PRODOTTI DI MAGGIOR VALORE
La sopravvivenza fisica di quasi quattro miliardi di persone, l’alimentazione e il benessere fisico degli altri due miliardi sono possibili, e lo saranno ancor di più in un futuro molto prossimo, se si riuscirà a migliorare il valore nutrizionale dei prodotti agricoli [ 56 ]. L’obiettivo dell’ingegneria genetica è quello di migliorare la qualità delle proteine, produrre piante con valore dietetico-nutrizionale bilanciato (riduzione di grassi e miglior rapporto carboidrati/amminoacidi), conservare i prodotti vegetali più a lungo.
• Piante transgeniche per le proteine di riserva: più del 70% delle proteine che fanno parte della nostra alimentazione proviene dai semi di leguminose e cereali e un’altra parte da tuberi e frutti. Le proteine vegetali, tuttavia, pur costituendo una base insostituibile dell’alimentazione di centinaia di milioni di persone, non sono sufficienti da sole a fornire un nutrimento completo, poiché sono carenti di alcuni amminoacidi essenziali di cui l’uomo non può fare a meno.
Per esempio, le proteine del mais sono carenti di lisina e triptofano, quelle del fagiolo di metionina e cisteina, quelle del frumento e del riso di lisina. L’obiettivo è quello di modificare, attraverso moderne biotecnologie, la composizione delle proteine vegetali in modo da renderle più bilanciate, più ricche e addirittura sufficienti da sole a nutrire l’uomo. I problemi nella realizzazione non mancano. Infatti, sono stati isolati i geni del granturco e del fagiolo e si è visto che le proteine di riserva non sono codificate da un unico gene ma da più geni, il cui numero varia a seconda del tipo di pianta. La modifica di un solo gene potrebbe non portare a variazioni significative della composizione globale della proteina la cui struttura tridimensionale, che viene determinata dalla sequenza degli amminoacidi nella catena, potrebbe essere alterata e alterare a sua volta la stabilità o il processo di accumulazione. Inoltre è necessario che il nuovo gene aggiunto venga espresso nel posto e nel momento giusto: se le proteine di riserva venissero sintetizzate e accumulate, non solo nel seme ma in altri organi, si avrebbero effetti dannosi nei confronti della pianta stessa.
Per ora si è sperimentato che il gene della faseolina [ 57 ], proteina di riserva del fagiolo, introdotto utilizzando Agrobacterium in una pianta di girasole, viene espresso selettivamente nei semi di questa.
• Piante transgeniche con elevato valore dietetico/nutrizionale: probabilmente per un fine diverso, ma altrettanto importante per la salute umana e indirizzato soprattutto ai Paesi industrializzati e consumatori, si cerca di produrre piante che consentano una dieta meno ricca di grassi e con un rapporto proteine-zuccheri equilibrato.
Tuberi di patata sono stati ingegnerizzati con il gene di origine batterica, ADP-glucosio-fosforilasi, ottenendo un aumento del 20-40% di amido; sono stati prodotti carote e altri ortaggi di misura standard per le confezioni, mini meloni senza semi, unidose per una persona; pomodori che, grazie al gene saccarosio-fosfato-sintetasi, hanno mostrato aumento di zuccheri e diminuzione di amido; riso contenente elevate quantità di vitamina A, ecc.
Questa vitamina è assente nel riso e la sua carenza può generare cecità e morte nelle popolazioni dell’Asia che se ne nutrono in maniera prevalente. Una varietà di riso (riso dorato, riso d’oro o golden rice) è stata geneticamente modificata combinando il suo genoma con quello del Narciso (Narcissus pseudonarcissus) e di un battere, Erwinia uredovora, per fare in modo che nel chicco fosse sintetizzato il betacarotene, precursore della vitamina A.
• Piante transgeniche per prodotti più conservabili: la maturazione dei frutti è controllata dall’ormone etilene il quale, a sua volta, è sotto il controllo dei geni. Nel pomodoro [ 58 ] la rapida maturazione del frutto può causare problemi nel trasporto in località lontane o nella conservazione quando mancano idonei metodi di refrigerazione come nei Paesi del Terzo Mondo. Per evitare questo problema sono state create piante transgeniche utilizzando in questo caso gli RNA antisenso.
Il nuovo gene espresso produce un RNA messaggero antisenso rispetto al gene normale già presente, in modo tale da bloccare l’RNA senso, deputato alla sintesi dell’enzima che regola la produzione dell’etilene. I pomodori restano verdi e sodi, anche se contengono sostanze nutrizionali (zuccheri e acidi tipici della specie) e sapori propri del frutto maturo. Quando si desidera farli maturare si pongono in celle con atmosfera ricca di etilene e in poco tempo diventano rossi e gustosi. Questi pomodori transgenici, chiamati Flavr Savr (Flavour Savour = “gusto saporito”), adatti al trasporto e alla conservazione, sono stati immessi in commercio nel 1994 con autorizzazione del FDA (Food and Drug Administration), ente governativo americano che ne ha accertata l’assoluta sicurezza per i consumatori e l’ambiente.
Si pensa che questa tecnica possa essere applicata anche per altri frutti facilmente deperibili come banane, meloni, lamponi, fragole, cavolfiori.
• Piante transgeniche senza semi: lo sviluppo di frutti in assenza di fecondazione e pertanto privi di semi (partenocarpia) [ 59 ] è un carattere ricercato in orticoltura e frutticoltura, in quanto permette di produrre frutti in condizioni climatiche limitanti per la fecondazione e l’allegazione dei frutti.
Lo sviluppo partenocarpico può essere ottenuto selezionando varietà con partenocarpia genetica o spruzzando il fiore con fitormoni auxinici, che inducono l’allegazione del frutto in assenza di fecondazione. Per costruire piante transgeniche partenocarpiche è necessario introdurre un gene che aumenti il contenuto e/o l’attività dei fitormoni auxinici negli ovuli.
• Piante transgeniche per la floricoltura: per fini puramente estetici, la floricoltura sta cercando di ottenere piante transgeniche che producano fiori con caratteristiche diverse.
Utilizzando gli oligonucleotidi antisenso che inibiscono l’enzima che produce il pigmento, sono state ottenute petunie dalla corolla screziata di vari colori [ 60 ].
Con la tecnica del DNA ricombinante viene invece inserito un enzima capace di potenziare il colore per aumentarne l’intensità o il gene estratto da vegetali di colori diversi. In questo modo si sono ottenute rose blu.