3.2 • Commento alle voci di bilancio e riclassificazione dello stato patrimoniale
I ricavi rappresentano la voce principale della gestione operativa. Se la gestione non genera ricavi, manca il presupposto per l'imputazione dei costi e del risultato operativo.
Il calcolo delle rimanenze dei prodotti si ottiene consultandone i valori sullo stato patrimoniale iniziale e finale alla voce magazzini PV. Vale la pena ricordare che possono verificarsi ricavi e costi non ricorrenti, cioè componenti economici della gestione operativa che hanno carattere di eccezionalità. Per i ricavi si possono ricordare l'alienazione di capitali fissi e i contributi pubblici per l'anno agrario in corso. Tra i costi possono verificarsi perdite sui crediti.
Gli acquisti di materie prime corrispondono alla voce spese varie del bilancio economico-agrario e abbiamo già prodotto il metodo di calcolo (nel Capitolo 1.4).
Il calcolo delle rimanenze di materie prime si ottiene consultando i valori sullo stato patrimoniale iniziale e finale alla voce magazzini MP.
Per il calcolo delle spese di manodopera valgono gli stessi metodi visti per il carico di lavoro aziendale (nel Capitolo 1.4), così come per gli impiegati amministrativi che possono coincidere con la voce stipendi del bilancio economico-agrario.
La voce energia potrebbe essere calcolata con gli acquisti di materie prime e quindi con il metodo già proposto (nel Capitolo 1.4), ma vale la pena separarla per evidenziare con chiarezza i consumi energetici.
Il calcolo delle quote di accantonamento segue lo stesso criterio proposto nel bilancio economico-agrario (nel Capitolo 1.4).
Tutte le residue voci della gestione operativa (costi di amministrazione e vendita) sono quantificabili con la fatturazione delle voci stesse.
Le voci rappresentate dal costo delle materie prime (fertilizzanti, sementi, fitofarmaci, carburanti e lubrificanti, servizi forniti da contoterzisti, del lavoro, dei servizi e i costi di vendita), danno luogo a costi variabili, definiti anche costi diretti in quanto correlati con i ricavi; al variare del volume di produzione e vendite, questi costi variano anche se non in maniera proporzionale (vedi la legge della produttività decrescente). Proprio per questo motivo, nel corso della gestione, è prudente controllare gli scostamenti fra i costi variabili previsti (budget) e quelli reali, al fine di intervenire con eventuali provvedimenti correttivi.
La differenza fra ricavi e costi variabili fornisce il margine di contribuzione che deve essere in grado di coprire i restanti costi operativi dati dai costi fissi dipendenti dalla struttura organizzativa attuale (detti anche di struttura) e dalle spese di ricerca, di marketing e formazione (dette anche di sviluppo).
Quando è necessario, si potrebbero evidenziare anche i costi operativi capitalizzati nell'esercizio, ovvero le quote dei costi variabili e fissi sostenuti nell'esercizio, ma destinati ad esercizi futuri per incrementare gli investimenti. Devono essere valori trasparenti nel bilancio riclassificato al fine di evitare redditi poco veritieri.
La somma dei costi analizzati fornisce il costo del prodotto venduto ovvero il costo della gestione caratteristica o operativa.
A questo punto si possono considerare gli aspetti finanziari e patrimoniali della gestione inseriti nello stato patrimoniale che potremo riclassificare prendendo spunto dallo stato patrimoniale analizzato in precedenza, ma ordinando le voci in modo scalare.
Il calcolo delle quote di accantonamento segue lo stesso criterio proposto nel bilancio economico-agrario (nel Capitolo 1.4).
Tutte le residue voci della gestione operativa (costi di amministrazione e vendita) sono quantificabili con la fatturazione delle voci stesse.
Le voci rappresentate dal costo delle materie prime (fertilizzanti, sementi, fitofarmaci, carburanti e lubrificanti, servizi forniti da contoterzisti, del lavoro, dei servizi e i costi di vendita), danno luogo a costi variabili, definiti anche costi diretti in quanto correlati con i ricavi; al variare del volume di produzione e vendite, questi costi variano anche se non in maniera proporzionale (vedi la legge della produttività decrescente). Proprio per questo motivo, nel corso della gestione, è prudente controllare gli scostamenti fra i costi variabili previsti (budget) e quelli reali, al fine di intervenire con eventuali provvedimenti correttivi.
La differenza fra ricavi e costi variabili fornisce il margine di contribuzione che deve essere in grado di coprire i restanti costi operativi dati dai costi fissi dipendenti dalla struttura organizzativa attuale (detti anche di struttura) e dalle spese di ricerca, di marketing e formazione (dette anche di sviluppo).
Quando è necessario, si potrebbero evidenziare anche i costi operativi capitalizzati nell'esercizio, ovvero le quote dei costi variabili e fissi sostenuti nell'esercizio, ma destinati ad esercizi futuri per incrementare gli investimenti. Devono essere valori trasparenti nel bilancio riclassificato al fine di evitare redditi poco veritieri.
La somma dei costi analizzati fornisce il costo del prodotto venduto ovvero il costo della gestione caratteristica o operativa.
A questo punto si possono considerare gli aspetti finanziari e patrimoniali della gestione inseriti nello stato patrimoniale che potremo riclassificare prendendo spunto dallo stato patrimoniale analizzato in precedenza, ma ordinando le voci in modo scalare.