CAPITOLO 2 - Il mercato e la teoria del prezzo Protezionismo doganale Consiste in un intervento per ostacolare o impedire la concorrenza di Paesi non UE, mediante l applicazione di dazi sui prodotti importati, che determinano un aumento del prezzo rispetto ai prodotti nazionali. I dazi possono essere applicati anche alle materie prime esportate e implicano precauzioni sanitarie (quarantene, ispezioni, ecc.) che determinano impedimenti alle importazioni. 51 Tali vantaggi si manifestarono anche per i produttori che beneficiarono a lungo di redditi stabili grazie a prezzi di acquisto garantiti; al protezionismo alle frontiere comunitarie e massimizzando le produzioni agricole con interventi pubblici volti a sostenere l innovazione tecnologica. 1970-1980 Negli anni Settanta, il sostegno all agricoltura europea determinò un sensibile accrescimento delle rese produttive per unità di superficie. Questo, tuttavia, diede origine a più risorse alimentari del necessario e a costosi surplus. Dal 1973 al 1988, ad esempio, si registrò una crescita della produzione del 2% all anno che superò quella dei consumi dello 0,5% all anno. Si rese perciò necessario, all inizio degli anni 80, adottare una politica di contenimento dell offerta, con l introduzione di quote di produzione, incentivi per l abbattimento di impianti colturali (e il divieto di nuovi impianti) e di capi di bestiame, incentivi per il riposo dei terreni, per la distruzione della quota di produzione in eccedenza e la diminuzione del livello di sostegno del prezzo. Negli anni Ottanta il problema delle eccedenze agricole da immagazzinare e da distruggere diventò sempre più grave. Nel 1983 la Commissione propose una riforma, che fu formulata ufficialmente due anni dopo, con l obiettivo di: ristabilire l equilibrio tra offerta e domanda, formulare nuove soluzioni per ridurre la produzione nei settori in difficoltà e, in genere, proporre possibili alternative per il futuro della PAC. Si giunse così all elaborazione dei Programmi Integrati Mediterranei (PIM), un pacchetto di misure e incentivi volti a creare, all interno di specifiche aree, un ampia rete di attività del settore primario, ma anche dell artigianato, dell industria e dei servizi e con essi del tessuto sociale e culturale. Ci fu pertanto, una regionalizzazione dell intervento comunitario. Si attivarono per la prima volta procedure di tipo bottom-up, che prevedevano il coinvolgimento di enti locali, enti sub-regionali e il coordinamento in fase di programmazione e attuazione tra le diverse amministrazioni e istituzioni interessate. Sempre nel 1985 furono previste misure compensative per le aree svantaggiate e furono inoltre assegnati alle imprese agrarie nuovi obiettivi quali la compatibilità ambientale e la salvaguardia del territorio. Nel 1988 la Commissione Europea propose un nuovo modello di sviluppo basato su tre principi fondamentali: la coesione economica e sociale, l adattamento dell agricoltura europea alla realtà dei mercati e la protezione dell ambiente con il mantenimento del patrimonio naturale della comunità. Con il modificarsi degli obiettivi della PAC e delle esigenze del contesto produttivo si modificò anche l intervento della CEE sulle strutture agricole. 1990-2000 Nei primi anni 90 del secolo scorso si giunge alla riforma della PAC e all elaborazione di norme più attuali per la regolamentazione degli interventi sulle strutture agricole. Venne istituita l iniziativa comunitaria LEADER I, finanziata nell ambito dei fondi strutturali, che aveva come obiettivo l introduzione di nuove metodologie di programmazione degli interventi territoriali e di fornire lo stimolo allo sviluppo di forme di partenariato tra soggetti pubblici e privati per promuovere lo sviluppo locale. Questa iniziativa dette avvio a un duplice processo evolutivo: da un lato si ebbe la valorizzazione della 09_P01_cap02.indd 51 10/02/16 16:34
ECONOMIA E AGROSISTEMI
VOLUME 1