5.2 Gli indici di bilancio

5.2 • Gli indici di bilancio


Gli indici tecnici

Gli indici tecnici vengono elaborati per conoscere, operando con opportuni rapporti fra le quantità dei fattori aziendali, le caratteristiche tecniche dell'impresa e i suoi livelli di intensivizzazione. I principali indici riguardano la disponibilità di superficie agraria, di macchine, di lavoro e di bestiame.


Per il lavoro, ad esempio, si adottano le Ul = Unità lavorative per le quali si considera che un occupato in azienda a tempo indeterminato lavori almeno 2.160 ore l'anno, ciò deriva da fatto che il lavoro annuo sia mediamente di 270 giornate lavorative a 8 ore per giornata. Nell'allevamento di bestiame invece si utilizzano le UBA = Unità Bovine Adulte allo scopo di uniformare le diverse tipologie zootecniche, riconducendole a capi bovini, e utilizzando particolari coefficienti basati sul consumo alimentare medio delle varie razze. 
Tra i più significativi indici di bilancio possiamo ricordare:
• SAU (Superficie Agraria Utile)/ Ul (Unità lavorative o addetti), evidenzia il numero degli ettari coltivati da ogni addetto aziendale. Per poter essere comparato il valore dell'indice deve essere interpretato tenendo conto dell'indirizzo produttivo, delle caratteristiche del terreno e della sua giacitura.
• kW o CV o HP (cavalli vapore)/Ul (Unità lavorative o addetti), rappresenta la potenza espressa in kW a disposizione del singolo lavoratore. Misura, sostanzialmente, in termini di potenza, il grado di meccanizzazione aziendale ed evidenzia, spesso, come le aziende siano super dotate in macchine motrici e operatrici.
• SAUF (Superficie Agraria Utile a Foraggio)/SAU (Superficie Agraria Utile), indica la quota di superficie agraria destinata a colture foraggere per l'alimentazione del bestiame. Per mezzo di questo indice si può valutare l'importanza che riveste il settore zootecnico in quella specifica azienda.
• UBA/Ul (Unità Bovini Adulti per addetto), questo indice consente di giudicare il tipo di allevamento (industriale, brado o tradizionale).

Gli indici economici

Gli indici di bilancio appena descritti si basano sull'elaborazione di dati esclusivamente tecnici, invece gli indici economici che ci apprestiamo a descrivere attingono al conto economico già riclassificato, da cui si prelevano alcuni aggregati economici, e in questo modo determinano un complemento del quadro tecnico.


Gli indici economici più significativi sono:
•    Plv/Ul, esprime la produttività del lavoro, cioè il valore della produzione portata a termine da ogni addetto aziendale. Naturalmente più alto è il valore dell'indice tanto migliore risulta l'efficienza economica dei lavoratori.
•    Plv/SAU, misura la produttività per ettaro ovvero quanto ha prodotto in quella data gestione. In genere questo indice viene affiancato al Plv/Ul per ottenere una prima indicazione sulla redditività gestionale.
•    VA/SAU, cioè quanti euro di valore aggiunto sono stati ottenuti da ogni ettaro di terra coltivata. Consente di valutare l'incidenza dei costi variabili. Un valore dell'indice superiore alla media di confronto denota efficienza gestionale.
•    RO (Reddito Operativo)/Ul (Unità lavorative o addetti), mette in evidenza la redditività del lavoro della gestione operativa (o caratteristica) e dunque considera solo le attività strettamente agrarie.
•    RN (Reddito Netto)/Ul (Unità lavorative o addetti), mette in evidenza la redditività del lavoro non solo della gestione operativa (o caratteristica), ma estende l'analisi anche alle altre componenti straordinarie e finanziarie.Gli indici rendono possibile un'analisi gestionale più incisiva se sono integrati fra loro; questo permette infatti di comparare i rispettivi valori eincrociare le informazioni.

