CONCETTI CHIAVE
• Paesaggio• Quattro fasi dell’urbanizzazione
• Callitopi, callitipi, normotipi, cacotipi
• Tipologie di paesaggi italiani
• Ecologia del paesaggio
• Reti ecologiche
• Rete Natura 2000
3.1 Il paesaggio: analisi e classificazione
Come per il concetto di ambiente e di territorio, anche il concetto di paesaggio, negli ultimi anni è stato oggetto di approfondito riesame e revisione. Intorno ad esso dibattono più scuole di pensiero, diverse a seconda del contesto in cui si utilizza il temine.Dal punto di vista storicistico, secondo cui la storia è un insieme di avvenimenti strettamente correlati e che si influenzano, il paesaggio è il risultato dell’evoluzione della Natura e dell’azione dell’uomo.
Dal punto di vista estetico e culturale “esso è ritenuto un valore" (sent. 151/1986 della Corte costituzionale) e un "bene immateriale unitario" (sent. 641/1987). Secondo i per-cettivisti, infatti, esso è l’insieme delle forme di un luogo e delle relazioni fra di esse.
L’immagine che ognuno ha di un luogo dipende guindi dalle forme del luogo, che sono uguali per tutti, ma diverse dal punto di vista, dalla direzione in cui guarda e dalla personalità del percettore.
Secondo gli ecologisti esso è l’insieme delle cose e delle relazioni fra di esse.
Forman e Godron nel 1986 hanno definito il paesaggio come "un'area eterogenea del territorio composta da una serie di ecosistemi interagenti, che si ripete in forma simile in zone contigue".
Al contrario Odum, nel 1989, lo chiama "il livello di organizzazione dei sistemi ambientali, interposto tra l’ecosistema e il bioma".
L'evoluzione del paesaggio nel tempo
Il paesaggio muta col trascorre del tempo (stagioni, anni, secoli, ere geologiche, ecc.) in conseguenza di fenomeni naturali e antropici. Negli ultimi millenni, in relazione all’espansione umana sulla superfìcie terrestre e alla progressiva urbanizzazione, si è passati sempre più dai paesaggi naturali ai paesaggi artificiali. Si calcola che nel corso della storia l’urbanizzazione abbia attraversato guattro fasi (non corrispondono dovungue agli stessi periodi temporali), durante le guali i paesaggi hanno conosciuto diversi gradi di naturalezza e artificialità, e che se ne possa ipotizzare una guinta in un futuro prossimo.La prima fase (che sussiste tuttora in vaste parti di Africa, Asia o Sudamerica) si verificò in Europa prima dell’Impero romano e nelle Americhe prima dell’invasione degli europei e fu caratterizzata da villaggi isolati, con scarsi collegamenti e un’economia prevalentemente primaria (caccia, allevamento, eventualmente agricoltura). I paesaggi erano naturali.
La seconda fase si protrasse fino al XVIII secolo e fu caratterizzata da ampi paesaggi naturali e da paesaggi prevalentemente rurali (coltivazioni, prati-pascoli) con abitati costituiti da città e da borghi collegati da strade carrozzabili e disposti lungo aree di frangia (coste, fiumi, risorgive, piedi delle montagne).
La terza fase si verificò dal 1800 fino alla prima metà del 1900, con l’avvento dell’industrializzazione, la riduzione degli addetti alle attività primarie e il forte aumento delle attività secondarie. Le industrie si localizzarono nelle periferie delle città attirando molta manodopera dalla campagna e dalle aree deboli (in Italia, dal Sud) o da nazioni più svantaggiate (emigrazione italiana nei paesi più industrializzati). Le città si espansero, inglobando gli abitati più piccoli. Cominciarono così a prevalere i paesaggi di tipo rurale.
Nella quarta fase, che va dalla seconda metà del secolo scorso fino ai giorni nostri, prevalgono i paesaggi artificiali, sia rurali che urbani. Grazie alle comunicazioni stradali, telefoniche e radiotelevisive e alla diffusione della stampa non vi è più una sostanziale differenza per ciò che riguarda i servizi, la loro accessibilità e la diffusione della cultura fra e le grandi aree urbane e gli abitati extraurbani che aumentano nelle aree rurali.
La quinta fase si realizzerà nel prossimo futuro e sarà caratterizzata da prevalenza di paesaggi artificiali, con aumento dei paesaggi urbani e delle comunicazioni.
Analisi visive e percettivo-culturali del paesaggio
Il paesaggio è l’aspetto visibile di un ambiente ed è costituito da tutti guegli elementi che distinguono la fisionomia di un territorio attraverso le caratteristiche fisiche, antropiche e biologiche del luogo preso in esame.Esistono due distinte tipologie di paesaggio:
a. paesaggio naturale, plasmato dalle forze della natura e composto da elementi naturali (laghi, fiumi, montagne, ecc.);
b. paesaggio antropico (o paesaggio umanizzato), costruito dall’intervento umano, composto da elementi antropici (coltivazioni, abitazioni, strade, città, ecc.).
Fra gueste due tipologie, tuttavia, non esistono distinzioni nette in guanto la prima è guasi sempre influenzata dalla seconda sia direttamente che indirettamente (ne sono un esempio, i mutamenti climatici causati dall’effetto serra e dall’inquinamento transnazionale). Esiste, quindi, una reciproca relazione fra le componenti naturali e umane alla quale, negli ultimi anni, è stata aggiunta una nuova dimensione: la percezione sociale del paesaggio. La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 ha definito il paesaggio “ una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni".
La percezione del paesaggio non è uguale per tutti, ma è differente a seconda del contesto del discorso, del punto dal quale viene percepito (panorama), della direzione da cui si guarda (veduta) e della sensibilità e degli interessi specifici dell’osservatore.
Infatti uno stesso paesaggio boschivo può essere percepito in modo diverso da un poeta che vi troverà ispirazione, da un naturalista che noterà soprattutto le associazioni vegetali o da un forestale che ne individuerà le specie presenti, il piano dominante, la densità.
La classificazione del paesaggio
La classificazione delle varie parti di un territorio viene fatta in base al loro valore paesaggistico. Per definire il valore paesaggistico di un’area si può classificarla in base a guattro principali categorie, ognuna delle guali suddivisibile in sottocategorie.1. Callitopi: costituiti da aree di eccezionale valore, che devono essere conservate tali e guali evitando ogni alterazione dell’aspetto. Un esempio sono le cime montane e i laghi alpini. Vengono distinti in callitopi assoluti che hanno di per sé un’eccezionale, universale e compiuta bellezza e callitopi relativi la cui elevata bellezza diviene eccezionale, in relazione al contesto delle aree adiacenti. Ad esempio una pineta in un’area collinare o coperta da maggiori estensioni boschive apparirebbe di valore meno eccezionale di una stessa pineta che risulti l’elemento paesag-gisticamente dominante di una pianura piatta, assoggettata a bonifica.
2. Callitopi: occupano le aree anche estese di generale elevato valore: guali le valli alpine abitate, le aree collinari abitate. Le trasformazioni sono ammissibili guando necessarie e non localizzabili altrove poiché chi vi abita ha comungue delle esigenze, ma le nuove edificazioni dovrebbero essere progettate con un buon eguilibrio fra elementi antropici e naturali. Tali aree possono essere distinte in callitopi alti, come ad esempio una valle alpina con rari edifìci tradizionali ed ampia presenza di boschi e prati, callitopi medi, come paesaggi montani o collinari in genere con scarsi elementi dissonanti e callitopi bassi come paesaggi montani o collinari, in genere con vari elementi non di pregio.
