Strategie operative
Per potere puntare sulla qualità è necessario:
■ definire gli indicatori qualitativi del prodotto;
■ individuare il target di mercato;
■ scegliere i canali commerciali;
■ svolgere un’attività di comunicazione.
Bisogna, quindi, applicare le strategie di marketing. Per far ciò, sono necessarie capacità manageriali e investimenti specifici che non sempre sono alla portata delle imprese che operano nel settore agroalimentare. Questa è la ragione per cui sono necessarie strategie operative collettive di valorizzazione della qualità.
Tali strategie di valorizzazione hanno l’obiettivo di rendere riconoscibile il prodotto, fornire informazioni ed assicurazioni in merito alla sua qualità, alla natura tradizionale dei prodotti e alla loro tipicità.
Vengono di seguito esaminate tre possibili strategie di valorizzazione dei prodotti agroalimentari.
Una prima strategia di valorizzazione dei prodotti agroalimentari può essere rappresentata dalla certificazione europea della tipicità, ovvero le Denominazioni di origine protetta (DOP) e le Indicazioni geografiche protette (IGP).
Una seconda strategia dalle diverse forme di associazione tra produttori che si possono realizzare sulla base di affinità territoriali e/o merceologiche (es: le strade del vino, le strade dell’olio, ecc.).
Una terza strategia dallo sviluppo di filiere corte nelle quali i produttori agricoli in cooperazione formano una rete per aggregare la loro offerta e proporla direttamente ai consumatori finali (es: vendita diretta associata).
Per effettuare un’attenta scelta della strategia di valorizzazione dei prodotti agricoli da adottare, occorre tenere in debito conto due aspetti comuni alle diverse strategie.
Il primo aspetto di cui tenere conto riguarda il fatto che i “consumatori consapevoli” per ridurre l’incertezza sulla qualità dei prodotti da acquistare preferiscono fare le loro scelte avendo un maggior numero di informazioni possibili, per questo le imprese agroalimentari devono attuare delle specifiche modalità di comunicazione e di assicurazione della qualità dei prodotti che offrono alla vendita.
Il secondo aspetto da considerare riguarda il fatto che queste attività di comunicazione richiedono la disponibilità di una congrua quantità di risorse finanziarie e, inoltre, affinché un prodotto agroalimentare sia riconoscibile da parte dei consumatori e si possa affermare con certezza sul mercato, occorrono delle quantità adeguate di prodotto da offrire. Sulla base dei due aspetti comuni esposti, risulta difficoltoso per le piccole imprese del settore agroalimentare affermarsi col proprio nome sul mercato. Per cui, per la valorizzazione dei prodotti è necessario adottare strategie di aggregazione delle imprese, in modo che possano acquisire una maggiore visibilità sul mercato e ripartire i costi da sostenere per le attività di comunicazione e di assicurazione della qualità dei prodotti offerti ai consumatori.
Per potere adottare strategie di aggregazione delle imprese, il presupposto è l’individuazione di un obiettivo comune da perseguire, e questo comporta l’accettazione di un compromesso e l’imposizione di regole che possono costituire un limite per l’autonomia decisionale delle singole imprese agroalimentari, limite che deve essere superato tenendo in considerazione l’obiettivo comune come orizzonte da raggiungere.
Inoltre, occorre considerare che in una aggregazione di imprese, i risultati conseguiti da ognuna dipendono anche dalle strategie e dai comportamenti delle altre imprese, questo obbliga le singole imprese agroalimentari ad adottare comportamenti e strategie comuni, al reciproco controllo della qualità immessa sul mercato e comunicata ai consumatori e alle comuni strategie di prezzo. È opportuno ricordare che quest’ultimo è frequentemente utilizzato dai consumatori come “indicatore” di qualità del prodotto da acquistare.
Passiamo a esaminare più in dettaglio le tre strategie di valorizzazione dei prodotti agroalimentari.
Prima strategia: la tipicità
La tipicità di un prodotto agroalimentare è un aspetto qualitativo al quale i consumatori attribuiscono un’importanza sempre maggiore.
Questo termine sta a indicare la specificità legata al territorio delle caratteristiche qualitative di un prodotto. Il termine “territorio”, in questo caso, bisogna intenderlo nel suo significato più vasto che comprende, oltre alle caratteristiche ambientali anche lo specifico patrimonio culturale e lo sviluppo di tecniche produttive peculiari.