Ciò viene messo a punto tramite un'analisi delle catene di indici che parte da un indice capofila. Se, ad esempio, volessimo analizzare l'indice Plv/SAU si può inserire un nuovo elemento come le Ul, collegato logicamente alle componenti dell'indice in modo da scindere l'indice capofila in due quozienti: 
Plv/SAU = Plv/Ul x Ul/SAU

Gli indici inseriti sono detti anelli della catena sui quali, operando una semplificazione dei numeratori e dei denominatori (le Ul), si ottiene l'indice capofila.Si possono formare catene composte da più anelli, introducendo altre relazioni ritenute importanti in quanto foriere di nuove informazioni rispetto all'indice capofila. Vediamone un esempio:
Rn/Ulf = Rn/SAU x SAU/Ul x Ul/Ulf

Si tratta, nello specifico, della redditività del lavoro familiare che viene scissa in tre componenti:
1.    la redditività per ettaro;
2.    la superficie agraria lavorata per ogni addetto;
3.    la quota di addetti extrafamiliari.

La catena, in questo caso, serve a verificare se un eventuale scarso compenso alla manodopera familiare sia dovuto a un esubero di lavoratori o a risultati economici al di sotto delle aspettative.Se volessimo poi analizzare proprio questo ultimo aspetto e cioè i risultati economici, si potrebbe introdurre come capofila la redditività della terra costruendo la seguente catena:
Rn/SAU = Plv/SAU x VA/Plv x Pn/VA x RO/Pn x Rn/RO

Gli indici della redditività

L'utile di gestione può essere preso come parametro di misura del grado di efficacia con cui l'azienda persegue i propri obiettivi. La capacità di questo indice di evidenziare i dati utili è resa possibile solo quando viene confrontato con altri elementi contabili quali: le vendite, il capitale proprio e il capitale investito, che sono indicatori utilizzati solitamente nei settori extra agricoli, ma oggi possono essere applicati anche alla moderna produzione agraria per l'entità ormai elevata dei capitali investiti in azienda. 


I valori di detti capitali, presenti nel bilancio di fine anno (consuntivo), rappresentano la consistenza alla chiusura contabile, tuttavia durante l'esercizio potrebbero essersi verificate anche consistenti variazioni che rendono tali dati poco attendibili per il calcolo della redditività. In pratica si utilizza la media dei capitali tra inizio e fine esercizio.

Nel caso delle aziende agrarie a conduzione diretta, per il calcolo del reddito (operativo e netto) non viene preso in considerazione il costo della manodopera familiare e dunque si potrebbero ottenere elevati valori degli indici. L'inconveniente potrebbe essere superato utilizzando gli indici solo fra aziende simili (cioè con manodopera familiare) oppure valutando le ore lavorative prestate dalla famiglia a tariffa avventizia e poi sottrarre il valore dal reddito. In questo modo gli indici possono essere comparati anche con aziende che si avvalgono solo del lavoro esterno.

Indice di redditività delle vendite
Rapportando il reddito netto con le vendite otteniamo l'indice di redditività delle vendite e cioè:
reddito netto/vendite

Ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e le vendite siano di 24.000 €, facendo il rapporto avremo:
1200/24000 = 0,05 ovvero il 5%

Ciò significa che ogni 100 € di venduto, l'azienda consegue 5 € di utile. L'indice permette di valutare la coerenza fra l'utile aziendale e il volume di vendita ed è legato al settore produttivo in cui opera l'azienda, al mercato in cui essa agisce, al tipo di concorrenza con cui si misura, ecc.