3. Normotipi: sono le aree di comune valore come ad esempio le aree residenziali e industriali e le campagne coltivate di tipo estensivo in pianura. In gueste aree le trasformazioni sono ammissibili, ma non devono peggiorare l’aspetto dei luoghi. Sono suddivisibili in normotipi alti (guartieri occupati da villette con giardini), normotipi medi (aree con edifìci alti e ordinati o una comune strada urbana) e normotipi bassi (una periferia non molto ordinata o con edifìci alti senza pregio architettonico).
4. Cacotipi: sono le aree degradate, quali zone industriali dismesse, cave abbandonate, periferie con edificazioni caotiche. In gueste zone si deve intervenire pesantemente, cambiandone completamente l’aspetto; possono essere suddivisi in cacotipi non recuperabili, soggetti a radicali trasformazioni, e cacotipi recuperabili, se vi si trovano edifìci o manufatti non più in uso, denominati correntemente di archeologia industriale, che è bene restaurare per il loro valore architettonico o più spesso in guanto documenti dell’ingegno umano.
3.2 Tipologie dei paesaggi italiani
Grazie alla particolare conformazione fìsica della Penisola italiana (ricca di montagne che spesso giungono fino al limitare della costa) e alle complesse vicende storiche, i paesaggi italiani sono tra i più vari al mondo e proprio in base alle loro caratteristiche geografiche regionali, si riconoscono tipologie diverse.Sullo stesso territorio nazionale si trovano, infatti, paesaggi di montagna, di mare, lacustri, di pianura e costieri. Si può dire che ogni regione italiana abbia le sue peculiarità. Alcuni paesaggi come guello aperto, per esempio, detto anche openfìeld, sono grandi superfìci coperte da colture agricole; altri, come la landa, sono un’estensione di terra con rare colture, mentre altri ancora, come il bocage, sono piccoli boschi, caratterizzati da campi o prati separati da siepi o muretti in pietra.
Il paesaggio alpino
Il sistema montuoso alpino si sviluppa, a occidente, dal Colle di Cadibona e termina a oriente, con il passo Vrata, interessando regioni guali Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia.Il paesaggio alpino presenta forme diverse derivate dall’azione degli agenti erosivi esogeni (precipitazioni, venti, temperature, ghiacciai) su materiali di diversa origine orogenetica. Infatti le Alpi occidentali e le montagne più interne di guelle centroorientali sono costituite da rocce ignee intrusive e da rocce metamorfiche, come graniti e scisti cristallini, mentre le alpi orientali sono costituite da rocce più tenere come guelle calcaree o, nel caso delle Dolomiti da dolomia.
Ne consegue che i paesaggi naturali delle prime sono caratterizzati da aspre ed alte vette (da guelle isolate del Monviso, della Grivola, del Cervino, ai massicci del Monte Bianco e defì’Adamello) e da valli dalla tipica forma a “U”, da grandi circhi glaciali, terrazzi e sbarramenti morenici, dove è evidente soprattutto l’azione erosiva dei ghiacciai. I paesaggi alpini orientali presentano castelli di roccia, pareti a strapiombo, torrioni e canaloni scolpiti dall’erosione e valli dalle forme più dolci e tondeggianti che, nella parte superiore, sono circondate da altopiani erbosi, mentre in guella inferiore sono intagliate da solchi profondi (canyons).
Qualungue sia la composizione delle rocce, in tutti i paesaggi alpini si nota una distribuzione della vegetazione simile, secondo fasce altimetriche che vedono succedersi, dal basso verso l’alto:
1. boschi di latifoglie (castagno, frassini, guerce);
2. foreste caratteristiche delle zone continentali fredde (faggi, pini, larici, abeti);
3. formazioni arbustive proprie delle zone pre-tundriche (mughi, pinastri, ontani);
4. formazioni erbacee tipiche della tundra (le praterie degli alti pascoli).
Tuttavia il limite altimetrico delle singole formazioni vegetali, varia fra il versante settentrionale e meridionale della catena alpina, e anche all’interno dello stesso versante in funzione dell’esposizione al sole, dei tipi di suoli, della quantità di precipitazioni, che è maggiore nelle zone esterne e nella parte orientale.
Le caratteristiche geomorfologiche e climatiche hanno anche condizionato la vita dell’uomo e, ancor oggi, le diverse forme d’insediamento (centri abitati spesso nelle valli, su coni di deiezione, in posizione più elevata e al riparo da eventuali esonda-zioni dei fiumi) sono soprattutto il frutto dei differenti modelli culturali ed economici portati nel tempo dai Romani e dai popoli germanici. I primi, insediatisi nel settore sud-occidentale delle Alpi introdussero nuove colture (vite e castagno), costruirono nuove strade (che resero più accessibili le zone interne) e favorirono l’insediamento accentrato, con case costruite (almeno in origine) in pietra. I popoli di stirpe germanica, introdussero nel settore settentrionale, invece, un’economia fondata prevalentemente sull’allevamento, su insediamenti sparsi (il maso) o raccolti in minuscoli nuclei di fattorie con edifìci prevalentemente in legno. Per anni la regione alpina è stata caratterizzata da un’economia agro-silvo-pastorale al di sotto dei 1000-800 m, dove le migliori condizioni climatiche hanno consentito le coltivazioni specializzate (frutteti, vigneti) realizzate attraverso canalizzazioni, argini dei fiumi, coltura dei terrazzi naturali.
Le maggiori trasformazioni del paesaggio si devono però al grande sviluppo del turismo che ha attirato un numero crescente di persone: i borghi di montagna sono diventati vere e proprie “città” attrezzate con strutture ricettive alberghiere ed extral-berghiere, nonché con tutte le infrastrutture ludiche e di trasporto utili ai turisti.
Il paesaggio prealpino
Le prealpi si estendono dalla zona del lago Maggiore all’Isonzo, costituiscono la fascia intermedia, tra la catena alpina e la Pianura Padana e hanno una struttura prevalentemente calcarea. Sono suddivise in due sezioni. Quella occidentale (prealpi lombarde) e orientale (prealpi venete e carniche) separate dalla valle dell’Adige. Le prealpi lombarde presentano un paesaggio erto, vigoroso, con grandi laghi glaciali (Maggiore, Orta, Como, Iseo e Garda) che occupano la parte terminale delle valli alpine, sbarrate al loro sbocco in pianura da ammassi morenici depositati dai ghiacciai. Grazie a un clima molto mite si sviluppa la vegetazione mediterranea, con presenza di specie vegetali come cisti, artemisie e piante arboree, soprattutto sul lago di Garda e d’Iseo, l’olivo. Il terreno intorno ai laghi è diffìcilmente coltivabile a causa della pendenza dei versanti; i centri abitati si posizionano lungo le rive.La sezione orientale in cui rientrano i Colli Euganei, i Monti Berici, le appendici montuose del Friuli è caratterizzata da rilievi più distesi, con altipiani come quello d’Asiago che sono stati abitati fin da epoche remote, poiché sulle alture le condizioni di vita erano più favorevoli di quelle della pianura, paludosa e malarica. La distribuzione spaziale dei centri abitati riflette ancora oggi un’organizzazione sociale ed economica che nei secoli passati si basava principalmente sulla conduzione diretta o mezzadrile dei fondi, dove era diffusa la policoltura (che associa colture legnose ai seminativi di mais, sorgo, grano). Il clima asciutto con scarse precipitazioni ha favorito soprattutto nel veronese, bresciano, trevigiano, udinese la coltivazione specializzata della vite.
