Tali vantaggi si manifestarono anche per i produttori che beneficiarono a lungo di redditi stabili grazie a prezzi di acquisto garantiti; al protezionismo alle frontiere comunitarie e massimizzando le produzioni agricole con interventi pubblici volti a sostenere l'innovazione tecnologica.
1970-1980 Negli anni Settanta, il sostegno all'agricoltura europea determinò un sensibile accrescimento delle rese produttive per unità di superficie. Questo, tuttavia, diede origine a più risorse alimentari del necessario e a costosi surplus. Dal 1973 al 1988, ad esempio, si registrò una crescita della produzione del 2% all'anno che superò quella dei consumi dello 0,5% all'anno. Si rese perciò necessario, all'inizio degli anni '80, adottare una politica di contenimento dell'offerta, con l'introduzione di quote di produzione, incentivi per l'abbattimento di impianti colturali (e il divieto di nuovi impianti) e di capi di bestiame, incentivi per il riposo dei terreni, per la distruzione della quota di produzione in eccedenza e la diminuzione del livello di sostegno del prezzo.
Negli anni Ottanta il problema delle eccedenze agricole da immagazzinare e da distruggere diventò sempre più grave. Nel 1983 la Commissione propose una riforma, che fu formulata ufficialmente due anni dopo, con l'obiettivo di: ristabilire l'equilibrio tra offerta e domanda, formulare nuove soluzioni per ridurre la produzione nei settori in difficoltà e, in genere, proporre possibili alternative per il futuro della PAC.
Si giunse così all'elaborazione dei Programmi Integrati Mediterranei (PIM), un pacchetto di misure e incentivi volti a creare, all'interno di specifiche aree, un'ampia rete di attività del settore primario, ma anche dell'ar-tigianato, dell'industria e dei servizi e con essi del tessuto sociale e culturale. Ci fu pertanto, una regionalizzazione dell'intervento comunitario. Si attivarono per la prima volta procedure di tipo bottom-up, che prevedevano il coinvolgimento di enti locali, enti sub-regionali e il coordinamento in fase di programmazione e attuazione tra le diverse amministrazioni e istituzioni interessate. Sempre nel 1985 furono previste misure compensative per le aree svantaggiate e furono inoltre assegnati alle imprese agrarie nuovi obiettivi quali la compatibilità ambientale e la salvaguardia del territorio.
Nel 1988 la Commissione Europea propose un nuovo modello di sviluppo basato su tre principi fondamentali: la coesione economica e sociale, l'adattamento dell'agricoltura europea alla realtà dei mercati e la protezione dell'ambiente con il mantenimento del patrimonio naturale della comunità. Con il modificarsi degli obiettivi della PAC e delle esigenze del contesto produttivo si modificò anche l'intervento della CEE sulle strutture agricole.
1990-2000 Nei primi anni '90 del secolo scorso si giunge alla riforma della PAC e all'elaborazione di norme più attuali per la regolamentazione degli interventi sulle strutture agricole.
Venne istituita l'iniziativa comunitaria LEADER I, finanziata nell'ambito dei fondi strutturali, che aveva come obiettivo l'introduzione di nuove metodologie di programmazione degli interventi territoriali e di fornire lo stimolo allo sviluppo di forme di partenariato tra soggetti pubblici e privati per promuovere lo sviluppo locale. Questa iniziativa dette avvio a un duplice processo evolutivo: da un lato si ebbe la valorizzazione della multifunzionalità dell'agricoltura e dall'altro una regionalizzazione e de-settorializzazione degli interventi.
Nel 1992 si operò una prima ►riforma della PAC mediante la riduzione dei prezzi agricoli garantiti; venne inoltre posto l'accento su un'agricoltura più rispettosa dell'ambiente. In sostanza si trattava dell'inizio di un processo il cui principale obiettivo era quello di promuovere il passaggio da una politica di sostegno dei prezzi e della produzione a una politica più ampia, di sostegno del reddito agricolo.