La certezza dell’origine di un determinato prodotto agroalimentare deve essere assolutamente garantita e certificata. La certificazione è regolamentata da specifiche norme e comporta l’adozione e il rispetto di un sistema di norme vincolanti per i produttori i quali sono tenuti all’assoluta osservanza delle regole per la produzione e per l’informazione dei consumatori.
La regolamentazione della certificazione della tipicità di un prodotto ha il duplice obiettivo di garantire e tutelare sia i consumatori che esercitano la domanda di prodotti agroalimentari, sia i produttori che esercitano l’offerta.
Per la domanda, scopo della regolamentazione è quello di fornire assicurazioni sul valore dell’informazione fornita e sulla sua autenticità. Per l’offerta, la regolamentazione dei prodotti tipici riduce il rischio di comportamenti scorretti da parte di alcuni produttori, differenzia i prodotti agroalimentari riducendo gli effetti negativi della concorrenza di altri alimenti, riequilibra il peso sul mercato dei soggetti che operano lungo la filiera a favore della fase di produzione agricola e migliora la competitività delle imprese, condizione fondamentale che innesca processi di sviluppo locale nelle aree rurali.
I prodotti tipici agroalimentari sono quelli a Denominazione di Origine Protetta (DOP) e a Indicazione Geografica Protetta (IGP), istituite con il Reg. CE 2081/92, sostituito con il Reg. UE 510/06 poi abrogato dal Reg. UE 1151/2012 attualmente in vigore. La quasi totalità del fatturato dei prodotti tipici deriva da formaggi e salumi, di cui circa i due terzi per i formaggi e il restante terzo a salumi e carni conservate. È necessario che ci sia un coinvolgimento attivo delle imprese che devono essere attente agli aspetti tecnico-economici e commerciali, tra i quali vi è, innanzitutto, la definizione dell’areale di produzione che sarà indicato nel disciplinare, altrimenti l’iniziativa sarà fallimentare in quanto l’ottenimento di una certificazione della tipicità del prodotto agroalimentare (DOP o IGP) non deve essere considerato la fine di un percorso strategico di valorizzazione ma piuttosto un punto di inizio. Infatti, una certificazione di tipicità da sola non è in grado in automatico di ampliare gli spazi di mercato, di incrementare le vendite aumentando la disponibilità ad acquistare dei consumatori, di ridurre la concorrenza di altri prodotti tipici provenienti da altre aree e di evitare eventuali falsificazioni. Purtroppo, la scarsa propensione da parte degli imprenditori agroalimentari italiani ad associarsi in cooperative o a trovare altre forme per gestire in comune fasi della produzione o della commercializzazione e le dimensioni medio-piccole delle nostre imprese, spesso costituiscono i principali fattori di limitazione all’uso delle denominazioni DOP e IGP come strategia di valorizzazione dei prodotti agroalimentari.
Seconda strategia: aggregazione dei produttori
Un’altra via possibile per la valorizzazione della qualità agroalimentare è l’aggregazione dei produttori finalizzata alla promozione dei prodotti agricoli. In alcuni casi, queste iniziative di aggregazione fanno parte di strategie più ampie e complesse di marketing territoriale, attraverso le quali, si punta a promuovere la conoscenza di un intero territorio con tutte le sue differenti attività insediate, con iniziative, anche molto diverse tra loro, come fiere, sagre, mercatini tematici, degustazioni, apertura delle aziende al pubblico, apertura di monumenti, ecc., che hanno in comune la complessità dovuta alla molteplicità degli obiettivi perseguiti e alla pluralità di soggetti portatori di interesse coinvolti. Perno di questo tipo di strategie è il territorio, col suo intimo legame con le diverse attività che in esso vengono svolte. Per l’attuazione di queste ampie e complesse strategie di marketing territoriale, è necessario che ci sia un’organizzazione, un coordinamento e un raccordo tra i vari livelli dei soggetti, anche molto diversi e lontani, coinvolti nelle attività di promozione del territorio. I soggetti coinvolti sono diversi: aziende agricole, ristoratori, albergatori, commercianti, soggetti pubblici che possono concorrere all’iniziativa come musei, riserve naturali, ecc.