Il paesaggio padano
La Pianura Padana è una pianura prodotta dal deposito dei detriti trasportati dalle acque fluviali alpine e appenniniche, chiusa a Nord e a Ovest dalle Alpi, a Sud dagli Appennini, a Est dal Mar Adriatico.All’interno di questa pianura si possono individuare due zone morfologicamente molto diverse tra loro, a cui si associano differenti caratteristiche paesaggistiche e socio-economiche: l’alta pianura asciutta e la bassa pianura irrigua.
Nella prima, che si sviluppa a ridosso della fascia alpina e prealpina, il terreno è costituito dal deposito di detriti pesanti (come ciottoli e ghiaia), perciò l’acqua piovana non rimane in superfìcie, ma penetra nel sottosuolo e scende in profondità, fin dove trova uno strato impermeabile che blocca il suo percorso, dando origine alle falde acquifere. La bassa pianura presenta invece suoli impermeabili, costituiti da detriti più fini e leggeri (come argilla e sabbia) ed è perciò ricca di acque superficiali. Nel punto di incontro tra alta e bassa pianura si crea la fascia delle risorgive (dette anche fontanili), in cui una parte dell’acqua sotterranea riemerge e continua il suo ciclo in superfìcie.
L’alta pianura è sede delle attività industriali e delle relative infrastrutture e presenta un paesaggio fortemente urbanizzato con grandi aree metropolitane (Torino e Milano), mentre la bassa pianura si configura come area prevalentemente a vocazione agricola, orientata alla commercializzazione dei prodotti, con campi coltivati e case rurali isolate nella campagna.
Il paesaggio appenninico
La catena appenninica, lunga circa 1000 km attraversa la Penisola italiana essendo concatenata a Nord-Ovest alla catena alpina e a Sud con i rilievi della Sicilia settentrionale. Dal punto di vista geologico presenta una sostanziale unità strutturale, con formazioni sedimentarie.I suoi rilievi sono di modesta altezza (la vetta più alta è il Gran Sasso, 2912 m) con monti arrotondati e dolci nella parte settentrionale, un po’ più aspri e di tipo calcareo dolomitico nella parte centro-meridionale, che è anche caratterizzata dal vulcanesimo (la vetta più alta è rappresentata dal vulcano Etna, 3323 m). Si distinguono l’Appennino settentrionale, centrale e meridionale.
L’Appennino settentrionaleche comprende porzioni di territorio di Liguria, Toscana ed Emilia Romagna; è formato da rocce sedimentarie che costituiscono pendii dolci e arrotondati dove l’argilla ha determinato il caratteristico paesaggio dei calanchi, privo di vegetazione e predisposto a frane e smottamenti.
Le montagne presentano una sostanziale differenza fra i due versanti: il versante tirrenico è ripido soprattutto quando scende direttamente al mare, come in Liguria, mentre il versante adriatico è poco scosceso e si distribuisce in uno spazio più ampio, dove i fiumi hanno un decorso trasversale.
Al variare dei versanti, differisce anche la vegetazione: in cima al crinale si trovano le praterie, con una flora erbacea simile a quella alpina. Scendendo di quota, si incontrano le brughiere, in cui si rinviene il mirtillo nero e rosso, il sorbo, il rododendro ed alcuni importanti relitti glaciali come l’Erica baccinifera.
Fino a 1700 m di quota circa ci sono le foreste di faggio ed abete bianco e intorno ai 1000 m di altitudine si trovano querceti di cerri e roverelle, con aree a castagneto.
Dove i versanti diventano più dolci, si apre il paesaggio agricolo: sulle colline dell’Emilia, vi sono le coltivazioni foraggere e i campi coltivati a cereali, quali il grano, il granturco e l’orzo, finalizzati all’allevamento bovino e, guindi, alla produzione del Parmigiano Reggiano, caratteristico di gueste terre. In Romagna si trovano le colture frutticole, mentre sul lato tirrenico, sui pendii spesso terrazzati della Toscana, si coltivano soprattutto ulivi e viti per la produzione dell’olio e del vino.
L’Appennino centrale, che comprende guello umbro-marchigiano e abruzzese, presenta rilievi più aspri ed elevati, falde acguifere numerose e un’idrografìa nel versante orientale trasversale, mentre sul versante occidentale è longitudinale. Il paesaggio, appare arido e brullo sulle alture, ricco di vegetazione nei fondovalle e in pianura. Gli animali come lupo, camoscio, orso, aguila reale caratterizzano gueste montagne dove si è integrata in maniera armonica la millenaria opera dell’uomo il cui lavoro è evidente in antichi paesaggi agrari e pastorali guali campi aperti, mandorleti, boschi di castagno e orti fluviali. La tendenza al degrado è stata bloccata sui versanti dall’introduzione del terrazzamento che ha impedito lo scolo dell’acgua, mentre nelle conche intermontane (quelle più popolate sono quelle dell’Aquila, di Sulmona, di Avenzano) caratterizzate dalla presenza dell’acqua e da un clima più temperato, si coltivano tuttora antiche varietà come le lenticchie ad oltre 1500 m di quota, la pastinaca, lo zafferano, la solina (antico grano tenero conosciuto già in epoca romana), l’aneto o il coriandolo.
L’Appennino meridionale, che comprende quello campano, lucano, calabrese, siciliano si presenta meno unitario, con massicci di minore altezza (le cime superiori a 2000 m sono molto rare) più vicini al Tirreno che all’Adriatico. Caratteristici di questa sezione sono gli altipiani, tra cui spicca quello della Sila, e le ampie terrazze, come le pendici dell’Aspromonte.
I suoli, generalmente argillosi, sono aridi d’estate e soggetti a frequenti frane in inverno, anche a causa di un’intensa opera di disboscamento per incrementare i pascoli e i seminativi. I primi insediamenti sono sorti su estensioni di terra coltivata a cereali o utilizzate per il pascolo.
I centri urbani ancor oggi sono scarsamente collegati fra loro e si possono scorgere città come Napoli, Palermo, Catania poste all’esterno della catena appenninica, città quali Benevento e Avellino poste ai suoi margini, e centri urbani di antiche tradizioni, quali Isernia, Potenza, Castrovillari situate nella parte più interna dell’Appennino meridionale.
Il paesaggio costiero
Le coste rappresentano un elemento paesaggistico fondamentale del territorio italiano. Esse hanno caratteri estremamente vari: a coste alte e rocciose si alternano tratti sabbiosi e pianeggianti, alle lagune si susseguono le insenature profonde e dirupate, le alte falesie e le dune.La conformazione delle coste dipende dalla vicinanza dei rilievi, che se corrono vicino al mare, danno origine a coste alte e rocciose, spesso incise da insenature profonde, se si allontanano dal mare, producono litorali bassi e sabbiosi. Un tipo particolare di costa rocciosa è quella della Gallura, in Sardegna, detta costa a rías, in cui il litorale è intagliato da strette e profonde insenature, in origine valli fluviali poi sommerse dal mare.
Un altro elemento che segna la morfologia costiera è rappresentato dai fiumi che modificano le coste per accumulo dei detriti. L’azione costruttiva dei fiumi è evidente alla foce del Po, nell’Adriatico settentrionale, nel Tevere e nel Tirreno centrale. Partendo da Nord-Ovest si incontrano le coste liguri, rocciose, altissime sul mare, con ridotte frange di sabbia sabbiose, frapposte tra i capi rocciosi.