Indice di redditività del capitale proprio
Rapportando il reddito netto al capitale proprio abbiamo l'indice di redditività del capitale proprio e cioè:
reddito netto/capitale proprio

Il capitale proprio è il capitale dell'imprenditore che, avendo provenienza interna, non dà luogo a costi, rappresenta il mezzo finanziario messo a disposizione per la produzione e la sua remunerazione è data dal reddito netto che però può essere anche negativo.Anche in questo caso ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e che il capitale proprio sia di 6.000 €, facendo il rapporto avremo: 
1.200/6.000 = 0,2 ovvero il 20% 

Ciò significa che il capitale proprio è stato remunerato ad un saggio del 20%, come dire che l'impiego del capitale nella produzione ha prodotto un utile del 20%.1valori di detti capitali, presenti nel bilancio di fine anno (consuntivo), rappresentano la consistenza alla chiusura contabile, tuttavia durante l'esercizio potrebbero essersi verificate anche consistenti variazioni che rendono tali dati poco attendibili per il calcolo della redditività. In pratica si utilizza la media dei capitali tra inizio e fine esercizio.2L'indice permette di confrontare il saggio di remunerazione con investimenti alternati, specialmente quando si tratta di capitale societario. Quindi, in base al valore assunto dall'indice, si potrebbe decidere di investire altrimenti il capitale attualmente impegnato nella produzione, infatti consente di rilevare la coerenza fra l'utile e l'investimento. L'indice viene anche indicato con il termine di ROE (Return On Equity).

Indice di redditività del capitale investito
Rapportando il reddito netto al capitale investito otteniamo l'indice di redditività del capitale investito e cioè: 
reddito netto/capitale investito 

Il capitale investito è dato dal capitale proprio e dal capitale esterno. Entrambi concorrono a finanziare gli investimenti necessari alla produzione ed è rappresentato dall'attivo patrimoniale. Anche in questo caso ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e che il capitale investito sia di 20.000 €, facendo il rapporto avremo: 
1.200/20.000 = 0,06 ovvero il 6%

Ciò significa il capitale investito è stato remunerato ad un saggio del 6%, come dire che l'impiego del capitale nella produzione ha prodotto il 6% di utile.È il caso di ricordare che il reddito netto scaturisce dai costi originati sia dalla gestione caratteristica od operativa, sia da quella finanziaria e straordinaria e, dunque, non è sempre in grado di esprimere dati attendibili sulle capacità imprenditoriali o direzionali, in quanto solo nella gestione operativa l'imprenditore possiede totale libertà di effettuare scelte tecniche, economiche e commerciali, mentre nelle altre gestioni l'imprenditore ha solo una libertà formale.È opportuno che l'imprenditore agrario attui verifiche anche della redditività del capitale investito, utilizzando al numeratore il reddito operativo, invece del reddito netto. Infatti il reddito operativo è molto più indicativo dell'efficacia gestionale in rapporto ai mezzi utilizzati. Egli infatti ha utilizzato mezzi tecnici, economici e commerciali, scelte che rientrano, appunto, nella gestione operativa o caratteristica, da cui nasce il reddito operativo. Inoltre quando la redditività supera il costo del denaro (saggio di interesse chiesto da terzi per prestiti di capitale) è possibile l'indebitamento.

Indice di redditività operativa del capitale investito
Rapportando il reddito operativo al capitale investito, otteniamo l'indice di redditività operativa del capitale investito e cioè:
reddito operativo/capitale investito

Facendo l'ipotesi che il valore del reddito operativo sia 4.800 € e che il capitale investito sia di 20.000 €, facendo il rapporto avremo: 
4.800/20.000 = 0,24 ovvero il 24%

