1  Agricoltura e sostenibilità

Nel corso degli ultimi decenni del secolo scorso, e ancor più marcatamente dall’inizio del nuovo millennio a tutt’oggi, la lotta contro le malattie e i parassiti delle piante da pratica empirica si è costituita in disciplina autonoma, la fitoiatria (dal greco antico: phytón = pianta; iatreía = cura). Nel loro progredire le pratiche fitoiatriche, sempre più accompagnate dallo sviluppo delle conoscenze e dalle tecnologie applicate, sono divenute oggi sempre più attente alla salvaguardia dell’ambiente, naturale e agrario, e alla salubrità delle produzioni, con l’obiettivo di ridurre gli impatti e i residui di sostanze chimiche impiegate (prodotti fitosanitari - PF), per garantire una migliore qualità nello svolgimento delle attività umane. La parola che racchiude in se la nuova visione del modo di operare è sostenibilità, e può essere spesa negli svariati ambiti delle attività umane economico-produttive a cominciare dai comparti agrorurali. 
L’agricoltura, detta sostenibile, ha l’obiettivo di soddisfare i fabbisogni attuali di alimenti, tessuti, combustibili senza compromettere la capacità da parte delle generazioni future di soddisfare a loro volta i propri fabbisogni. Diecimila anni fa, i nostri progenitori, attraverso un’opera di selezione artificiale, di riproduzione controllata delle piante e degli animali diedero inizio all’agricoltura facendo diventare “domestiche” numerose specie “selvatiche”. 
La coltivazione delle piante, l’allevamento degli animali, lo sfruttamento delle foreste rappresentano i tre grandi settori dell’agricoltura. La vita sulla Terra può continuare ad esistere grazie a tre fenomeni che caratterizzano tutti i viventi: diversità, adattamento e selezione.

     Diversità
Le condizioni in cui si sviluppa la vita non sono stabili nel tempo. Se all’interno delle specie degli esseri viventi gli individui fossero tutti identici, al sopraggiungere di un cambiamento climatico (es. glaciazioni, riscaldamento globale), di un nuovo organismo nocivo (es. il cancro del cipresso [ 1 ]), oppure in seguito a una pressione selettiva esercitata dall’uomo (es. impiego di prodotti fitosanitari contro parassiti e patogeni delle piante), tutti ne sarebbero colpiti allo stesso modo. Per contro la presenza di diversità consente almeno ad alcuni di sopravvivere e continuare a crescere e riprodursi [ 2 ].

     Adattamento
Gli esseri viventi hanno la facoltà di variare le proprie forme, dimensioni, alimentazione e comportamenti, e ciò consente loro di prosperare nelle condizioni dell’ambiente in cui vivono.
     Selezione
Consiste nella conservazione degli individui portatori di caratteristiche favorevoli e nella distruzione di quelli portatori di caratteristiche nocive. La selezione può essere:
naturale: se avviene senza interventi umani;
artificiale: quando è esercitata dall’uomo per raggiungere un obiettivo (es. frutti grandi, colorazioni attraenti, resistenza ad attacchi di parassiti, capacità di sopportare il caldo o il freddo).

     Dagli ecosistemi naturali agli agroecosistemi
In natura, in ogni ambiente sufficientemente illuminato e che presenta condizioni atmosferiche più o meno sostenibili, si evolve una comunità di esseri viventi costituita in modo e in funzione delle diverse specie resilienti per quella regione, per quel tipo di clima e di suolo. Se i tanti fattori influenti agiscono in maniera uniforme nel tempo, gradualmente, si passa via via a stadi successivi (successioni ecologiche) e si instaura una comunità stabile (comunità climax) capace di durare nel tempo grazie ai suoi cicli riproduttivi, all’equilibrio tra assorbimento di sostanze dal suolo come la fornitura di sostanza organica, le precipitazioni meteoriche e relativi consumi idrici. 
Al variare dei fattori (es. migrazione di specie, variazioni climatiche, disboscamenti, incendi, alluvioni, inquinamenti dell’aria e/o dell’acqua) la comunità esistente cambia nella struttura e nella composizione raggiungendo, con il passare del tempo, una nuova condizione di climax in equilibrio con il nuovo ambiente. 
Un esempio tipico di successione a partire da un suolo nudo può essere dato dalla serie: vegetazione pioniera - prateria - brughiera/cespuglieto - bosco - foresta. 
Frequentemente si assiste alla degradazione di comunità climax; per esempio sulle coste del Mediterraneo a causa di incendi, taglio del bosco, pascolo intensivo, si verifica il passaggio dal bosco alla macchia (boscaglia di arbusti alti un metro o più) alla gariga (formazione di piccoli arbusti alti circa mezzo metro), alla steppa (con sola vegetazione erbacea) e quando il suolo va perduto, per erosione o risoluzione di sostanza organica, si arriva al deserto. 
Quando applichiamo le varie pratiche agricole degradiamo (noi o qualcuno prima di noi) [ 3 ] una comunità climax fino alla condizione di macchia, di brughiera o di steppa cerealicola. Quando coltiviamo dobbiamo essere consapevoli di questa azione e affinché l’agricoltura sia sostenibile dobbiamo agire in modo da conservare il suolo e mai arrivare al deserto. Partendo dagli ecosistemi naturali le pratiche agricole portano alla formazione di ecosistemi artificiali detti agroecosistemi. La biodiversità viene drasticamente ridotta e di conseguenza l’agroecosistema non si mantiene stabilmente nel tempo. La produttività aumenta molto per asportazione continua di prodotti, con riduzione della biomassa e della sostanza organica del suolo. Negli ecosistemi l’energia arriva praticamente tutta dal sole attraverso i fenomeni della fotosintesi, mentre negli agroecosistemi sono molto importanti gli input energetici provenienti dalle concimazioni chimiche (in particolare le concimazioni azotate), le lavorazioni del suolo, i trattamenti [ 4 ]. Non dobbiamo mai dimenticare che le piante che coltiviamo e gli animali che alleviamo fanno parte di ecosistemi complessi, vivono insieme a funghi, batteri, virus, insetti, acari, nematodi, mammiferi, uccelli. 
A noi sembra di allevare una vite, un melo, una pecora come entità autonome, ma stiamo solo cercando di fare prevalere una pianta o un animale in un complesso ecosistema per poi mangiarne i suoi frutti, la sua carne, il suo latte. 
Coltivare ed allevare significa dunque attuare scelte e mettere in atto interventi per dirigere un agroecosistema verso gli obiettivi che ci siamo prefissati: produrre pane, pasta, frutta, vino, prosciutti e bistecche, formaggi e tessuti. 
Per attuare una agricoltura produttiva e sostenibile è molto utile conoscere gli ecosistemi naturali in cui andiamo ad agire per fare posto agli agroecosistemi.