Anche sulle coste della Toscana, del Lazio e della Campania si alternano tratti di litorali sabbiosi, corrispondenti alle pianure costiere, inframmezzati da promontori rocciosi (Piombino, Argentario, Circeo), un tempo antiche isole, poi unite al continente dai depositi alluvionali trasportati dai fiumi appenninici; di particolare bellezza è la costiera amalfitana. Le tipologie di coste calabresi maggiormente presenti sul Tirreno sono le ripe scoscese che si presentano alte, chiuse, rettilinee poiché la montagna appenninica è a ridosso del mare. Capi rocciosi interposti a pianure costiere basse e sabbiose si ritrovano anche in Sicilia e in Sardegna. Basso e sabbioso appare il litorale ionico della Calabria e della Basilicata, mentre in Puglia le coste sono basse, ma rocciose per il degradare al mare degli altipiani calcarei, sia sul Mar Ionio che sul Mar Adriatico.
A Nord del Gargano inizia la distesa delle lunghe pianure adriatiche, fino al confine settentrionale dell’Italia, interrotta solo dal promontorio calcareo del Monte Conero.
3.3 L’ecologia del paesaggio
L’ecologia del paesaggio (landscape ecology) è un ramo dell’ecologia che fu così chiamato nel 1939 dal bio-geografo tedesco Carol Trol il quale aveva intuito che nella scala biologica dei livelli di aggregazione della materia vivente il paesaggio compare ad un livello superiore, rispetto a quello dei singoli ecosistemi. Gli studi tradizionali sul paesaggio percepito e quelli di landscape ecology, differiscono per l’oggetto principale di studio che, nel primo caso consta degli aspetti antropici (culturali ed estetici), mentre nel secondo, delle caratteristiche di distribuzione, forma e funzionalità degli ecosistemi naturali e antropici al fine di comprenderne strutture, processi e significati.In questa ottica, il paesaggio è inteso come un sistema complesso di ecosistemi (fiumi, laghi, coste, aree agricole, verde pubblico e privato, ecc.) che interagiscono attraverso scambi di energia e materia e si collegano in un fragile equilibrio dinamico in cui si integrano fra loro gli eventi della natura e le azioni della cultura umana. Ne consegue che le caratteristiche di un paesaggio derivano dalla somma delle caratteristiche degli ecosistemi che lo compongono e sono la risultante di tutti i processi che avvengono all’interno di un mosaico di ecosistemi.
Poiché i processi ambientali sono complessi, l’obiettivo principale dell’ecologia del paesaggio è la ricerca della configurazione spaziale (pattern) di ogni singolo ecosistema e dei reciproci rapporti che gli ecosistemi assumono nel territorio. Tale scienza, infatti, assume come base di partenza l’organizzazione dello spazio fìsico, è condizionata dalla scala spazio-temporale e si serve di modelli spaziali che possano riprodurre il funzionamento della realtà. Secondo International Association for Landscape Ecology (IALE), l’ecologia del paesaggio è definita come la scienza che si occupa dello studio della variazione spaziale del paesaggio a diversi livelli di scala.
Ogni paesaggio, a gualungue livello di scala venga analizzato, è scomposto negli ecosistemi elementari che lo costituiscono e analizzato attraverso entità denominate patches (macchie o poligoni o tessere), ciascuna delle guali rappresenta la più piccola porzione omogenea di un ecosistema (tessera di bosco, siepe, residenze, strade, ecc.) ed è caratterizzata da forma, dimensioni e connessioni con le altre tessere; viene misurata in ettari: un paesaggio con grandi tessere è banale, poco eterogeneo con conseguente perdita di biodiversità.
L’insieme delle tessere di uno stesso tipo, viene denominato matrice mentre si chiama porosità della matrice il numero di altri poligoni diversi. Una striscia di territorio differente dalla matrice (di solito agricola) è rappresentata dal corridoio ecologico che è una superfìcie appartenente al paesaggio naturale o creata appositamente attraverso interventi dell’uomo tramite processi di rinaturalizzazione e rinaturazione del territorio.
All’interno di un corridoio ecologico si verifica lo spostamento della fauna e lo scambio dei patrimoni genetici tra le specie presenti, aumentando il grado di biodiversità. Le aree di contatto tra patches differenti (es. tra un bosco ed un coltivo) presenti a tutte le scale sono rappresentate dagli ecotoni, caratterizzati da diversità strutturale (dimensione, forma, eterogeneità interna, densità) ed elevata diversità biologica. Un ecotone, come il margine al limite di un bosco, può essere prodotto e mantenuto sia da processi spontanei che da processi antropici.
L’interazione tra ecotoni, i movimenti di specie e i flussi di materia ed energia sono condizionati dalla morfologia del paesaggio e dalle configurazioni paesistiche. Ad esempio mentre le macchie (es. un lembo di bosco in mezzo a un agroecosistema di coltivi) facilitano la stanzialità delle specie al loro interno, i corridoi ecologici (es. i filari, la vegetazione ripariale lungo gli alvei fluviali, i fiumi, ecc.) favoriscono le migrazioni longitudinali delle specie e inibiscono guelle trasversali.
L’unità spaziale elementare di un paesaggio (un frammento di bosco, un campo, un pioppeto) che possiede caratteristiche funzionali e strutturali omogenee al proprio interno rispetto all’esterno è l’ecotopo (può coincidere con il concetto di biotopo, che però privilegia l’aspetto animale e vegetale). La forma dell’ecotopo riflette il processo che l’ha creato e poi gestito: in genere forme regolari sono di natura antropica, mentre guelle irregolari sono generate da processi dinamici.
Diversi ecotopi riuniti e delimitati da elementi sia naturali che antropici, costituiscono nel loro insieme le unità di paesaggio (unità fìsiografìche) che, pur essendo differenti per struttura e funzioni e caratterizzate da gradi diversi di connessione, sono correlate da scambi di energia e vanno a costituire il sistema ambientale (sistema ecologico) (3.16). Considerando un paesaggio nella sua globalità si può notare che i flussi energetici scorrono attraverso due sistemi di reti distinte: naturale (macchie, aree boscate, zone umide, prati stabili, campi coltivati, fiumi, canali con vegetazione di sponda) e antropica (insediamenti umani, strade di diverso tipo e canali artificiali).
Nei nostri paesaggi, le due reti spesso si sovrappongono e la rete antropica formata da insediamenti e strade, taglia e sconnette la rete naturale, isolando unità di paesaggio entro le guali la circolazione della materia e dell’energia non è ostacolata dalla presenza di barriere significative.

3.13 Nella tematizzazione cartografica la struttura complessa di un paesaggio deve integrare diverse componenti: quella temporale, quella spaziale e quella tematica. Nella costruzione di un grafico operativo di integrazione è necessario elaborare i vari piani di inter- vento in successione. Si noti che le integrazioni sono in- trinseche, che significa che devono seguire le funzioni di integrazione derivate dai caratteri propri di quel livello di organizzazione della vita. In tal senso la costruzione della scala cartografica, in sequenza, facilita l’approccio e la comprensione dei vari stadi operativi che hanno contribuito al risultato finale riscontrabile nella scala dettagliata.

3.13 (b) L’ecologia del paesaggio e la pianificazione territoriale sono reciprocamente correlate tramite la struttura territoriale e i processi ecologici.

