Valutazione delle malattie: aspetti teorici
Nel prossimo Capitolo 6 illustreremo in maniera più compiuta il concetto di triangolo della malattia (ambiente, organismo patogeno, ospite attaccato) e le condizioni necessarie perché una malattia possa instaurarsi; vediamone ora più specificatamente le implicazioni. Le tre condizioni necessarie al processo patologico (i lati del triangolo) sono:
1. la suscettibilità dell’ospite al patogeno;
2. i fattori ambientali favorevoli;
3. la virulenza del patogeno.
A queste condizioni in realtà occorre aggiungere anche il fattore tempo, in quanto i tre suddetti fattori devono essere presenti simultaneamente in uno stesso lasso di tempo; inoltre, la lunghezza del periodo di tempo in cui hanno le possibilità di interagire è, in linea di massima, correlata all’entità del danno finale.
L’esito dell’infezione, in termini di danni, viene usualmente misurato attraverso i seguenti parametri:
• incidenza, cioè il rapporto percentuale tra numero di piante colpite e numero di piante campionate;
• severità (malattie con sintomatologia fogliare), cioè il rapporto percentuale tra superficie di tessuto colpito e superficie totale.
L’esito sarà massimo quando ricorrono pienamente le tre condizioni (suscettibilità, virulenza, ambiente favorevole), mentre si ridurrà al diminuire di almeno uno di detti fattori. Ne consegue che, dal punto di vista fitoiatrico, il contenimento di incidenza-severità delle fitopatie può essere affrontato da tre lati, ossia:
• intervenendo sull’ospite, cercando di diminuire la sua suscettibilità (ad esempio con il miglioramento genetico per la resistenza);
• intervenendo sul patogeno, cercando di impedirne la diffusione, l’insediamento e/o lo sviluppo sull’ospite (ad esempio con prodotti chimici, ma anche con interventi agronomici e per alcuni aspetti epidemiologici con la legislazione fitosanitaria);
• intervenendo sui fattori climatico/ambientali (possibile in qualche caso, in particolare per le coltivazioni in ambiente protetto) [ 14 ].
Un ulteriore parametro di cui tener conto nella valutazione delle malattie è la loro evoluzione nel tempo e nello spazio. Dal punto di vista epidemiologico, si distinguono le seguenti tipologie:
• malattie endemiche;
• malattie epidemiche;
• malattie pandemiche.
In ambito fitopatologico le malattie infettive diventano epidemie solo se, una volta instauratesi, dispongono di condizioni ambientali favorevoli o di vettori numerosi ed efficienti, come nel caso della trasmissione delle malattie di natura virale (nelle popolazioni vegetali, a differenza di ciò che accade nell’uomo, la trasmissione per contatto diretto tra individuo infetto e individuo sano è, per ovvi motivi, limitatissima).
Altri aspetti che meritano un approfondimento e che orientano anche le scelte fitoiatriche sono le relazioni tra patogenesi della malattia, produttività delle piante e rilevanza economica del danno, sia diretta che indiretta [ 15 ].
Ad esempio, in alcuni tipi di malattia la gravità del danno, in termini di produzione o sopravvivenza della pianta stessa, è relazionata all’epoca oppure alla fase fenologica oppure al momento di sviluppo della pianta in cui essa compare, o è in rapporto con la localizzazione sull’ospite.
Così gli attacchi primaverili ed estivi di peronospora su vite sono pregiudizievoli sulla produzione, mentre quelli tardivi si manifestano con un mosaico fogliare di dannosità assai minore; analogamente, se la peronospora della patata colpisce quando ormai i tuberi sono formati, pur distruggendo anche buona parte della superficie fogliare, non crea perdite rilevanti del raccolto.
