ECONOMIA E AGROSISTEMI

Forme economiche del mercato

I mercati assumono varie forme economiche che hanno influenza sulla formazione del prezzo:
mercato aperto e chiuso: quando esiste o meno la possibilità di adeguare la quantità di merce alle richieste. Se la disponibilità può variare in tempo reale alla domanda, si ha il mercato aperto viceversa è chiuso. Tale distinzione, però, non è da considerarsi rigida in quanto ogni mercato aperto funziona come chiuso entro i limiti di tempo necessario per adeguare l'offerta. Questa, infatti, può essere modificata intensificando la produzione o le importazioni da altri mercati, atti che non sono immediati;
mercato perfetto e imperfetto: nel primo caso sul mercato sono presenti tanti offerenti e tanti richiedenti e nessuno di essi, singolarmente, ha la possibilità di influire sulla domanda-offerta, date le piccole quantità di merce in loro possesso, si parla perciò di domanda-offerta atomizzata. Inoltre ogni operatore è a conoscenza delle caratteristiche e delle possibilità del mercato (► mercato trasparente) e ha la possibilità di scambiare spontaneamente e ricercare le migliori condizioni economiche (► mercato libero). Se manca una soltanto di queste condizioni il mercato è detto imperfetto. 
 
Il mercato perfetto si identifica nel mercato di libera concorrenza, se esiste la piena libertà degli operatori e se una merce ha un solo prezzo di mercato. Nella realtà, però, non esistono mercati perfetti in senso assoluto. All'imperfezione si può arrivare per ragioni di ordine economico, giuridico e politico e si può raggiungere un grado talmente elevato da assumere la fisionomia di mercato monopolizzato in cui gli operatori hanno una tale potenza operativa da influenzare la domanda-offerta e dunque il prezzo di mercato di quella merce.
Le forme di mercato monopolizzato possono essere:
1. Monopolio: quando l'offerta è concentrata nelle mani di un solo operatore, ma opera una universalità di acquirenti. Si parla di offerta monopolizzata e domanda atomizzata.
2. Monopolio bilaterale: quando l'offerta è concentrata nelle mani di un solo operatore così come la domanda.
3. Oligopolio: quando l'offerta è concentrata nelle mani di pochi operatori, ma opera una universalità di acquirenti. Si parla di offerta oligopolizzata e domanda atomizzata. 
 
Fra la forma di mercato di libera concorrenza e quella monopolizzata esiste una situazione intermedia, detta regime di coalizione, nella quale le aziende selezionate dal mercato, sulla base del costo di produzione, si coalizzano per acquistare più forza sul mercato. Possiamo avere coalizioni finanziarie dette anche Holding, coalizioni commerciali (Ring) e coalizioni industriali, cioè aziende di produzione che si coalizzano orizzontalmente e possono assumere forma di Cartello (accordi sul prezzo di vendita del prodotto o sul mercato di smercio oppure sulle quantità da produrre) o di Pool (con forma centralizzata di direzione). Si ha anche la coalizione verticale (Trust) quando esiste un accordo fra tutte le aziende che operano in un dato settore produttivo riguardo alle scelte che vanno dall'atto produttivo alla distribuzione del prodotto finito.

Analisi della domanda e dell’offerta

È stato detto che per il funzionamento del mercato si devono incontrare, nello stesso momento, i compratori, che chiedono beni, e i venditori che li offrono. Fra i primi inizia una selezione determinata dal loro reddito in quanto, per non restare senza merce, quelli che hanno maggiori disponibilità economiche sono disposti a pagare un prezzo sempre più alto.
In questo modo vengono eliminati i compratori con minori disponibilità economiche. Ciò si identifica con la ►concorrenza tra compratori che porta all'aumento del prezzo.
Dall'altra parte i venditori, per non rimanere con la merce invenduta, sono disposti a offrirla a un prezzo sempre più basso. Dunque anche i venditori entrano in concorrenza e si selezionano sulla base del costo di produzione, in quanto l'imprenditore offerente potrà accettare un prezzo che sia almeno uguale alla spesa che ha sostenuto per produrre il bene che intende offrire. In conclusione i compratori confrontano l'utilità marginale della merce che intendono acquistare con l'utilità marginale del denaro che devono cedere nell'acquisto. I venditori, invece, confrontano l'utilità marginale del denaro che viene loro offerto nello scambio con l'utilità marginale della merce che intendono offrire.
Diciamo che la posizione di equilibrio nello scambio avviene quando per ogni operatore l'utilità marginale della merce ceduta sarà uguale alla utilità marginale di quella avuta in cambio.

La domanda individuale e collettiva dei beni

La ► domanda individuale di un determinato bene non è altro che la quantità di bene che il singolo soggetto economico (compratore) è disposto ad acquistare e consumare ad un dato prezzo, in quel dato momento e in quel mercato di riferimento. Quando la domanda di un dato bene è espressa sul mercato da più consumatori (soggetti economici) si parla di ► domanda collettiva. Tanto la domanda individuale che la collettiva dipendono direttamente dal prezzo e dalla disponibilità finanziaria (reddito) dei consumatori. 


Supponiamo, per studio, di andare in un supermercato e chiedere agli acquirenti di un bene (ad esempio pasta alimentare) quali quantitativi sono disposti a comprare se il prezzo fosse di 3 €/kg, oppure 2,0 €/kg, o 1,5 €/kg, o 1 €/kg, o 0,80 €/kg, o 0,60 €/kg, e infine 0,50 €/kg.
Dopo il colloquio con i compratori (4) componiamo il risultato.