3.14 Schematizzazione in un unico insieme ambientale e paesaggistico, di due tipologie di elementi che definiscono il paesaggio: (a) gli elementi descritti su sfondo bianco, contribuiscono a definire i corridoi naturali; (b) gli elementi descritti su sfondo giallo illustrano le pratiche di uso del suolo che contribuiscono alla valorizzazione dei corridoi naturali. Questi possono essere creati modificando le pratiche di uso del suolo per contribuire a mantenere, ripristinare e gestire le connessioni naturali e le interazioni attraverso il paesaggio.

3.15 (a) Ambito Parco dei laghi (TR): individuazione dei corridoi ecologici, che rappresentano fasce continue di elevata naturalità che collegano le aree naturali tra loro separate.
(b) La Carta di Uso del Suolo è una carta tematica di base che rappresenta lo stato attuale di utilizzo del territorio.
(c) Carta delle Infrastrutture esistenti: delinea il sistema infrastrutturale sulla base della pianificazione sovraordinata.
(d) Carta Geobotanica con descrizione e classificazione della vegetazione.

3.16 Carta della natura: per identificare la varietà e la complessità dei paesaggi italiani, è stata scelta la scala 1:250.000. Nel 1996 è iniziata una fase di studio e sperimentazione durante la quale sono state definite le metodologie di realizzazione. Nel 2000 è stata completata sull’intero territorio nazionale la “Carta dei tipi e delle unità fisiografiche di paesaggio d’Italia”.
Reti ecologiche
Una delle principali minacce alla sopravvivenza degli ecosistemi e soprattutto alla conservazione della biodiversità è la sempre crescente frammentazione degli ecosistemi e l’isolamento di aree ed elementi naturali.I principali elementi che causano l’isolamento sono le infrastrutture, come le grandi autostrade e le linee ferroviarie, che sono ostacoli insormontabili per molti animali (soprattutto mammiferi) e le zone industriali e le città che, espandendosi su una guantità sempre maggiore di terreni agricoli, trasformano spazi aperti (rurali) in aree edificate urbanizzate (sprawl).
La conseguenza di tale isolamento è che le popolazioni vengono smembrate in guantità sempre più piccole, e a lungo andare possono tendere all’impoverimento del pool genico e guindi alla sterilità.
Per ovviare a guesto grave problema sono state istituite le reti ecologiche come strumenti di gestione del territorio. Fino a non molti anni fa l’attenzione dei naturalisti e delle associazioni ambientaliste era focalizzata prevalentemente sulla tutela di singole specie animali a rischio estinzione.
Successivamente si iniziò a pensare di tutelare gli habitat in cui guesti animali vivevano.
Infine si è affermato il concetto che, affinché la tutela della biodiversità sia efficace, è fondamentale che le aree naturali siano connesse tra loro. Pertanto, per rete ecologica si intende un sistema interconnesso di habitat, di cui salvaguardare la biodiversità, ponendo guindi attenzione alle specie animali e vegetali potenzialmente minacciate (3.17).
Si tratta perciò di un nuovo approccio alla tutela della natura, in grado di spostare l’obiettivo delle politiche ambientali dalla tutela delle specie a guella degli habitat, dalla tutela dei singoli siti alla tutela degli ecosistemi e dalla dimensione nazionale alla dimensione internazionale.
Infatti una rete ecologica non costituisce un sistema chiuso, capace di sostenersi soltanto attraverso scambi interni, ma è uno strumento indispensabile sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista politico per la pianificazione del territorio, da guello locale, provinciale e regionale a guello più vasto di carattere nazionale o transnazionale.
Gli elementi di una rete ecologica strettamente interconnessi tra loro sono fondamentalmente guattro, distinti in:
1. aree nucleo o aree centrali (core areas), costituiscono l’ossatura della rete essendo formate dagli ecosistemi, dotati di un’elevata naturalità come parchi o riserve. Esse sono già, o possono essere, soggette a regime di protezione;
2. aree tampone o fasce di protezione o aree cuscinetto (buffer zones), si trovano contigue alle aree nucleo e svolgono funzione di protezione, garantendo l’indispensabile gradualità degli habitat;
3. corridoi ecologici o fasce di connessione, sono strutture lineari e continue di forme e dimensioni varie, che hanno funzione di collegamento tra le aree ad alta naturalità e consentono la mobilità delle specie e l’interscambio genetico, indispensabile al mantenimento della biodiversità;
4. aree puntiformi o frammentate o sparse (stepping zones), sono aree di piccola superfìcie che occupano una posizione strategica per sostenere specie di passaggio su un territorio, come durante la migrazione di avifauna, oppure per ospitare particolari microambienti in situazioni di habitat critici, come piccoli stagni in aree agricole.
Mettere a sistema una rete ecologica significa creare o rafforzare un sistema di collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali isolati, contrastandone la frammentazione e i suoi effetti negativi sulla biodiversità.

3.17 Rappresentazione degli elementi che costituiscono una rete ecologica.
Rete Natura 2000
Il continuo degrado degli habitat naturali e le minacce che gravano su talune specie sono fra i principali interessi della politica ambientale dell’Unione Europea (UE) il cui territorio ha subito, nel tempo, numerose frammentazioni degli ambienti naturali a favore dell’urbanizzazione, dell’attività industriale, dell’agricoltura intensiva e delle infrastrutture.Per garantire la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e della fauna selvatiche sul territorio europeo, è stata creata Natura 2000, una rete ecologica di zone speciali protette che è la più grande del mondo e si fonda su due direttive:
a. la direttiva 92/42/Cee, detta direttiva Habitat, che prevede l’individuazione e la Logo di Rete protezione di siti caratterizzati da habitat naturali e seminaturali e specie animali e vegetali, considerati di interesse comunitario;
b. la direttiva 79/409/Cee, detta direttiva Uccelli, sostituita con la direttiva 2009/147/Ce che richiede sia la conservazione di numerose specie di uccelli sia l’individuazione di aree da destinarsi alla loro protezione.
Ogni Stato membro dell’UE deve contribuire alla costituzione della rete ecologica europea Natura 2000 in funzione della presenza e della rappresentatività sul proprio territorio di guesti habitat, individuando aree di particolare pregio ambientale denominate Siti di Importanza Comunitaria (SIC) in esecuzione della Direttiva Habitat, che vanno ad affrancare le Zone di Protezione Speciale (ZPS) in esecuzione della direttiva Uccelli.
La salvaguardia delle risorse e dell’integrità ecologica di un SIC implica:
a. mantenere e migliorare il livello di biodiversità degli habitat e delle specie prioritarie e di interesse comunitario per il guale il sito è stato designato;
b. conservare e/o ripristinare gli eguilibri biologici alla base dei processi naturali;
c. ridurre i fattori che possono comportare la perdita o la frammentazione degli habitat all’interno del sito e nelle zone ad esso adiacenti e portare ad una diminuzione delle cause di declino delle specie rare o minacciate;
d. tenere sotto controllo ed eventualmente limitare le attività che incidono sull’integrità ecologica dell’ecosistema;
e. armonizzare i piani e i progetti previsti per il territorio in esame;
f. individuare e attivare i processi necessari per consentire lo sviluppo di attività economiche eco-compatibili con gli obiettivi di conservazione dell’area;
g. attivare meccanismi politico-amministrativi in grado di garantire una gestione attiva ed omogenea del SIC, secondo le Linee guida previste per i diversi siti.
