Capitolo 8 Elementi di selvicoltura: governo e trattamento del bosco

CAPITOLO 8 - Elementi di selvicoltura: governo e trattamento del bosco



Concetti chiave

  • Governo del bosco
  • Trattamento delle fustaie
  • Bosco ceduo e suo trattamento
  • Conversione e trasformazione di un bosco
  • Esbosco
  • 8.1 II governo del bosco

    Il governo del bosco è un sistema di gestione del bosco che si distingue in base al tipo di rinnovazione, cioè al processo attraverso cui nuove piante si avvicendano a guelle delle generazioni più vecchie.
    Il complesso delle operazioni messe in atto per la coltivazione, l'utilizzazione e la rinnovazione di un bosco sono definiti sistema selvicolturale; la scelta del tipo di intervento in base al tipo di taglio effettuato e allo sfruttamento dei meccanismi di propagazione delle piante è il trattamento, mentre si definisce turno il periodo di tempo che intercorre tra un taglio e l'altro.
    Nei boschi coetanei, se si vogliono ottenere determinati assortimenti, il turno si chiama tecnico; guando si attende che le piante siano completamente mature e inizino a invecchiare, si chiama fìsiocratico, mentre si definisce economico guando si è raggiunto il rendimento massimo.
    Nei boschi disetanei il turno viene stabilito in base al diametro che le piante hanno raggiunto per essere mature al taglio, detto diametro di recidibilità. La forma di governo del bosco è delineata dal meccanismo di propagazione: il governo a ceduo origina un nuovo soprassuolo tramite polloni prodotti da gemme (propagazione vegetativa); il governo a fustaia origina piante nate da seme (propagazione sessuata).
    La rinnovazione da seme permette la comparsa di nuovi genotipi in grado di adattarsi a stazioni nuove oppure a cambiamenti ambientali, mentre la rinnovazione agamica consente la conservazione di un genotipo che si è dimostrato idoneo ad una specifica stazione.
    Si tratta di processi fondamentali per la silvo-genesi, che definiscono la successione all’interno della foresta attraverso l’insediamento di alberi o di gruppi di alberi, il successivo accrescimento e la fusione di gruppi diversi, fino alla loro morte.
    La rinnovazione è di origine naturale guando le nuove piante compaiono conseguentemente alla disseminazione naturale o da polloni generati da ceppale preesistenti, mentre è detta artificiale guando le nuove piante sono introdotte dall’uomo ricorrendo alla semina o alla messa a dimora di postime.
    La scelta della forma di governo dipende da numerosi fattori: la specie, le esigenze sociali, il mercato, ecc.. Va ricordato che il governo a ceduo del bosco ha una rinnovazione più facile e sicura poiché i polloni sono più veloci nell’ac-crescersi; guindi la produzione è più redditizia di guella della fustaia che, tuttavia, ha piante più longeve, con un legname gualitativamente migliore, sfrutta meno il terreno e offre una maggiore difesa del suolo (8.5).




    Distretto territoriale
    Bosco
    Altre terre boscate
    Superficie forestale totale
    Superficie territoriale

    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    (ha)
    Piemonte
    870594
    1.1
    69522
    7.2
    940116
    1.0
    2539983
    Valle d’Aosta
    98439
    3.1
    7489
    21.4
    105928
    2.7
    326322
    Lombardia
    606045
    1.4
    59657
    8.2
    665703
    1.2
    2386285
    Alto Adige
    336689
    1.6
    35485
    9.9
    372174
    1.3
    739997
    Trentino
    375402
    1.4
    32129
    10.3
    407531
    1.1
    620690
    Veneto
    397889
    1.7
    48967
    8.3
    446856
    1.4
    1839122
    Friuli-Venezia Giulia
    323832
    1.7
    33392
    9.9
    357224
    1.3
    785648
    Liguria
    339107
    1.5
    36027
    9.5
    375134
    1.1
    542024
    Emilia-Romagna
    563263
    1.4
    45555
    8.5
    608818
    1.2
    2212309
    Toscana
    1015728
    1.0
    135811
    4.9
    1151539
    0.7
    2299018
    Umbria
    371574
    1.4
    18681
    13.4
    390255
    1.2
    845604
    Marche
    291394
    1.8
    16682
    12.8
    308076
    1.6
    969406
    Lazio
    543884
    1.4
    61974
    7.3
    605859
    1.2
    1720768
    Abruzzo
    391492
    1.5
    47099
    7.6
    438590
    1.3
    1079512
    Molise
    132562
    2.9
    16079
    14.2
    148641
    2.3
    443765
    Campania
    384395
    1.9
    60879
    7.3
    445274
    1.5
    1359025
    Puglia
    145889
    3.4
    33151
    10.0
    179040
    2.6
    1936580
    Basilicata
    263098
    2.4
    93329
    5.6
    356426
    1.5
    999461
    Calabria
    468151
    1.8
    144781
    4.6
    612931
    1.1
    1508055
    Sicilia
    256303
    2.7
    81868
    6.2
    338171
    1.9
    2570282
    Sardegna
    583472
    2.0
    629778
    1.8
    1213250
    0.8
    208989
    Italia
    8759200
    0.4
    1708333
    1.3
    10467533
    0.3
    30132845


    8.3 Estensione delle macrocategorie inventariali del bosco e di altre terre boscate, secondo FRA2000.


    8.2 Aree boscate in Italia.


    8.4 Distribuzione delle aree boscate in Italia distinguendo quelle a ceduo da quelle a fustaia.


    8.5 Schema riassuntivo delle forme di governo e dei principali tipi di trattamento dei boschi



    Distretto territoriale
    Boschi alti
    Impianti di arboricoltura da legno
    Aree
    temporaneamente prive di soprassuolo
    Totale bosco

    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    superficie
    (ha)
    ES
    (%)
    Piemonte
    839733
    1.1
    28548
    9.4
    2313
    41.7
    870594
    1.1
    Valle d’Aosta
    98328
    3.1
    0
    -
    1 12
    99.6
    98439
    3.1
    Lombardia
    578126
    1.5
    26837
    7.9
    1082
    59.1
    606045
    1.4
    Alto Adige
    332426
    1.7
    0
    -
    4263
    29.2
    336689
    1.6
    Trentino
    372879
    1.4
    0
    -
    2523
    37.8
    375402
    1.4
    Veneto
    395460
    1.7
    2090
    38.7
    339
    100.0
    397889
    1.7
    Friuli-Venezia Giulia
    316224
    1.7
    7608
    7.1
    0
    -
    323832
    1.7
    Liguria
    335283
    1.5
    366
    99.3
    3457
    29.2
    339107
    1.5
    Emilia-Romagna
    552069
    1.4
    9746
    15.7
    1449
    50.0
    563263
    1.4
    Toscana
    1007646
    LO
    5495
    22.7
    2588
    35.9
    1015728
    1.0
    Umbria
    368187
    1.4
    3388
    26.2
    0
    -
    371574
    1.4
    Marche
    290180
    1.8
    1215
    53.7
    0
    -
    291394
    1.8
    Lazio
    534898
    1.4
    1704
    45.3
    7282
    22.0
    543884
    1.4
    Abruzzo
    389162
    1.6
    1 123
    51.8
    1206
    53.0
    391492
    1.5
    Molise
    131420
    2.9
    891
    50.4
    250
    68.2
    132562
    2.9
    Campania
    380002
    1.9
    1 156
    49.5
    3237
    33.3
    384395
    1.9
    Puglia
    143050
    3.4
    877
    63.5
    1963
    42.5
    145889
    3.4
    Basilicata
    257980
    2.5
    1864
    44.6
    3253
    32.4
    263098
    2.4
    Calabria
    457892
    1.8
    2639
    35.4
    7619
    21.7
    468151
    1.8
    Sicilia
    253708
    2.7
    1137
    57.7
    1459
    50.1
    256303
    2.7
    Sardegna
    548317
    2.1
    25567
    10.6
    9588
    19.6
    583472
    2.0
    Italia
    8582968
    0.4
    122252
    4.5
    5398
    8.1
    8759200
    0.4


    8.6 Estensione delle categorie inventariali del bosco.

    8.2 Governo a fustaia

    Una fustaia è l'insieme dei sistemi selvicolturali che prevedono la rinnovazione per semina diretta o anche per piantagione e per rinnovazione naturale. Essa offre una copertura permanente del terreno e una valida successione tra due generazioni successive di alberi, oltre a permettere la conservazione di ecotipi locali (8.7).
    Perché si possa avere rinnovazione naturale, è indispensabile la presenza di alberi sessualmente maturi, in grado di disseminare con abbondanza, che spesso originano una alta densità.
    Per ovviare a questo inconveniente, si esegue una selezione qualitativa mediante gli sfolli e si considerano i meccanismi di disseminazione attraverso la direzione dei venti dominanti nonché le caratteristiche e la distanza massima entro la quale può cadere una quantità utile di seme.
    La rinnovazione artificiale si rende necessaria quando si desidera sostituire l’essenza o le essenze coltivate.