Ciò significa che il capitale investito è stato remunerato dalle scelte imprenditoriali, eseguite in piena libertà con un saggio del 24%. Tale indice viene definito anche con la sigla ROI (Return On Investments).Se vogliamo rendere più comprensibile il ROE e il ROI bisogna introdurre il ROD (Return On Debts), ovvero il rapporto fra il totale degli oneri finanziari e i prestiti utilizzati nella gestione.
In pratica il ROD evidenzia il costo del denaro preso in prestito nel corso dell'anno (Fig. 3), cioè il saggio di interesse passivo pagato dall'azienda. Dunque il ROD esprime il costo dei finanziamenti, mentre il ROI il loro rendimento. Risulta evidente che il ROI deve essere maggiore del ROD poiché significa che il reddito operativo è stato capace di coprire i costi derivanti dal denaro preso in prestito. Altro indice interessante è il ROS (Return On Sales), dato dal rapporto fra reddito operativo e il valore della produzione, perché misura la parte di reddito derivante dalla gestione caratteristica. Più si innalza l'indice, migliore è stata la capacità imprenditoriale. 

Gli indici di rotazione 

Con la presentazione di procedure e l’analisi dei successivi indici (di rotazione e di produttività) si esprime il grado di efficienza con cui l’azienda fa uso delle risorse disponibili. Finora sono stati presentati gli indici di redditività che rappresentano il primo passo dell’analisi gestionale. Ora vediamo gli indici di rotazione che misurano la capacità imprenditoriale, ovvero la possibilità di conseguire gli obiettivi con il minor impiego possibile di risorse e dunque con:
• minori capitali investiti in scorte;
• minori capitali investiti in crediti;
• maggiori debiti verso fornitori.


Tutto ciò si ottiene velocizzando la rotazione delle scorte, dei crediti e dei debiti che determina una rilevante riduzione dei costi. 

Indice di rotazione delle materie prime
Questo indice si ottiene dal rapporto tra il consumo annuo di materie prime e le rimanenze di materie prime. Ammettendo una spesa annua di 6.200 € e un residuo a fine anno di 1.260 € avremo: 
6200/1260 = 4,9 volte

L'indice evidenzia il numero di volte, in un anno, in cui il magazzino MP si svuota e altrettante si riempie per alimentare i processi produttivi in atto. L'indice assume particolare interesse nelle aziende a indirizzo vivaistico (Fig. 4). 
È preferibile un elevato valore dell'indice in quanto denota veloci vendite e un minore ammontare di capitali investiti in scorte di materie prime. Se si hanno bassi indici si incorre in prolungate rimanenze e dunque vendite molto lente. Bisogna comunque sottolineare che non esistono indici di rotazione che siano genericamente applicabili a tutte le aziende. Infatti aziende che devono soddisfare la clientela in pochi giorni devono dotarsi di scorte sufficienti a produrre al bisogno, in questo caso l'indice si abbassa.Lo stesso vale per le aziende che acquistano materie prime all'estero oppure quando non si gode di affidabilità presso i fornitori.La durata media delle scorte di materie prime si può verificare anche rapportando i giorni dell'anno all'indice precedentemente calcolato per quantificare ogni quanti giorni si utilizzano le MP. Nel nostro caso avremo: 
360 giorni/4,9 = 73,46 giorni 

Indice di rotazione dei prodotti finiti
Questo indice valuta il rapporto tra il valore annuo del venduto a costo di produzione e le rimanenze dei prodotti vendibili. Ammettendo un costo del venduto di 15.200 € e un residuo a fine anno di 3.000 € avremo:
15200/3000 = 5,06 volte

L'indice sta ad indicare il numero delle volte in cui il magazzino PV si riempie e altrettante si svuota. Nella realtà agraria l'indice è valido in particolare per le aziende vivaistiche applicandolo non con riferimento annuale, ma per un numero di anni uguale al ciclo commerciale e quindi l'indice indica il numero delle volte che la superficie del vivaio si svuota in un dato ciclo. Da questo si potrà dedurre se l'andamento delle vendite è in armonia con la produzione.

Gli indici di durata media dei crediti concessi ai clienti e dei debiti

Gli indici di rotazione e di durata sono parametri di efficienza produttiva che consentono di esprimere giudizi sulle disfunzioni dovute a cause strutturali dipendenti dalla limitata capacità imprenditoriale di dosare in modo ottimale le varie forme di investimento della struttura patrimoniale aziendale.