Le due direttive contengono diversi allegati relativi agli elenchi delle specie e degli habitat che necessitano di tutela fra i guali i più rilevanti sono:
1. allegato I della dir. Habitat: raccoglie l’elenco degli habitat naturali di interesse comunitario, alcuni dei guali sono a rischio di scomparsa in Europa. Pertanto per tale motivo necessitano di una tutela rigorosa e sono definiti habitat di “interesse prioritario”.
2. allegato II della dir. Habitat: elenca le specie animali (mammiferi, rettili, anfìbi, pesci, artropodi e molluschi) e vegetali di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione. Anche in guesto caso sono individuate le specie “prioritarie”.
3. allegato I della dir. Uccelli: identifica le specie di uccelli per le guali devono essere previste misure speciali di conservazione degli habitat, per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie nella loro area di distribuzione.
Le due direttive sono profondamente innovative perché derivano dalle nuove conoscenze acguisite nel campo dell’ecologia e della biologia della conservazione che hanno messo in evidenza come, per la tutela di habitat e specie, sia necessario superare l’approccio conservazionistico rivolto alle singole specie minacciate e operare invece in un’ottica di rete, tenendo conto delle complesse interconnessioni tra i diversi esseri viventi ed il loro ambiente. Attraverso la protezione delle specie e degli habitat che le ospitano, infatti, si mira a costituire una rete funzionale di aree in grado di formare
un insieme armonico di ambienti biotici e abiotici rappresentativi per l’intera Europa con lo scopo di agevolare gli scambi e i collegamenti ecologici, riducendo l’isolamento di habitat e di popolazioni e assicurando, inoltre, la continuità degli spostamenti migratori, dei flussi genetici delle varie specie e la vitalità a lungo termine degli habitat naturali.
Il territorio dell’Unione Europea è stato suddiviso in 9 Regioni biogeografiche (3.21) che rappresentano ambiti territoriali omogenei dal punto di vista vegetazionale, geologico e climatico. Queste sono identificate come: Atlantica; Boreale; Continentale; Alpina;
Pannonica; Steppica; Regione del Mar Nero; Mediterranea; Macaronesica. Risultano di particolare interesse le aree ad alta naturalità, i corridoi ecologici costituiti dai territori contigui che collegano ambiente antropico e ambiente naturale e i territori utili a mettere in relazione aree distanti, ma vicine per funzionalità ecologica. L’Italia, come ogni altro Stato membro, ha recepito nella propria legislazione i contenuti delle direttive con propri provvedimenti, sotto il coordinamento del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, ciascuna Regione ha individuato nel proprio territorio i siti di maggior interesse ecologico.
Finora sono stati individuati (3.22) da parte delle Regioni italiane 2299 Siti di Importanza Comunitaria (SIC), 27 dei guali sono stati designati guali Zone Speciali di Conservazione, e 609 Zone di Protezione Speciale (ZPS); di guesti, 332 sono siti di tipo C, cioè SIC/ZSC coincidenti con ZPS (3.23).
All’interno dei siti Natura 2000 in Italia sono protetti complessivamente: 130 habitat, 92 specie di flora e 109 specie di fauna (delle guali 21 mammiferi, 11 rettili, 16 anfìbi, 26 pesci, 35 invertebrati) ai sensi della direttiva Habitat; circa 381 specie di avifauna ai sensi della direttiva Uccelli. I dati complessivi dei siti Natura 2000 per ciascuna regione (numero, l’estensione totale in ettari e percentuale, agggiornati a febbraio 2013) sono rappresentati nella tabella 3.24.
Gli habitat forestali di interesse comunitario sono guelle “foreste (sub) naturali di specie indigene di impianto più o meno antico (fustaia), comprese le macchie sottostanti con tipico sottobosco, rispondenti ai seguenti criteri: rare o residue, e/o caratterizzate dalla presenza di specie d’interesse comunitario".
La tabella 3.25 illustra la distribuzione della superfìcie forestale inclusa nella Rete Natura 2000 in base alla suddivisione nelle varie tipologie gestionali indicate nell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (INFC).
Si può desumere che in alcune regioni italiane i boschi governati a ceduo siano inesistenti o poco rilevanti, mentre in altre, guali Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Molise, Toscana, rappresentino il doppio delle fustaie e addirittura nelle Marche e in Umbria siano circa 5 volte superiori alla superfìcie delle fustaie. È evidente che soprattutto nell'Italia centrale il governo del bosco a ceduo assume una rilevanza notevole per guanto riguarda la superfìcie occupata nei siti della Rete Natura 2000.
Secondo l’Unione Europea occorre esaminare le seguenti linee di conservazione della biodiversità nell’ambito forestale:
a. idonee misure di adeguamento del sito mediante una serie di tecniche selvicolturali, combinate con misure accessorie (ad esempio, il rispetto del legno morto e di altri microhabitat chiave presenti nelle foreste);
b. mantenimento della salute e della vitalità dell’ecosistema forestale rafforzando la capacità di rinnovazione, la resilienza e la capacità adattiva degli ecosistemi forestali;
c. recupero e ripristino di zone, specie, popolazioni, habitat ed ecosistemi degradati;
d. mantenimento della gestione tradizionale di guei sistemi silvo-pastorali con elevati livelli di biodiversità che potrebbero andare perduti se gueste zone fossero abbandonate (ad esempio nelle regioni mediterranee);
e. miglioramento delle tecniche di taglio, allestimento ed esbosco (produzione) per limitare il più possibile i danni connessi.
Nell’ottica di una gestione sostenibile delle foreste deve essere quindi considerata prioritaria la conservazione della natura per gli ecosistemi forestali al fine di una consapevole prosecuzione delle attività economiche.
La Rete Natura 2000 e la rete delle aree naturali protette costituiscono uno strumento indispensabile per la reale tutela della biodiversità e la valorizzazione dello sviluppo sostenibile del territorio attraverso l’integrazione con la dimensione sociale ed economica.

3.20 Schema esemplificativo della struttura di un Piano di Gestione.

3.21 Cartina delle regioni biogeografiche europee.
Approfondimento
Un approccio ecologico: due esempi di riqualificazione paesaggistica e ambientale nell’ambito delle moderne visioni delle aree metropolitane

3.19 (1 a) Il progetto denominato Parco dell’acqua di Terramar è una proposta di riqualificazione ambientale e funzionale dell’ambito fluviale del fiume Ribes, situato fra le città di Sant Pere de Ribes e Sitges, nelle vicinanze di Barcellona (Spagna).(1b) Il ripristino della rete ecologica di naturale formazione, costituisce /'habitat per la proliferazione di una fauna assortita: Colopterix spp. (libellule), Issoria lathonia (farfalle dei prati incolti),Troglotydes troglothydes (scricciolo comune), Erithocus rubecula (pettirosso), Eliomys quercinus (topo quercino, roditore).(2) Hafencity (Amburgo) è un esempio di riqualificazione ambientale e urbanistica in chiave ecosostenibile. Oggi il 20% della superficie di Amburgo è coperto da parchi o boschi e interi quartieri sono stati riqualificati. Hafencity è un progetto urbanistico unico per concezione e dimensioni: si tratta dell'area portuale, da anni in stato di degrado, dove gli enormi silos e i depositi per lo stoccaggio della merce sono stati riconvertiti in edilizia residenziale, con annessi servizi come scuole, case e uffici, tutti invariabilmente a basso impatto ambientale, con consumi energetici estremamente ridotti rispetto a edifìci costruiti trent’anni fa.
