L’offerta nazionale di produzioni ovicaprine si caratterizza per una forte concentrazione territoriale nel Centro-Sud del Paese, dove sono presenti anche il maggior numero di aziende di grandi dimensioni con 51.032 allevamenti ovini e 22.541 allevamenti caprini (2010).
16.25 Distribuzione territoriale degli allevamenti e dei capi ovicaprini nelle Regioni più rappresentative. (a) Ovini. (b) Caprini.
Settore bovino da carne
Dei 5,7 milioni di capi, circa il 40% alimenta la filiera da carne. L’allevamento, pur concentrato nella Pianura Padana, è significativo anche per l’economia di altre Regioni, dove il peso del patrimonio dei bovini da carne sul totale allevato è molto alto: Lombardia (55%),Veneto (39%), Piemonte (32%), Emilia-Romagna (17%).
Offerta: riduzione del numero di capi allevati e delle macellazioni, in aumento solo quelle di capi a minore valore unitario; concentrazione della produzione nelle Regioni del Nord e progressiva diffusione aziendale su tutto il territorio.
Domanda: riduzione degli acquisti di carne naturale e aumento di quelli di carne elaborata, soprattutto a causa del minore potere d’acquisto; quasi esclusivo ricorso all’estero per l’approvvigionamento di capi da ingrasso.
Mercato: aumento dei prezzi anche grazie al contenimento produttivo; forte incremento del costo dei mangimi e dei prodotti energetici; calo dell’import di carne e bovini vivi per la scarsa disponibilità a prezzi idonei; spostamento della domanda verso i tagli a minore valore unitario e verso i prodotti a facile preparazione (bresaola, hamburger); riduzione degli acquisti domestici.
Scambi con l'estero: miglioramento del saldo negativo della bilancia commerciale; aumentodell’exporteuropeo, anche italiano, di carne e bovini vivi verso i Paesi terzi, più competitivi a livello di prezzi; in calo quello verso l’Eurozona a causa della stagnazione del mercato comunitario; crescita dei costi di gestione delle norme di tutela ambientale e benessere animale.
Settore suinicolo e salumi
Il 2011 si caratterizza per una forte crescita del fatturato dei prodotti a denominazione di origine, sia sul mercato interno (+6%), in cui si sfiorano i 2 miliardi di euro, sia per le esportazioni (+10,7%), pari a 445 milioni di euro.
Sia nel mercato nazionale che nelle esportazioni si registrano forti tassi di crescita per tutte le principali produzioni, ad eccezione, e limitatamente alle vendite nazionali, del prosciutto San Daniele e dello speck dell’Alto Adige.
Offerta: contrazione del patrimonio suino, delle macellazioni e della produzione del circuito tutelato; concentrazione produttiva nelle Regioni del Nord; lieve aumento dell’offerta dei capi grassi; mancata valorizzazione del fresco ottenuto dai capi destinati al circuito dei prodotti a denominazione di origine.
Domanda: riduzione degli acquisti domestici di carne fresca elaborata e di carne fresca naturale; aumento dei consumi di salumi, unbranded (carni fresche confezionate a uso di supermercati) e spostamento della domanda verso prodotti elaborati.
Mercato: aumento dei costi produzione (mangimi, energia); crescita dei prezzi all’origine; stabile il fatturato dell’industria dei salumi, in crescita quello delle produzioni a D.O.; elevati costi di gestione delle norme di tutela ambientale (direttiva nitrati) e sul benessere animale; elevato costo delle materie prime (mangimi, energia).
Scambi con l'estero: in peggioramento il deficit di bilancio, condizionato dall’incremento delle importazioni; migliora l’attivo di bilancio di preparazioni e salumi, trascinato dalla maggiore capacità di penetrare sia i mercati UE, sia quelli extra UE; forte concorrenza dei produttori UE sul mercato dei salumi/insaccati; struttura export oriented delle produzioni di prosciutti e insaccati; dipendenza dall’importazione di carni e di semilavorati (tasso di auto-approvvigionamento al 70% circa).
Settore avicolo e uova
Il sistema della produzione avicola italiana è organizzato per specie (pollo, tacchino, faraona, ecc.) e per categoria produttiva. Allevamenti di galline da riproduzione: svezzamento, crescita e riproduzione di polli per produrre uova destinate agli incubatoi. Allevamenti di galline da uova: svezzamento, crescita e allevamento di galline per produrre uova destinate al consumo umano. Allevamenti di polli da carne: svezzamento e ingrasso dei pulcini per ottenere animali pronti per il consumo, le cui dimensioni variano in funzione dei tempi di allevamento.
