Insetticidi
I primi insetticidi usati in agricoltura erano a base di sostanze inorganiche, in pratica veleni veri e propri (es. arseniato di piombo); poi già nel corso della seconda guerra mondiale sono apparse le prime molecole di sintesi, la più famosa della quali è stata il DDT, che peraltro ha permesso di contrastare efficacemente la malaria eliminando in ampie aree mondiali le zanzare vettrici di tale malattia. Di insetticidi inorganici attualmente è sopravvissuto solo il polisolfuro di calcio. Tra quelli non di sintesi ci sono gli olii, che agiscono per asfissia: ricoprono con una pellicola impermeabile all’aria l’insetto occludendo i suoi stigmi respiratori; in repertorio sono rimasti quelli paraffinici più raffinati, detti olii bianchi: il valore di riferimento è dato dal residuo insulfonabile (U.R.) che indica la percentuale di idrocarburi saturi, e più esso è alto tanto maggiori sono l’efficacia insetticida e la tollerabilità per la pianta (i migliori hanno un U.R. intorno al 95-96%).
Gli insetticidi di sintesi largamente impiegati nei primi decenni del dopoguerra appartenevano alle famiglie chimiche dei clororganici, come il DDT, dei carbammati e dei fosforganici (questi ultimi derivanti da studi effettuati tra le due guerre mondiali sui gas nervini per uso bellico, fortunatamente mai introdotti nel successivo conflitto): quasi tutte le molecole di queste famiglie sono state revocate o in via di revisione e ritiro.
Per contro sono state introdotte molecole a miglior profilo eco-tossicologico e spesso più mirate nei confronti delle caratteristiche del bersaglio; inoltre si sta guardando con sempre maggior interesse ai preparati microbiologici e a quelli di derivazione botanica. Forniamo a seguire una breve rassegna della tipologia di molecole in repertorio: esse sono raggruppate con riferimento al target di azione, ossia all’organo o al processo fisiologico su cui agiscono; a ogni target corrispondono uno o più gruppi MoA, cioè insetticidi che agiscono sempre su quel bersaglio, ma con meccanismi di azione diversi, e a ogni gruppo afferiscono sottogruppi a loro volta comprendenti una o più famiglie chimiche con caratteristiche simili. La resistenza che si può stabilire in insetti/acari è riferibile in generale alla famiglia chimica, ma talvolta anche a famiglie dello stesso sottogruppo MoA.
INSETTICIDI CON AZIONE SUL SISTEMA NERVOSO O MUSCOLARE
La maggior parte degli insetticidi agisce sul sistema nervoso. Un importante gruppo è quello dei piretroidi (es. Deltametrina), molecole di sintesi ispirate a quella naturale del piretro: essi agiscono per contatto e secondariamente per ingestione, interferendo sulla propagazione dell’impulso nervoso (ritardo della chiusura del canale del sodio) e causando ipereccitazione, paralisi e morte; i piretroidi sono insetticidi generalisti ad ampio spettro.
Una attività sempre sull’impulso, con azione sugli inibitori del canale del sodio voltaggio-dipendenti della membrana del neurone, è esercitata anche dalla famiglia chimica dei semicarbazoni (es. Metaflumizone, indicato per dorifora e diverse larve di nottue: provoca una paralisi rilassata che impedisce all’insetto di nutrirsi). Un importante gruppo, molto conosciuto e largamente impiegato anche per l’ottima sistemia dei suoi rappresentanti, ma attualmente con diverse molecole soggette a revoche e limitazioni, è quello dei neo-nicotinoidi: mimano l’azione dell’acetilcolina e si sostituiscono ad essa legandosi in modo irreversibile su recettori nervosi, chiamati appunto nicotinici, causando una ipereccitazione mortale. Alcune molecole invece esaltano l’azione dell’acetilcolina, come le spinosine, derivate da una molecola presente in natura su batteri (Saccharopolyspora spinosa); grazie alla loro derivazione naturale sono consentite in agricoltura biologica [ 39 ]. Un altro gruppo che interferisce sempre sulla trasmissione nervosa, ma agendo sui canali del cloro e determinando uno sbilanciamento ionico con paralisi e inibizione dei muscoli, è dato dalle avermectine come l’abamectina, sistemica e autorizzata per trattamenti endoterapici, che è derivata da un battere del suolo [ 40 ], e dalle milbemectine (entrambe impiegate anche come acaricidi).
