Strategie anti-resistenza ai fungicidi
I fungicidi costituiscono un mezzo di lotta importante nel controllo delle malattie delle colture; tuttavia, la loro efficacia può essere compromessa dalla comparsa di resistenza esercitata nei loro confronti da parte dei patogeni. Tale resistenza si determina quando una data sostanza, più precisamente un determinato principio attivo, seleziona ceppi del patogeno bersaglio che risultino insensibili alla sua azione al punto che l’efficacia del fungicida in campo diminuisce fino a diventare praticamente nulla. In realtà la comparsa di ceppi resistenti non pregiudica necessariamente l’azione del fungicida, se gli stessi dimostrano attitudini scarsamente virulente o si rivelano dotati di minor fitness rispetto al ceppo originario: quindi la perdita di efficacia della sostanza attiva va giudicata in condizioni di usuale impiego, con riferimento alla sua capacità di controllare l’infezione in campo entro soglie di danno economicamente accettabili.
La comparsa di resistenza è relativamente frequente nei cosiddetti fungicidi monosito e anche oligosito, cioè che agiscono su uno o pochi siti del metabolismo fungino e hanno in generale caratteristiche tecniche moderne (sistemia, azione curativa), mentre è molto bassa o praticamente assente in quelli multisito (es. i rameici).
Per minimizzare il rischio della comparsa della resistenza, esistono diverse strategie che possiamo così riassumere:
• scelta dei prodotti più appropriati da applicare al momento giusto e alla dose corretta;
• impiego in miscela di fungicidi scelti tra quelli adatti al patogeno bersaglio, ma con meccanismi di azione diversi (generalmente si associa un prodotto ad azione monosito con un altro ad azione multisito);
• limitazione di impiego a 1-3 volte all’anno di fungicidi uni- o oligosito;
• impiego a rotazione nel corso della stagione di più di una sostanza attiva, ciascuna dotata di meccanismi di azione diversi [ 32 ].
Il problema della resistenza è attentamente monitorato ormai da parecchi anni da una Commissione, denominata FRAC (Fungicide Resistance Action Committee), che opera attraverso gruppi di lavoro FRAG (Fungicide Resistance Action Group), collegati con le industrie produttrici di prodotti fitosanitari, elaborando documenti tecnici e giudizi di rischio. È noto, ad esempio, che certe famiglie chimiche di anticrittogamici sono più soggette di altre a causare problemi di resistenza; infatti quando viene introdotta una nuova sostanza attiva, appartenente a uno di tali gruppi, esiste il rischio che vada incontro alla stessa sorte poiché accade spesso che patogeni che hanno sviluppato resistenza nei confronti del meccanismo di azione di una tipologia di molecole, si dimostrino resistenti anche alla nuova sostanza della stessa famiglia (fenomeno detto resistenza incrociata). Tuttavia, la resistenza incrociata può non comparire o essere solo parziale e, per contro, può verificarsi anche tra gruppi chimici apparentemente non correlati.
Il fenomeno della resistenza dipende dalla capacità mutagena del genoma dei patogeni e questa loro attitudine può essere valutata in laboratorio attraverso saggi di esposizione alle molecole fungicide; inoltre, attraverso test di ricombinazione genetica, è possibile capire se siano probabilmente implicate mutazioni di un singolo gene o di più geni. Infine, incrociando tutti i dati conosciuti si determina una valutazione finale del rischio di resistenza [
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