    8.7 Governo a fustaia: principali tipologie di trattamento.

    Turno

    Rappresenta la lunghezza del ciclo colturale della fustaia coetanea ed è pari al numero di anni necessari affinché il popolamento raggiunga la maturità economica. Il turno dipende da: cure colturali eseguite durante il ciclo produttivo; fertilità stazionale; obiettivi produttivi del proprietario; specie; vincoli normativi.
    Nella fustaia a rinnovazione naturale il turno è il periodo di tempo che trascorre tra un taglio di sgombero e l’altro, mentre nella fustaia a rinnovazione artificiale è il periodo di tempo che trascorre tra la messa a dimora delle piantine e il taglio di utilizzazione finale. In entrambi i casi il turno è di 80-100 anni, anche se talvolta può allungarsi sino a 120-150 anni (8.9).




    Specie forestali
    Turni medi
    Pinete mediterranee
    60-80 anni
    Cerrete
    80-100 anni
    Pinete montane
    100 anni
    Faggete appenniniche
    90-100 anni
    Abetine di abete bianco
    60-100 anni
    Peccete montane
    100-120 anni
    Peccete subalpine
    100-150 anni
    Lariceti
    120 anni


    8.9 Turni medi delle fustaie per le principali specie forestali.

    Tipologie di trattamento delle fustaie

    Le tipologie di trattamento delle fustaie sono: trattamento a taglio raso, trattamento a tagli successivi (distinto in trattamento a tagli successivi uniformi e trattamento a tagli successivi graduali su piccole superfìci) e trattamento a taglio saltuario. A questi si aggiungono i tagli intercalari, gli sfolli e i diradamenti.
    Trattamento a taglio raso
    Con taglio raso si intende la forma di trattamento mediante la quale il taglio di maturità viene effettuato con l’abbattimento di tutte le piante presenti su una determinata superfìcie (8.10).
    In pratica è lo sgombero completo di un popolamento, in conseguenza del quale si generano sulla superfìcie tagliata condizioni ecologiche analoghe a guelle dei terreni aperti.
    Si applica a boschi coetanei ed è adatto a creare tessere coetanee di ampie superfìci e stadi dinamici della vegetazione molto giovani, a gestire popolamenti costituiti da specie eliofile e ad attuare una selvicoltura intensiva di tipo commerciale.


    8.10 Schema riassuntivo degli effetti del taglio a raso in funzione della tipologia di bosco e territorio.
    Trattamento a tagli successivi
    Il trattamento a tagli successivi è un trattamento più elastico del taglio raso, può essere applicato a guasi tutte le specie, in tutte le condizioni stazionali e consiste nell’asportare il popolamento giunto alla maturità economica tramite più interventi selvicolturali.
    L’utilizzazione totale del soprassuolo avviene in più tempi, a distanza di alcuni anni in modo da insediare la rinnovazione sotto la parziale copertura delle piante appartenenti al ciclo precedente e creare condizioni di luce favorevoli sia per specie discretamente eliofile che per guelle sciafile.
    Tale forma di trattamento, che tende a favorire l’insediamento delle specie barocore (guelle i cui semi, privi di particolari adattamenti per la dispersione, si allontanano dalla pianta madre grazie all’azione della forza di gravità), si applica alle fustaie coetanee formando nuovi soprassuoli e ottenendo novelleti puri coetanei, mediante la rinnovazione naturale, integrata o sostituita dalla rinnovazione artificiale, sotto la copertura parziale del soprassuolo maturo.

    Approfondimento

    Si associano, così, i vantaggi economici della fustaia coetanea e quelli della rinnovazione naturale.
    Questa tecnica, che richiede competenza nella scelta delle piante da abbattere, inizialmente è stata applicata a boschi formati da specie sciafile e solo successivamente a boschi di specie eliofile.
    Le fasi del trattamento a tagli successivi sono distinte in:
    a. taglio di preparazione (qualche volta non necessario);
    b. tagli di utilizzazione:
    - taglio di sementazione;
    - uno o più tagli secondari;
    - taglio di sgombero.
    Il periodo intercorrente tra il taglio di sementazione e il taglio di sgombero viene denominato periodo di rinnovazione.
    Questo è di durata variabile da specie a specie, ma non può superare certi limiti (15-20 anni nei querceti, 30-35 anni nelle faggete), oltre i quali si deve ricorrere alla rinnovazione artificiale. Il trattamento a tagli successivi è distinto in trattamento a tagli successivi uniformi, trattamento a tagli successivi su piccole superfìci e trattamento a tagli saltuari.




    Taglio
    Epoca
    Obiettivo
    Preparazione
    Prima delle annate di “pasciona”
    Accelerare l’alterazione della lettiera per favorire la germinazione
    Sementazione (30-60% a seconda della specie)
    Maturazione del seme o disseminazione: prima della germinazione
    Creare le condizioni di luce favorevoli ai semenzali
    Secondario (2-4)
    Dopo 2-3 anni dal precedente e a distanza di 3-6 anni l’uno dall’altro
    Fornire più luce al novellarne e sfruttare il maggior accrescimento delle piante rimaste
    Sgombero
    Quando il novellarne è sufficientemente affermato
    Eliminazione delle piante del vecchio ciclo rimaste


    APPROFONDIMENTO

    Esempio di protocollo di ricerca per la valorizzazione del legname pregiato

    Località: Bosco Vecchio
    Coordinate: 43°52’I9.32”N - I I°37’I2.48”E 
    Altitudine: 635 m 
    Esposizione: NE-NW 
    Pendenza: 40%
    Protocollo: APPPARCOTI2
    Obiettivi specifici: Struttura e stabilità - Definizione e valutazione del trattamento selvicolturale - Sostenibilità economica - Assortimenti legnosi 
    Età (anni): 40
    Area di studio - A - Tesi: selvicoltura d’albero
    Specie principale: Pseudotsuga menziesii(Mirb.) -Franco
    Specie secondaria: - Specie accessorie: Castanea sativa Mill.
    Struttura del soprassuolo: monoplana
    Area di studio - B - Tesi: diradamento dal basso moderato
    Specie principale: Pseudotsuga menziesii(Mirb.) -Franco
    Specie secondaria: -
    Specie accessorie: Castanea sativa Mill.
    Struttura del soprassuolo: monoplana

    Approfondimento

    Varianti del taglio a raso

    Taglio raso a buche: la superfìcie della tagliata ha un lato pari o inferiore a 1-1,5 volte l’altezza delle piante dominanti circostanti.
    Taglio a raso su strisce strette ed allungate: in zone dove è necessario far arrivare al suolo elevate quantità di energia solare.
    Taglio a orlo o a fessura: superfìci della larghezza pari all’altezza degli alberi che si trovano sul bordo della tagliata e di lunghezza di qualche centinaia di metri. Tale specifico tipo di taglio raso è per sfruttare le condizioni più favorevoli di disseminazione e di microclima in vicinanza del margine.
    Taglio a raso con riserve: al momento del taglio vengono rilasciate alcune piante o gruppi di piante distribuite sulla superfìcie della tagliata affinché disseminino all’intorno.
    Nel trattamento a taglio raso non è richiesta l’indicazione preliminare delle piante da abbattere, ma si devono indicare i margini della tagliata medesima. La rinnovazione della tagliata si ha per via artificiale o naturale. Quest’ultima deriva dal seme caduto dalle piante poste lungo i margini (disseminazione laterale) oppure da quelle disseminate prima dell’abbattimento.
    La forma di trattamento taglio raso presenta alcuni svantaggi, costituiti da problemi di carattere ambientale quali possibilità di erosione, irregolarità nel ciclo dell’acqua, perdite di nutrienti, disturbo alla fauna.
    Il taglio raso richiede forme semplici di pianificazione e di conduzione delle utilizzazioni particolari da cui derivano assortimenti assai uniformi.

