Altri organismi pericolosi sono: il coleottero giapponese, Popillia japonica, in grado da adulto di defogliare moltissime specie vegetali e da larva dannoso per le superfici erbose; il tarlo asiatico o cerambicide dalle lunghe antenne (ne sono state distinte due specie: Anoplophora glabripennis e A. chinensis), la cui larva scava alla base dei fusti e nelle radici grosse di essenze arboree fino a comprometterne la sopravvivenza; il cerambicide dal collo rosso, Aromia bungii, che ha un comportamento analogo al precedente; il punteruolo nero del fico, Aclees foveatus; l’aleirodide spinifero, Aleurocanthus spiniferus, assai polifago e dannoso in particolare su agrumi; il nematode galligeno delle radici, Meloidogyne graminicola, segnalato in particolare su risaie; il cancro rameale del noce, Geosmithia morbida, un fungo trasmesso da uno specifico insetto scolitide che penetra sotto la corteccia dei rametti. Anche il settore dell’apicoltura, già in sofferenza a causa del fenomeno della moria, ha dovuto prendere atto di una nuova minaccia data dal calabrone asiatico, Vespa velutina, un temibile predatore di api.
Xylella fastidiosa
I sintomi della malattia consistono in diffusi disseccamenti rameali [ 66a ], imbrunimenti interni dei vasi legnosi [ 66b ], necrosi generalmente parziale e apicale delle foglie [ 66c ]. Gli agenti che concorrono al disseccamento sono molteplici (insetti xilovori e funghi vascolari), tuttavia quello principale è un batterio gram-negativo non sporigeno, Xylella fastidiosa, conosciuto come tale da tempo, ma associato ad altre malattie, in particolare alla malattia di Pierce sulla vite.
Questo batterio in effetti si caratterizza per una grande variabilità intraspecifica e patogenetica in rapporto all’ospite. Ne sono state individuate quattro sottospecie e per quella riscontrata sugli olivi pugliesi (X. fastidiosa subsp. pauca) dalle indagini sul DNA si è risaliti anche al ceppo, analogo a uno riscontrato in Costa Rica. Il patogeno si insedia nei vasi xilematici [ 67 ] riproducendosi fino a ostruirli, quindi ostacolando prima e impedendo poi il trasporto della linfa, con i conseguenti disseccamenti che in tempi più o meno lunghi portano a morte l’ulivo. Lo sviluppo della malattia è favorito da temperature medio-elevate e il batterio è in grado di muoversi all’interno della pianta sia verso l’alto sia verso le radici. In natura la trasmissione avviene tramite le punture di insetti che si nutrono della linfa grezza che corre nei vasi xilematici colonizzati dal batterio: gli insetti vettori sono stati identificati in alcune specie di cicaline, in particolare Philaenus spumarius (la comunissima ‘sputacchina’ [ 68 ]).
La lotta contro questa malattia è assolutamente problematica e si teme che essa si possa ulteriormente diffondere mettendo in serissima crisi tutto il comparto olivicolo italiano, europeo e mediterraneo (vi sono state segnalazioni di casi in Corsica e nel Sud della Francia, in Spagna e in Portogallo). La UE ha emanato direttive intese a contenerne l’espansione consistenti sostanzialmente in eradicazione delle piante sintomatiche stabilendo inoltre zone cuscinetto; tra le piante più suscettibili a X. fastidiosa oltre all’olivo ci sono il mandorlo e gli agrumi.
La ricerca si sta orientando su due linee: la selezione di cultivar di olivo resistenti/tolleranti al patogeno, l’identificazione di efficaci antagonisti ai vettori della malattia come Zelus renardii, una cimicetta predatrice [ 69 ].
La malattia è soggetta a Decreto di Lotta Obbligatoria.