Caratteristiche del prodotto fitosanitario
La composizione di un prodotto fitosanitario comprende sostanze attive (a volte anche in miscela tra loro) e coformulanti. 1. la sostanza attiva (s.a.) (termine oggi introdotto nella legislazione in sostituzione del precedente ed equivalente principio attivo p.a.), ossia la sostanza che produce l’effetto sull’organismo nocivo, può essere una molecola naturale o di sintesi oppure un microrganismo (virus, fungo, battere): essa è sempre dichiarata con il nome tecnico assieme alla percentuale presente nel formulato (vi sono prodotti che contengono anche più di una s.a.);
2. i coformulanti, intendendo estensivamente con questo termine tutte le altre sostanze presenti nel prodotto, sono suddivisibili in:
- sostanze che servono a stabilizzare e migliorare l’efficacia della s.a. (coadiuvanti, non vengono dichiarati in etichetta);
- sostanze inerti che fungono da solventi o diluenti (spesso detti anche semplicemente coformulanti, non vengono dichiarati in etichetta).
Per formulazione si intende invece come viene allestito e si presenta il prodotto. Essa è sempre indicata (es.: L = liquidi; SC = sospensione concentrata; WG = granuli idrodisperdibili; PB = polvere bagnabile, ecc.) e spesso nella denominazione commerciale è aggiunta una sigla che la richiama.
Le informazioni di carattere tecnico sono inerenti alla compatibilità con altri prodotti fitosanitari, all’eventuale fitotossicità, all’elenco delle colture e delle avversità per le quali il prodotto è stato autorizzato con specifico decreto del Ministero della Salute (i cui estremi sono riportati), ai dosaggi e agli intervalli di sicurezza (tempo o periodo di carenza) per la raccolta riferiti alle varie colture, ai tempi di rientro dopo il trattamento e alle distanze minime da mantenere da corsi d’acqua.
Non c’è data di scadenza; tuttavia deve essere riportato il lotto di fabbricazione con la data di produzione: indicativamente si assume che un prodotto, non aperto e riparato in scaffale, mantenga la sua validità per 2-3 anni; i formulati polverulenti in linea di massima si conservano meglio di quelli in soluzione, in quanto la perdita di efficacia nel tempo non è tanto dovuta ad alterazione della s.a., ma a quella della stabilità dei componenti della preparazione.
ASPETTI NORMATIVI
L’attuale normativa ha radicalmente modificato i precedenti criteri di classificazione dei PF che tenevano in considerazione essenzialmente la tossicità per l’uomo, ed erano suddivisi in tre categorie, acquistabili e impiegabili solo se dotati di una apposita abilitazione, detta “patentino”; identificati come “molto tossico”, “tossico”, “nocivo” e ulteriori categorie non sottoposte a restrizioni (“irritante”, “manipolare con prudenza”, assenza di simbolo). Attualmente, infatti, si tiene conto anche di altri parametri, come la dannosità verso l’ambiente o i pericoli e i rischi di varia natura che vengono rappresentati in etichetta con simboli, apposite icone, frasi, consigli di prudenza, informazioni mediche e diciture per esteso.
La legge impone e definisce i termini di etichettatura dei prodotti fitosanitari; per la nostra sicurezza e l’impiego corretto del prodotto è bene leggere attentamente l’etichetta, che appare sulla confezione.
I riferimenti di base sono il Regolamento (CE) n. 1107/2009 relativo a “Immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari” (recepito in Italia con il Decreto Legislativo 14 agosto 2012 n. 150) e il Regolamento (UE) n. 547/2011, relativo all’etichettatura dei PF (entrato in vigore il 20/01/2009 e noto come CLP (Classification Labelling Packaging) che stabilisce la disciplina comunitaria in materia classificazione, etichettatura e imballaggio dei PF; il CLP è armonizzato a livello mondiale. Vi è inoltre tutta una serie di disposizioni relative a commercializzazione, acquisto, stoccaggio, trasporto, smaltimento, macchine e mezzi irroranti, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
La produzione normativa è nell’insieme sostanzialmente ispirata a una maggior sicurezza, una più dettagliata informazione e a un uso sostenibile dei PF ({ vedi pag. 182).
ETICHETTA E SCHEDA DI SICUREZZA
L’Etichetta CLP contiene molte informazioni in forma scritta e attraverso Avvertenze, Indicazioni di pericolo (frasi H, frasi EUH), Consigli di prudenza (frasi P), Pittogrammi [ 26 ].
Avvertenze e frasi Le avvertenze indicano il grado di pericolo e consistono nelle parole, in crescente grado del pericolo stesso, ATTENZIONE e PERICOLO.