    Trattamento a tagli successivi uniformi

    Ciascuna tipologia di taglio (preparazione, sementazione, secondario, sgombero) viene effettuata in modo uniforme. Il soprassuolo adulto è eliminato con una sequenza di tagli .
    1. Taglio di preparazione. È necessario quando i diradamenti non sono stati eseguiti oppure sono risultati insufficienti e serve a creare le condizioni del suolo più adatte alla rinnovazione e ad incrementare la fruttificazione. Si esegue 15-20 anni prima della scadenza del turno.
    2. Taglio di sementazione. Si effettua alla scadenza del turno. La rinnovazione è assicurata dal seme che cade prima del taglio, ma germina dopo e consente di scoprire parzialmente il terreno per farvi giungere più luce, calore ed acqua, favorendo l’insediamento e l’affermazione della rinnovazione naturale nonché distanziare le chiome degli alberi per aumentare la produzione di seme. Si consiglia l’effettuazione del taglio di sementazione in corrispondenza di un anno di pasciona, cioè di un anno caratterizzato da notevole produzione di seme da parte delle essenze forestali. L’intensità del taglio di sementazione dipende dal temperamento della specie, dal tipo di disseminazione, dalla frequenza delle annate di pasciona, dalle condizioni di densità del popolamento e della rinnovazione. Il taglio di sementazione può essere effettuato con maggiore intensità (> 35% della massa legnosa) per le specie eliofile e a crescita rapida (fino al 75% della massa legnosa per il pino silvestre), per le specie a disseminazione anemo-fìla e per guelle con annate di pasciona freguenti, in popolamenti in cui non sono stati eseguiti i diradamenti ed il taglio di preparazione. Al contrario, guesto taglio deve essere eseguito con minore intensità (< 35% della massa legnosa) per le specie tolleranti l’ombreggiamento e che presentano una crescita meno veloce (massimo il 40% della massa legnosa nelle faggete), per le specie a disseminazione barocora, con annate di pasciona distanziate nel tempo, in popolamenti in cui sono stati regolarmente eseguiti i diradamenti ed il taglio di preparazione.
    3. Tagli secondari. L’obiettivo dei tagli secondari è guello di ridurre gradualmente la copertura arborea per consentire l’affermazione della rinnovazione. A distanza di gualche anno dal taglio di sementazione si procede ad uno o più tagli parziali, detti tagli secondari che, determinando la riduzione ulteriore della densità del soprassuolo, permettono un maggiore, ma graduale, afflusso di luce al suolo e favoriscono l’affermazione del novellarne che nel frattempo avrà raggiunto un’altezza di 50 cm circa. Il numero, l’intensità e la periodicità dei tagli secondari dipendono dal grado di affermazione della rinnovazione naturale. Le specie eliofile richiedono generalmente un solo taglio secondario di forte intensità.
    4. Taglio di sgombero. Con il taglio di sgombero si abbattono tutti gli alberi del turno precedente rimasti ancora in piedi. Viene eseguito guando il novellarne non ha più necessità di protezione e la presenza del residuo strato superiore ne rallenta l’accrescimento. Nel taglio di sgombero i danni alla rinnovazione possono risultare pesanti perché le piante da tagliare sono di dimensioni molto grandi e le piantine del nuovo ciclo sono ben lignificate.


    8.14 Profilo schematico di una fustaia trattata a tagli successivi; sono indicate le piante che verranno abbattute: (a) fustaia matura; (b) dopo il taglio di sementazione; (c) dopo un taglio secondario; (d) dopo un nuovo taglio secondario; (e) dopo il taglio di sgombero.

    Trattamento a tagli successivi su piccole superfici

    Con i tagli successivi su piccole superfici si riducono i vantaggi economici e si accentuano quelli di tipo ambientale. È necessaria la presenza di personale tecnico esperto per selezionare le piante da abbattere.
    I popolamenti che si ottengono hanno struttura, composizione ed età più diversificata rispetto a quelli ottenuti con trattamenti a tagli successivi uniformi ed il legname da utilizzare è meno concentrato. La redditività dell’intervento è legata alla presenza di una viabilità forestale molto densa e ramificata e i danni alla rinnovazione possono essere mitigati pianificando le utilizzazioni in maniera tale che le operazioni di esbosco avvengano in zone non ancora in rinnovazione.
    Nelle forme di trattamento a tagli successivi su piccole superfìci vi è la possibilità di sfruttare adeguatamente le differenze locali di ambiente a vantaggio della rinnovazione e di creare le condizioni ambientali favorevoli alle specie con esigenze di luce diverse.
    I tagli successivi per piccole superba possono essere a gruppi, a strisce, a orlo, a gruppi e strisce.
    1. Tagli successivi a gruppi: questo taglio facilita la disetaneizzazione del soprassuolo e si applica in anelli concentrici a macchia d’olio nei punti in cui c’è un nucleo di rinnovazione precedente o si realizza un taglio di sementazione su una superfìcie di alcune decine o centinaia di metri quadrati.


    8.15 Tagli successivi a gruppi.
    2. Tagli successivi a strisce: questo taglio ha lo scopo di originare alberi meno soggetti a schianti o sradicamenti causati dal vento. Si applica un taglio di segmentazione in direzione opposta a quella del vento dominante, su una striscia di bosco larga da una a tre volte l’altezza degli alberi in rinnovazione. Quando questa si è affermata, si esegue un altro taglio di sementazione in una striscia contigua e si procede così con altre strisce contigue.


    8.16 Tagli successivi a strisce parallele.
    3. Tagli successivi a orlo: è simile al precedente dal quale differisce perché inizia con una striscia tagliata a taglio raso.


    8.17 Schema dei tagli successivi a orlo.
    4. Tagli successivi a gruppi e strisce: questo taglio combina i due metodi precedentemente descritti: infatti una volta ottenuta la rinnovazione dei gruppi, questi vengono collegati dal taglio a strisce.


    8.18 Schema operativo dei tagli successivi a gruppi.

    Trattamento a taglio saltuario

    Il taglio saltuario, definito anche taglio a scelta colturale, è la forma di trattamento della fustaia disetanea (detta anche fustaia da dirado) e consiste nel prelievo di una sola parte degli alberi presenti nel bosco cosicché il terreno non rimane scoperto, la struttura è alterata solo su superfìci ridotte e le condizioni di crescita dei singoli alberi rimasti risultano cambiate.
    Lo sviluppo della chioma è maggiore rispetto guello del bosco coetaneo, i fusti sono più rastremati ed il rapporto di snellezza è più basso, comportando una maggiore stabilità delle piante e minor freguenza degli sradicamenti. Il taglio saltuario viene eseguito tramite interventi periodici detti tagli di curazione e il periodo di tempo tra due tagli consecutivi è detto periodo di curazione. Poiché nel bosco disetaneo non esiste un turno, la durata del periodo di curazione è in media di dieci anni.
    Questo tipo di trattamento presenta vantaggi e svantaggi. Sono vantaggi la permanente copertura boschiva del suolo, la massima protezione idrogeologica, il miglioramento e la conservazione delle caratteristiche del suolo, la massima sicurezza e facilità di copertura naturale nei boschi misti, la resistenza alle avversità biotiche e abiotiche, l’incremento percentuale di volume molto elevato, l’attitudine alla produzione di fusto di grosso diametro e la possibilità di taglio in periodi a breve scadenza. Sono svantaggi la difficoltà di gestione tecnico-amministrativa e i forti costi di utilizzazione per le operazioni colturali, la possibilità di danni al novellarne, la diffìcile rinnovazione naturale delle specie eliofile, la produzione di tronchi più nodosi e con legname poco omogeneo, la formazione di pascolo diffìcile da controllare e, nel caso di incendio, gravissimi danni per la distruzione di tutte le classi di età.
    Vengono definiti tagli intercalari i tagli di utilizzazione eseguiti in boschi coetanei prima della scadenza prevista per i tagli di rinnovazione, cioè durante il periodo che intercorre dall’insediamento del soprassuolo alla sua maturità.
    Con guesti tagli si desidera migliorare la produzione legnosa alla fine del ciclo e la guantità di prodotti legnosi ottenibile già prima della fine del ciclo stesso. Ne derivano un aumento della stabilità fìsica e biologica del soprassuolo e condizioni di suolo e di microclima idonee all’insediamento del novellarne.


