L’eriofide vescicoloso del pero
Gli eriofidi sono acari fitofagi di piccolissime dimensioni (solitamente 150-200 μm), di aspetto vermiforme, senza occhi e apparati respiratorio ed escretore, dotati di due sole paia di zampe anziché le quattro caratteristiche degli altri afferenti alla classe degli Aracnidi a cui appartengono come sottoclasse.
Nel corso del ciclo annuale, in alcune specie appaiono due forme femminili: una in primavera (protogina) deputata a moltiplicare la popolazione, e una in autunno (deutogina) destinata a svernare nascosta entro le gemme o altri ripari sulla pianta ospite.
Gli eriofidi vivono generalmente sugli organi epigei delle piante dove provocano in pratica due tipi di danni: alterazioni di colore e aspetto rugginoso sulle foglie e qualche volta sui frutti (per questo indicati comunemente con l’epiteto di “rugginoso”); galle evidenti e talora assai caratteristiche (eriofidi galligeni) oppure accompagnate da formazioni feltrose (erinosi).
Sul pero si possono incontrare due specie appartenenti ai due tipi: l’eriofide rugginoso (Epitrimerus pyri), ritenuto più pericoloso, e l’eriofide vescicoloso (Eriophyes pyri).
L’attività trofica di quest’ultimo produce, sul dorso delle foglie, galle di aspetto vescicoloso [ 73a ], inizialmente di colore verde chiaro e, successivamente, brune per necrosi dei tessuti, mentre nella pagina inferiore si forma in corrispondenza una sorta di feltrosità scura, dovuta a uno sviluppo ipertrofico di peli, su cui è visibile un foro prodotto dalla femmina che si è infeudata [ 73b ].
Sollevando questa feltrosità si può osservare la sua progenie [ 73c ]. Al microscopio è ben visibile la presenza delle quattro zampe e la conformazione dell’apparato boccale [ 73d ].
Nel corso della stagione questo eriofide può svolgere da 2 a 4 generazioni e, se l’infestazione è sostenuta e precoce, possono essere attaccati anche fiori e frutticini in formazione con rischio di cascola.
La difesa può rendersi consigliabile quando vi sia stata una forte presenza dell’eriofide: in tal caso occorre intervenire non oltre la fase di gemma rigonfia con olio bianco per frenare la colonizzazione delle foglie.
In fase di sviluppo vegetativo, se strettamente necessario, si impiegano insetticidi-acaricidi (ad es. abamecitna). In regime di agricoltura biologica si può ricorrere allo zolfo con le dovute cautele a causa della fitotossicità dello zolfo stesso.