1   Guida alle avversità e al loro riconoscimento

Nei capitoli precedenti abbiamo introdotto sia i concetti di malattia e di danno, sia le nozioni di base della fitopatologia prendendo in considerazione gli aspetti generali dei gruppi di organismi (entro i quali vi sono quelli nocivi alle piante) e inquadrando anche i mezzi e i criteri di difesa delle colture. Vediamo ora come ci si può orientare per il riconoscimento delle principali avversità delle piante e come vengono applicate in concreto alcune tra le più moderne strategie di lotta
L’individuazione di ciò che ha causato l’avversità prende il nome di diagnosi per le malattie propriamente dette, sia quelle di natura infettiva (cioè causate da un organismo patogeno) sia quelle di natura abiotica, mentre è di uso corrente il termine identificazione quando si tratta di stabilire la specie di un fitofago, cioè di un artropode che vive a spese delle piante. È fondamentale fare una considerazione di ordine generale prima di procedere: un importante aiuto nel riconoscimento delle avversità di natura biotica è rappresentato dal fatto che la stragrande maggioranza di specie, sia di patogeni sia di fitofagi, ha una propria gamma di ospiti e in certi casi la specializzazione si riduce a pochissimi, o a un solo ospite (es. la fillossera della vite che è strettamente legata alla vite); perciò nel ragionamento diagnostico o identificativo in primo luogo si concentrerà l’attenzione (aiutandosi ovviamente con un manuale utile a questo scopo) solo sugli agenti di malattia/danno compresi tra quelli della matrice vegetale in esame. 
Intanto, come prima regola, è sempre bene avere una chiara idea dell’aspetto di una pianta sana prima prendere in esame la non-sana (l’ottimale sarebbe il confronto in campo); inoltre è importante avere informazioni circa la modalità di comparsa, l’evoluzione dei sintomi e la gestione della pianta/coltura. In seguito, in base ai segni esteriori di alterazione che quest’ultima manifesta all’occhio, sia nudo sia armato di una semplice lente di ingrandimento, è possibile distinguere nella maggioranza dei casi più comuni, grazie anche all’esperienza e allo studio: 
• un danno provocato da un agente meteorico
• un danno provocato da agente chimico
• una fisiopatia, cioè una malattia abiotica dove la sofferenza è causata da disordini fisiologi conseguenti a squilibri o stress di vario tipo; 
• una malattia provocata da virus (e da microrganismi virus-simili); 
• una malattia provocata da crittogama (batteri e funghi); 
• un danno provocato da fitofago
Qui di seguito cercheremo di fornire i criteri guida per operare possibilmente una prima discriminazione nel riconoscimento dei sintomi (▶ A 32).

     Malattie e danni non parassitari
     Agenti meteorici
I danni da agente meteorico violento, come grandine, fulmine, vento, grosse nevicate, provocano traumi solitamente molto rilevanti come lacerazioni fogliari, lesioni diffuse, squarci, spaccature e stroncamenti: dunque in genere è la imponenza del quadro sintomatologico, sulla singola pianta e/o sul complesso della coltura in campo (es. in caso di grandine), a orientare la diagnosi. 
I danni da avversità meteoriche non traumatiche, come l’eccesso di pioggia, possono condurre sia ad alterazioni piuttosto marcate, come spacchi e screpolature in conseguenza di una stato di asfissia radicale, sia a sintomi assimilabili a quelli delle fisiopatie più avanti riportate (come conseguenza ad esempio del dilavamento del terreno). 
I danni da eccessi di luce/calore presentano una sintomatologia non necessariamente comune, in qualche caso assolutamente caratteristica, come la vitrescenza delle mele, in altri ascrivibile alle fisiopatie, come la melata non parassitaria; nei colpi di sole sui frutti i sintomi compaiono tipicamente sul lato di maggior esposizione solare. 

     Agenti chimici
Gli inquinanti atmosferici o del terreno provocano sintomi anche molto vari, non di rado con una quadro raffrontabile per diversi aspetti a quello delle fisiopatie; quindi non è possibile fornire una chiave discriminatoria. Quelli causati da prodotti fitosanitari, segnatamente da insetticidi e fungicidi per eccesso di dosaggio, variazione delle condizioni ambientali, sensibilità della pianta, ecc., presentano manifestazioni patologiche molto evidenti che spesso insorgono a distanza di poco tempo dal trattamento sotto forma di ustioni e maculature fogliari, scabrosità sulla superficie dei frutti, flussi gommosi dai rami; dunque, volendo creare un criterio anche per questa categoria, dovremmo dire diagnosi per esclusione su sintomatologia appariscente. 
Invece i diserbanti generalmente agiscono sul metabolismo della pianta, provocando anche alterazioni morfologiche abnormi e quindi il rilevamento di sintomi siffatti può servire da guida diagnostica. 