     ECOSISTEMI E AGROECOSISTEMI IN ITALIA
In Italia, la millenaria attività dell’uomo intervenuta sulle variegate realtà ambientali e territoriali, ha profondamente mutato il paesaggio naturale in paesaggio agricolo, con un regime più o meno intensivo in funzione delle produzioni. In tabella  5  sono riassunti i più evidenti cambiamenti intervenuti, per zone climatiche, dalle comunità climax ai numerosi agroecosistemi, riscontrabili sul territorio nazionale [ 6 ]. 
Lungo i circa 1.300 km (in linea d’aria) che vanno dal punto più a Nord (la Testa Gemella Occidentale in Trentino Alto Adige, ai confini con l’Austria), sino all’estremo più a Sud (la Punta Pesce Spada di Lampedusa), innumerevoli e variegati sono i paesaggi agrorurali italiani che sono stati modellati in funzione delle diverse condizioni pedoclimatiche [  7   8  ]. 
Dai numerosi paesaggi montani di brughiere e di boschi alpini e appeninici, alla macchia mediterranea con le sue numerose espressioni paesaggistiche, ai diversificati paesaggi rurali collinari coltivati a vite, oppure a olivo, sino alle diverse realtà e colture di fondovalle e di Pianura di cui l’Italia e ricca. Questa diversificata realtà, unica al Mondo, permette l’espressione di una miriade di produzioni agricole caratteristiche e altamente specifiche per ogni territorio e, di contro, mette sul piatto continue sfide produttive per la salvaguardia della biodiversità, e la difesa delle colture, nell’espressione più marcata della sostenibilità delle produzioni e della loro solubrità e tutto vantaggio dei consumatori.

     Agricoltura e sostenibilità oggi
L’obiettivo fondamentale dell’attività agricola è produrre il massimo quantitativo di beni ma ai minimi costi energetici, ecologici, sociali ed economici. A un livello più generale, la prosperità dei consorzi umani si raggiunge quando vi è al contempo produzione ed equa distribuzione di ricchezza. 
Nel periodo degli anni ’50-60 del secolo scorso, l’introduzione e il larghissimo uso di prodotti chimici atti ad aumentare la fertilità del suolo e a combattere parassiti e malerbe, unitamente a miglioramenti delle varietà coltivate, ha prodotto un forte aumento della produttività agricola (la cosiddetta rivoluzione verde)[ 9 ]. 
Tuttavia, nel corso dei decenni seguenti ci si è resi conto sia del grave impatto ambientale (con risvolti controproducenti ad esempio sulla gestione delle avversità a causa degli squilibri creati dalla distruzione dell’entomofauna utile), sia dei danni a medio-lungo termine per la salute umana indotti da questa attività. 
Contestualmente, da parte dei consumatori è aumentata l’esigenza di una maggiore qualità dei prodotti alimentari e della salvaguardia dei territori dall’impatto dei pesticidi [ 10 ]. 
È emersa quindi la necessità di trovare un punto di equilibrio e, a partire dagli anni ‘70 del Novecento, si è cominciato prima a pianificare e poi a praticare una agricoltura sostenibile, che trova una prassi operativa ormai sperimentata e di buon successo economico nell’agricoltura biologica [ 11 ] e nella agricoltura integrata (o produzione integrata) [ 12 ]. 
Quest’ultima è un regime facoltativo a cui le aziende possono aderire, ed è definita nell’art. 2 della Legge n. 4/2011 come: “sistema di produzione agroalimentare che utilizza tutti i mezzi produttivi e di difesa delle produzioni agricole dalle avversità, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici”. 
La pratica dell’agricoltura sostenibile richiede necessariamente una maggiore competenza da parte dell’imprenditore agricolo e la presenza di strutture di sostegno che lo aiutino nell’assumere scelte e decisioni. 
Oggi non è più immaginabile un agricoltore moderno sprovvisto di adeguate conoscenze tecniche nei vari settori agricoli, compresi quelli fitopatologico e fitoiatrico che impattano direttamente sulla solubrità ambientale e sulla qualità dei prodotti.

NUOVE Biotecnologie Agrarie e Biologia Applicata
NUOVE Biotecnologie Agrarie e Biologia Applicata