6  La difesa dai parassiti

     Evoluzione delle strategie di lotta
L’evoluzione della fitoiatria può essere schematicamente suddivisa in tre periodi: il primo parte dalla scoperta e dall’introduzione della poltiglia bordolese da parte di A. Millardet [ 46 ] e va fino alla seconda guerra mondiale; il secondo comprende un arco di 2-3 decenni successivi ed è caratterizzato dal massiccio ricorso ai mezzi chimici; il terzo parte dagli anni ’70-’80 del secolo scorso con l’elaborazione teorica e operativa dei modelli di lotta guidata e integrata e la definizione, tecnica e normativa, dell’agricoltura biologica
Peraltro vi furono, già a cavallo tra ’800 e ’900, luminose intuizioni ed esempi concreti, coronati da successo, di lotta condotta con metodi biologici cui contribuirono gli eccellenti lavori di altri entomologi italiani come il Berlese e il Silvestri. 
Prendendo in considerazione, in particolare, l’evoluzione delle strategie di lotta dalla fine della seconda guerra mondiale, i risultati immediati che si conseguirono con la disponibilità e la facilità di impiego dei prodotti fitosanitari di sintesi, orientarono in un primo tempo le scelte tecniche su criteri di difesa a turni fissi o a calendario
In pratica si trattano le colture a intervalli regolari in rapporto al periodo di tempo di efficacia del prodotto usato, oppure adattando tale impostazione alle fasi di sviluppo delle piante. 
Un primo notevole progresso concettuale e operativo fu raggiunto dal prof. Baldacci, già nel 1947, con la cosiddetta “regola dei tre 10” nella difesa della vite dalla peronospora. 
Si tratta di un criterio empirico (sotto questo punto di vista con possibili margini di scostamento ben compensati dalla semplicità del metodo), ma basato su uno studio attento dell’epidemiologia della peronospora e della sua patogenesi. 
Questa regola sostanzialmente prende atto del fatto che, affinché l’infezione primaria si realizzi, occorrono le seguenti condizioni: 
• la temperatura minima (rilevata alle ore sei del mattino) oscilli intorno ai 10 °C
• nell’arco delle 24-48 ore cadano almeno 10 mm di pioggia
• la vite sia recettiva all’attacco del patogeno, cosa che avviene quando gli organi verdi sono sufficientemente sviluppati con giovani tralci di almeno 10 cm di lunghezza
In tempi successivi furono sviluppati modelli previsionali per altre fitopatie fungine, attualmente gestiti con l’aiuto dell’informatica. 
Oggi sul versante della lotta ai fitofagi, un importante contributo alla razionalizzazione della lotta è stato offerto dalla scoperta e dalla messa a punto dei feromoni, sostanze emesse dagli insetti in quantità estremamente basse, ma captate dagli stessi a notevoli distanze, che hanno funzione di richiamo (sessuale, di aggregazione, di marcatura dei percorsi durante la ricerca di fonti alimentari) o di dispersione (allarme, territoriale, antiafrodisiaci). 
I feromoni possono essere quindi impiegati con finalità diverse: ad esempio è possibile effettuare il trattamento insetticida nel momento in cui iniziano i voli del parassita stesso che può essere monitorato con trappole innescate con feromoni sessuali (▶ Capitolo 11, pag. 384). 
In questo modo il trattamento risulterà più incisivo e parallelamente si otterrà una diminuzione del numero degli interventi con benefici effetti ambientali (in termini di minor inquinamento e maggior salubrità), ed economici, per l’evidente risparmio di prodotto e del numero di trattamenti. 
Il cambio di strategia nella difesa fitosanitaria fu consolidato concettualmente e tradotto in metodiche operative negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, attraverso i criteri della lotta guidata e integrata.