     Fisiopatie
Le sofferenze dovute a disordini fisiologici, dunque di natura abiotica, che in patologia vegetale sono definite fisiopatie, hanno quadri alquanto diversificati in dipendenza da ciò che ha provocato la situazione di stress o di disfunzione e quindi non si prestano a essere inquadrate in un profilo diagnostico comune. Comunque un criterio guida che può risultare utile è osservare la distribuzione dei sintomi sulla pianta. 
Ora un buon numero di fisiopatie, ad esempio quelle dovute a insufficienza idrica, alla carenza di luce, a sfavorevoli condizioni nutrizionali e/o fisiche del terreno oppure al freddo, porta a una distribuzione simmetrica (cioè rispetta assi o piani o poli di simmetria della pianta o di sue parti come i frutti) e tendenzialmente totale (cioè sull’intera pianta) dei sintomi sulla pianta. Se si osservano afflosciamenti o avvizzimenti, allessature delle parti verdi (cioè come se fossero state scottate nell’acqua bollente, lessate), eccessi di succulenza degli organi erbacei, generici gigantismi, ipertrofie lenticellari, marciumi apicali, depigmentazioni o alterazioni del colore a distribuzione appunto simmetrica sulla singola foglia ed estese a tutta o buona parte del fogliame, si penserà in prima ipotesi a una fisiopatia.

APPROFONDIMENTO 32

Guida immediata al riconoscimento dei sintomi

Di seguito si riportano in sequenza una serie di immagini relative ai sintomi di malattie descritti nel testo; le immagini sono disposte in modo casuale rispetto all’elencazione del testo in modo da consentire una eventuale esercitazione diagnostica: in tal caso, ovviamente, la lettura della didascalia dove sono riportati sia il nome della malattia (unitamente al fatto che essa sia o meno di natura biotica) sia il patogeno responsabile ha valore di autoverifica delle proprie capacità di indagine [ 1 ].


1 Dall’alto a sinistra verso il basso a destra e in sequenza: ticchiolatura del melo (macchie su parti aeree da malattia fungina - Venturia inaequalis); clorosi internervale dell’ortensia (fisiopatia); ruggine del pioppo (malattia fungina – Melampsora larici-populina); virus del mosaico del fico (acronimo FMV, appartenente al gruppo dei Potyvirus); danni da diserbante su vite (caratteristica alterazione della foglia detta “prezzemolatura del lembo fogliare”); danni da grandine su grappolo d’uva; mal bianco del melo (malattia fungina – Podosphaera leucothricha); brusone del riso (macchie fogliari da malattia fungina – Pyricularia grisea); muffa grigia su frutto di fragola (marciume da malattia fungina – Botrytis cinerea); rogna dell’olivo (tumori da malattia batterica – Pseudomonas savastanoi); marciume apicale del pomodoro (fisiopatia da squilibri idrici); cancro del castagno (malattia fungina – Cryphonectria parasitica); fusariosi su crisantemo (disseccamenti da malattia fungina – Fusarium sp., foto su cortese permesso DiSAFA Università di Torino); carbone del mais (malattia fungina – Ustilago maydis); carie del legno su platano (malattia fungina – Ganoderma sp.); anulature brunastre su frutto di pomodoro da virus del gen. Ilarvirus; emissione di gomme dal frutto di pesco (e macchie necrotiche fogliari) causata da corineo (malattia detta anche gommosi parassitaria o vaiolatura o impallinatura) (malattia fungina – Coryneum beijerinckii); peronospora della patata (macchie fogliari e muffetta da malattia fungina – Phytophthora infestans).