Viceversa, vi sono alterazioni che risultano economicamente dannose per deprezzamento qualitativo delle produzioni, anche quando non si manifestano con attacchi funzionalmente gravi per la pianta compromettendo solo l’aspetto estetico di piante ornamentali (ad esempio, l’alterazione dovuta a un insetto galligeno delle foglie dell’eucalitpo da fronda [ 16 ]).
La lotta contro parassiti e patogeni delle piante può essere intrapresa secondo due approcci strategici, che possono poi essere concretizzati in diversi criteri di intervento [ 17 ] e di metodi [ 18 ]: la prima logica strategica è finalizzata alla riduzione della popolazione iniziale dell’organismo nocivo; la seconda è finalizzata a ridurne il tasso di crescita.
Tali strategie possono essere indirizzate direttamente verso l’organismo nocivo o indirettamente sulle piante ospiti o sull’ambiente.
I criteri di intervento seguiti sono:
• esclusione: il criterio-guida consiste nell’attuare misure atte a impedire l’introduzione di un agente di malattia o di danno in una determinata area a rischio, misure che si concretizzano, come vedremo in seguito, nella certificazione fitosanitaria e nella quarantena;
• eradicazione: lo scopo è l’eliminazione radicale di un patogeno/parassita già presente;
• terapia: il principio è analogo a quello che si applica in medicina, trattandosi di curare il soggetto ammalato; in ambito fitoiatrico la terapia è applicabile, sia pur limitatamente, contro le virosi e inoltre contro le crittogame grazie all’introduzione di prodotti fitosanitari ad azione sistemico-curativa;
• resistenza verticale: si tratta di sfruttare geni di resistenza verso determinati patogeni; l’idea, dal punto di vista epidemiologico, è di sottrarre al parassita ospiti suscettibili e dunque di ridurre l’inoculo iniziale di quella specie o varietà di patogeno (▶ Fig. 23, pag. 177). È un tipo di resistenza molto efficace fino a quando il patogeno non sviluppa ceppi più evoluti che sono in grado di annullarla in tempi molto brevi;
• resistenza orizzontale: in questo caso si tratta di impiegare varietà di piante caratterizzate da resistenza poligenetica (sono coinvolti cioè diversi geni); a differenza della resistenza verticale, questo tipo di resistenza è meno efficace in termini assoluti (il grado di protezione è minore), ma è di tipo indifferenziato e quindi attivo nei confronti delle diverse forme del patogeno. Dunque questo tipo di resistenza, anche se non riesce a contrastare totalmente un dato patogeno, è in grado di ridurne il tasso di infezione nel medio-lungo periodo;
• protezione: il criterio è di creare attorno o sulla pianta una sorta di scudo protettivo con sostanze chimiche, materiali biologici oppure mezzi fisici o meccanici [ 19 ], atti a impedire all’organismo nocivo di prendere contatto con l’ospite oppure di dare avvio al processo patogenetico;
• avoidance: termine che in italiano viene talvolta reso con il neologismo “sfuggenza” o anche “elusione” per rendere il significato di sottrazione dell’ospite alle condizioni favorevoli all’instaurarsi della malattia o alla proliferazione del parassita; in pratica, però, la gestione dei parametri climatico-ambientali è possibile solo per le colture in serra, mentre concettualmente rientra in questo criterio difensivo la conservazione delle derrate in frigo o in atmosfera controllata.
I metodi applicati sono:
• prevenzione o profilassi: rientrano in questo metodo tutte le misure attinenti al criterio della protezione, ma possono essere incluse anche misure quali l’eradicazione, ossia l’eliminazione delle piante colpite, o a rischio, in modo da impedire la diffusione dell’organismo nocivo, e le disposizioni legislative (quarantena, certificazione);
• induzione di resistenza: la resistenza verso i patogeni in piante suscettibili può essere realizzata con l’introduzione di geni per la resistenza, dunque una forma di resistenza trasmissibile in via ereditaria oppure tramite la cross-protection;
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interventi terapeutici: possono essere realizzati con mezzi chimici, fisici, biologici.