    8.19 Fasi operative dei tagli intercalari: (a) riduzione del numero di individui; (b) riduzione del numero di individui e regolazione della composizione; (c) riduzione del numero di individui e selezione morfologica
    In guesto caso risulta importante la ripulitura, cioè l’eliminazione della concorrenza esercitata da erbe e arbusti, specie Lanose rampicanti e specie arboree invadenti o che possono danneggiare con la propria ombra la rinnovazione. Nei novelleti e nelle spessine si effettuano tagli intercalari detti sfollamenti, o sfolli, con lo scopo di aumentare la stabilità e regolare la mescolanza mentre nelle perticale e nelle giovani fustaie si eseguono i diradamenti.
    In selvicoltura i diradamenti vengono eseguiti allo scopo di incrementare il ritmo di crescita degli individui che vengono rilasciati, riducendo la concorrenza; abbattere gli individui soprannumerari, con malformazioni, malati, deperienti; migliorare le caratteristiche gualitative negli alberi rilasciati; regolare la mescolanza tra le specie presenti; incrementare la stabilità meccanica del popolamento; eliminare le piante morte (necromassa) per abbassare il rischio di incendio; ottenere un reddito anticipato rispetto al taglio finale.
    In funzione dell’età o della fase evolutiva in cui si effettuano, i diradamenti si distinguono in:
    a. precoci: eseguiti già nello stadio di spessina; tendono a controllare sin dall’inizio i risultati del processo competitivo e l’evoluzione del popolamento;
    b. tardivi: eseguiti nella fase di perticaia; contribuiscono a dare più spazio alla selezione naturale delle piante; consentono di ottenere un reddito. Sono tardivi anche i diradamenti che non sono stati eseguiti al momento giusto.
    Secondo il principio di Heicorn "la massa totale prodotta dal popolamento forestale durante tutto il ciclo produttivo non viene influenzata dai diradamenti a meno che non si tratti di superdiradamenti che non consentono agli alberi di utilizzare tutte le risorse della stazione."
    Vi sono guattro metodi principali di diradamento: diradamenti dal basso, diradamenti dall’alto, diradamenti liberi, diradamenti meccanici (o schematici o geometrici) .
    Nei diradamenti dal basso (o bassi) viene eliminato esclusivamente il piano dominato e, solo in determinate circostanze, le piante dominanti. Si ottiene così un soprassuolo monoplano, con copertura continua, in cui gli alberi diradati appartengono solo, o prevalentemente, al piano dominato.
    Si distinguono le seguenti tipologie:
    a. diradamento basso debole: vengono eliminati solo gli alberi morti o moribondi e piegati, compresi nel piano dominato;
    b. diradamento basso moderato: riguarda gli alberi morti o moribondi, piegati e sottoposti, compresi nel piano dominato e anche piante mal conformate e ammalate del piano dominante;
    c. diradamento basso forte: si abbattono tutti gli alberi del piano dominato e quelli del piano dominante con anomalie della chioma e/o malformazioni del tronco. Si procede inoltre ad abbattere alcuni alberi dominanti con chioma e fusto normalmente sviluppati, in modo da consentire agli alberi che rimangono una idonea e regolare distribuzione per ampliare in ogni direzione la chioma e non interrompere in modo duraturo la copertura. Il criterio della selezione delle piante da eliminare è effettuato sia in base alla posizione sociale e/o alle caratteristiche del fusto, sia in funzione della densità che si desidera ottenere;
    d. superdiradamento: si basa sul medesimo criterio del diradamento basso forte, ma con l’intenzione di isolare durevolmente la copertura delle chiome.


    8.20 (a, b) Diradamento dal basso e (c) superdiradamento
    Nei diradamenti dall’alto (o alti) le piante diradate appartengono solo o prevalentemente al piano dominante con lo scopo di consentire lo sviluppo dei migliori alberi del piano dominante. Sono distinti in:
    a. diradamento alto debole: vengono abbattute le piante deperienti e morte, oltre alle piante del piano dominante che presentano difetti e anomalie e, in caso di elevata fittezza, alcune piante dominanti;
    b. diradamento alto forte: si eliminano tutti gli alberi in cattive condizioni fìtosanitarie e deperienti, oltre agli alberi che impediscono lo sviluppo della chioma delle essenze restanti.


    8.21 (a) Diradamento dall’alto cui seguono le fasi (b, c) di diradamento misto.
    Nei diradamenti liberi le piante diradate appartengono a entrambi i piani, dominato e dominante.
    Nei diradamenti meccanici (o schematici o geometrici) le piante da abbattere sono scelte secondo la distribuzione spaziale programmata a priori (schemi), cioè senza tenere conto della posizione sociale e prescindendo da valutazioni riguardanti le caratteristiche dei singoli alberi (8.23).


    8.22 Schemi di diradamento geometrico. In colore rosso sono evidenziate le piante da abbattere


    8.23 Schema dei rapporti di competizione tra gli alberi e delle relative problematiche derivate.

    8.3 Governo a ceduo

    Il bosco ceduo è formato essenzialmente da polloni, cioè alberi provenienti da rinnovazione agamica. Con il taglio, il popolamento arboreo non viene sostituito totalmente, ma solo nella sua parte epigea.
    Dopo il taglio, le ceppale, che rimangono sul terreno, provvedono alla ricostituzione del soprassuolo producendo i polloni.
    Il pollone è un ricaccio dotato di dominanza apicale che nasce alla base del fusto di un albero da una gemma in seguito al taglio della pianta (talvolta anche a seguito di una sofferenza).
    I nuovi fusti che si rigenerano da guella ceppala per rinnovazione agamica hanno lo stesso patrimonio genetico della pianta dalla guale si sono originati.
    I polloni che interessano la selvicoltura sono i polloni da ceppaia, cioè quelli che si sviluppano sulla parte di fusto e radici che restano nel terreno dopo il taglio della pianta: quelli che scaturiscono raso terra ed emettono radici proprie (es. carpino nero e carpino bianco) sono detti basali (polloni proventizi), mentre quelli che nascono in un punto troppo alto per autoradicare e restano sempre dipendenti dalla vecchia ceppaia sono detti alti.
    I polloni che provengono da gemme germogliate sul tessuto cicatriziale si chiamano avventizi e sono molto facili da staccare, quelli che derivano da gemme preformate i cui tessuti vascolari sono ben inseriti sul tronco sono detti proventizi.
    Durante i primi anni di vita i polloni avventizi sono meno stabili rispetto ai polloni proventizi.
    La produzione di polloni aumenta progressivamente con il crescere delle dimensioni della ceppaia, poi, con il passare del tempo, diminuisce e, di solito, il ceduo perde la facoltà pollonifera dopo i 60-80 anni d’età. Il governo a ceduo è applicabile solo alle essenze fornite al colletto di gemme capaci di svilupparsi dopo il taglio, cioè dotate di capacità pollonifera.
    Questa è tipica delle Angiosperme, ma differisce fra le varie specie, ad esempio è elevata nel castagno ma assai scarsa nel faggio; tra le Gimnosperme, fatta eccezione per il pino delle Canarie (es. Pinus canariensis), è quasi nulla.
    La longevità delle ceppaie consente loro di assicurare numerose generazioni di polloni permettendo la rinnovazione naturale del soprassuolo e quando la capacità pollonifera si esaurisce, la ceppaia muore e va sostituita. La sostituzione delle ceppaie esaurite o morte per altri motivi avviene gradualmente nel tempo attraverso i seguenti stadi di sviluppo del bosco:
    a. cedui giovani: stadio di sviluppo compreso tra il momento del ricaccio e quello che corrisponde alla copertura completa del terreno, approssimativamente un ceduo tagliato da oltre 1 anno e con altezza media inferiore a 5 m;
    b. cedui adulti: stadio di sviluppo compreso tra la copertura completa del terreno ed il culmine dello sviluppo longitudinale dei polloni;
    c. cedui maturi: stadio di sviluppo successivo alla culminazione dello sviluppo longitudinale dei polloni, durante il quale si realizzano fenomeni di elevata concorrenza tra gli individui, e nel tempo, diffuso decadimento della produzione degli assortimenti da ardere, forte selezione e mortalità;
    d. cedui invecchiati: ceduo di età superiore a 2 volte il turno minimo indicato dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale provinciali.
    Si distinguono varie modalità di ceduazione.
    a. a ceppaia: quando il taglio è fatto in prossimità del terreno;
    b. fuori terra: quando il taglio è eseguito in vicinanza del terreno ad un’altezza di 10-20 cm;
    c. raso terra o succisione: quando si taglia a livello del suolo;
    d. tramarratura o taglio tra le due terre: quando si taglia qualche centimetro sotto al livello del terreno e si ricopre di terra la ceppaia; può essere impiegata per rivitalizzare ceppaie deperienti;
    e. a capitozza: quando il taglio del fusto avviene a una certa altezza da terra (alberature stradali, filari lungo i campi);
    f. a scalvo o a sgamollo: quando il taglio non riguarda il fusto ma i rami ad eccezione di quelli della parte apicale della chioma.
    In Italia i cedui sono composti per lo più da piante ceduate a ceppaia, destinati alla produzione di legname da ardere e di legname da paleria. In misura relativa i cedui producono legno per trasformazioni industriali (chips).
    Al fine di ottenere una buona massa legnosa, la coltivazione del bosco ceduo richiede una serie di operazioni per conservare o ripristinare l’efficienza produttiva come le ripuliture, le potature delle matricine per favorire la fruttificazione e ridurre l’ombreggiamento dei polloni, gli sfollamenti e i diradamenti dei polloni, il ripristino della densità con la semina o la piantagione o la propagginatura, la tramarratura per rivitalizzare le ceppaie in via di esaurimento, la succisione delle ceppaie, cioè il taglio rasente al terreno, la riceppatura, cioè l’abbassamento della ceppaia per stimolare il ricaccio di polloni.