     Malattie parassitarie
     Malattie virali e virus simili
Nel tracciare un profilo sintomatologico delle malattie virali occorre considerare che: 
• i virus sono parassiti obbligati, il che significa che la loro sopravvivenza è legata a quella della pianta ospite e che quindi si è stabilito per via evolutiva un rapporto tale che raramente l’infezione porta la pianta alla morte e pertanto non si avranno alterazioni devastanti né la progressione dei sintomi sarà rapida; 
• l’attività virale si esplica all’interno delle cellule delle piante con interferenza dei suoi meccanismi metabolici, perciò le espressioni sintomatologiche si esprimeranno sostanzialmente come modificazioni nello sviluppo e alterazioni a livello istologico. 
I sintomi associati ai virus vegetali si manifestano sia sulla parte aerea sia sulla parte sotterranea della pianta. L’infezione solitamente rallenta o modifica la crescita della pianta, per cui sono frequenti sintomi quali: rachitismo o nanismo, accorciamento degli internodi, ridotte dimensioni di fiori e frutti, deformazioni e malformazioni come arricciamenti ed escrescenze. 
Le alterazioni a livello tissutale provocano alterazioni di colore in forma di mosaico, maculature, anulature, striature fino ad arrivare a sintomi di necrosi. 
Le malattie provocate da patogeni virus-simili (viroidi, fitoplasmi) hanno manifestazioni sintomatologiche analoghe a quelle dei fitovirus.

