GESTIONE E VALORIZZAZIONE AGROTERRITORIALE

15.5 Organizzazioni di produzione nel settore ortofrutticolo

La situazione delle OP nel settore ortofrutticolo è notevolmente differente perché esse sono sottoposte alla disciplina comunitaria dell’OCM che, con la riforma del 1996, ha avviato un processo di crescita e riorganizzazione del sistema produttivo che ha coinvolto tutte le aree del nostro Paese. La OCM ortofrutta, approvata con il regolamento (Ce) n. 1182/2007, ha ampliato le misure previste dal programma operativo, includendo la prevenzione e la gestione delle crisi, e ha sancito la possibilità di portare al 4,6% l’aiuto finanziario comunitario, a condizione che la quota sia destinata solo alla realizzazione di tale misura. Secondo i dati del Ministero, al 30 giugno 2012, le organizzazioni riconosciute sono 289, di cui 277 OP e 12 Associazioni di Organizzazioni di Produttori (AOP). Più della metà delle OP (157) è concentrata nell’area meridionale, mentre al Nord, dove si trova meno del 30% delle OP ortofrutticole riconosciute a livello nazionale, sono riconosciute 8 delle 12 AOP presenti in Italia.


Per quanto riguarda il valore della produzione commercializzata (VPC) (passato da 3,7 miliardi di euro nel 2006 a 4,6 miliardi di euro nel 2009), si è verificato un aumento considerevole (124,3%) in un arco temporale molto limitato. Lo sviluppo delle OP nell’ortofrutta italiana sta comportando un processo di ampliamento e consolidamento delle strutture associative preesistenti; inoltre la crescita della componente organizzata della produzione ortofrutticola ha assunto una connotazione più qualitativa rispetto a quella che aveva caratterizzato il suo sviluppo nel primo decennio. Questa dinamica è avvalorata dai dati relativi ai programmi operativi presentati dalle organizzazioni: a fronte di una situazione immutata nel numero complessivo di OP tra il 2006 e il 2009, si è registrato un aumento delle organizzazioni che hanno costituito un fondo di esercizio (15.25). In particolare la possibilità di accedere alla quota aggiuntiva dell’aiuto comunitario per le misure di prevenzione e gestione delle crisi ha incoraggiato le OP a dotarsi di un programma operativo. L’analisi del territorio mette in luce realtà diverse tra Nord e Sud del Paese.

Le OP dell’area settentrionale confermano, nell’anno 2006, una maggiore efficienza gestionale e mostrano una elevata capacità di spesa: l’aiuto comunitario erogato alle OP del Nord (15.26), escludendo la quota destinata alle misure di prevenzione e gestione delle crisi, raggiunge mediamente nel 2009 (come nel 2006) il tetto massimo del 4,1% rispetto al VPC del periodo di riferimento. Tale percentuale si riduce mano a mano che ci si sposta verso il Centro e il Sud, dove rimane al di sotto del 3,8%. Nelle OP del Centro-Sud, anche sommando la quota destinata alle misure di prevenzione e gestione delle crisi, il rapporto tra aiuto percepito e VPC di riferimento non raggiunge il 4%. Le organizzazioni del Nord, e in particolare quelle aderenti ad AOP, hanno gestito meglio l’ulteriore possibilità di finanziamento prevista dal nuovo regolamento con percentuali di aiuto comunitario mediamente superiori al 4,4%. Anche l’analisi di altri indicatori, come il livello di organizzazione e il processo di crescita dell’associazionismo ortofrutticolo, conferma l’esistenza di realtà diverse tra Nord e Sud del Paese; nelle Regioni centro-meridionali, infatti, le OP non si sono sviluppate sotto il profilo dell’aggregazione dell’offerta: a un elevato numero di organizzazioni spesso non corrisponde un altrettanto rilevante livello di concentrazione della produzione. È il caso, ad esempio, delle prime tre regioni per numero di OP, cioè Sicilia, Lazio e Puglia, che assorbono quasi il 40% delle organizzazioni riconosciute in Italia, ma rappresentano una quota in termini di VPC inferiore al 15% del valore della produzione ortofrutticola organizzata a livello nazionale (15.27 e 15.28).

Il diverso sviluppo delle OP sembra aver accentuato le divergenze esistenti tra le aree del Paese: le strutture associative del Nord sono sempre più grandi, con una dimensione media che raggiunge 45 milioni di euro (l’aumento registrato nel triennio 2006-2009 è di quasi 5 milioni); sono invece ancora troppo ridotte le dimensioni delle OP nel Centro-Sud che non superano, nella media, i 7,5 milioni di euro (appena 0,5 milioni in più rispetto al 2006). Questi risultati dimostrano come anche gli strumenti e gli elementi di flessibilità della riforma dell’OCM siano stati efficaci soprattutto nelle aree a forte tradizione cooperativa e contemporaneamente mettono in luce i limiti delle aree economicamente meno sviluppate. La politica infatti non è riuscita a intervenire dove fattori culturali, comportamenti opportunistici e scarse capacità imprenditoriali continuano a ostacolare lo sviluppo di OP in grado di confrontarsi con il mercato e di attuare strategie competitive. Emerge, inoltre, l’importante ruolo svolto dalle AOP, come organismo di livello superiore, nel realizzare un’effettiva concentrazione dell’offerta produttiva e nel manifestare una maggiore efficienza gestionale derivante dall’azione di coordinamento attuata sul piano operativo.

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