    Turno

    I turni minimi per i cedui delle specie legnose più importanti sono stabiliti per ogni regione italiana dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale.
    Una volta i turni basati sulle consuetudini, con differenze legate alla zona di coltivazione, erano di circa 8-10 anni per i cedui di castagno, 10-12 anni per quelli di querce caducifoglie, 15-18 anni per la macchia mediterranea con leccio, 22-24 anni per quelli di faggio. Oggi si sono allungati i turni, per motivi ecologici (recupero della fertilità) ed economici, essendo diventato il ceduo una scorta patrimoniale cui attingere in determinate circostanze.

    Tipologie di trattamento del ceduo
    Le principali forme di trattamento del ceduo sono:
    a. ceduo semplice;
    b. ceduo matricinato;
    c. ceduo a sterzo;
    d. ceduo composto.

    Ceduo semplice

    Il soprassuolo è formato solo da polloni, tutti della stessa età. Sono compresi in questa categoria le seguenti formazioni:
    - i cedui di castagno e di robinia per paleria minuta;
    - i cedui di eucalitti e di pioppo per cellulosa;
    - i cedui di eucalitti, di pioppo, ontano, salice e di altre specie a rapido accrescimento per la produzione di biomassa per energia;
    - i cedui di nocciolo per la produzione del frutto;
    - i cedui di salice per produrre vimini.
    L’utilizzazione finale del ceduo semplice consiste nell’abbattimento di tutti i polloni presenti. Il taglio viene eseguito in prossimità del terreno (a ceppaia) o a circa 10-20 cm dal suolo (taglio fuori terra) o rasente il terreno (succisione) o tra due terre (tra-marratura) quando il terreno attorno alla ceppaia viene allontanato per la profondità di alcuni centimetri.
    Nel caso del taglio fuori terra la superfìcie di taglio è a forma arrotondata (taglio detto “a chierica di monaco”) per favorire lo sgrondo delle acque e remissione di polloni nella parte più bassa della ceppaia.
    La succisione e la tramarratura si eseguono per stimolare un forte sviluppo di polloni inseriti in basso sulla ceppaia o anche al di sotto del colletto in cedui composti da ceppaie poco produttive. Per operare il taglio tra due terre (tramarratura) si fa uso di un attrezzo denominato marra; il taglio viene effettuato molto in basso, poi la superfìcie di taglio viene ricoperta con la terra.
    Il taglio viene eseguito durante il periodo di riposo vegetativo delle piante e l’epoca di taglio consuetudinaria è proposta dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. Dopo il taglio, vengono generati scalarmente i nuovi polloni dalle ceppaie. La forma dei tronchi e delle chiome risulta quasi sempre irregolare e asimmetrica, dovuta spesso alla curvatura alla base dei fusti.
    Il numero di ceppaie ad ettaro è estremamente variabile, da circa 1000 a 10.000 e oltre a ettaro. Tempo fa, la durata del turno (turno tecnico) era stabilita in funzione della tipologia di assortimento da ottenere (ad esempio legname da ardere, da carbonizzare, fasciname).

    Ceduo matricinato

    Il soprassuolo è formato prevalentemente da polloni della stessa età e da un numero ridotto di matricine, cioè alberi di origine gamica o agamica, che vengono rilasciati all’atto della ceduazione in modo da potersi sviluppare per un certo periodo senza la concorrenza dei polloni. Esse hanno età maggiore di guella dei polloni e la differenza di età tra cedui e matricine, è di una, due o tre volte la lunghezza del turno. Le matricine di età pari a guella del ceduo si definiscono allievi o matricine di primo turno.
    Al momento del taglio si abbattono tutti i polloni sulle ceppaie, a eccezione di alcuni allievi destinati a fungere da matricine le guali sono scelte in base alla specie che si vuole favorire, al vigore del pollone, al fusto eretto, alla chioma simmetrica e al basso rapporto H/D (altezza/diametro).
    Le matricine possono essere uniformemente distribuite o a gruppi, in un numero che non va oltre 60 (spesso 30) nei cedui guercini e non oltre 30 in quelli castanili, per evitare l’ombreggiamento delle ceppaie e di conseguenza la riduzione di produttività del ceduo. Il numero minimo di matricine da rilasciare è fissato da norme regionali (Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale).
    Le funzioni principali delle matricine sono: provvedere alla disseminazione naturale per avere piante nate da seme che sostituiscano progressivamente le ceppaie in esaurimento o morte e assicurino così il mantenimento della densità del ceduo; proteggere il ceduo dall’eccessiva insolazione e dal vento; fornire legname da opera.
    Le matricine possono essere mantenute per l’intera durata del ciclo produttivo successivo, abbattendole in occasione del taglio seguente, oppure rimanere per un periodo più lungo. Il ceduo matricinato è caratterizzato da una serie di vantaggi quali la semplicità di gestione, la certezza della rinnovazione naturale e la frequenza del prodotto.
    Gli svantaggi sono di ordine ambientale e analoghi a quelli considerati per il trattamento a taglio raso della fustaia coetanea.
    Il ciclo di utilizzazione (turno) è fissato in base alle condizioni stazionali e socioeconomiche e deve puntare alla conservazione del suolo e avvantaggiare l’inserimento di specie arboree per aumentare la mescolanza.


    CeppaieSoprassuoloCure colturali
    Rinfoltimento per via naturale Rinfoltimento per via artificiale Semina o piantagione
    Epoca taglio

    Modalità taglio

    Succissione

    Tramarratura
    Rinnovazione
    da seme delle
    specie che
    compongono
    il ceduo
    Interventi
    mirati a:
    - favorire la
    fruttificazione
    delle matricine
    e la
    disseminazione
    - favorire la
    germinazione,
    l’affermazione
    dei semenzali
    aumentare il n.
    delle matricine
    se insufficiente
    Diffusione
    spontanea di
    latifoglie e
    conifere presenti al
    margine del
    ceduo
    Propagginatura Con specie
    componenti il
    ceduo e altre
    latifoglie
    Con specie
    rustiche e
    frugali in
    condizioni
    stazionali
    difficili
    Con conifere
    con l’obiettivo
    di costituire
    boschi misti
    coniferelatifoglie
    Ripuliture
    Potature
    delle
    matricine


    Sfollamenti
    e
    diradamenti
    dei polloni


    8.26 Operazioni colturali eseguite in un ceduo semplice matricinato.

    Ceduo a sterzo

    Si tratta di un popolamento formato da polloni disetanei e matricine. Sulla stessa ceppala convivono polloni di due o tre età diverse. Questa forma di trattamento del ceduo assicura la disetaneità del soprassuolo mediante la presenza di polloni di età diversa su ogni ceppala. Viene stabilito il diametro di recidibilità, cioè il diametro a partire dal quale il pollone è considerato “economicamente maturo” e, nello stesso tempo, viene fissato il periodo di curazione che indica l’età necessaria affinché i polloni raggiungano il diametro fissato per procedere al taglio. Nel ceduo a sterzo è consigliabile un periodo di curazione molto breve.
    Ad esempio, considerando un periodo di curazione di 30 anni, sulla medesima ceppala, prima dell’utilizzazione, ci saranno polloni di età diversa, rispettivamente di 30, 20 e 10 anni e, in seguito all’utilizzazione residueranno i polloni di 20 e 10 anni, mentre l’anno successivo alla ceduazione, vi saranno i polloni di 21,11 e 1 anno. Con il taglio si abbattono solo i polloni che hanno raggiunto il diametro di recidibilità e alcuni soprannumerari di età e diametro minore, in misura tanto più apprezzabile quanto maggiore è il periodo di curazione.
    I polloni rilasciati mantengono meglio in attività vegetativa la ceppaia, evitando l’impatto della totale ceduazione. Anche nel ceduo a sterzo possono essere rilasciate le matricine. Frequentemente la rinnovazione delle ceppaie viene assicurata dalla propagginatura, cioè dal radicamento e successivo affrancamento di un pollone che, a contatto con il suolo, emette radici. Il ceduo a sterzo è adatto a specie sciafile o tolleranti l’ombreggiamento, anche se con ridotta capacità pollonifera.
    In Italia, è stato applicato al faggio, al leccio, al castagno. Esso consente di mantenere una copertura continua del suolo e di avere una maggiore varietà di assortimenti legnosi. È richiesta manodopera specializzata per la selezione dei polloni da rilasciare che sono poco concentrati nella tagliata e possono essere danneggiati sulla ceppaia. Inoltre non è possibile ribassare le ceppaie.