     Malattie batteriche e fungine
Per le malattie crittogamiche (batteri, funghi), data la vastità e varietà di patogeni e di manifestazioni sintomatologiche o di danno, è possibile proporre solo un inquadramento diagnostico per categorie. Al riguardo si può prendere spunto dal modo in cui vengono chiamate comunemente le malattie, soprattutto in lingua inglese: nel nome, espresso in modo sintetico (non di rado ridotto a un semplice acronimo a uso della comunità scientifica), c’è sempre il riferimento al sintomo/danno più facile da riconoscere visivamente, assieme (quando risultino evidenti) ad altri elementi significativi come l’organo interessato. Per comodità didattica possiamo raggruppare le suddette manifestazioni sintomatiche nelle categorie esposte di seguito. 
1. Macchie su foglie e organi aerei. La distribuzione dei sintomi può essere più o meno generalizzata ma, a differenza dalle fisiopatie, non è simmetrica. Usualmente si impiegano termini diversi per differenziare i tipi di macchia (es. macchiettature se piccole, maculature se relativamente grandi e dal contorno irregolare), talvolta con un lessico di uso antico (es. ticchiolatura, derivato dal vernacolo toscano teccola o tecca - affine a tacca - col significato di macchia); gli anglosassoni sono meno letterari e più pragmatici: ad esempio, se la macchia è piccola e tondeggiante, dicono spot, se più grande e di forma irregolare blotch, se crostosa o in rilievo scab, se simile a bruciature scorch. Possono causare macchie sia i batteri sia i funghi. 
2. Patine e muffette. Si tratta di malattie a eziologia fungina. Ci sono patogeni che restano all’esterno parassitizzando il vegetale mediante speciali formazioni, come quelli del mal bianco o oidio che hanno un aspetto farinoso (in inglese infatti l’oidio è detto powdery mildew = muffa farinosa); altri invece sono associati alle maculature, che rappresentano l’area parassitizzata, in quanto le muffette coincidono con la fase di evasione del fungo dai tessuti invasi, sono cioè gli organi di fruttificazione del patogeno che fuoriescono dall’ospite per liberare nell’ambiente le spore, come le peronospore (in inglese downy mildew = muffa soffice, lanuginosa). Un patina vera e propria, nel senso che ricopre estesamente la superficie fogliare, è la cosiddetta fumaggine (perché simile di aspetto alla fuliggine), formata però non da effettivi patogeni, ma da funghi saprofiti che si sviluppano sulla melata che si forma sulla pianta, ad esempio a seguito di attacco di fitofagi succhiatori; la fumaggine può essere inclusa nelle malattie in quanto, oscurando le foglie, interferisce con la funzione clorofilliana. 
3. Necrosi estese, disseccamenti. Tali alterazioni hanno un’evoluzione sintomatologica più o meno diversificata di parti più o meno ampie della pianta (in rapporto a tutto ciò in inglese si ricorre a più termini: blight, dieback, wilt). Se il patogeno ha colpito direttamente le parti epigee, la distribuzione dei sintomi è generalmente irregolare fino a essere marcatamente settoriale. 
Ci sono malattie sostenute da patogeni fortemente aggressivi, come le peronospore, che nella fase iniziale presentano una sintomatologia a macchia per poi evolvere anche rapidamente in avvizzimenti della vegetazione. 
4. Cancri. In patologia vegetale per “cancro” (in inglese canker) si intende una lesione di tipo necrotico che rimane aperta per la presenza attiva dell’agente di malattia. Certi patogeni, come le fitoftore (Phytophthora spp.), provocano lesioni cancerose dalle quali fuoriescono essudati di varia consistenza e colore, talora così caratteristici da assumerli a nome della malattia (es. mal dell’inchiostro del castagno). 
5. Tumori. Essi sono proliferazioni di masse tissutali generalmente informi (quelle indotte dal battere Agrobacterium rhizogenes assomigliano a radici). In inglese, in particolare, se hanno forma sferica, vengono anche chiamati gall = galla. 
6. Carboni e carie dei cereali. I carboni sono così chiamati in quanto dal tessuto invaso e intumefatto della pianta (nel mais si formano vistose masse tumorali di aspetto vescicoloso e dalla superficie liscia e chiara) si liberano i propaguli del patogeno in forma di materia nerastra, polverulenta e untuosa. 
Anche nella carie dei cereali entro le cariossidi infette si formano materiali analoghi, emananti un cattivo odore (in inglese la carie del grano è chiamata anche stinking smut = fuliggine puzzolente); il termine “carie del grano” usato in italiano si riferisce all’aspetto appunto delle cariossidi colpite, ma la malattia veniva anche chiamata “golpe del grano” per l’aspetto delle spighe attaccate che richiama quello di una coda spelacchiata di volpe (“golpe” è parola del toscano antico per “volpe”). Carboni e carie dei cereali sono malattie causate da funghi appartenenti a una medesima famiglia tassonomica. 
7. Ruggini. Sono riconoscibili piuttosto facilmente in quanto sugli organi colpiti i funghi responsabili della malattia producono numerose pustole, di colore tipicamente rugginoso (da cui il nome analogo inglese rust). 
8. Carie del legno. Sono disfacimenti dei tessuti legnosi (in inglese si dice in modo più descrittivo wood decay = decadimento del legno). Gli agenti della carie del legno sono funghi appartenenti quasi tutti ai basidiomiceti e si sviluppano all’interno del fusto degli alberi; quindi le piante colpite nelle fasi iniziali non mostrano evidenti segni esteriori di malattia, poi gli esiti dell’attività patogenetica si concretizzano in deperimento generale della pianta e formazioni di cavità; inoltre quando il fungo è pronto a riprodursi compaiono sul fusto gli organi di fruttificazione. 
9. Marciumi epigei. I marciumi rappresentano una categoria sintomatologica riconoscibile anche da un profano. Le muffe che compaiono sulle marcescenze sono costituite dalle ife e dagli organi di fruttificazione del patogeno fungino e hanno vario aspetto, colore e consistenza (in inglese hanno nomi diversificati quali: brown rot = marciume marrone riferito ai marciumi da monilia, grey rot o grey mould = marciume grigio o muffa grigia). Gli organi della pianta più soggetti ad attacco sono quelli molli come i fiori e i frutti; tuttavia certi patogeni agenti di marciumi, come Monilia sp., possono colpire anche parti verdi quali germogli e rametti con sintomi di avvizzimento. 
10. Marciumi radicali. Sono rappresentati da disfacimenti della parte ipogea (in inglese root rot = marciume radicale). I sintomi esteriori dell’attacco sono rappresentati da un generico stato di sofferenza della pianta colpita. Come procedura diagnostica si suggerisce, in caso appunto di deperimento aspecifico, per le piante erbacee di sradicare qualche piantina sofferente ed esaminare l’apparato radicale, per le piante arboree di scavare con attenzione un po’ attorno al piede per mettere a nudo e visionare qualche porzione del colletto e delle prime radici. I marciumi radicali possono avere diversa consistenza. I patogeni possono essere funghi superiori come Armillaria mellea (conosciuto dai fungaroli come chiodini o famigliola buona) che provoca un marciume fibroso, ma molti sono pseudofunghi oomiceti, in particolare del genere Phytophthora. 
11. Emissione di gomme ed essudati. Si tratta di sintomi molto generici che possono avere una origine fisiologica, abiotica e biotica; in quest’ultimo caso sono provocati sia da agenti di malattia di natura crittogamica (associati ad altri sintomi) sia da animali. In assenza di altri sintomi più significativi/caratteristici, come primo passo diagnostico si ricercano eventuali fori e, se le gomme o resine compaiono su frutti o rametti, se ne disseziona qualcuno per vedere se dentro c’è presenza di fitofagi.

