Gli indici della redditività
L'utile di gestione può essere preso come parametro di misura del grado di efficacia con cui l'azienda persegue i propri obiettivi. La capacità di questo indice di evidenziare i dati utili è resa possibile solo quando viene confrontato con altri elementi contabili quali: le vendite, il capitale proprio e il capitale investito, che sono indicatori utilizzati solitamente nei settori extra agricoli, ma oggi possono essere applicati anche alla moderna produzione agraria per l'entità ormai elevata dei capitali investiti in azienda.
I valori di detti capitali, presenti nel bilancio di fine anno (consuntivo), rappresentano la consistenza alla chiusura contabile, tuttavia durante l'esercizio potrebbero essersi verificate anche consistenti variazioni che rendono tali dati poco attendibili per il calcolo della redditività. In pratica si utilizza la media dei capitali tra inizio e fine esercizio.
Nel caso delle aziende agrarie a conduzione diretta, per il calcolo del reddito (operativo e netto) non viene preso in considerazione il costo della manodopera familiare e dunque si potrebbero ottenere elevati valori degli indici. L'inconveniente potrebbe essere superato utilizzando gli indici solo fra aziende simili (cioè con manodopera familiare) oppure valutando le ore lavorative prestate dalla famiglia a tariffa avventizia e poi sottrarre il valore dal reddito. In questo modo gli indici possono essere comparati anche con aziende che si avvalgono solo del lavoro esterno.
Indice di redditività delle vendite
Rapportando il reddito netto con le vendite otteniamo l'indice di redditività delle vendite e cioè:
reddito netto/vendite
Ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e le vendite siano di 24.000 €, facendo il rapporto avremo:
1200/24000 = 0,05 ovvero il 5%
Ciò significa che ogni 100 € di venduto, l'azienda consegue 5 € di utile. L'indice permette di valutare la coerenza fra l'utile aziendale e il volume di vendita ed è legato al settore produttivo in cui opera l'azienda, al mercato in cui essa agisce, al tipo di concorrenza con cui si misura, ecc.
Indice di redditività del capitale proprio
Rapportando il reddito netto al capitale proprio abbiamo l'indice di redditività del capitale proprio e cioè:
reddito netto/capitale proprio
Il capitale proprio è il capitale dell'imprenditore che, avendo provenienza interna, non dà luogo a costi, rappresenta il mezzo finanziario messo a disposizione per la produzione e la sua remunerazione è data dal reddito netto che però può essere anche negativo.Anche in questo caso ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e che il capitale proprio sia di 6.000 €, facendo il rapporto avremo:
1.200/6.000 = 0,2 ovvero il 20%
Ciò significa che il capitale proprio è stato remunerato ad un saggio del 20%, come dire che l'impiego del capitale nella produzione ha prodotto un utile del 20%.1valori di detti capitali, presenti nel bilancio di fine anno (consuntivo), rappresentano la consistenza alla chiusura contabile, tuttavia durante l'esercizio potrebbero essersi verificate anche consistenti variazioni che rendono tali dati poco attendibili per il calcolo della redditività. In pratica si utilizza la media dei capitali tra inizio e fine esercizio.2L'indice permette di confrontare il saggio di remunerazione con investimenti alternati, specialmente quando si tratta di capitale societario. Quindi, in base al valore assunto dall'indice, si potrebbe decidere di investire altrimenti il capitale attualmente impegnato nella produzione, infatti consente di rilevare la coerenza fra l'utile e l'investimento. L'indice viene anche indicato con il termine di ROE (Return On Equity).
Indice di redditività del capitale investito
Rapportando il reddito netto al capitale investito otteniamo l'indice di redditività del capitale investito e cioè:
reddito netto/capitale investito
Il capitale investito è dato dal capitale proprio e dal capitale esterno. Entrambi concorrono a finanziare gli investimenti necessari alla produzione ed è rappresentato dall'attivo patrimoniale. Anche in questo caso ammettiamo per ipotesi che il valore del reddito netto sia 1.200 € e che il capitale investito sia di 20.000 €, facendo il rapporto avremo:
1.200/20.000 = 0,06 ovvero il 6%
Ciò significa il capitale investito è stato remunerato ad un saggio del 6%, come dire che l'impiego del capitale nella produzione ha prodotto il 6% di utile.È il caso di ricordare che il reddito netto scaturisce dai costi originati sia dalla gestione caratteristica od operativa, sia da quella finanziaria e straordinaria e, dunque, non è sempre in grado di esprimere dati attendibili sulle capacità imprenditoriali o direzionali, in quanto solo nella gestione operativa l'imprenditore possiede totale libertà di effettuare scelte tecniche, economiche e commerciali, mentre nelle altre gestioni l'imprenditore ha solo una libertà formale.È opportuno che l'imprenditore agrario attui verifiche anche della redditività del capitale investito, utilizzando al numeratore il reddito operativo, invece del reddito netto. Infatti il reddito operativo è molto più indicativo dell'efficacia gestionale in rapporto ai mezzi utilizzati. Egli infatti ha utilizzato mezzi tecnici, economici e commerciali, scelte che rientrano, appunto, nella gestione operativa o caratteristica, da cui nasce il reddito operativo. Inoltre quando la redditività supera il costo del denaro (saggio di interesse chiesto da terzi per prestiti di capitale) è possibile l'indebitamento.
Indice di redditività operativa del capitale investito
Rapportando il reddito operativo al capitale investito, otteniamo l'indice di redditività operativa del capitale investito e cioè:
reddito operativo/capitale investito
Facendo l'ipotesi che il valore del reddito operativo sia 4.800 € e che il capitale investito sia di 20.000 €, facendo il rapporto avremo:
4.800/20.000 = 0,24 ovvero il 24%
Ciò significa che il capitale investito è stato remunerato dalle scelte imprenditoriali, eseguite in piena libertà con un saggio del 24%. Tale indice viene definito anche con la sigla ROI (Return On Investments).Se vogliamo rendere più comprensibile il ROE e il ROI bisogna introdurre il ROD (Return On Debts), ovvero il rapporto fra il totale degli oneri finanziari e i prestiti utilizzati nella gestione.
In pratica il ROD evidenzia il costo del denaro preso in prestito nel corso dell'anno (Fig. 3), cioè il saggio di interesse passivo pagato dall'azienda. Dunque il ROD esprime il costo dei finanziamenti, mentre il ROI il loro rendimento. Risulta evidente che il ROI deve essere maggiore del ROD poiché significa che il reddito operativo è stato capace di coprire i costi derivanti dal denaro preso in prestito. Altro indice interessante è il ROS (Return On Sales), dato dal rapporto fra reddito operativo e il valore della produzione, perché misura la parte di reddito derivante dalla gestione caratteristica. Più si innalza l'indice, migliore è stata la capacità imprenditoriale.