    Ceduo composto

    Il ceduo composto è una forma mista di governo del bosco ad alto fusto e ceduo. La componente a fustaia può essere pura o mista ed è sempre disetanea, mentre la componente a ceduo può essere coetanea o disetanea (trattata a sterzo). La struttura del popolamento è biplana o pluristratifrcata.
    Nel ceduo composto le piante della fustaia hanno età multipla di quella del ceduo; sono divise in tre, quattro, cinque ed anche sei classi cronologiche, la cui consistenza è decrescente con l’aumentare dell’età. Al termine del turno si esegue la ceduazione delle ceppaie e l’abbattimento di una parte delle matricine, che sono rimpiazzate da nuovi allievi costituiti da piante derivanti da seme. La rinnovazione della fustaia avviene con il rilascio delle piante di origine gamica, di età (dimensioni) analoga a quella dei polloni. Teoricamente la rinnovazione della fustaia potrebbe verificarsi tutti gli anni, ma in pratica è possibile solo nei primi anni dopo la ceduazione e ciò spiega perché le piante della fustaia tendono ad avere un’età multipla del turno.
    Alla scadenza del turno del ceduo, oltre al taglio raso di quest’ultimo, si esegue anche l’abbattimento delle matricine dell’ultima classe di età e di una parte di quelle delle restanti classi per regolarne il numero ed eliminare quelle in cattive condizioni fìtosanitarie. A fine turno si effettuano ripuliture per consentire la rinno vazione da seme. E importante mantenere un rapporto equilibrato tra ceduo e fustaia al fine di ottenere un corretto sviluppo dei polloni. La maggior parte dei cedui composti italiani è formata da matricine di 2-3 classi cronologiche, con turni di solito < 20 anni. Si tratta soprattutto di querceti di cerro e roverella, di limitato valore per la produzione di legname da opera.
    I pregi del ceduo composto consistono nell’elasticità del rapporto tra ceduo e fustaia e quindi nella possibilità di adattamento a variabili esigenze di produzione di materiale legnoso (legna da ardere e legname da lavoro).
    Gli alberi che costituiscono la fustaia presentano una maggiore stabilità meccanica rispetto alle matricine del ceduo matricinato. Il ceduo composto fornisce una migliore protezione del suolo rispetto al ceduo matricinato, con effetti positivi dal punto di vista paesaggistico e della biodiversità (8.28).





    Categoria di matricine
    Età
    Densità
    iniziale
    Densità
    finale
    Taglio
    (n. piante)

    Allievi
    30
    50
    -
    -
    Matricine di due anni
    60
    30
    40
    10
    Matricine di tre turni
    90
    20
    30
    10
    Matricine di quattro turni
    120
    10
    20
    10
    Matricine di cinque turni
    150
    -
    10
    10


    8.28 Piano di matricinatura (numero di piante) di un ceduo composto, trattato con un turno di 30 anni.

    Cedui a ciclo breve per la produzione di biomassa

    Con questo termine si indicano i cedui costituiti allo scopo di ottenere, in tempi brevi e con tecniche di coltivazione intensive, una elevata biomassa da destinare alla produzione di combustibile e di materiale da triturazione per pannelli o per cellulosa. Si tratta di una applicazione recente del governo a ceduo, con caratteristiche di tipo agronomico.
    I caratteri del soprassuolo che giocano un ruolo importante sono la rapidità di accrescimento, la plasticità stazionale e la resistenza alle malattie. Le specie impiegate sono numerose ed appartengono soprattutto ai generi Populus, Salix, Eucalyptus, Platanus, Queicus, Alnus, Fraxinus.

    8.4 Ricostituzione, riconversione e trasformazione dei boschi

    Il bosco come ogni altro ecosistema, può essere danneggiato da forze fìsiche esterne, dette perturbazioni, come il fuoco, il vento, le alluvioni, le temperature estremamente basse, cui si aggiungono interventi esterni causati dall’uomo come tecniche colturali errate, tagli irrazionali e cattive forme di esbosco, pascolo incontrollato, elevata densità della fauna selvatica, frequenti attacchi parassitari animali e vegetali ed epidemie. In presenza di perturbazioni tollerabili, il bosco si oppone a tali variazioni per recuperare la condizione d’origine precedente all’intervento del fattore esterno perturbante.
    La capacità di ritornare allo stato iniziale viene definita resilienza. Quando, al contrario, a causa dell’azione congiunta e ripetuta di guesti fattori, il bosco perde la capacità di resilienza, non è più in grado di recuperare la condizione di eguilibrio e viene definito degradato.
    Un bosco degradato è riconoscibile per una stentata crescita della vegetazione, una insufficiente densità delle piante e fertilità carente del terreno, con ripercussioni sulla conservazione della qualità dell’ambiente e conseguenze come frane, alluvioni, smottamenti, manidato in modo totale festazioni di progressiva desertificazione.
    Le tecniche per ricostruire boschi degradati devono tener conto delle caratteristiche delle essenze forestali.
    1. Se il bosco è costituito da Angiosperme si può cercare di stimolare i ricacci vegetativi di nuovi polloni mediante tagli e tecniche di moltiplicazione vegetativa. Se il taglio viene effettuato a livello del terreno, sul colletto della ceppaia, è detto succisione o taglio a raso, se avviene un paio di cm sotto il livello del terreno, sulle ceppaie de-perienti è detto tramarratura o taglio tra la due terre, mentre se è molto energico per abbassare i ceppi si chiama riceppatura.
    Le tecniche di propagazione agamica sono la propagginatura, che consiste nel piegare o interrare polloni sottili, lunghi e flessibili a profondità di 30-40 cm a monte dei terreni in pendio, lasciando fuori terra il cimale e pochi rametti del pollone, e la talea, che si effettua interrando ad una profondità di 30-40 cm pezzi di rami e lasciando spuntare dal terreno alcune gemme.
    Le talee radicate si chiamano barbatelle.
    2. Se si tratta di boschi puri di Conifere si inseriscono alcune latifoglie con la tecnica del latifogliamento che prevede ripetuti diradamenti e piantagioni a gruppi per evitare il soffocamento dei semenzali trapiantati.
    3. Se si tratta di Angiosperme e/o di Gimnosperme ed è necessario cambiare forma di governo, la tecnica prende il nome di conversione.

    Le conversioni del bosco

    Per conversione di un bosco si intende il cambiamento di forma di governo di un bosco. Le vigenti normative forestali nazionali e regionali prevedono che le conversioni siano effettuate per costituire un bosco da cui ottenere una produzione legnosa di maggiore pregio e per migliorare l’azione regimante e antierosiva del bosco.

    Conversione da ceduo semplice a ceduo composto
    Allo scadere del turno, in occasione del taglio del ceduo, viene rilasciato un elevato numero di allievi senza abbattere le matricine rilasciate durante la ceduazione precedente, tranne quelle in cattive condizioni frtosanitarie e deperienti.
    Nella ceduazione successiva si rilasciano, di nuovo, numerosi allievi e nello stesso tempo si abbatte un certo numero delle matricine già presenti, in modo da pianificare la loro distribuzione in classi di età, in base al modello di ceduo composto, costituendo così la componente a fustaia senza interrompere la ceduazione.

    Conversione da ceduo composto a fustaia
    Partendo da un’abbondante matricinatura iniziale, si attua una buona selezione, rilasciando le piante migliori in numero crescente di matricine (da 150 a 300 per ettaro) a ogni ceduazione. Si può ricorrere anche all’uso di polloni ben conformati, scelti fra quelli più robusti.
    Dopo 3-4 ceduazioni ne deriverà una fustaia costituita da 500-700 matricine sopra il ceduo che tenderà a formare il piano dominato. Per terminare la conversione a fustaia, il ceduo sarà sottoposto a diradamento fino al momento di inizio dei tagli di conversione.