Un gruppo di recente introduzione, di cui non è ben chiarito il meccanismo di azione sul sistema nervoso, ha come effetto quello di impedire la nutrizione di afidi e aleurodi (es. Pymetrozine, Flonicamid). Una nuova molecola che agisce in modo innovativo è il Chlorantraniliprole (Rynaxypyr); il sito di azione è costituito da particolari recettori muscolari (recettori della ryanodina che regolano il rilascio del calcio): l’effetto consiste nell’arresto immediato dell’attività motoria dell’insetto, e l’atassia che ne consegue gli impedisce di nutrirsi, provocando la morte nel giro di 24-72 ore (trova impego contro nottue e altre larve di lepidotteri, dorifora, afidi).
INSETTICIDI INTERFERENTI SU SVILUPPO E CRESCITA
Sono insetticidi caratterizzati da una attività di tipo biologico, per cui sono detti biotecnologici. Lo sviluppo e la crescita degli insetti sono regolati da molecole endogene, gli ormoni giovanili o juvenoidi (neotenina, ecdisone: il primo inibisce la metamorfosi, il secondo induce le mute), e tali insetticidi ne imitano o inibiscono la azione. I primi furono scoperti nel 1964 osservando una mancata muta della cimice Pyrrhocoris apterus [ 41 ] allevata in laboratorio; si scoprì che essa era dovuta a una sostanza presente su una carta assorbente ricavata da legno di Abies balsamica su cui stavano gli insetti: si riuscì a risalire alla molecola e ci si accorse che era simile agli ormoni giovanili degli insetti. Appartengono a due categorie: IGR (Insecticides Growth Regulation, ossia regolatori della crescita degli insetti), i quali interferiscono in modo letale sullo sviluppo degli insetti, e MAC (Moulting Accelerating Compounds, ossia composti acceleratoti della muta), i quali invece provocano mute artificiali che portano alla morte le forme giovanili.
BIOINSETTICIDI MICROBICI
Questa categoria, denominata Bca (cioè agenti di biocontrollo), comprende preparati a basi di virus, batteri, funghi e nematodi. I virus sono altamente infettivi e specifici agendo su date specie di insetti (es. il Granulovirus per le larve della carpocapsa delle mele, o quello della Poliedrosi nucleare sulle larve della nottua gialla del pomodoro). I batteri impiegati come insetticidi sono subspecie e ceppi del Bacillus thuringiensis; essi producono dei cristalli proteici che, ingeriti dalle larve, svolgono un’azione insetticida disgregando il loro apparato intestinale; agiscono esclusivamente per ingestione, sono efficaci in particolare su giovani larve di lepidotteri, risultano molto selettivi e con caratteristiche eco-tossicologiche assai buone. I funghi entomoparassiti (EPF) sono ceppi selezionati di: Beauveria bassiana, che perfora attivamente la cuticola di insetti e acari provocando la loro morte per disidratazione e contemporanea immissione di enzimi idrolitici; Metarhizium anisopliae, le cui ife invadono l’emolinfa dell’organismo aggredito; Lecanicillium muscarium, attivo in particolare su emitteri omotteri. I nematodi entomoparassiti (EPN) appartengono ai generi Steinernema e Heterorhabditis; essi cercano attivamente il bersaglio e penetrano al loro interno, dove rilasciano batteri contenuti nel loro intestino: tali batteri a loro volta secernono enzimi che demoliscono i tessuti della preda in sostanze utili per il nutrimento dei nematodi stessi.
BIOINSETTICIDI DI ORIGINE BOTANICA
I capostipiti di questa categoria sono: le piretrine naturali, ricavate per macinazione dei capolini di alcune specie appartenenti al genere Chrisanthemum; l’azadiractina estratta dai semi dell’albero di Neem, la cui modalità di azione è simile a quella dei regolatori di crescita, ma esercita anche un’attività repellente e anti-feeding (anti-alimentare) e inoltre possiede discrete capacità sistemiche ascendenti (via radicale) e translaminari. Anche a causa della riduzione degli insetticidi di sintesi, negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso prodotti di origine vegetale e in particolare per gli olii essenziali (EO). Tra questi in repertorio è entrato quello di arancio, efficace su insetti a esoscheletro molle (agisce solo per contatto); il potere insetticida è dato da sostanze della famiglia chimica dei terpeni, le quali sono volatili, per cui il prodotto è poco persistente ma per converso ha il vantaggio di avere un brevissimo intervallo di sicurezza tra trattamento e raccolta.