ECONOMIA E AGROSISTEMI

Calcolo delle quote sui capitali fissi (Qcf e Qcs)

Le quote rappresentano la spesa media annua per l'uso dei capitali fissi (capitale fondiario e di esercizio), cioè quei capitali che si esauriscono in più cicli produttivi e quindi non sarebbe corretto attribuire il loro consumo ad un solo ciclo (cioè ad una sola annata agraria). 
Si parla sia di spesa per la reintegrazione del capitale (ricostruzione del capitale alla fine della sua vita economica), che di quella di manutenzione e di assicurazione. 
La quota di reintegrazione (Qr) si configura come una quantità di denaro da accantonare ogni anno per ricostruire il capitale di partenza quando esso non è più in grado di svolgere la sua funzione economica. Il calcolo viene eseguito conoscendo il prezzo di acquisto del capitale, la sua durata economica e il valore residuo. Con i dati precedenti e il coefficiente della reintegrazione si ottiene la quota annua: 

Qr = (prezzo di acquisto - valore finale) x r/qn - 1

Dove:

n rappresenta la durata economica in anni.


È evidente che la quota di reintegrazione (Qr) sarà in rapporto diretto con il prezzo di acquisto e inverso con la durata economica.
Il calcolo, per ogni singolo capitale, può essere eseguito anche applicando una percentuale (in pratica equivale al coefficiente di reintegrazione) sul prezzo di acquisto.
Tale percentuale è ricavabile dall'inverso della durata del capitale. Ad esempio, se la durata economica di una trattrice è stimabile in 10 anni,
1/10 = 0,1 quindi la percentuale da applicare al prezzo di acquisto o valore a nuovo sarà del 10%; se invece la durata si riduce a 4 anni, 1/4 = 0,25, sul valore a nuovo dovrà essere applicato il 25%.
La durata economica delle macchine aziendali (motrici e operatrici), infatti, risulta in genere molto più bassa, si parla quindi di durata limitata.
Il loro invecchiamento è dato sia dall'intenso lavoro, sia dal fatto che diventano obsolete dal punto di vista tecnologico; di conseguenza la percentuale da applicare al prezzo di acquisto, per il calcolo della quota, sarà destinata a crescere (Fig. 16).
In genere, possiamo dire che una macchina motrice (trattrice) ha una durata più lunga di una macchina operatrice portata o trainata (seminatrice) e questa, a sua volta, ha una durata più lunga di una macchina semovente (zappatrice). Con la stessa metodologia si calcolano le quote di reintegrazione sugli impianti industriali (cantina e oleificio) e sugli arboreti poliennali.
Per i fabbricati, invece, la durata è da considerarsi praticamente illimitata, purché soggetti a regolare manutenzione; la percentuale da applicare al nuovo, per avere la quota, sarà molto più bassa rispetto al caso precedente. Infatti, nel coefficiente di reintegrazione se n tende all'infinito, la quota di reintegrazione tende a zero. Però, utilizzando il metodo precedente e considerando una durata di 90 anni, avremo:
1/90 = 0,011 
cioè l'1,1%, quindi una incidenza molto bassa.
Per quanto riguarda il capitale bestiame il calcolo della quota di reintegrazione dipende dal tipo di rimonta utilizzata per mantenere il capitale efficiente:
• nel caso di RI la quota è data dal valore dei capi non venduti che sono andati a sostituire i capi giunti a fine carriera, dunque non si calcola;
• nella RE la quota è data dal valore di acquisto dei capi che dovranno sostituire quelli a fine carriera, dunque risulta calcolata in un'altra voce.
Nel caso degli ambienti protetti il calcolo della quota di reintegrazione varia a seconda che si parli di ambienti di coltivazione, di allevamento, di forzatura, di propagazione o universali. In questi ambiti, poi, bisogna stabilire quali sono i materiali impiegati nelle strutture (metallo, legno, calcestruzzo o misti, con copertura a vetri o film plastici), la presenza o meno di climatizzazione (serre fredde, temperate o serre calde temperate) e i tipi di riscaldamento utilizzati negli ambienti. Per il calcolo della quota di reintegrazione sarebbe più corretto utilizzare il rispettivo coefficiente finanziario. 