    Conversione da ceduo a fustaia
    Consiste nella transizione da un soprassuolo che si rinnova per via agamica (ceduo) a un altro soprassuolo che si rinnova per via gamica (fustaia).
    I metodi di conversione possono essere i seguenti:
    1. conversione basata sulla rinnovazione artificiale con l’introduzione di altre specie (si esegue il taglio del ceduo e poi si passa all’introduzione di latifoglie e/o conifere mediante semina o piantagione);
    2. conversione basata sulla rinnovazione naturale da seme delle specie presenti nel ceduo, distinta a sua volta in:
    a. conversione diretta - con immediato avvio dei tagli di rinnovazione; si adotta nei casi in cui i cedui abbiano ampiamente superato il turno consuetudinario e presentino un elevato numero di matricine;
    b. conversione indiretta - deve essere prevista una fase intermedia che precede i tagli di rinnovazione, mediante i quali si ottiene il passaggio da ceduo a fustaia (8.31).
    Nella fase intermedia si configura un periodo di attesa (tempo che precede l’inizio dei tagli di avviamento), che serve a ridurre o esaurire la capacità pollonifera delle ceppaie con i relativi interventi colturali (tagli fìtosanitari, tagli di miglioramento), oltre ai successivi tagli di avviamento. Il soprassuolo è denominato soprassuolo transitorio o fustaia transitoria.
    La conversione indiretta da ceduo a fustaia dissetanea o coetanea può avvenire con metodi diversi: metodo del taglio di avviamento, metodo della matricinatura intensiva, metodo della matricinatura progressiva.
    1. Metodo del taglio di avviamento. A seconda del numero di matricine presenti, può o non può essere previsto un periodo di attesa, al termine del quale si eseguono i tagli di avviamento a cui succedono i tagli di rinnovazione.
    In questo caso prevale la selezione quantitativa degli alberi da rilasciare rispetto a quella qualitativa (8.32).
    2. Metodo della matricinatura intensiva. Allo scadere del turno del ceduo, si rilasciano 1 o 2 polloni su un numero prestabilito di ceppale (circa 400-600 ad ettaro) e si esegue il diradamento sulle altre con l’eliminazione di polloni deperienti, malformati o che disturbano gli “alberi di avvenire”; successivamente a guesto taglio vi è un periodo di attesa a cui segue, se necessario, un secondo diradamento guindi i tagli di rinnovazione.
    3. Metodo della matricinatura progressiva. Al termine del turno del ceduo, si effettua il taglio del ceduo, abbattendo nello stesso tempo le matricine deperienti, malformate e danneggiate, con il rilascio di un numero elevato di allievi da reclutare tra le piante da seme e i polloni di migliore forma; guesto metodo prevede una fase intermedia a ceduo composto a cui fanno seguito i tagli di rinnovazione .


    8.31 Schema generale dei tipi di conversione indiretta da ceduo a fustaia.


    8.32 Conversione indiretta da ceduo a fustaia coetanea o disetanea.

    Trasformazioni del bosco

    È il cambiamento della forma di trattamento di un bosco. Nei cedui la trasformazione da ceduo trattato a sterzo al ceduo trattato a taglio raso si realizza eseguendo guesto tipo di taglio. L’operazione inversa richiede interventi con tagli parziali a carico delle ceppaie del ceduo coetaneo per stimolare il ricaccio di polloni ed ottenere più classi di età per ciascuna ceppaia. La trasformazione di una fustaia da disetanea a coetanea si effettua praticando il taglio raso oppure intervenendo con tagli successivi, dove con il taglio di sementazione vengono rilasciate le piante di maggiori dimensioni, destinate alla disseminazione e alla protezione della tagliata. Le finalità della trasformazione sono guelle di migliorare la fertilità attraverso la produzione di lettiera, valorizzare e sfruttare le capacità di accrescimento individuali, incrementare la stabilità fìsica e biologica del soprassuolo e di favorire la rinnovazione naturale.


    8.33 Conversione indiretta da ceduo a fustaia: metodo della matricinatura intensiva.


    8.34 Conversione indiretta da ceduo a fustaia: metodo della matricinatura progressiva.

    Approfondimento

    Martellata forestale

    La martellata forestale è l’operazione con cui si contrassegnano le piante da abbattere.
    Per eseguirla si usa il martello forestale: un’ascia che ha da un lato la lama e dall’altro lato un sigillo in rilievo, con la sigla dell’ente delegato, competente per territorio. L’ascia serve per scortecciare il tronco ed una parte bassa del fusto (una radice o una costolatura bassa) per controllare che non vengano effettuati, volutamente o involontariamente, tagli sbagliati.
    La scortecciatura si chiama specchiatura: si asporta una frazione di corteccia, per garantirne la visibilità, e su questa viene impresso il marchio con il retro dell’ascia.
    Il taglio della pianta deve avvenire necessariamente tra le due specchiature ed è obbligatorio a seconda delle normative regionali.
    Può esistere un Registro regionale dei martelli forestali. A questo Registro debbono essere obbligatoriamente iscritti i martelli e i tecnici forestali responsabili del loro utilizzo, per lo svolgimento delle operazioni di martellata, previste dall’articolo II del regolamento Forestale.
    1. L’iscrizione avviene d’ufficio per tutti i martelli già depositati presso gli ordini provinciali dei dottori Agronomi e forestali e per quelli in dotazione al personale del Corpo Forestale dello Stato.
    2. Per essere accettata, la richiesta di iscrizione deve contenere tutte le informazioni richieste.

    8.5 L’esbosco

    L’ultima fase che riguarda la selvicoltura, qualsiasi sia stato il tipo di governo del bosco, è l’esbosco che consiste nell’allontanare dal bosco e trasportare sino al luogo di raccolta e di carico i tronchi d’albero o pezzi di questi (toppi) abbattuti.
    Questa serie di operazioni si attua principalmente nei mesi autunnali sia perché i tronchi durante l’estate hanno il tempo per essiccarsi e alleggerirsi sia perché il trascinamento risulta facilitato da un terreno divenuto più duro con l’abbassarsi delle temperature.
    La piazza di deposito, o imposto, è una superfìcie libera, adiacente a una strada camionabile o trattora-bile e percorribile dagli automezzi, nella quale viene portato il legname e dove è possibile effettuare comodamente il carico sui veicoli destinati al trasporto, direttamente ai centri aziendali.
    A seconda dell’orografìa del terreno, delle caratteristiche della viabilità forestale (strade e piste) e della tipologia degli assortimenti allestiti, possono essere impiegate varie modalità di esbosco:
    1. a strascico con verricelli e/o trattrici;
    2. per avvallamento manuale sul terreno;
    3. per avvallamento in risine: si tratta di una modalità di esbosco utlizzata allestendo secondo la linea di massima pendenza un condotto o canale (detto linea di avvallamento), entro il quale il legname viene fatto scivolare verso valle, fino a una strada (o pista) percorribile dai mezzi utilizzati per il trasporto del legname, o in vicinanza dell’imposto. In genere le canalette sono in polietilene o in metallo, unite tra loro. I limiti di utilizzo di questo metodo sono costituiti dalla pendenza del terreno (non inferiore a circa il 20%), dalle dimensioni del legname (in termini di lunghezza e diametro) e dalla distanza tra il punto di partenza e quello di arrivo. In genere questo sistema viene utilizzato per la legna da ardere;
    4. con trattrici dotate di rimorchio a ruote motrici (trazionato): nel caso in cui la viabilità forestale lo consenta, possono essere impiegati rimorchi trainati, spesso dotati di cassone ribaltabile, e azionati, tramite albero cardanico, dalle trattrici. Nei rimorchi viene caricato il legname che può essere condotto all’imposto o direttamente al centro aziendale;
    5. con trattrici dotate di rimorchio equipaggiato con caricatore idraulico: e un sistema utilizzato per l’esbosco di tronchi lunghi e pesanti e si usa in particolar modo quando l’imposto è lontano dalla zona di concentramento del legname. È impiegato quando la viabilità forestale permette la circolazione dei mezzi in condizioni di sicurezza.
    6. a soma utilizzando animali: in zone dove vi sono forti pendenze, con inadeguata o carente viabilità forestale, tale da non permettere l’uso in sicurezza dei mezzi meccanici, il solo modo per effettuare l’esbosco e l’impiego di animali (quali cavallo o mulo), percorrendo sentieri o mulattiere.
    I sistemi di lavoro per abbattere gli alberi e allestire gli assortimenti legnosi sono:
    - sistema del legname allestito o corto (SWS = Short Wood System): in cui sramatura e depezzatura del tronco sono eseguite sul letto di caduta e l’esbosco degli assortimenti allestiti avviene fino alla piazza di deposito a ciglio strada camionabile;
    - sistema del legname lungo o a fusto intero (LTS = Long Tree System): la sramatura è eseguita sul letto di caduta, mentre la depezzatura viene effettuata nell’imposto, successivamente all’esbosco;
    - sistema dell’albero intero con chioma (FTS = Full Tree System): le operazioni di sramatura e depezzatura vengono eseguite sull’imposto.