Indagine di mercato
Prezzo (€)
Intervistati
Domanda collettiva
Anna
Sara
Luisa
Carlo
3
0
0
2
5
7
2
0
1
4
6
11
1,5
1
2
7
9
19
1
3
4
10
12
29
0,8
5
7
15
18
45
0,6
8
10
20
22
60
0,5
10
15
25
28
78 
Tabella 1 • Quantità di pasta che 4 ipotetici intervistati dichiarano sarebbero disposti ad acquistare al variare del prezzo.
Le risposte individuali di Anna, Sara, Luisa e Carlo rappresentano la domanda individuale ovvero la quantità di bene che i singoli soggetti sono disposti ad acquistare, cioè consumare, dato un prezzo, un mercato e quel momento temporale.
Ad un dato prezzo, perché l'acquirente deve fare i conti con il suo reddito (infatti Anna e Sara al prezzo di 3 €/kg non acquistano pasta); in un dato momento, perché cambiando il tempo possono variare i volumi offerti e domandati e quindi anche i prezzi; in un dato mercato, perché, a parità di prodotto, comprando a Milano, piuttosto che a Bologna si può avere un prezzo diverso sempre per i volumi presenti in quel momento e sul quel mercato. Riassumendo la quantità domandata dipende:
• dal reddito del consumatore;
• dai gusti;
• dalla classe sociale;
• dal prezzo;
• dall'utilità attribuita al bene desiderato;
• dalla presenza, sul mercato in quel momento, di beni succedanei che possono offrire la stessa utilità del bene acquistabile. 
 
Come si nota a mano a mano che il prezzo diminuisce gli intervistati sono disposti ad aumentare il volume degli acquisti.
Da ciò si intuisce che alla diminuzione del prezzo, la quantità di bene domandato aumenta, viceversa la quantità di bene richiesto diminuisce. Si può dire che la quantità domandata varia in senso inverso al prezzo (Fig. 3). Sul mercato non c'è soltanto la richiesta di un consumatore (ad esempio la Sig.ra Anna), essa va infatti sommata a quella degli altri (Sig.ra Anna Sig.ra Sara Sig.ra Luisa Sig. Carlo) per ottenere la domanda collettiva di un dato bene, anch'essa è in funzione inversa al prezzo.
Si fa presente che, nella realtà di ogni mercato, si possono creare fenomeni che sembrano negare la legge della domanda. Infatti, in alcuni casi, all'aumento dei prezzi può far seguito un aumento di domanda; viceversa, al diminuire dei prezzi diminuisce anche la domanda.
Tutto ciò deriva dalla sovrapposizione di fatti speculativi, che tendono al rialzo o al ribasso del prezzo o ad attività commerciali come accantonamenti di merce o liquidazioni di stock di esse, ma anche a fenomeni propri della moneta come svalutazione o rivalutazione.
La curva della domanda (D) non solo mette in evidenza che all'aumentare del prezzo la domanda diminuisce e viceversa, ma ci mette in condizione di calcolare il coefficiente di elasticità della domanda.
Si dice, infatti, ►domanda elastica quando la variazione percentuale della quantità domandata, per effetto di una variazione di prezzo, è maggiore della variazione percentuale di questo.


Facciamo un esempio
a) con 160 € si acquistano 1.000 unità di un dato prodotto;
b) con 175 € si acquistano 850 unità di un dato prodotto.
La variazione percentuale del prezzo nasce dal rapporto fra l'incremento di prezzo (da 160 € a 175 € e cioè 15 €) e il prezzo primitivo (160 €) e cioè:
15/160 = 0,09375 ovvero 9,375%

La variazione percentuale della domanda nasce dal rapporto fra il decremento di domanda (da 1.000 a 850 unità, cioè 150 unità in meno) e le unità acquistate al prezzo primitivo (1.000 €) e cioè:
150/1.000 = 0,15 ovvero 15%
Dove:
(variazione % della quantità domandata) 15% < 9,375% (variazione % del prezzo) 

L'elasticità della domanda è appurabile anche facendo semplicemente il rapporto fra la percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale del prezzo. Se il rapporto supera l'unità la domanda è elastica, e nell'esempio proposto avremo: 
0,15/0,09375 = 1,6 (in questo caso la domanda è elastica) 
Si ha, invece, domanda rigida quando la variazione percentuale della quantità domandata, per effetto di una variazione di prezzo, è inferiore alla variazione percentuale di questo. 
Facciamo un esempio
a) con 60 € si acquistano 2.400 unità di un dato prodotto;
b) con 66 € si acquistano 2.200 unità di un dato prodotto.
La variazione percentuale del prezzo nasce dal rapporto fra l'incremento di prezzo (da 60 € a 66 € e cioè 6 €), e il prezzo primitivo (60 €) e cioè:
6/60 = 0,1 ovvero 10%

La variazione percentuale della domanda nasce dal rapporto fra il decremento di domanda (da 2.400 a 2.200 unità, cioè 200 unità in meno) e le unità acquistate al prezzo primitivo ( 2.400 €) e cioè:
200/2.400 = 0,0833 ovvero 8,33%
Dove:
(variazione % della quantità domandata) 8,33% < 10% (variazione % del prezzo) 

La rigidità della domanda è appurabile anche facendo semplicemente il rapporto fra la variazione percentuale della quantità domandata e la variazione percentuale del prezzo. Se il rapporto è inferiore all'unità la domanda è rigida; nell'esempio proposto avremo: 
0,0833/0,10 = 0,833 (in questo caso la domanda e rigida) 

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VOLUME 1