Furono pertanto messe in atto differenti misure: la prima riguardava la politica dei mercati con la riduzione delle barriere all'import, sussidi alle esportazioni e ai disaccoppiati (cioè pagamenti indipendenti dalle quantità prodotte, legati alla superficie coltivata); aiuti agli investimenti e misure di accompagnamento mirate a produzioni eco-compatibili, a un minore uso di input produttivi e a interventi di forestazione.
La CEE varò una serie di regolamenti volti alla diversificazione delle produzioni agricole: produzione e commercializzazione di alimenti biologici e di qualità, introduzione di metodi di gestione dell'attività agricola più compatibile con il mantenimento delle risorse naturali e la loro valorizzazione, anche a fini turistici, e un regime comunitario di aiuti al prepensionamento in agricoltura, allo scopo di favorire l'ammodernamento nella conduzione aziendale. Nella metà degli anni Novanta la PAC si concentra maggiormente sulla qualità degli alimenti. La politica introduce nuove misure di sostegno agli investimenti agricoli, alla formazione, al miglioramento della lavorazione e del marketing. Si adottano misure volte a proteggere i prodotti alimentari tradizionali e regionali. Risale a questo periodo l'attuazione della prima legislazione europea sull'agricoltura biologica.
Nel 1999 venne attuata una ulteriore riforma, basata su Agenda 2000, che rivoluzionava il modo in cui l'UE sosteneva il settore agricolo, individuando tra gli obiettivi prioritari, la sicurezza dei prodotti alimentari, la difesa dell'ambiente e la promozione di un'agricoltura sostenibile e un nuovo processo di orientamento al mercato multifunzionale. A metà degli anni 2000 la PAC si apre al mondo, l'UE diventa il più grande importatore mondiale di prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo: ne importa più di USA, Giappone, Australia e Canada messi assieme.
Con la riforma del giugno 2003 (riforma Fischler), si completò il processo di revisione della PAC e si assestò la più lunga e complessa fase di rinnovamento del sostegno comunitario all'agricoltura e allo sviluppo rurale. Questa riforma stabiliva un legame tra le politiche di mercato e i comportamenti virtuosi degli agricoltori in materia ambientale, paesaggistica e di produzione di alimenti sani e di qualità. Gli stessi strumenti rafforzavano le politiche di sviluppo rurale. La riforma conferma l'impostazione della PAC sulla base di due pilastri: uno riguardante misure di mercato che introducevano il regime di pagamento unico per azienda, indipendente dalla produzione (disaccoppiamento); l'altro riguardante le misure di sviluppo rurale che riordinavano le modalità della programmazione mediante un irrobustimento della governance (coinvolgimento delle parti economiche e sociali), introduceva una moderata semplificazione procedurale e arricchiva la gamma delle misure di sostegno attraverso il potenziamento degli interventi per la qualità dei prodotti alimentari, e una più rapida diffusione e applicazione delle norme UE in materia di ambiente, sanità pubblica, igiene e benessere degli animali.
Le tre principali novità introdotte dalla riforma del 2003 furono:
• l'eco-condizionalità degli aiuti diretti con la subordinazione del pagamento al rispetto di norme di salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare e benessere degli animali, con regole che garantivano l'obbligo di mantenere la terra in buone condizioni agronomiche ed ecologiche;
• il disaccoppiamento che consisteva in un pagamento unico per azienda, indipendente dalla produzione ottenuta, calcolato sulla base dei premi percepiti nel triennio 2000-2002; si trattava quindi di una quota fissa di contributo erogabile ai titolari fino al 2013;
• la modulazione, che mirava alla riduzione dei pagamenti diretti alle grandi aziende allo scopo di finanziare la nuova politica di sviluppo rurale (un sistema di prelievi in percentuale degli aiuti diretti alle grandi aziende).