La Scienza economica studia le leggi secondo le quali la ricchezza degli individui si forma (attraverso un atto produttivo), si trasforma (ad esempio il grano diventa farina, la farina pasta alimentare), si distribuisce (coinvolge anche altre persone, con il mercato) e si consuma (ultimo anello della catena) (Fig. 1). L'economia dunque si occupa non di fatti naturali, ma di fatti umani, cioè di fatti sociali che vengono analizzati dal punto di vista dell'attività pratica, per riconoscere gli effetti determinati dall'uomo attraverso le sue azioni.
• ambiente naturale determinato in seguito a fatti indipendenti dalla sua volontà (fatti naturali);
• ripercussioni di attività svolte in passato in quell'ambiente;
• limiti imposti dall'organizzazione sociale e politica allo svolgimento dell'attività volontaria dell'uomo (dati storici);
• conoscenze tecniche e progresso tecnologico;
• tradizioni relative al comportamento umano.
L'uomo entra in questa molteplice realtà, si adopera per conoscerne tutti gli aspetti, accetta le condizioni di fatto ed opera con il suo atto volitivo. Deve però avere una perfetta consapevolezza del posto che occupa nella realtà in cui opera poiché tale posizione condiziona il raggiungimento del fine.
In altre parole l uomo pratico con la sua attività accetta la situazione di fatto e la trasforma in una nuova. È dunque una realtà in continua evoluzione, entro la quale l'uomo deve essere in grado di adattarsi alle sempre nuove situazioni di fatto.
Per operare i soggetti devono essere in possesso di energia personale che si estrinseca nelle loro attitudini (volitiva, organizzativa, direttiva ed esecutiva) e di mezzi materiali (beni). Non è detto, comunque, che il soggetto disponga di entrambe le componenti. In genere assistiamo ad operatori che dispongono di energia personale, ma non di beni, o viceversa; solo i più fortunati dispongono di entrambi.
È dunque comprensibile come la quantità di energia a disposizione del soggetto operante condizioni, in quella determinata situazione di fatto, il fine, ovvero la reale possibilità di operare.
In sostanza è l'azione volontaria dell'uomo che diventa l'oggetto dello studio economico. Ogni azione si concretizza con l'insorgenza di un bisogno, cioè una necessità dell'uomo, che viene soddisfatta attraverso la trasformazione di cose.
► Bisogno (o causa), scopo, trasformazione e fine sono dunque i caratteri dell'azione volontaria dell'uomo. A questi tuttavia devono essere aggiunti: il ► rischio, un carattere intrinseco all'operare, che può essere controllato per mezzo di indagini statistiche, di mercato, assicurazioni, ecc., ma non del tutto eliminato e l' orizzonte economico, cioè il limite futuro relativo alle mete, agli obiettivi dell'operatore. Questo è un carattere soggettivo in quanto coinvolge le attitudini personali e la posizione del soggetto nella sfera sociale. Ad esempio una persona posta a capo di un aggregato sociale, come un'azienda o una famiglia avrà la necessità di spostare l'orizzonte oltre la sua vita, a differenza di un uomo considerato singolarmente e individualmente.
La Scienza economica indaga sulla razionalità dell'azione attraverso il cosiddetto postulato edonistico, cioè con la convinzione che l'uomo operi per raggiungere la soddisfazione di un bisogno, di un utile, di un godimento tendendo ad aumentarne via via l'energia iniziale. Questo concorda con le definizioni del Ferrara (1950), dello Jevons (1871), del Pantaleoni (1889) e del Lange (1958) che in sintesi riconoscono la Scienza economica come un insieme di leggi che governano gli atti con cui gli individui intendono conseguire la soddisfazione dei propri bisogni mediante il minor consumo di energia.