La manutenzione o quota di manutenzione (Qm) è la spesa necessaria per mantenere efficienti i capitali fissi. Si fa riferimento al capitale fondiario e, in particolare, a fabbricati, strade poderali, fossi, canali, impianti fissi, recinzioni, ambienti protetti, ma non alle piantagioni poliennali in quanto la spesa è già computata nelle normali pratiche di coltivazione e quindi calcolata in altre voci (lavoro, spese varie, ecc.) e nel capitale macchine e attrezzature (riparazioni ordinarie, acquisto pezzi di ricambio, pulitura). 

 
II calcolo deriva dalla somma delle spese annue contabilizzate per gli interventi, che ordinariamente possono essere sintetizzate con una percentuale da applicare sul valore a nuovo del capitale. Anche in questo caso tale percentuale dipende dalle caratteristiche e dall'uso che si fa del bene. 

L'assicurazione, o quota di assicurazione (Qa), è la spesa necessaria a coprire i rischi dei capitali fissi. Attualmente viene anche pagata per assicurare capitali circolanti (esempio prodotti in corso di maturazione o frutti pendenti). 


I rischi coperti sono, generalmente, l'incendio, la mortalità del bestiame e la grandine sui prodotti dei campi (prodotti in essere). Se il capitale a rischio è effettivamente assicurato, la quota sarà rappresentata dal premio pagato alla compagnia assicuratrice; se invece non esiste nessun contratto assicurativo, la quota sarà presunta in base a quello che dovrebbe essere versato in caso di assicurazione reale. In nessun caso si potrà non tenere conto di questa voce, in quanto un capitale a rischio deve essere economicamente coperto. Anche in questo caso si potranno usare percentuali di incidenza sul valore a nuovo del capitale che scaturiscono statisticamente dalla pratica assicurativa in base al tipo di rischio, alla zona e al tempo che intercorre fra un sinistro e l'altro. Nel caso specifico dei capitali agrari la percentuale che determina la quota può considerarsi compresa fra l'1 e il 4% del valore a nuovo del capitale. 

Tabella 25 • Prospetto riassuntivo per il calcolo delle tre quote.

Calcolo del Salario e dello Stipendio (Sa e St)

Per quantificare il lavoro manuale, o carico di lavoro aziendale, annuo la ricerca comporta le seguenti conoscenze:
• l'indirizzo produttivo che rappresenta le attività aziendali;
• gli ettari coltivabili o superficie agraria utilizzata (SAU);
• la tecnica colturale, cioè le scelte tecniche attuate al fine di ottenere la produzione desiderata. Ad esempio se nella coltivazione del mais si utilizza la tecnica del no tillage, nella fase di impianto si hanno solo tre operazioni. Nel caso invece dell'uso della tecnica convenzionale se ne hanno sei. Quindi in relazione a queste scelte possiamo trovarci di fronte a un diverso numero di ore di lavoro;
• il grado di meccanizzazione, ovvero la qualità e la quantità delle macchine disponibili in azienda o a noleggio, fa aumentare o diminuire il carico di ore di lavoro.
La ricerca del carico di lavoro aziendale può essere effettuata utilizzando il calendario agrario, che consiste nell'appuntare su una agenda le ore o le giornate lavorative necessarie allo svolgimento delle operazioni relative a quel dato periodo, mese o settimana (Tab. 26). 

Tabella 26 • Esempio di ricerca di carico di lavoro di una ipotetica azienda con dato ordinamento le cui colture richiedono mensilmente le ore indicate.

In alternativa si può procedere come nella tabella seguente.

Tabella 27 • In alternativa alla tabella 26 si possono calcolare le singole attività aziendali come di lato riportato.

Sapendo che una giornata lavorativa in agricoltura è di 8-10 ore avremo:
15.943,5/9 = 1.771,5 giornate lavorative annue (gl)

Poiché un addetto può lavorare circa 260-280 giornate all’anno si può trasformare il carico di lavoro in addetti (unità lavorative Ul) sia fissi che avventizi:
1.771,5/270 = 6,56 UI
da utilizzare in azienda sulla base delle attività ipotizzate. Con una successiva analisi l'imprenditore potrà stabilire una ripartizione fra unità fisse e avventizie. La voce (St) per il lavoro di direzione e controllo contabile è un costo che viene remunerato, come il compenso spettante al libero professionista per interventi di consulenza agronomica e commercialistica, poiché difficilmente nelle aziende agrarie è presente una figura a tempo pieno. Per il calcolo in fase preventiva o didattica si ritiene che la voce possa assorbire mediamente dal 3 al 5% dei ricavi, in alcuni casi comprensivo delle spese di commercializzazione (provvigioni, pubblicità, trasporti, contatti, ecc.). 

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VOLUME 1