Fra questi ricordiamo i crediti concessi ai clienti. Tecnicamente, rappresentano una valida motivazione di vendita in quanto orientano il cliente ad acquistare i prodotti aziendali; dal punto di vista economico, tuttavia, costituiscono un onere dato dagli interessi passivi ai terzi creditori che hanno fornito i capitali per finanziare i clienti creditori. Pertanto, quanto più è elevato il valore dell'indice, tanto più aumentano gli interessi passivi e il rischio di inesigibilità. 


Indice di rotazione dei crediti

È costituito dal rapporto fra le vendite annue e i crediti esistenti alla fine dell'anno. Ammettendo di avere ricavi venduti per 24.000 € e, alla fine dell'anno, di avere ancora crediti per 2.800 € avremo:

24000/2800 = 8,6 volte


L'indice evidenzia il numero delle volte, in un anno, in cui i clienti pagano i prodotti acquistati dall'azienda. Se rapportiamo il valore dell'indice ai giorni dell'anno otterremo l'indice di durata espresso in giorni: 

360/8,6 = 41,9 giorni 


I crediti vengono riscossi dall'azienda ogni 1,4 mesi. Un elevato valore dell'indice di rotazione denota rapidi incassi dei crediti creando il vantaggio di avere piccolissimi capitali investiti in crediti e rischi limitati di insolvenza. Per cogliere il significato completo di questo indice è necessario metterlo in relazione all'indice seguente.


Indice di rotazione dei debiti

Questo indice è dato dal rapporto tra gli acquisti annui di materie prime e i debiti verso fornitori. Ammettiamo di avere speso 6.860 € per l'acquisto di materie prime e alla fine dell'anno di avere 1.960 € di debiti verso fornitori avremo: 

6860 €/1960€ =3,5 volte


Ciò significa che i debiti si pagano 3,5 volte l'anno.È preferibile un basso indice che denota un lento pagamento dei debiti e precisamente ogni 103 giorni 360/3,5 = 103. Indici di rotazioni elevati indicano invece scarsa capacità di ottenere crediti dai fornitori o che l'azienda non gode di affidabilità presso i fornitori.

Gli indici di rotazione dei crediti e dei debiti devono essere analizzati insieme in quanto gli incassi devono essere valutati in connessione con gli esborsi monetari per il pagamento dei debiti. In altre parole l'indice di rotazione dei crediti deve essere superiore a quello dei debiti.


Gli indici di produttività

Sono parametri capaci di esprimere giudizi sul grado di utilizzo dei fattori produttivi. Hanno funzione diagnostica e terapeutica: la prima permette di rilevare i punti critici e individuarne le cause; la seconda fornisce indicazioni sulle possibili terapie da utilizzare per correggere eventuali difetti gestionali.


Tali indici, sostanzialmente, misurano in termini quantitativi:
• l'efficienza con cui vengono utilizzate le materie prime;
• l'efficienza con cui viene utilizzata la manodopera;
• l'efficienza della rete commerciale.

Indice di produttività del capitale investito
Questo indice è dato dal rapporto tra le vendite e il capitale investito. Ammettendo i seguenti valori avremo: 
24.000 €/20.000 € = 1,2 €

Cioè ogni euro di investimento produce annualmente vendite per 1,2 euro. Questo indice non ha molto significato se non viene inquadrato nel settore aziendale a cui viene applicato, se non è riferito al tipo di produzione e alle caratteristiche esterne dell'assetto patrimoniale e organizzativo. Acquista valore, inoltre, solo se viene confrontato con i valori assunti dallo stesso indice in precedenti annate agrarie.Se rovesciamo i valori del rapporto capitale investito/vendite si ottiene l' indice di intensità del capitale investito. Quindi avremo: 
20.000 €/24.000 € = 0,83 €

Ciò indica il volume di investimenti da attivare per realizzare 1 euro di vendite: per ottenere 1 € di prodotto si devono cioè investire 0,83 € di capitale. A livello aziendale questo indice esprime l'efficienza imprenditoriale ed è evidente che più è elevato l'indice, più diminuisce la capacità imprenditoriale. A livello generale l'indice esprime il saggio di capitalizzazione del settore in cui opera l'azienda. Più alto è l'indice, più la concorrenza è scoraggiata ad entrare nel settore produttivo di cui fa parte l'azienda, visto che sono necessari elevati investimenti.