     Fitofagi agenti di danno
Nei danni provocati da artropodi spesso il responsabile è immediatamente visibile, ma alcuni di essi, quali gli acari, non sempre o difficilmente sono percepibili a occhio nudo [ 2 ]. 
Inoltre il fitofago può non essere presente sulla pianta al momento dell’osservazione del danno stesso [ 3 ]; per contro, il rinvenimento di un insetto su una pianta o su un organo danneggiato non deve necessariamente far concludere che sia proprio quello la causa del danno [ 4 ]. 
Analogamente a quanto abbiamo fatto con le malattie, anche per gli artropodi dannosi per le piante (acari e insetti) possiamo proporre un criterio empirico per avviare l’identificazione dei fitofagi: la cosa più semplice è considerare il tipo di attività trofica nei confronti della pianta, cioè il modo attraverso il quale traggono nutrimento dai vegetali (da cui deriva la conseguente tipologia di danno). 
Da questo punto di vista è possibile raggruppare tali organismi nocivi nei tipi descritti di seguito: 
• artropodi fitomizi; col termine “fitomizo” (etimologicamente significa “succhiatore di vegetali”) si indicano acari o piccoli insetti che si nutrono di succhi cellulari o di linfa elaborata ricca di zuccheri, se dotati di apparato boccale pungente-succhiante in grado di perforare e raggiungere i vasi cribrosi; 
• insetti fillominatori, che scavano mine (gallerie) nello spessore delle foglie (a volte anche di altri organi); 
• insetti carpofagi, che danneggiano il frutto; 
• insetti antofagi, che danneggiano i fiori; 
• insetti xilofagi, che si nutrono del legno di piante vive scavando gallerie in rami e tronco; 
• artropodi galligeni (acari e insetti), la cui attività determina la formazione di galle; 
• insetti sigarai e che arrotolano le foglie, la cui azione provoca deformazioni generalmente caratteristiche (es. appunto a forma di sigaro) delle foglie; 
• insetti radicicoli, che danneggiano la parte ipogea (radici, colletto) delle piante; comprendiamo empiricamente in questa categoria gli insetti dannosi anche a organi sotterranei (bulbi, tuberi, fittoni); 
• insetti fillofagi, che erodono genericamente le parti verdi, i quali costituiscono il gruppo più eterogeneo e diversificato di insetti che siano dotati, almeno in uno stadio del loro sviluppo, di apparato boccale masticatore; 
• insetti parassiti delle derrate alimentari, cioè che vivono su prodotti immagazzinati e trasformati (sementi, farine, pasta, biscotti, ecc.). 
Visivamente i vari tipi sono proposti nel quadro riepilogativo di figura [ 5 ].

     Fitomizi
I fitomizi possono essere acari o insetti. 
1. Gli acari dannosi all’agricoltura appartengono essenzialmente alla famiglia dei tetranichidi e a quella degli eriofidi. I tetranichidi sono comunemente chiamati ragnetti (es. ragnetto rosso bimaculato, ragnetto rosso dei fruttiferi, ragnetto giallo della vite), hanno dimensioni non superiori a 0,5 mm, quindi sono quasi ai limiti della visibilità a occhio nudo, ma facilmente individuabili usando una semplice lente tascabile. 
La loro puntura provoca, come sintomo esteriore, bronzature o arrossamenti o ingiallimenti delle foglie (a seconda della specie vegetale) con decolorazioni puntiformi a trama finissima dovute alle punture [ 6a ]: tali elementi diagnostici aiutano a identificarne l’attacco; inoltre spesso è piuttosto evidente la produzione di sottili tele. L’esame attraverso una lente, in particolare della pagina inferiore delle foglia, permetterà di osservarli direttamente. Gli eriofidi sono ancora più piccoli e meno vistosi come colorazione dei tetranichidi e perciò possono sfuggire anche all’osservazione con una semplice lente. In generale la loro puntura provoca alterazioni, ad esempio bollosità e sottostanti feltri cotonosi per ipertrofia dei peli epidermici (eriofide dell’erinosi della vite), deformazione dei germogli e ispessimenti fogliari (eriofide dell’acariosi della vite), formazione di galle (es. eriofide del tiglio), deformazioni abnormi dei frutti (acaro delle meraviglie degli agrumi [ 6b ]). 
2. Il novero di insetti fitomizi è estesissimo. Parecchie specie di questi sono insetti e fungono da vettori nella trasmissione di virus e fitoplasmi. Appartengono in larghissima maggioranza all’ordine Rhynchota (o Hemiptera): il termine “rincoti” richiama la caratteristica dell’apparato boccale, in cui i vari pezzi sono trasformati in un rostro atto a pungere e succhiare. Il danno diretto è costituito dalla distruzione di cellule o dalla sottrazione di elementi nutritivi con la linfa; in quest’ultimo caso generalmente si aggiunge un ulteriore danno dovuto all’emissione di melata, un liquido zuccherino che imbratta vegetazione e frutti e diventa un terreno di crescita per funghi saprofiti che possono formare estese patine nerastre (fumaggine) e quindi ostacolare l’attività fotosintetica dell’apparato fogliare; altri possibili danni indiretti sono dati dall’immissione con la saliva di sostanze tossiche. Il quadro riepilogativo riportato di seguito, riassume sinteticamente i gruppi più importanti (l’elencazione è disposta secondo il tradizionale criterio sistematico).