Offerta: forte aumento della produzione di carni avicole (soprattutto di pollo) e flessione di quella di uova, forte concentrazione delle aziende dal punto di vista delle dimensioni e diffusione territoriale.
Domanda: aumento soprattutto del consumo di pollo, calo di quello del tacchino e incremento del consumo di carne etichettata ed elaborata.
Mercato: forte aumento dei prezzi all’origine a seguito della crescente richiesta di carni più economiche; significativo incremento dei costi di produzione a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime (cerealicole e della soia), progressiva ripresa delle quotazioni dopo l’emergenza aviaria.
Scambi con l'estero: notevole aumento delle importazioni di carni (soprattutto di pollo); forte crescita delle importazioni di uova per impiego industriale; riduzione delle importazioni di animali e carni a favore delle parti pregiate.
Settore cerealicolo
Il valore totale dei prezzi della produzione cerealicola ammonta a 3.061 milioni di euro, pari al 14% delle coltivazioni agricole; le produzioni più significative sono frumento tenero e duro, mais e orzo che rappresentano il 76% del valore complessivo dei cereali.
Il fatturato dell’industria molitoria è di 3.619 milioni di euro, il fatturato dell’industria pastaria è di 4.605 milioni di euro, quello dell’industria mangimistica è di 7.740 milioni di euro.
Le problematicità manifestate dal settore cerealicolo sono: variabilità del prezzo e della qualità della granella, anche nell’arco dello stesso anno, diffusione di colture a bassa intensità di capitali (colture più redditizie), problemi di ordine sanitario (soprattutto per il mais), delocalizzazione della produzione di pasta di semola di frumento duro.
Malgrado questa problematicità, il settore presenta anche interessanti prospettive: intensificazione del ricorso ai contratti di filiera, attivazione di strutture per lo stoccaggio differenziato per classi omogenee di qualità, sostegno agli investimenti strutturali (risorse PSR), creazione della Rete Qualità Cereali per il monitoraggio qualitativo della granella, progressiva diffusione dei prodotti trasformati nazionali sui mercati esteri.
Settore vitivinicolo
Negli ultimi venti anni è stata registrata una progressiva riduzione del patrimonio viticolo italiano che ha toccato la soglia dei 650 mila ettari. A causare la riduzione di superficie sono state le estirpazioni con premio, disciplinate dalla OCM.
Secondo i dati dell’inventario viticolo nazionale nel 2009/2010 si contavano 272 mila ettari di vitigni destinati alla produzione di vini DOP, 193 per IGP e 186 per vini comuni. Il patrimonio varietale è molto ricco e diversificato a livello regionale. I dati dell’ultimo inventario contano circa 240 varietà che coprono l’85% della superficie totale. Le varietà che superano i 20 mila ettari sono 6, mentre sono 16 quelle che superano i 10 mila; esse nel complesso coprono il 55% dell’intero patrimonio.
La Regione più vitata d’Italia è la Sicilia, con 113 mila ettari, seguita da Puglia e Veneto, con 87 mila e 75 mila ettari rispettivamente. L’Italia vanta una media di 20 milioni di ettolitri negli ultimi 5 anni e guida la classifica in volume dei principali Paesi fornitori, mentre è seconda (dietro alla Francia) in termini di incassi. La Spagna, con 16,9 milioni di ettolitri, consolida la sua posizione soprattutto grazie ai vini sfusi che superano il 50% del totale esportato. Tra i Paesi “emergenti”, è l’Australia ad esportare di più con una media di 7,5 milioni di ettolitri, seguita da Cile con 6,3 milioni di ettolitri, e Stati Uniti con 4,2 milioni.
Per quanto riguarda le esportazioni, nel 2011 il risultato migliore è stato quello della Spagna (+25% su base annua), seguito da quello dell’Italia (+9%) e della Francia (+5%).
Settore floricolo
Offerta: gli effetti congiunturali evidenziano un forte aumento delle scorte di piante, alberi e arbusti, una maggiore offerta di prodotto proveniente dall’estero e un aumento dei costi. Strutturalmente si denota una maggiore ampiezza di gamma e qualità e un rischio di cessazione di attività di aziende che non sviluppano servizi aggiuntivi.