Indice di investimento per addetto
È dato dal rapporto tra il capitale investito e il numero di addetti presenti in azienda. Indica cioè il valore degli investimenti a disposizione di ogni lavoratore per portare a termine la produzione. Un elevato valore indica che siamo in presenza di un’azienda con alta intensità di capitale, con l’avvertenza però di verificare che non ci siano risorse sprecate, specialmente per ciò che riguarda le immobilizzazioni tecniche (macchine motrici e operatrici, impianti di trasformazione, fabbricati e materie prime). Per attuare tale verifica si può effettuare un controllo utilizzando l’ indice di saturazione della capacità produttiva dato dal rapporto tra la capacità produttiva utilizzata e la capacità produttiva installata. La capacità produttiva utilizzata è data dal valore delle immobilizzazioni tecniche, utilizzate realmente in azienda, e dalla capacità produttiva installata nelle immobilizzazioni realmente presenti in azienda (deducibili dallo stato patrimoniale). L’indice esprime, in termini quantitativi, il tasso di saturazione con cui operano gli impianti e le macchine di cui si è dotata l’azienda. Ad esempio se la capacità produttiva utilizzata fosse di 98.000 € e quella installata fosse di 125.000 € si avrebbe:
98000€/125000€ = 0,78

come dire che l’azienda utilizza solo il 78% delle immobilizzazioni e ciò significa che ci sono capitali non utilizzati.
Indici bassi lasciano prevedere pesanti costi in quote di reintegrazione in quanto i capitali non vengono tutti utilizzati per ottenere una produzione proporzionale agli investimenti installati.

Indice di avvenuto recupero delle immobilizzazioni tecniche attraverso gli accantonamenti eseguiti
Questo indice è dato dal rapporto tra il fondo di ammortamento e il valore iniziale del capitale. Utilizzando ipotetici dati avremo:
179.500 €/520.900 € = 0,34

Ciò significa che all’inizio dell’anno agrario il 34% del valore originario delle immobilizzazioni tecniche è stato reintegrato. Percentuali elevate evidenziano la presenza di capitali obsolescenti. I due valori sono rilevati dallo stato patrimoniale. L’indice proposto riguarda la totalità delle immobilizzazioni tecniche, però può essere ricercato per singolo gruppo di immobilizzazioni per ottenere informazioni più dettagliate, come ad esempio sul parco macchine aziendali (Fig. 5).

Indice dell’età media delle immobilizzazioni
È dato dal rapporto tra il fondo di ammortamento (rilevabile nello stato patrimoniale) e la quota di ammortamento (rilevabile nel conto economico).
Un esempio potrebbe essere:
179.500 €/39.500 € = 4,5 anni

Significa che le immobilizzazioni hanno un’età media di 4,5 anni e dunque dovrebbero essere ancora capitali efficienti.

Gli indici della produttività del lavoro

Per analizzare gli indici dell'organizzazione del lavoro, l'analista deve stabilire a priori il numero necessario di addetti in riferimento a una data struttura produttiva, utilizzando il carico di lavoro, in riferimento alle attività aziendali e alla tecnica produttiva utilizzata.