     Fillominatori
Gli insetti fillominatori sono microlepidotteri e piccole mosche le cui larve si nutrono dei tessuti dei vegetali scavando gallerie (mine), solitamente nelle foglie; nelle piante erbacee la larva può addentrarsi entro il “cuore” della pianta [ 7a ]. Il tipo e l’andamento delle mine possono assumere un aspetto anche caratteristico [ 7b ].
     Carpofagi
Gli insetti carpofagi sono così chiamati in quanto si nutrono dei frutti. 
In entomologia agraria si è soliti usare il termine con riferimento in particolare a lepidotteri, ditteri, coleotteri, imenotteri [ 8 ], le cui larve si sviluppano all’interno dei frutti danneggiandoli irreparabilmente. 
Altri insetti possono predigere comunque la frutta nella loro dieta, come i calabroni [ 9 ].

     Antofagi
Gli insetti antofagi propriamente detti sono quelli che si nutrono di parti del fiore, come le cetonie [ 10 ], ma per comodità didattico-espositiva possiamo includere in questa categoria anche quelli che danneggiano a vario titolo gli elementi fiorali.

     Xilofagi
Gli insetti xilofagi sono quelli che compiono il loro ciclo vitale, o una parte di esso, nelle strutture legnose delle piante, scavando gallerie nei rami o nel tronco o sotto la corteccia: negli imenotteri e nei lepidotteri sono le larve a svolgere tale attività, mentre nei coleotteri possono essere entrambe le forme come negli scolitidi o solo le larve come nei cerambicidi [ 11 ]. 
Ai danni diretti si possono aggiungere danni secondari per infezioni di patogeni che trovano nei fori facili vie di penetrazione nella pianta; inoltre può essere l’insetto medesimo a veicolare patogeni (es. nella grafiosi dell’olmo) o essere esso stesso in simbiosi con funghi che si sviluppano nel legno e rappresentano la sua fonte alimentare (ambrosia beetles = coleotteri dell’ambrosia).

     Artropodi galligeni
Gli artropodi galligeni possono essere acari o insetti di svariati ordini (per i nematodi galligeni delle radici vd. più avanti). La galla o cecidio [ 12 ] è una escrescenza su foglie, rami o altre parti della pianta, che si genera per proliferazione dei tessuti vegetali indotta dall’artropode. 
Negli insetti in particolare la galla è molto caratteristica, tanto da essere associata a una precisa specie (a volte si può scambiare per un organo della pianta stessa). 
Negli insetti degli ordini più evoluti le galle sono collegate alla riproduzione (al loro interno alloggiano le larve).

     Arrotolatori di foglie
Gli insetti sigarai e arrotolatori delle foglie possono appartenere a diversi ordini (rincoti, coleotteri, imenotteri).
L’arrotolamento può servire a scopi pedotrofici (cioè per lo sviluppo della prole), come nel caso dell’apodero del nocciolo [ 13 ] o comunque è in relazione all’ovideposizione (es. tentredine arrotolatrice delle foglie delle rose [ 14 ], oppure può essere conseguente alle punture di nutrizione (es. afide sigaraio del pesco [ 15 ]).

     Fitofagi radicicoli
Per insetti radicicoli intendiamo quelli che vivono nella rizosfera o si alimentano, almeno in uno stadio del loro ciclo vitale, a spese delle radici delle piante (è possibile per comodità includere in questo gruppo anche quelli che, ad esempio, con la loro attività escavatoria danneggiano l’apparato radicale, come il grillotalpa). 
Appartengono a svariati gruppi tassonomici: i più importanti e ricorrenti sono afidi come la notissima fillossera della vite, cocciniglie e coleotteri [ 16 ]. 
Un gruppo di interesse agrario di organismi dannosi alla rizosfera è costituito dai nematodi (vd. più avanti).