    Approfondimento

    Principali macchine impiegate per l’esbosco e le utilizzazioni forestali

    1. Macchine per l’abbattimento e l’allestimento del legname

    Motoseghe leggere: potenza 1,5-2 kW, lunghezza di taglio 35-40 cm, idonee per abbattimento e allestimento in sfollamenti e primi diradamenti.
    Motoseghe medie: potenza 2,5-3,5 kW, lunghezza di taglio 40-45 cm, per l’abbattimento e l’allestimento di alberi di medie e grandi dimensioni a legno tenero (conifere).
    Motoseghe pesanti: potenza 4-5 kW, lunghezza di taglio 50-70 cm, impiegate per l’abbattimento e la depezzatura di alberi di notevole diametro.

    Feller, feller-buncher: afferrano i fusti e li recidono alla base, abbattendoli, con seghe a catena, con seghe a disco particolari o con cesoie idrauliche, depositandoli successivamente a terra in modo ordinato.

    Harvester: operano l’abbattimento e l’atterramento, eseguono la sramatura e la depezzatura automatica a lunghezze prestabilite in base al diametro degli alberi, con comandi computerizzati e programmabili; inoltre misurano e registrano il legname allestito. Costituiti da una testa operatrice portata da una gru idraulica installata su veicoli a 4, 6 o 8 ruote, o cingolati, a trazione idrostatica. Nei modelli più recenti le torrette che portano il braccio operatore e il posto di comando sono autolivellanti, operando su pendenze del terreno del 40%, ma anche oltre il 50% se cingolati. Sono capaci di utilizzare alberi di piccole e medie dimensioni, di forma regolare, con diametro al calcio fino a 35-60 cm. Adatte per diradamenti di tipo geometrico-selettivo.

    Processor: eseguono la sramatura e la depezzatura automatica degli alberi abbattuti, con comandi programmabili computerizzati, inoltre misurano e registrano il legname allestito. Presentano una testa operatrice portata da una robusta gru idraulica installata su un trattore pesante, su un escavatore idraulico cingolato o su ruote, o anche su un autocarro insieme a una stazione motrice di gru a cavo. Utilizzati per l’allestimento di alberi, anche di grandi dimensioni (diametro massimo 50-60 cm), abbattuti con motosega ed esboscati interi, con chioma (FTS), generalmente con gru a cavo.

    Sminuzzatrici o cippatrici: trasformano i fusti di piccole dimensioni, la ramaglia e i residui di lavorazione in chips (scaglie di legno). In funzione della tipologia degli organi di taglio, sono distinte in sminuzzatrici a disco (idonee per legname tondo) e a tamburo (per ramaglia minuta e scarti di segheria). Il diametro massimo della legna che può essere lavorata è pari a circa un quarto del diametro del disco o tamburo.

    Scortecciatrici:
    1. Scortecciatrici portatili: impiegate per terminare la scortecciatura di tronchi successivamente all’esbosco.
    2. Scortecciatrici a disco con coltelli: utilizzate per la scortecciatura in bianco di tondelli da cartiera, a volte per paleria. Impiegate in genere per tondelli di piccolo diametro (0 5-25 cm).
    3. Scortecciatrici a testa fresante: adatte per tronchi di grande diametro, anche di forma irregolare (latifoglie).
    4. Scortecciatrici a rotore: adatte per tronchi di forma regolare (soprattutto conifere), sramati accuratamente.
    5. Scortecciatrici a tamburo: macchine industriali idonee per la scortecciatura di tondelli da cartiera o cellulosa.

    2. Macchine ed attrezzature per l’esbosco

    Trattori (o trattrici): per l’esbosco vengono impiegate sia trattrici agricole, dotate di opportune protezioni e blindature con attrezzi complementari, sia trattori specializzati per l’esbosco a strascico o con legname caricato.

    Trattrici agricole cingolate: con potenza di 50-80 kW, impiegate con verricelli nell’esbosco a strascico su brevi distanze, per decespugliamenti, lavorazione del terreno per rimboschimenti, per l’apertura e la manutenzione di piste.

    Trattrici agricole a mote: a trazione integrale (doppia trazione), con potenza di 50-100 kW, utilizzate con verricelli per l’esbosco a strascico di legname lungo, con gabbie per l’esbosco “a soma” o con rimorchi.

    Verricelli: sono impiegati normalmente con le trattrici del tipo portato sull’attacco a 3 punti; i verricelli fìssi, imbullonati al ponte posteriore, sono assai efficienti e vengono installati su trattori specializzati (trattori articolati, detti skidder) e su trattrici impiegate esclusivamente nell’esbosco a strascico.

    Rimorchi per trattori: a) monoasse, con pianale triribaltabile, sono adottati per l’esbosco di legna da ardere; con ruote motrici e freno continuo, comandato simultaneamente ai freni della trattrice; b) a doppio assale (in tandem, a bilanciere), uno trazionato (a ruote motrici) l’altro sterzante, balestrati e con freno continuo idraulico o pneumatico, utilizzati per il trasporto su strade trat-torabili; di solito sono equipaggiati con gru idraulica; c) a doppio assale, trazionati e non sterzanti, adatti per l’impiego su pista.

    Gru idrauliche: specifiche per legname, installate sul rimorchio oppure montate su trattrici pesanti.

    Trattori miniarticolati: validi per l’esbosco a strascico di legname di piccole e medie dimensioni.

    Skidder (grandi trattori articolati): macchine specializzate per l’esbosco a strascico, di elevata potenza, con pneumatici grandi e molto robusti, equipaggiati con verricelli a due tamburi, idonei per l’esbosco a strascico di legname di grandi dimensioni in utilizzazioni di maturità.

    Forwarder (trattori articolati portanti): trattori articolati con retrotreno a doppio assale che porta un telaio di carico per tronchi; montano una gru idraulica con momento di sollevamento di 50-100 kN m-l, sbraccio massimo di 6-10 m. Potenza del motore 70-125 kW, carico utile 80-120 kN. Sono grandi macchine idonee per l’esbosco su terreni pianeggianti o poco inclinati di tronchi depezzati a 2-6 m; opportune, in particolare, per legname di piccole e medie dimensioni.

    Gru a cavo:
    1. Gru a cavo tradizionali, con argano su telaio a slitta; sono idonee per l’esbosco su terreni inclinati (pendenze superiori al 20-30%, secondo la lunghezza della linea) su distanze fino a 1-1,5 km, sia in salita che in discesa.
    2. Gru a cavo mobili, con ritto di estremità e fune portante tesa a motore. I tipi più semplici, con una sola fune traente, funzionano per gravità, sono adatti per l’esbosco in salita su terreni con pendenza superiore al 20%, su distanze fino a 300-600 m. Le gru a cavo mobili possono essere utilizzate anche in tagli di media intensità e per legname di piccole e medie dimensioni (diradamenti), esboscato possibilmente lungo (LTS, anche FTS con successivo allestimento con processore).

    RIASSUMENDO

    • Il governo del bosco è un sistema di gestione distinto in base al tipo di rinnovazione che può avvenire per via sessuata, attraverso i semi e in questo caso il bosco è detto fustaia, oppure per via asessuata attraverso polloni e si parla di ceduo.
    • Nel governo a fustaia il turno è di 80-100 anni e le tipologie di trattamento sono: trattamento a taglio raso, trattamento a tagli successivi, distinto in trattamento a tagli successivi uniformi e trattamento a tagli successivi graduali su piccole superfìci, trattamento a taglio saltuario. A questi si aggiungono i tagli intercalari gli sfolli e i diradamenti.
    • Il bosco ceduo è formato da polloni, cioè alberi provenienti da rinnovazione agamica. Le principali forme di trattamento del ceduo sono: ceduo semplice; ceduo matricinato; ceduo a sterzo; ceduo composto.
    • Il cambiamento di forma di governo è detto conversione mentre il cambiamento della forma di trattamento è detto trasformazione.
    • L’ultima fase che riguarda la selvicoltura è l’esbosco e consiste nell’allontanare dal bosco e trasportare sino al luogo di raccolta e di carico i tronchi d’albero abbattuti.

    SUMMING UP

    Wood management is a running System depending on the reforestation type, which can happen either sexually through seeds (in this case, the wood is called timber forest) and asexually through tillers (in a coppice wood).
    In the timber forest there is a 80-100-year life cycle and the cutting types are clear felling, shelterwood cuttings (distinguished in unvarying cuts and graduai on small areas) and mixed cuts, apart from secondary cuts and thinning.
    The coppice wood is formed by tillers, that is trees which come from agamie reproduction.The main types of treatment here are simple, sapling and mixed coppice.
    The change of management is called conversion, whereas thè change of method is called transformation.
    The last phase about forestry is wood hauling and it is about moving away and transporting cut trees from the woodland to the collection and load areas..

    GESTIONE E VALORIZZAZIONE AGROTERRITORIALE
    GESTIONE E VALORIZZAZIONE AGROTERRITORIALE