Strumenti di intervento sui mercati agricoli
La politica dei mercati agricoli in passato era basata sul sostegno dei prezzi e su misure di protezione alle frontiere, le riforme che si sono susseguite ne hanno tuttavia modificato l’impianto originario. Nel tempo c’è stato infatti lo smantellamento della politica dei mercati, con una ulteriore riduzione degli interventi garantiti e con l’abrogazione di tutti gli strumenti di regolazione dell’offerta (ad esempio set aside dal 01/01/2009, le quote latte dal 01/4/2015, le quote zucchero dal 01/10/2017, i diritti di impianto dei vigneti dal 01/01/2016).
Gli strumenti per la stabilizzazione dei prezzi e dei mercati possono essere distinti in diretti e indiretti. Quelli diretti agiscono sul controllo delle importazioni, sulla garanzia e stabilizzazione dei prezzi alla produzione, sul controllo e la gestione dei quantitativi di prodotti, sul controllo della produzione (ad esempio prezzi garantiti, restituzioni all’esportazione, ammassi pubblici, quote, ecc.). Quelli indiretti aumentano il protagonismo degli attori delle filiere agroalimentari e, in particolare, degli agricoltori, ad esempio con la concentrazione dell’offerta, il miglioramento del rapporto tra produttori e acquirenti, la cooperazione tra produttori, l’associazionismo (i contratti, le organizzazioni dei produttori, la regolazione dell’offerta dei prodotti con denominazione di origine, ecc.).
La strategia di stabilizzazione dei mercati agricoli ha gradualmente abbandonato gli strumenti diretti pervasivi (che hanno creato distorsione del mercato), privilegiando, invece, gli strumenti di regolazione indiretta. Un momento fondamentale di questo percorso è stata l’introduzione dell’OCM Unica (Reg. 1308/2013) che non ha proposto nuovi strumenti, ma ha semplificato e armonizzato la politica dei mercati.
La PAC non potendo più assicurare la stabilizzazione dei prezzi con le vecchie misure di mercato che impiegavano gli strumenti diretti, oggi si prefigge di raggiungere lo stesso obiettivo per mezzo del rafforzamento del ruolo dei produttori.
La PAC 2014-2020 potenzia gli strumenti indiretti come, ad esempio, lo stimolo alla cooperazione e alle organizzazioni dei produttori, le relazioni contrattuali, la trasparenza delle filiere agroalimentari, la gestione del rischio di mercato, ecc. L’intervento pubblico sui mercati agricoli trova tuttora giustificazione per il perdurare della fragilità strutturale del settore agricolo e dello squilibrio nei rapporti contrattuali tra i diversi attori all’interno delle filiere agroalimentari. Tali cause, infatti, arrecano danno sia agli agricoltori, riducendone il margine di guadano, sia ai consumatori a causa degli alti prezzi dei prodotti. L’intervento pubblico del passato ha prodotto eccessi di offerta, inefficienza, prezzi elevati per i consumatori e altri effetti negativi. Attualmente, per eliminare gli ostacoli al corretto funzionamento del mercato dei prodotti agroalimentari, le soluzioni adottate sono le reti di sicurezza e gli strumenti indiretti per la stabilizzazione dei prezzi e dei mercati.
La PAC attuale ha confermato alcune misure di protezione del mercato interno dalle importazioni e alcune modalità di intervento diretto sui mercati che sono:
■ i ritiri dal mercato e ammasso pubblico, per alcune commodity agricole (frumento, orzo, carni bovine, ecc.), con bassi prezzi di riferimento (ovvero di ritiro) che rende tali strumenti delle “reti di sicurezza” da utilizzare per fronteggiare situazioni di forte crisi e caduta verticale dei prezzi;
■ l’aiuto all’ammasso privato (solo per alcuni settori);
■ i limiti quantitativi alla produzione (ovvero le quote e i diritti di impianto) per un breve periodo).
Per evitare rapidi incrementi delle superfici vitate con conseguenti aumenti produttivi che determinerebbero una crisi nel comparto vitivinicolo, ciascuno Stato membro può incrementare le superfici al massimo dell’1 % annuo per il periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2030, con autorizzazioni da richiedere per l’impianto.
La PAC 2014-2020, per affrontare il problema della stabilizzazione dei mercati agricoli, adotta una strategia che accresce il potere negoziale degli agricoltori, migliorando il funzionamento della filiera agroalimentare. Questa strategia consiste nel favorire alcuni strumenti, quali le Organizzazioni di Produttori (OP) e le loro Associazioni (Aop), le Organizzazioni Interprofessionali (OI) (rispetto alle OP, formate solo da agricoltori, delle OI fanno parte intere sezioni o la totalità della filiera: agricoltori, trasformatori, distributori e dettaglianti), la trasparenza del mercato (miglioramento dei sistemi di etichettatura), i contratti (che si basano sull’integrazione verticale della filiera e possono essere sottoscritti in applicazione di un accordo interprofessionale o in maniera indipendente), che l’autorità pubblica può rendere obbligatori (come quelli del Reg. 261/2012, detto anche “Pacchetto latte”), lo sviluppo di filiere corte, la programmazione dell’offerta dei prodotti DOP e IGP (già prevista nel “Pacchetto latte” per i formaggi, è stata estesa ai prosciutti).
I primi quattro strumenti, che non sono una novità, vengono potenziati, mentre la possibilità di regolare l’offerta dei prodotti con denominazione di origine è una novità della nuova PAC. Oltre a questi strumenti di intervento per la stabilizzazione dei mercati agricoli, vi sono anche quelli di gestione del rischio, come i fondi di mutualità, che fanno parte del secondo pilastro della PAC. In conclusione, possiamo affermare che con le diverse riforme della Politica Agricola Comunitaria che si sono succedute, è avvenuto un importante cambiamento del suo ruolo, si è passati cioè dalla politica dei mercati a quella del funzionamento della filiera agroalimentare, che aumenta il protagonismo degli attori delle filiere e, in particolare, degli agricoltori per accrescerne il potere negoziale.