     Fillofagi
Gli insetti fillofagi in senso stretto sono quelli che si nutrono delle foglie; tuttavia molti di essi, anche in rapporto al loro ciclo di vita, attaccano altre parti della pianta oltre alle foglie. 
Dunque, anche per comodità didattica, includiamo genericamente in questo gruppo molto vasto di specie di interesse agrario e forestale gli insetti che erodono e danneggiano parti verdi e non verdi o comunque che danneggiano la parte aerea della pianta e non rientrano più specificatamente nelle altre categorie trattate in questo paragrafo. 
La vastità e la varietà di fillofagi dannosi sono tali che una loro pur concisa trattazione è possibile solo in un contesto di entomologia applicata; qui di seguito, pertanto, forniamo una rassegna rappresentativa dei principali gruppi tassonomici.

Gruppo Ortotteri: cavallette
Identificazione Cavalletta dei prati dalle ali rosa (Calliptamus italicus)
Note
È una specie notevolmente polifaga, che si nutre abitualmente di piante erbacee: risulta dannosa a medicai, prati polifiti e diverse piante da orto.
Gruppo Lepidotteri: tignole
Identificazione Tignola del fico (Choreutis nemorana)
Note
Questa specie è legata esclusivamente al fico.
Le larve, protette da fili sericei (sui cui rimangono imbrigliati gli escrementi), erodono il parenchima della pagina superiore della foglia rispettando le nervature e l’epidermide inferiore; in seguito il lembo fogliare si perfora e le foglie colpite appaiono frastagliate.

Gruppo Lepidotteri: tortricidi
Identificazione Tortricide verde della quercia (Tortrix viridiana)
Note
La larva erode prima i germogli in accrescimento poi, quando si distendono le foglie, piega parzialmente e lega con fili sericei una foglia per fare un riparo da cui sporge il capo per continuare a mangiare la foglia medesima; prima di impuparsi ogni larva si nutre in tal modo di parecchie foglie.
Gruppo Lepidotteri: geometridi
Identificazione Falena defogliatrice dei fruttiferi (Erannis defoliaria)
Note
Le larve vivono su piante da frutto e forestali e in caso di forte infestazione la pianta può essere ampiamente defogliata.

Gruppo Lepidotteri: nottue
Identificazione Nottua suasa (Diataraxia suasa)
Note
È una tra le numerose nottue dannose alle colture orticole.

Gruppo Lepidotteri: processionarie
Identificazione Processionaria del pino (Thaumatopoea pityocampa)
Note
È un insetto defogliatore molto noto e diffuso, i cui nidi sono facilmente osservabili sui pini; le larve (a partire dalla terza età) rilasciano peli urticanti.

Gruppo Lepidotteri: bombici
Identificazione Bombice antico (Orgya antiqua)
Note
È un lepidottero polifago che attacca i fruttiferi e anche le piante forestali.
Le larve erodono dapprima la superficie inferiore delle foglie, poi perforano il lembo; possono danneggiare anche i frutti rosicchiandone la superficie.

Gruppo Lepidotteri: piralidi
Identificazione Piralide del mais (Ostrinia nubilalis)
Note
Le larve di questa piralide si sviluppano nel mais e nel sorgo inizialmente a carico delle giovani foglie che dispiegandosi rimangono caratteristicamente forate; in seguito penetrano e scavano nell’asse delle pannocchie e delle spighe; è dannosa anche ad altre piante, tra cui il peperone di cui attacca i frutti.

Gruppo Coleotteri: curculionidi
Identificazione Larino (Larinus sp.)
Note
L’esemplare della foto non è una specie di interesse agrario (L. sturnus femmina), ma ha come ospiti piante della tribù Cardueae, che comprende il carciofo su cui è dannoso il consimile L. cynarae (erode capolini e nervature fogliari).
I curculionidi costituiscono un vastissimo gruppo di insetti la cui caratteristica che li rende facilmente riconoscibili, è un prolungamento del capo in un rostro alla cui estremità è collocata la bocca; per tale aspetto sono comunemente chiamati “punteruoli”.
I danni arrecati dai curculionidi nello stadio di adulto possono essere a carico delle parti verdi o di altri organi che sono in grado di aggredire servendosi del rostro.