Dal calcolo del carico di lavoro si ottengono le Unità di lavoro necessarie (Uln). Con le Unità di lavoro effettive aziendali (Ult) si potrebbe impostare subito l’indice dato dal rapporto:
Ult/Uln

Con questo indice si valuta l’organizzazione del lavoro.
Con indici uguali all’unità non esiste esubero di ore lavorative; indici superiori all’unità indicano invece esubero di lavoro e si traducono in aumento dei costi di produzione; indici inferiori all'unità evidenziano un numero di lavoratori insufficiente al bisogno produttivo e, in genere, si traduce in una diminuzione delle produzioni e quindi delle vendite. Attraverso l'indice di produttività del lavoro si può interpretare meglio anche il precedente: 
Vendite/Unità lavorative aziendali

Tale rapporto mette in evidenza anche la produzione che ha portato a termine ogni addetto. 

Gli indici di produttività del mercato

I principali sono:
• Vendite al dettaglio/totali vendite. Rappresenta la percentuale delle vendite al dettaglio che l’azienda ha erogato in rapporto al volume prodotto.
• Vendite ai grossisti/totali vendite. Rappresenta la percentuale del totale delle vendite avviate ai grossisti.
• Vendite Toscana/totali vendite Italia. Rappresenta la percentuale delle vendite in Toscana sul totale delle vendite in Italia. L’indice può essere ricercato per tutte le regioni o città in cui avvengono vendite.
• Vendite prodotto/totali vendite. Mette in evidenza la percentuale del tipo di prodotti venduti sul totale delle vendite.

Gli indici finanziari

In genere, nelle strutture produttive agrarie, la gestione finanziaria è di solito poco analizzata. È stato evidenziato tuttavia che l’analisi delle risorse finanziarie è capace, anche nella produzione agraria, di migliorare i risultati gestionali e, dunque, potrebbe essere interessante verificare l’equilibrio finanziario, cioè indagare sulla qualità della gestione finanziaria con riferimento alle fonti e ai tempi.


In pratica, questo consiste nell'effettuare un'analisi quotidiana della liquidità aziendale con il flusso di cassa (cash flow) dato da entrate e uscite di cassa. Il cash flow quotidiano in entrata (in particolare nelle aziende floricole e vivaistiche) proviene dalle vendite, dai i crediti verso clienti e dai servizi di prestito a breve termine.I principali flussi in uscita sono dati dai debiti verso i fornitori, dai pagamenti dei salari e dai pagamenti di tutte le altre spese correnti di gestione.Ovviamente le entrate devono essere messe in opportuna connessione di tempo con le uscite, altrimenti potrebbero determinarsi serie conseguenze, dovute a limitata liquidità, che a lungo andare porterebbero alla perdita dell'autonomia aziendale.
Con gli indici finanziari indicati di seguito si può verificare il corretto uso delle risorse aziendali, sia nel breve che nel lungo periodo:
• Indice di liquidità = liquidità immediate + liquidità differite/passività correnti. Evidenzia se l’azienda ha la capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti nell’anno. Il valore del quoziente deve risultare superiore a +, ciò significa che le liquidità disponibili possono far fronte ai debiti di gestione.
• Indice di disponibilità = liquidità immediate + liquidità differite + scorte/passività correnti. A differenza del precedente, al numeratore vengono aggiunte anche le scorte come valori disponibili nel breve periodo.
Anche in questo caso il valore dell’indice deve essere superiore a +.
In genere, l’analisi degli aspetti finanziari viene effettuata nel lungo periodo.
Per questo gli indici più indicativi risultano i seguenti:
• Indice di copertura finanziaria 5 passività consolidate/immobilizzazioni nette. Se l’indice supera l’unità significa che tutti i beni fissi sono stati finanziati con fondi di medio o lungo periodo; se invece è inferiore all’unità evidenzia che una parte dai capitali dovrà essere restituita nel breve periodo e, se la condizione si protrae per più annate agrarie, si potrebbe andare incontro a crisi finanziaria.
• Indice del margine strutturale 5 capitale proprio/immobilizzazioni nette. Un risultato superiore o uguale a + indica equilibrio finanziario.
Indice della leva finanziaria o leverage finanziario
È il rapporto fra il capitale investito e quello proprio che determina l’indice della leva finanziaria, detto anche dell’indebitamento.
Facendo l’ipotesi che il valore del capitale investito (ricavato dallo stato patrimoniale) sia di 20.000 € e che di questo solo 6.000 € siano dell’imprenditore:
20.000 €/6.000 € = 3,33