|
ZPS (tipo sito A)
|
SIC (tipo sito B)
|
ZSC (tipo sito B)
|
SIC/ZPS (tipo sito C)
|
ZSC/ZPS (tipo sito C)
| ||||||||||
Regione
|
n.siti
|
sup
(ha) |
% |
n.siti
|
sup
(ha) |
%
|
n.siti
|
sup (ha) | % |
n.siti |
sup (ha) |
% |
n.siti |
sup (ha) | % |
Abruzzo |
4 |
288114 |
26,7 |
53 |
236117 |
21,9 |
| 1 |
19886 |
1,8 |
|
| |||
Basilicata |
3 |
135281 |
13,6 |
36 |
35062 |
3,5 |
|
|
|
14 |
26550 |
2,7 |
|
|
|
Calabria |
6 |
262257 |
17,4 |
179 |
95752 |
6,3 |
|
|
|
|
|
0,0 |
|
|
|
Campania |
16 |
178899 |
13,2 |
93 |
321967 |
23,7 |
|
|
|
15 |
41748 |
3,1 |
|
|
|
Emilia Romagna |
19 |
29458 |
1,3 |
71 |
78149 |
3,5 |
|
|
|
68 |
162205 |
7,3 |
|
|
|
Friuli |
4 |
59819 |
7,6 |
53 |
75569 |
9,6 |
|
|
|
4 |
56631 |
7,2 |
|
|
|
Lazio |
18 |
383948 |
22,3 |
161 |
118885 |
6,9 |
|
|
|
21 |
24238 |
1,4 |
|
|
|
Liguria |
7 |
19715 |
3,6 |
126 |
147201 |
27,2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Lombardia |
49 |
277656 |
11,6 |
175 |
204430 |
8,6 |
|
|
|
18 |
19769 |
0,8 |
|
|
|
Marche |
20 |
117205 |
12,1 |
69 |
95345 |
9,8 |
|
|
|
7 |
10087 |
1,0 |
|
|
|
Molise |
3 |
33875 |
7,6 |
76 |
65607 |
14,8 |
|
|
|
9 |
32143 |
7,3 |
|
|
|
Piemonte |
19 |
143158 |
5,6 |
91 |
117618 |
4,6 |
|
|
|
31 |
164790 |
6,5 |
|
|
|
Bolzano |
|
|
|
23 |
7304 |
1,0 |
|
|
|
17 |
142594 |
19,3 |
|
|
|
Trento |
7 |
124192 |
20,0 |
123 |
151373 |
24,4 |
|
|
|
12 |
2941 |
|
|
|
|
Puglia |
6 |
101182 |
5,2 |
73 |
303035 |
15,6 |
|
|
|
4 |
162486 |
8,4 |
|
|
|
Sardegna |
31 |
177621 |
7,4 |
85 |
363049 |
15,1 |
|
|
|
6 |
118305 |
4,9 |
|
|
|
Sicilia |
15 |
379994 |
14,8 |
208 |
469022 |
18,3 |
|
|
|
15 |
19478 |
0,8 |
|
|
|
Toscana |
17 |
50215 |
2,2 |
89 |
233742 |
10,2 |
|
|
|
44 |
142420 |
6,2 |
|
|
|
Umbria |
5 |
29123 |
3,4 |
95 |
103209 |
12,2 |
|
|
|
2 |
18121 |
2,1 |
|
|
|
Valle d’Aosta |
2 |
40624 |
12,4 |
|
|
|
25 |
25926 |
7,9 |
1 |
37046 |
11,3 |
2 |
8680 |
2,7 |
Veneto |
26 |
189263 |
10,3 |
63 |
202538 |
11,0 |
|
|
|
41 |
170606 |
9,3 |
|
|
|
Totale
|
277
|
3021599
|
10,0
|
1942
|
3424974
|
11,5
|
25
|
25926
|
0,1
|
330
|
1372044
|
4,6
|
2
|
8680
|
0,03
|
3.22 Distribuzione delle zone ZPS, SIC e ZSC distinte per ciascuna regione italiana (dati aggiornati a febbraio 2013).