Domanda: diminuzione dei consumi, crescita strutturale (a eccezione degli ultimi anni) e progressivo aumento dei costi di produzione.
Mercato: stabile, con sporadico recupero dei prezzi franco azienda; prezzi bloccati per manutenzione o creazione di impianti di verde pubblico a causa del fenomeno del “subappalto”, aumento dei costi della logistica.
Scambi con l'estero: in diminuzione l’export, lieve aumento dell’import, crescita della concorrenza dei paesi dell’Est, prezzi esteri più competitivi, aumento degli scambi (import/export), affermazione del made in Italy in un ambito di lenta crescita dei consumi mondiali e aumento della concorrenza.
Settore prodotti tipici
Offerta: quota di produttori sostanzialmente stabile, con un aumento dei trasformatori, una stabilità degli allevamenti produttivi, un aumento delle superfici per le produzioni vegetali e una stabilità della produzione certificata. Strutturalmente si denota una crescita di produttori e trasformatori, del numero di allevamenti e superfici dedicate, della produzione certificata, della concentrazione dell’offerta sulle produzioni più significative.
Domanda: le dinamiche congiunturali denotano un lieve aumento dei consumi domestici. Strutturalmente si denotano aumento dei consumi domestici, aumento dei consumi di formaggi DOP-IGP maggiore di quello dei salumi DOP-IGP.
Mercato: crescita dei prezzi all’origine maggiore rispetto a quelli al consumo.
Scambi con l'estero: export in crescita e concentrazione dell’interesse dei Paesi esteri nei confronti di alcune produzioni importanti.
Problematicità: competizione nei mercati esteri (agropirateria); competizione nel mercato nazionale da prodotti “simili” con prezzo più basso; calo dei consumi a causa della crisi economica.
Opportunità: domanda crescente nei paesi emergenti, progressiva attenzione della domanda rivolta a prodotti che hanno una spiccata connotazione (territorio, funzione d’uso, ecc.) e forte specificità, aumento del numero dei canali di distribuzione alternativi (es. vendita diretta o mercatini) e diffusione di una più consapevole “cultura” enogastrono-mica legata ai prodotti di qualità.
16.31 (a, b) Riconoscimenti DOP e IGP per nazione nei principali settori. Dati aggiornati a fine 2012.
Settore del biologico
Offerta: aumento di operatori e superfici vocate al biologico con conseguente crescita del numero di capi zootecnici bio. Sviluppo altalenante delle superfici e degli operatori, ancora troppo dipendente dai contributi comunitari; si rileva anche una concentrazione delle superfici in poche Regioni, soprattutto del Sud, e una crescita degli operatori nelle fasi finali della filiera, cioè quelle meno legate ai contributi.
Domanda: crescita dei consumi domestici, un migliore andamento dei consumi rispetto ai prodotti agroalimentari nel complesso e alle produzioni a D.O. (prodotti agroalimentari e vini di qualità DOP e IGP) e una concentrazione dei consumi nel Nord del Paese.
Mercato: strutturalmente si denota una sostanziale stabilità con un aumento non eccessivo dei prezzi al consumo e dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo.
Scambi con l'estero: il settore dei prodotti biologici è in continua espansione, soprattutto per una progressiva attenzione da parte del consumatore in merito alla sicurezza alimentare. Si tratta di un comparto caratterizzato da notevole vivacità oltre che da una valida propensione all’export grazie al processo di integrazione fra agricoltura biologica e industria di trasformazione.
Struttura
Unità di misura
2012
Produttori esclusivi
(n°)
40.146
- Bovini
(capi)
203.823
- Suini
(capi)
42.872
- Ovini
(capi)
707.623
- Caprini
(capi)
79.683
- Avicoli
(capi)
2.824.978
- Avicoli
(capi)
9.663
Superfici
(ha)
1.167.362
Dimensione media aziendale
(ha per azienda)
26,6
Trasformatori esclusivi
(n°)
5.597
Offerta
Stima valore del mercato(1)
(milioni di euro)
3.100
Scambi con l’estero
Importatori
(n°)
297
Import da Paesi terzi
(tonnellate)
51.666
Domanda
Spesa annua pro capite*
(euro)
