APPROFONDIMENTO 17
Prodotti fitosanitari: cosa è necessario sapere (*)
È opportuno sottolineare e aggiungere alcune importanti nozioni per comprendere appieno il significato di PF.
Disponibilità Si definisce disponibilità la capacità di un prodotto fitosanitario di liberare sostanza attiva e farla giungere sul bersaglio. I prodotti fitosanitari agiscono generalmente sugli organismi dannosi come sostanze tossiche e vengono usualmente distribuiti tramite irrorazioni sulla vegetazione; dunque va considerata:
- la tossicocinetica: ciò che avviene dal momento in cui la sostanza attiva, distribuita, è assunta e agisce sul bersaglio (organismo dannoso);
- la tossicodinamica: l’interazione tra sostanza tossica e organismo dannoso, quando una frazione della prima raggiunge il secondo.
Tossicità acuta La tossicità acuta di un prodotto fitosanitario viene definita attraverso la dose letale media (DL50), che è la dose alla quale metà della popolazione delle cavie su cui è stato testato il prodotto muore (viene espressa in mg/kg di peso vivo dell’animale da esperimento). Nella vecchia classificazione dei prodotti fitosanitari, rivista e integrata nella successiva e attuale normativa che fa riferimento alla Direttiva n. 91/414/CEE e al D.lgs. 17/03/1995 n. 194, serviva a classificare i prodotti fitosanitari in quattro classi tossicologiche. La dose letale media è sempre indicata nelle schede tecniche dei prodotti fitosanitari e usualmente viene riferita sia come DL50 orale che come DL50 dermale (viene anche indicata la cavia sulla quale è stata testata: ratto, topo, coniglio). La sigla CL50 si riferisce alla concentrazione letale media, che è un parametro che serve a misurare la tossicità inalatoria ed è inoltre molto utile per valutare eventuali effetti nocivi sull’ambiente (tossicità nei confronti della fauna e flora acquatica: pesci, dafnia, alghe).
Le indagini tossicologiche sono inoltre estese a:
- tossicità sub-cronica;
- tossicità cronica;
- teratogenesi (effettuata su ca vie in gravidanza e controllata per due generazioni successive);
- mutagenesi e carcinogenesi (si effettuano prove sia in vitro che in vivo);
- tossicità su cavia (per bocca e per via cutanea);
- tossicità sugli animali domestici.
Altri aspetti tossicologici studiati riguardano la tossicità della sostanza attiva sull’entomofauna utile (insetti impollinatori e ausiliari) e i lombrichi del terreno.
Miscibilità e sinergismo Spesso, per risparmio di tempo e di lavoro, si abbinano in uno stesso trattamento due o più prodotti fitosanitari: dunque è essenziale conoscere se effettivamente essi sono miscibili. La miscela in parecchi casi è possibile e l’effetto finale è semplicemente quello sommato dei due componenti. Tuttavia la combinazione di due sostanze attive può dare anche luogo ad un effetto sinergico: l’efficacia della miscela è superiore a quella che si otterrebbe con trattamenti separati; in altri casi si ha un risultato opposto, ossia un effetto antagonistico.
Effetti indesiderati Talvolta i prodotti fitosanitari possono avere, in rapporto alla specie coltivata o a fattori come la temperatura ambientale, effetti negativi sulle piante trattate e risultare fitotossici. In generale a dosi eccessivamente concentrate i prodotti fitosanitari causano inconvenienti alle piante: si definisce indice chemioterapico il rapporto tra la dose minima efficace e quella massima tollerata dal soggetto trattato.
Intervallo di sicurezza Per ogni prodotto è stabilito in etichetta un intervallo di sicurezza o tempo di carenza, che è definito come l’intervallo minimo di tempo che deve trascorrere tra l’ultimo trattamento e la raccolta del prodotto agricolo (per le derrate immagazzinate, tra l’ultimo trattamento e l’immissione in commercio). Esso viene determinato con criteri sostanzialmente di tipo statistico e, per una stessa sostanza attiva, può variare anche sensibilmente da una coltura all’altra a causa di svariati fattori che possono influire sulla cinetica di decadimento del prodotto in rapporto alla coltura considerata e dunque sulla quantità di residuo dopo un determinato intervallo di tempo (es. dilavabilità del prodotto fitosanitario rispetto alla forma delle foglie e della massa vegetativa, parti della pianta destinate al consumo, ecc.). L’intervallo minimo di tempo che deve trascorre tra un trattamento e il rientro degli operatori nell’area trattata è invece denominato tempo di rientro.
Residuo massimo ammissibile Per ogni prodotto fitosanitario viene definita per legge la quantità massima che è ammessa come residuo sui prodotti agricoli ed è espressa come limite massimo dei residui (LMR, mg/kg = ppm). I valori LMR sono armonizzati a livello comunitario dal Regolamento (CE) n. 149/2008 del 28/01/08.
Registrazione e revoca In Italia i prodotti fitosanitari sono approvati con Decreto dal Ministero della Salute. Solo dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ne è possibile la produzione e la vendita. Inoltre, prima della firma del Decreto, il dossier di registrazione è esaminato e approvato da una Commissione di Esperti per valutare utilità e sicurezza dei prodotti per le colture e l’ambiente. La legislazione nazionale è armonizzata con quella dell’Unione Europea dove l’autorizzazione per l’immissione dei prodotti fitosanitari sul mercato fa capo ad apposite Direttive Comunitarie.
(*) La disciplina in materia è oggetto di continue e periodiche verifiche che definiscono le caratteristiche del sistema di registrazione (autorizzazione, limiti massimi di residui negli alimenti) e naturalmente anche l’eventuale revoca (parziale o totale e sempre pubblicata in Gazzetta Ufficiale) delle molecole in rapporto allo studio degli impatti provocati, successivi e duraturi, rispetto al loro utilizzo dalla data di prima registrazione. Sul sito comunitario di FOOD SAFETY: From the Farm to the Fork - http://ec.europa.eu/food/plant/protection/ evaluation/index_en.htm, sono disponibili informazioni ufficiali aggiornate.