3.23 Distribuzione delle zone SIC e ZPS nelle regioni biogeografiche italiane: alpina, continentale e mediterranea.
|
|
Natura
|
|
Regione
|
n.siti
|
sup
(ha) |
% |
Abruzzo |
58 |
390495 |
36,2 |
Basilicata |
53 |
171765 |
17,2 |
Calabria |
185 |
328078 |
21,7 |
Campania |
124 |
398174 |
29,3 |
Emilia-Romagna |
158 |
269812 |
12,2 |
Friuli |
61 |
149764 |
19,1 |
Lazio |
200 |
441646 |
25,7 |
Liguria |
133 |
149093 |
27,5 |
Lombardia |
242 |
372154 |
15,6 |
Marche |
96 |
141935 |
14,6 |
Molise |
88 |
118724 |
26,8 |
Piemonte |
141 |
396899 |
15,6 |
Bolzano |
40 |
149898 |
20,3 |
Trento |
142 |
176181 |
28,4 |
Puglia |
83 |
474598 |
24,5 |
Sardegna |
122 |
573194 |
23,8 |
Sicilia |
238 |
638759 |
24,9 |
Toscana |
150 |
390842 |
17,0 |
Umbria |
102 |
130092 |
15,3 |
Valle d’Aosta |
30 |
98968 |
30,3 |
Veneto |
130 |
418019 |
22,7 |
Totale |
2576 |
6379090 |
21,2 |
3.24 Siti Natura 2000 per ogni regione italiana: numero, estensione totale in ettari e percentuale.
Distretto territoriale |
In siti rete Natura 2000 |
Non in siti rete Natura 2000 |
Totale boschi alti |
In siti rete Natura 2000 |
Non in siti rete Natura 2000 |
Totale impianti di arboricoltura da legno |
In siti rete Natura 2000 |
Non in siti rete Natura 2000 |
Superficie non classificata per appartenenza a siti rete Natura 2000 |
Totale aree temporaneamente prive di soprassuolo | ||||||||||
|
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superfi- |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
superficie |
ES |
|
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
|
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
(ha) |
(%) |
Piemonte |
95081 |
6.3 |
744652 |
1.4 |
839733 |
1.1 |
3083 |
32.6 |
25465 |
10.3 |
28548 |
9.4 |
0 |
- |
758 |
74.8 |
1555 |
50.1 |
2313 |
41.7 |
Valle d’Aosta |
6550 |
23.6 |
91777 |
3.5 |
98328 |
3.1 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
1 12 |
99.6 |
0 |
- |
112 |
99.6 |
Lombardia |
92782 |
6.5 |
485344 |
1.9 |
578126 |
1.5 |
1349 |
49.5 |
25489 |
8.3 |
26837 |
7.9 |
100 |
100.1 |
100 |
100.1 |
882 |
70.7 |
1082 |
59.1 |
Alto Adige |
35509 |
10.0 |
296917 |
2.0 |
332426 |
1.7 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
986 |
64.8 |
1387 |
48.3 |
1890 |
44.5 |
4263 |
29.2 |
Trentino |
67556 |
6.8 |
305323 |
2.0 |
372879 |
1.4 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
2523 |
37.8 |
2523 |
37.8 |
Veneto |
145422 |
4.4 |
250038 |
2.9 |
395460 |
1.7 |
1060 |
57.2 |
1030 |
55.9 |
2090 |
38.7 |
0 |
- |
0 |
- |
339 |
100.0 |
339 |
100.0 |
Friuli V.G. |
52332 |
7.9 |
263891 |
2.3 |
316224 |
1.7 |
372 |
99.8 |
7236 |
17.2 |
7608 |
17.1 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
Liguria |
83517 |
5.9 |
251766 |
2.4 |
335283 |
1.5 |
0 |
- |
366 |
99.3 |
366 |
99.3 |
0 |
- |
1992 |
35.2 |
1466 |
49.6 |
3457 |
29.2 |
Emilia Romagna |
99265 |
5.7 |
452803 |
1.9 |
552069 |
1.4 |
2420 |
36.1 |
7326 |
19.4 |
9746 |
15.7 |
0 |
- |
345 |
100.1 |
1 103 |
57.8 |
1449 |
50.0 |
Toscana |
169855 |
4.3 |
837790 |
1.3 |
1007646 |
1.0 |
723 |
70.7 |
4772 |
23.9 |
5495 |
22.7 |
361 |
100.0 |
781 |
59.1 |
1445 |
50.0 |
2588 |
35.9 |
Umbria |
68201 |
6.8 |
299986 |
2.1 |
368187 |
1.4 |
369 |
99.8 |
3019 |
26.8 |
3388 |
26.2 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
Marche |
70204 |
6.6 |
219976 |
2.7 |
290180 |
1.8 |
0 |
- |
1215 |
53.7 |
1215 |
53.7 |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
0 |
- |
Lazio |
147473 |
4.5 |
387424 |
2.2 |
534898 |
1.4 |
369 |
100.0 |
1336 |
50.8 |
1704 |
45.3 |
579 |
73.3 |
2421 |
38.2 |
4283 |
29.0 |
7282 |
22.0 |
Abruzzo |
205388 |
3.3 |
183774 |
3.6 |
389162 |
1.6 |
0 |
- |
1 123 |
51.8 |
1 123 |
51.8 |
120 |
100.1 |
724 |
70.8 |
362 |
100.1 |
1206 |
53.0 |
Molise |
48021 |
7.7 |
83399 |
5.1 |
131420 |
2.9 |
200 |
70.6 |
691 |
61.7 |
891 |
50.4 |
250 |
68.2 |
0 |
- |
0 |
- |
250 |
68.2 |
Campania |
167272 |
4.0 |
212731 |
3.3 |
380002 |
1.9 |
0 |
- |
1156 |
49.5 |
1 156 |
49.5 |
1764 |
44.7 |
368 |
100.2 |
1 105 |
57.8 |
3237 |
33.3 |
Puglia |
71739 |
6.2 |
7131 1 |
6.2 |
143050 |
3.4 |
0 |
- |
877 |
63.5 |
877 |
63.5 |
489 |
81.9 |
388 |
99.8 |
1086 |
57.2 |
1963 |
42.5 |
Basilicata |
33180 |
10.2 |
224801 |
2.9 |
257980 |
2.5 |
373 |
99.9 |
149 |
49.9 |
1864 |
44.6 |
0 |
- |
3253 |
32.4 |
0 |
- |
3253 |
32.4 |
Calabria |
31716 |
10.6 |
426177 |
2.0 |
457892 |
1.8 |
0 |
- |
2639 |
35.4 |
2639 |
35.4 |
373 |
99.9 |
715 |
70.7 |
6531 |
23.5 |
7619 |
21.7 |
Sicilia |
107471 |
5.3 |
146237 |
4.3 |
253708 |
2.7 |
379 |
100.0 |
758 |
70.7 |
1137 |
57.7 |
379 |
100.0 |
700 |
71.0 |
379 |
100.0 |
1459 |
50.1 |
Sardegna |
124979 |
5.2 |
423338 |
2.5 |
548317 |
2.1 |
4464 |
28.8 |
21103 |
11.7 |
25567 |
10.6 |
746 |
70.8 |
3991 |
30.3 |
4851 |
27.7 |
9588 |
19.6 |
Italia |
1923513 |
1.3 |
6659456 |
0.5 |
8582968 |
0.4 |
15160 |
15.1 |
107092 |
4.9 |
122252 |
4.5 |
6146 |
23.7 |
18036 |
13.7 |
29798 |
11.1 |
53981 |
8.1 |
3.25 Distribuzione della superficie forestale inclusa nella Rete Natura 2000 in base alla suddivisione nelle varie tipologie gestionali indicate nell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC).
RIASSUMENDO
• Come per l’ambiente e il territorio anche il concetto di paesaggio assume significati diversi a seconda del contesto in cui si utilizza il temine.• Nel corso della storia il paesaggio è mutato e si possono riconoscere quattro fasi con diverso grado di naturalezza e artificialità a cui in un futuro prossimo si potrà aggiungere una quinta fase costituita da molti paesaggi artificiali.
• Esistono quattro categorie di aree territoriali con diverso valore paesaggistico: callotopi, callitipi, normotipi e cacotipi.
• Nel territorio italiano si riconoscono varie tipologie di paesaggi: alpino, prealpino, padano, appenninico e costiero.
• Il paesaggio è definito da un ramo dell’ecologia, detto ecologia del paesaggio, come un sistema complesso di ecosistemi.Tale scienza si occupa dello studio della variazione spaziale del paesaggio in diversi livelli di scala.
• Per tutelare la biodiversità è necessario che le aree naturali siano connesse tra loro, per questo sono state istituite le reti ecologiche, in grado di rafforzare un sistema di collegamento e di interscambio tra aree ed elementi naturali isolati.
• Natura 2000 è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha assegnato ad una rete di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’Unione e, in particolare, alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della direttiva Habitat e delle specie di cui all’allegato I della direttiva Uccelli e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia.
• La Rete Natura 2000, ai sensi della direttiva Habitat, è attualmente composta da due tipi di aree: le Zone di Protezione Speciale (ZPS), previste dalla direttiva Uccelli e i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che hanno tra loro diverse relazioni spaziali, dal completo isolamento alla totale sovrapposizione.
SUMMING UP
• As for enviroment and territory, also the concept of landscape acquires different meanings according to the background where the term is being used.• Landscape has changed over time and four phases can be recognized, with different degrees of naturalness and artificiality and a fifth phase (with artifìcial landscape) might be added in the next future.
• There are four categories of territorial areas according to their landscape value: calotypes, callitypes, normal types and blighted types.
• Different types of landscape can be identifìed nationwide: Alpine, Prealpine, of the Po Volley, Apennine and Coastal.
• The landscape is studied with a branch of ecology, called thè landscape ecology, as a complex System mode up of ecosystems. Such Science is specialized in studying landscape spatial changes with different classes.
• Interconnection among the natural areas is necessary to preserve biodiversity and this is the purpose of ecologica! nets, which are able to strenghten connection and interchange systems among areas and isolated natural elements.
• Natura 2000 is the name assigned by the European Union Council of Ministers to a net of areas allocated for biological diversity preservation in EU and, in particular, to some habitats and animal species protection shown in Attachments I and II of Habitat and Species directive, of which in attachment I of Birds and other migrant species regularly coming back to Italy.
• The net Natura 2000, in accordance with Habitat directive, is currently composed of two types of areas: Special Protection Areas, foreseen in Birds directive and Communitary Important Sites which have several spatial reletionships among them, from the complete isolation to the total overlapping.