25
16.32 Quadro riassuntivo del settore del biologico. (1) Fonte: FIBLIFOAM”; * 2009.
Settore pesca e acquacoltura
Offerta: nel 2010 la produzione ittica italiana ha subito una perdita superiore al 2% in volume e al 6% in valore. Questa contrazione produttiva è dipesa dalle minori catture della flotta italiana attiva nel Mediterraneo (24,7%, con una diminuzione del 6,4% dei giorni totali di pesca rispetto al 2009), cui si contrappone la stabilità dei volumi complessivi provenienti dall’acquacoltura (è tornata a crescere la produzione dei molluschi ma è diminuita quella dei pesci). Domanda: secondo la rilevazione Istat, la spesa annua pro capite per l’acquisto di prodotti ittici è cresciuta del 3,6% nel 2010 rispetto al 2009. Il consumo pro capite è rimasto invariato (circa 21 kg). I consumi domestici hanno fatto registrare una riduzione in volume degli acquisti di prodotti ittici da parte delle famiglie (l’indice Ismea ha segnato un 22,4% rispetto al 2009), che ha penalizzato soprattutto la categoria del fresco (25,7%, rispetto al 11,3% dei trasformati). L’indice Ismea ha registrato per i prodotti ittici un incremento dei prezzi del 2%, evidenziando una crescita del 4,4% per i prodotti freschi e una leggera flessione per quelli trasformati (20,7%).
Scambi con l’estero: i dati Istat relativi al 2010 rilevano un sensibile peggioramento del deficit (111,8%) per la bilancia commerciale ittica, strutturalmente deficitaria. È più contenuta la crescita dei volumi importati (12,3%), mentre l’export ha registrato appena lo 0,4%. Tra i principali prodotti freschi importati, sono aumentate orate, spigole, calamari e calamaretti, seppie e seppiole, mentre hanno segnato un forte calo i mitili, il primo prodotto dell’import fresco nazionale. Tra i prodotti trasformati, sono cresciute le esportazioni di calamari e calamaretti congelati, mentre sono diminuite le richieste nazionali di preparazioni e conserve di tonno, loins di tonno e polpi congelati. La Spagna resta il principale partner dell’Italia a livello commerciale.
Mercato: la maggior parte delle specie più importanti del pescato nazionale ha evidenziato una tendenza alla crescita dei prezzi medi alla produzione, risentendo anche dell’andamento negativo delle quantità sbarcate. Per i prodotti dell’acquacoltura, si è registrato un significativo aumento dei prezzi delle trote (18,6% per quelle fresche e 15,2% per le salmonate), nonostante il calo della domanda domestica. Lo stesso risultato si rileva per le orate, con aumenti di prezzo compresi fra 3,5% (300-400 grammi) e 6,9% (400-600 grammi). Per quanto riguarda le spigole, si rilevano rincari per le taglie superiori a 400 grammi, mentre il prezzo medio alla produzione del prodotto da porzione risulta stabile.
16.33 Produzione e scambi nazionali di pesci, molluschi e crostacei (000 t) (Fonte: elaborazione su dati Ismea).
RIASSUMENDO
• La qualità commerciale delle produzioni è condizionata da diversi fattori sia oggettivi, regolati da norme, che soggettivi, dipendenti dal gusto personale dei consumatori.
• I molteplici aspetti qualitativi di un alimento comprendono quello igienico-sanitario, nutrizionale, sensoriale, ambientale, tecnologico e commerciale.
• La rintracciabilità di filiera garantisce il consumatore sulla provenienza e la salubrità dell’alimento, rappresentando uno strumento efficace di individuazione dei potenziali rischi per la sicurezza alimentare.
• Nel mercato globale tutti i prodotti sono classificati in categorie commerciali, quelli agricoli ed alimentari sono compresi dalla classe 29 alla classe 34.
• La commercializzazione dei prodotti agricoli ed alimentari deve avvenire nel rispetto di norme generali e specifiche.
• Nel quadro della PAC, la legislazione europea sostiene la produzione e la commercializzazione dei prodotti agricoli con approccio unificato (OCM Unica) che comprende tutti i prodotti.
SUMMING UP
• Commercial quality production is affected by different factors, either objective (set by rules and laws) and subjective (according to consumers’ personal taste).
• The different quality aspects include hygienic, nutritional, sensory, environmental, technological and commercial elements.
• The production chain traceability guarantees food origin and healthiness for the consumer. It is an efficient instrument to identify potential risks to food safety.
• All products are classified into commercial categories in the global market and farming and food products are included from class 29 to 34.
• Farming and food product trade has to be carried out in compliance with general laws and zoning ordinances.
• In the PAC area, European legislation supports farming product manufacturing and trade with a common approach (OCM), which includes all products.