Gruppo Coleotteri: buprestidi
Identificazione Capnode tenebrione (Capnodis tenebrionis)
Note
La famiglia dei buprestidi, cui appartiene il capnode, presenta larve xilofaghe; anche questo insetto è dannoso nello stadio di larva (escavazioni di gallerie sottocorticali sulle radici principali e nella parte sotterranea del fusto). Peraltro è stato inserito nel presente elenco in quanto gli adulti erodono e troncano i piccioli delle foglie, danneggiano le gemme, compiono decorticazioni sui rametti (ciò che l’esemplare della foto è intento a fare).
È pericoloso per le drupacee.

Gruppo Coleotteri: crisomelidi
Identificazione Dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata)
Note
La dorifora è, tra gli insetti più nocivi, uno dei più conosciuti e semplici da identificare, sia perché vive esclusivamente sulle solanacee (soprattutto la patata), sia perché l’adulto ha una livrea inconfondibile (ma anche la larva dell’immagine non è di difficile riconoscimento; in campo peraltro si osservano contemporaneamente uova, larve e adulti).
È un fillofago in grado di divorare voracemente quasi l’intera parte aerea della patata. I rappresentanti della famiglia dei crisomelidi sono tutti ascrivibili ai fillofagi in quanto gli adulti e la maggior parte delle larve si alimentano con parti verdi. Sono conosciuti con diversi nomi comuni quali crisomela, criocera, cassida, galerucella, altica.

Gruppo Imenotteri: limacine
Identificazione Limacina del pero (Caliroa limacina)
Note
Le limacine sono così chiamate per l’aspetto delle larve, come questa del pero: le larvette erodono i tessuti della faccia superiore delle foglie rispettando le nervature e la superficie della faccia inferiore.
Gli adulti sono vespine di colore nero lucente.
Le limacine comunemente intese, anche se così caratteristiche da meritare una menzione, sono in realtà limitate a poche specie.

Gruppo Imenotteri: tentredini
Identificazione Tentredine della rosa (Arge pagana)
Note
Questa tentredine è abbastanza comune nei giardini. Nell’immagine sono presenti larve di diversa età (quella con il capo nero brillante è più giovane).
L’adulto, una vespina nera con addome di colore giallo intenso, può aggiungere un danno secondario in quanto depone le proprie uova nei rametti con caratteristiche incisioni.

     Fitofagi delle derrate
Gli insetti delle derrate alimentari vivono su derrate, spezie e prodotti trasformati e appartengono agli ordini dei lepidotteri e dei coleotteri costituendo un gruppo di fitofagi specializzato e relativamente poco numeroso di specie. Su formaggi, carni secche e salumi si possono trovare anche ditteri della fam. Piophilidae.
Nel caso dei lepidotteri il danno è causato dalla larva, mentre in quello dei coleotteri è causato da adulti e larve [ 17 ]. 
     Altri animali dannosi
Per i nostri scopi è sufficiente limitare l’esposizione a pochi accenni sui nematodi, poiché altri animali dannosi, come le limacce e i roditori, sono di comune identificazione. 
I nematodi fitoparassiti attaccano solitamente l’apparato radicale delle piante, ma ve ne sono tuttavia anche di fogliari. Gli ospiti sono rappresentati dalla generalità delle colture (fruttiferi, ortive, floricole). 
I nematodi radicali vengono usualmente suddivisi in ectoparassiti, che vivono liberi nel terreno e ricavano il nutrimento pungendo le radici delle piante, ed endoparassiti, che penetrano e vivono all’interno dell’ospite. Questi ultimi includono i nematodi galligeni, che formano le caratteristiche galle sulle radici, e quelli cisticoli, così chiamati in quanto il corpo della femmina si trasforma a maturità in un involucro dall’aspetto per l’appunto di una cisti, con una superficie ispessita che contiene uova e larve (le cisti sono visibili a occhio nudo)[ 18 ]. 
I sintomi dell’attacco da nematodi radicali sono aspecifici e genericamente riferiti come “stanchezza del terreno”. I nematodi fogliari effettuano punture di nutrizione sulle foglie, con danni non dissimili a quelli dei fitomizi. 
Nematodi del gen. Xiphinema sono vettori di virus: il più importante è Xiphinema index, un ectoparassita che trasmette sulla vite, tramite la puntura sulle radici, la virosi GFLV (Grapevine Fanleaf Virus = virus dell’arricciamento fogliare della vite).

NUOVE Biotecnologie Agrarie e Biologia Applicata
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