Evoluzione delle strategie di lotta
Peraltro vi furono, già a cavallo tra ’800 e ’900, luminose intuizioni ed esempi concreti, coronati da successo, di lotta condotta con metodi biologici cui contribuirono gli eccellenti lavori di altri entomologi italiani come il Berlese e il Silvestri.
Prendendo in considerazione, in particolare, l’evoluzione delle strategie di lotta dalla fine della seconda guerra mondiale, i risultati immediati che si conseguirono con la disponibilità e la facilità di impiego dei prodotti fitosanitari di sintesi, orientarono in un primo tempo le scelte tecniche su criteri di difesa a turni fissi o a calendario.
In pratica si trattano le colture a intervalli regolari in rapporto al periodo di tempo di efficacia del prodotto usato, oppure adattando tale impostazione alle fasi di sviluppo delle piante.
Un primo notevole progresso concettuale e operativo fu raggiunto dal prof. Baldacci, già nel 1947, con la cosiddetta “regola dei tre 10” nella difesa della vite dalla peronospora.
Si tratta di un criterio empirico (sotto questo punto di vista con possibili margini di scostamento ben compensati dalla semplicità del metodo), ma basato su uno studio attento dell’epidemiologia della peronospora e della sua patogenesi.
Questa regola sostanzialmente prende atto del fatto che, affinché l’infezione primaria si realizzi, occorrono le seguenti condizioni:
• la temperatura minima (rilevata alle ore sei del mattino) oscilli intorno ai 10 °C;
• nell’arco delle 24-48 ore cadano almeno 10 mm di pioggia;
• la vite sia recettiva all’attacco del patogeno, cosa che avviene quando gli organi verdi sono sufficientemente sviluppati con giovani tralci di almeno 10 cm di lunghezza.
In tempi successivi furono sviluppati modelli previsionali per altre fitopatie fungine, attualmente gestiti con l’aiuto dell’informatica.
Oggi sul versante della lotta ai fitofagi, un importante contributo alla razionalizzazione della lotta è stato offerto dalla scoperta e dalla messa a punto dei feromoni, sostanze emesse dagli insetti in quantità estremamente basse, ma captate dagli stessi a notevoli distanze, che hanno funzione di richiamo (sessuale, di aggregazione, di marcatura dei percorsi durante la ricerca di fonti alimentari) o di dispersione (allarme, territoriale, antiafrodisiaci).
I feromoni possono essere quindi impiegati con finalità diverse: ad esempio è possibile effettuare il trattamento insetticida nel momento in cui iniziano i voli del parassita stesso che può essere monitorato con trappole innescate con feromoni sessuali (▶ Capitolo 11, pag. 384).
In questo modo il trattamento risulterà più incisivo e parallelamente si otterrà una diminuzione del numero degli interventi con benefici effetti ambientali (in termini di minor inquinamento e maggior salubrità), ed economici, per l’evidente risparmio di prodotto e del numero di trattamenti.
Il cambio di strategia nella difesa fitosanitaria fu consolidato concettualmente e tradotto in metodiche operative negli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, attraverso i criteri della lotta guidata e integrata.