Ciò significa che dei 20.000 € investiti una parte (1) è stata coperta dal capitale imprenditoriale e 2,33 parti coperte con capitale proveniente dall’indebitamento.
Tale indice fornisce le seguenti informazioni:
• un elevato valore dell’indice lascia intendere una elevata redditività del capitale proprio dato che esso fa parte del capitale investito;
• un elevato valore dell’indice segnala il rischio del superamento delle soglie dell’indebitamento e ciò sarebbe incompatibile con l’autonomia aziendale, in quanto i creditori potrebbero impedire alcune decisioni aziendali per non perdere i loro prestiti;
• più elevato è il valore dell’indice, più elevati sono i costi finanziari sugli interessi passivi.
Comunque un aumento dei costi per interessi passivi non porta solo al decremento del reddito netto, diminuisce anche, della stessa entità il costo finanziario. In altre parole, gli interessi passivi sono elementi negativi non solo per il reddito netto, ma anche per il reddito imponibile e assumono un ruolo di attenua-tasse oltre che di mangia-profitti.
Se invertiamo l’indice si ottiene molto più chiaramente la percentuale di indebitamento o quoziente di indipendenza.
Utilizzando i dati dell’esempio precedente avremo:
Capitale proprio 6.000 €/Capitale investito 20.000 € = 0,3

ovvero solo il 30% è capitale aziendale, il rimanente 70% appartiene a terzi.

Indice di acquisizione clienti

Indice numero nuovi clienti/totale clienti
Rappresenta la percentuale dei nuovi clienti sul totale dei compratori. Potrebbe essere analizzato insieme all’indice di perdita dei clienti, ovvero dal rapporto tra il numero dei clienti persi e il totale complessivo dei clienti.
È evidente che la percentuale dei clienti persi deve essere inferiore a quella dei clienti acquisiti ogni anno.

Gli indici riassuntivi

Tasso di rischiosità della gestione = Kt/Ci
Rappresenta la percentuale di capitale investito che viene messa a rischio qualora la produzione non avvenga per motivi tecnici o di mercato.

Fruttuosità della gestione = Rn/Kt
Anche in questo caso, l’indice esprime la percentuale del saggio a cui è stato investito il costo totale di produzione nel finanziamento delle operazioni di tutte le attività aziendali.
Indichiamo a promemoria che gli indici per la gestione delle superfici in ambiente protetto sono trattati nel Capitolo 3.

STOP E SINTESI

Gli indici di bilancio
A che cosa servono gli indici di redditività?
Servono nella valutazione gestionale dell’azienda in quanto non comprendono i costi di produzione.
Che cosa indica un indice di rotazione delle materie prime elevato?
Un valore elevato di questo indice indica vendite veloci e minori ammortamenti di capitali investiti.
Che indicazioni ci fornisce la leva finanziaria?
Questo indice fornisce informazioni riguardo alla percentuale di indebitamento dell’azienda essendo data da Ci/Cp.

STOP AND SUMMARY

Balance sheet indexes
What are profitability indexes for?
They are used for the business management evaluation, since they do not include the costs of production.
What does a high raw materials rotation index mean?
A high value in this index means quick sales and lower amortization of invested capitals.
What information is provided by financial leverage?
This index provides information about the percentage (given from Ci/Cp) of debt of the company.

ECONOMIA E AGROSISTEMI
ECONOMIA E AGROSISTEMI
VOLUME 1