2.1 La teoria del prezzo di mercato e il concetto di valore

2.1 • La teoria del prezzo di mercato e il concetto di valore


Nelle economie primitive si produceva e si consumava tutto il prodotto. Con il progredire della vita economica si giunse ad una prima forma di scambio definito baratto, si scambiavano cioè i beni in base ai bisogni, ad esempio sale con farina, ma anche beni artigianali con molti altri. 

Attualmente l'uomo scambia il suo reddito (il denaro è un bene) per acquistare i beni necessari ai suoi bisogni. Dunque avviene una cessione reciproca fra due o più persone, dalla quale entrambe traggono un vantaggio.
Lo scambio può essere:
• in natura, si ha allora il baratto o la permuta che consiste in uno scambio di beni o servigi, senza l'intervento della moneta (Fig. 1a);
monetario o in compravendita, quando i beni o i servigi si cedono in cambio di moneta (Fig. 1b);
• a credito, quando si cedono beni presenti contro beni futuri, ovvero la prestazione e la controprestazione non avvengono contemporaneamente. Un esempio è dato dalla vendita di beni con pagamento a scadenza (rateali con cambiali) (Fig. 1c).

Il presupposto dello scambio è che da entrambe le parti ci sia la convinzione che il bene posseduto dall'altro abbia utilità maggiore del proprio. 


Se ad esempio si intende scambiare vino con olio, significa che si apprezza più l'olio che il vino. In altre parole, avendo molto vino e niente olio si attribuisce al vino una bassissima utilità marginale, mentre all'olio una utilità marginale molto elevata. Se vogliamo esprimere questo concetto in numeri, chi possiede molto vino e lo vuole scambiare con una persona che, al contrario, ha molto olio ma gli manca il vino, possiamo attribuire al primo un'utilità marginale di 50 per il vino e di 100 per l'olio. Il loro rapporto 50/100 ci dà 0,5 che rappresenta la misura dell'utilità marginale del vino.

APPROFONDIMENTO - L'interpretazione del termine valore 

Nella Scienza economica la parola valore ha sempre creato molti equivoci e anche dagli addetti ai lavori spesso è usata in modo contraddittorio. Nel 1900 il Gobbi scrisse "... la parola valore ha molti sensi fra i quali la confusione è non solo possibile, ma facile, e quindi meglio non servirsene se non accompagnandola colle indicazioni necessarie per non far cadere in equivoco il lettore". Per Adamo Smith (1700): "... la parola valore ha due diversi significati: alle volte esprime l'utilità di qualche particolare oggetto e alle volte il potere, 
che il possesso di quell'oggetto apporta, per acquistare altri beni; l'uno può essere chiamato valore d’uso [che è proprio dei beni ma indipendente da qualsiasi atto di scambio, ovvero l'utilità che il bene ha per quel dato individuo e quindi inteso come rapporto fra l'uomo e i beni) e l'altro valore di scambio [inteso come prezzo al quale si scambiano i beni. Deriva dalla stima che gli individui fanno allo scopo di ottenere altri beni in cambio di quello posseduto e dunque il potere di un bene di procurare altri beni per mezzo dello scambio)"

Per la seconda persona si avrà, invece, un'utilità marginale dell'olio di 40 e del vino di 70, quindi si avrà un'utilità marginale del vino rispetto all'olio di 70/40 = 1,8.
Il divario fra le utilità marginali comparate (0,5 e 1,8) è ciò che permette la convenienza dello scambio.
Cambiando luogo, momento e situazioni individuali il ►limite di convenienza varia.
In conclusione possiamo dire che lo scambio si arresta quando per le parti l'utilità marginale del bene ceduto uguaglia quella del bene ricevuto. In questo caso si parla di posizione di equilibrio dello scambio.
La ►ragione di scambio si definisce come il rapporto con cui una unità di bene si scambia con una certa quantità di altro bene. Se ad esempio 1 chilo di pasta alimentare (unità di bene) si scambia con 3 chili (quantità di altro bene) di patate, la ragione di scambio della pasta alimentare in termini di patate è 3. Quando un bene si scambia con la moneta, la ragione di scambio prende il nome di ►prezzo, che rappresenta il valore di scambio di un bene espresso in moneta. Se 1 chilo di carne si scambia con € 14,60 possiamo dire che il prezzo della carne è di 14,60 €/kg.
Per la Scienza economica, dunque, il prezzo di mercato sostituisce la parola "valore" in quanto, come quantità di moneta che determina in un atto di scambio, rappresenta un concetto non equivoco che può essere indagato sia nelle cause che nei meccanismi con cui si forma. 

Il valore è invece un concetto relativo e dipendente dallo stato delle nostre conoscenze e situazioni, dunque mutabile. Infatti in alcuni casi è identificabile con l'utilità in quanto si può stimare un bene atto a soddisfare qualche tipo di bisogno che magari per altri non esiste, oppure si può identificare con il costo, quando si riconosce in un bene lo sforzo fatto per ottenerlo e infine con il prezzo, quando un bene assume il carattere di cosa permutabile e dunque vale nel senso che risulta capace di scambiarsi con una serie di oggetti; pertanto il prezzo di mercato rappresenta l'unica interpretazione economica del valore. 

 
Lo scambio di beni viene effettuato nei mercati dove questi beni sono definiti merce, ovvero cose acquistabili e alienabili. Sono rappresentate da beni mobili e immobili, ma anche da brevetti, servizi e dal denaro (si acquista in banca dietro corrispettivo detto interesse).
Il termine mercato, in genere, individua un luogo fisico dove convengono, in un dato momento, coloro che desiderano vendere e acquistare, portando o meno la merce (è il caso delle borse valori o delle borse merci) (Fig. 2). 

In termini più strettamente economici il mercato è il complesso della domanda e dell'offerta di un dato bene che si svolge in un dato contesto spaziale. Si possono, infatti, avere mercati locali, regionali, nazionali e mondiali sulla base del tipo di bene. Dall’incontro della domanda e dell’offerta di una data merce, in un dato mercato, si forma il prezzo della merce stessa, anche se può differire da un luogo all’altro a causa della variazione dei volumi offerti o domandati. 

ECONOMIA E AGROSISTEMI
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VOLUME 1