volta cercano di specializzarsi sempre di più in funzione del proprio territorio che va valorizzato e promosso fuori dagli ambiti locali.

STOP E SINTESI

Economia e territorialità

In che cosa consiste l’economia del benessere?

È una disciplina che determina la capacità produttiva e redistributiva complessiva del sistema, per individuare la massimizzazione del benessere di tutta comunità. È un concetto di benessere di una collettività, come somma del benessere dei singoli.

L’agricoltura in ambito locale

Che cosa sono i sistemi rurali locali?

Rappresentano la nuova connotazione dell'attività agricola, che si è trasformata in una attività complessa, caratterizzata da relazioni socio-economiche tra i vari settori che utilizzano le stesse risorse territoriali.

Il ruolo del tecnico in ambito economico-territoriale

Caratteristiche del tecnico agrario

Ha il compito di guidare il processo di modernizzazione del settore primario grazie a una visione più dinamica e aperta alle grandi potenzialità offerte dal progresso tecnico e scientifico.


STOP AND SUMMARY

Economy and local communities

What is the welfare economics about?
It is a discipline that determines the overaii productive and re-distributive possibilities of the system, in order to identify the maximization of the whole community welfare. It is the concept of well-being of a community, as the sum of the well-being of the individuate.

Agriculture at a local level

What are local rural systems?

They represent the new dimension of the agricultural activity, which has become a complex activity, characterized by social-economic reiationships among the different sectors which use the same land resources.

The role of the technical consultant in the economic-land sector

The features of the agricultural technician

He/she has the task to lead the modernization process of the primary sector thanks to a more dynamic Vision, open to the great potential offered by technical and scientific advance.

ECONOMIA E AGROSISTEMI
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VOLUME 2