     Lotta guidata e lotta integrata
La lotta guidata si originò dall’esigenza di razionalizzare e ridurre gli interventi con prodotti fitosanitari, sulla base dei principi del “trattamento giusto al momento giusto” e della “soglia economica di danno”, in alternativa alla lotta a calendario e all’impiego indiscriminato dei mezzi chimici che avevano caratterizzato gli anni ’ 50-’60 del secolo scorso. Essa si inquadra più generalmente in un modo di interpretare e affrontare il problema della lotta contro gli organismi dannosi che tiene conto certamente dei benefici offerti dai prodotti fitosanitari, ma anche degli inconvenienti che ne derivano sia sotto l’aspetto fitoiatrico (in particolare per la selezione di ceppi resistenti e la distruzione dei limitatori naturali dei parassiti) sia per le ripercussioni negative di ordine economico, sanitario e ambientale. Questo nuovo approccio alla difesa risale alla fine degli anni ’60 e fu definito sinteticamente come “il sistema di regolazione delle popolazioni e delle specie dannose (o fitofagi) che utilizza tutte le tecniche e i mezzi disponibili, atti a mantenerle sotto un livello di diffusione tale per cui non causano danni economici” (FAO, Roma, 1968). 
Se la soglia economica di danno, o soglia di tolleranza, è concettualmente ben definibile poiché corrisponde al livello di presenza di una specie dannosa capace di arrecare un danno economico pari al costo di un trattamento, il calcolo reale si presenta invece difficoltoso perché si tratta di stimare un ricavo “a venire”. Nella pratica, il criterio è di stare prudenzialmente un po’ al di sotto della valutazione teorica: pertanto è stata introdotta la nozione di soglia di intervento (o soglia economica di intervento) che viene definita, per ogni organismo nocivo, secondo standard e protocolli che nel tempo si sono evoluti e perfezionati. 
Alla metodologia di lotta guidata fece seguito la lotta integrata. Con tale espressione si intende una concezione della difesa dalle avversità delle piante che si avvale e integra tutte le strategie, i metodi e i mezzi disponibili. Si propone la finalità di realizzare una soddisfacente protezione delle colture (nel rispetto degli equilibri degli ecosistemi in cui si opera), preservando gli elementi limitatori e le specie antagoniste naturali delle specie nocive, e infine salvaguardando la salute pubblica e ambientale sia nell’immediato che nel lungo periodo. 
La lotta integrata si è sviluppata essenzialmente in frutticoltura e con riferimento ai parassiti animali, e già nel 1969 l’OILB (Organizzazione Internazionale di Lotta Biologica) pubblicò un primo opuscolo dal titolo Introduzione alla lotta integrata nei meleti, seguito da altre pubblicazioni a carattere tecnico-pratico in cui erano illustrati: 
• gli insetti, gli acari, sia dannosi sia utili (questi ultimi detti ausiliari); 
• i metodi di valutazione dei livelli delle popolazioni, attraverso il controllo visuale e lo scuotimento
• le procedure operative per i campionamenti e anche la determinazione delle soglie di tolleranza. 
Al monitoraggio sulla coltura si è aggiunto quello realizzato con la cattura per mezzo di trappole ai feromoni. In Italia le prime sperimentazioni in campo risalgono a oltre trent’anni fa e si sono svolte attraverso comparazioni di efficacia attrattiva delle sostanze di sintesi, mimetiche dei feromoni sessuali femminili, con il richiamo esercitato da femmine vive tenute relegate in gabbiette; in breve furono messi a punto feromoni di diverse specie di fitofagi e contestualmente si lavorò sull’architettura da dare alle trappole, che influenza la formazione e la direzione della traccia odorosa. 
Anche in questo caso si è arrivati a definire delle soglie di intervento in rapporto al numero di catture eseguite nei periodi di volo dell’insetto. 
Attualmente i principi della lotta integrata sono integrati a loro volta in sistemi di monitoraggio più complessi che attingono ulteriori dati, come la temperatura calcolata in gradi-giorno (ad esempio per la carpocapsa delle mele), e sono elaborati con specifici software. 
I modelli previsionali così impostati e definiti sono poi validati con vere e proprie prove di campo al fine di testarne l’attendibilità. A livello territoriale esiste oggi una vera e propria rete di strutture consortili (es. Consorzi Fitosanitari) [ 47 ] deputate al controllo fitopatologico ed entomologico del territorio, controllo che si realizza con l’acquisizione dei dati per l’elaborazione applicativa dei modelli di difesa e la stesura di appropriate strategie di lotta.

NUOVE Biotecnologie Agrarie e Biologia Applicata
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