Le frasi H (= Hazard ) sono relative al tipo di rischio e sono espresse da un codice alfanumerico di pericolo preceduto dalla lettera H (H 200 - pericolo fisico; H 300 - pericolo per la salute; H 400 - pericolo per l’ambiente. Esempio: H 304 - pericolo in caso di aspirazione). Le frasi EUH (European Union Hazard ) sono codici di pericolo supplementari (es. EUH 114 - reagisce violentemente con l’acqua). Le frasi P (= Precautionary), anch’esse in forma alfanumerica, sono cinque e riguardano gli ambiti Generale - Prevenzione - Risposta - Immagazzinamento - Smaltimento (es.: P 103 - leggere l’etichetta prima dell’uso; P 223 - evitare qualsiasi contatto con l’acqua; P 308+P312 - in caso di esposizione o possibile esposizione, consultare un medico; P 405 - conservare sotto chiave; P 502 - chiedere informazioni al produttore o al fornitore per il recupero/riciclaggio).
Per soddisfare le esigenze di quanti impiegano PF per uso domestico (non professionale) sono stati ammessi un certo numero di prodotti che ubbidiscono a dati criteri in relazione ai rischi per l’uomo e per l’ambiente, a formulazione e confezionamento, etichettatura e canali di vendita.
Per gli utilizzatori non professionali non è previsto l’obbligo di formazione e il certificato di abilitazione all’acquisto e utilizzo dei PF (c.d. patentino). Tali prodotti portano in etichetta la sigla PFnPE (Prodotto Fitosanitario non Professionale per piante Edibili) o PFnPO (piante Ornamentali).
Pittogrammi I sette simboli del precedente sistema di etichettatura sono stati sostituiti da nove pittogrammi, che sono simili alla cartellonistica stradale, ma a forma di losanga, su fondo bianco con contorno rosso, e al cui interno vi è un disegno che identifica visivamente il tipo di pericolo [ 27 ].
Come anticipato in precedenza, l’etichetta deve poi contenere obbligatoriamente tutta una lunga serie di informazioni inerenti al produttore, la composizione del prodotto, il tipo di formulazione (es.: WG: granuli idrodispersibili, EC: concentrato emulsionabile), gli usi autorizzati su colture e organismi nocivi e relativi dosaggi, l’intervallo di sicurezza dalla raccolta e di rientro nella zona trattata, la miscibilità, lo smaltimento, le informazioni per il medico [ 28 ].
Scheda di Sicurezza (SDS) È un documento che descrive il prodotto in rapporto ai rischi per l’uomo e l’ambiente, e fornisce le misure appropriate per la prevenzione e la protezione. È suddivisa in sei aree tematiche e sedici sezioni.
La prima area contiene indicazioni sul produttore e sulle sostanze del PF con relativi pericoli; la seconda le proprietà chimico- fisiche del prodotto; la terza informazioni circa la salute umana, i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), le misure di soccorso. La quarta l’impatto ambientale e le modalità di conservazione del prodotto. La quinta le misure di emergenza e lo smaltimento. La sesta disposizioni sul trasporto e varie.
TOSSICITÀ DI UNA SOSTANZA ATTIVA
La tossicità rappresenta, in termini generali, la proprietà di alcuni composti di interferire in modo negativo con il metabolismo degli organismi, determinando in questi l’insorgenza di avvelenamenti o di fenomeni di sofferenza cronica.
Distinguiamo una tossicità acuta, cronica e subcronica:
• tossicità acuta: è l’effetto tossico che una sostanza esercita su un organismo nel corso di un’unica somministrazione o, al massimo, nel corso di varie somministrazioni che si ripetono entro 24 ore.
•
tossicità subcronica e cronica: si definisce
tossicità subcronica l’effetto tossico che una sostanza esercita su un organismo se la somministrazione si protrae per un certo periodo (in genere, si considera un periodo pari a circa il 10% della vita dell’organismo stesso); la
tossicità cronica esprime qualsiasi effetto tossico che una sostanza ha su un organismo in periodi di tempo molto prolungati. Fenomeni di tossicità cronica si osservano, ad esempio, in individui che vivono in luoghi di lavoro in cui sono presenti agenti contaminanti e che, pertanto, assumono concentrazioni di tali agenti anche molto piccole, ma in modo continuativo (è il caso delle
malattie professionali e
ambientali). La continua esposizione può causare l’insorgenza di forme
tumorali (effetto cancerogeno) o anomalie della funzione riproduttiva, con conseguenti forme di
sterilità e insorgenza di
malformazioni nel feto (effetto teratogeno della sostanza tossica). Vi può anche essere un’interferenza con i processi di
gametogenesi, con i quali si formano le cellule riproduttive, nelle quali possono comparire
mutazioni (effetto mutageno della sostanza tossica).