
NUOVE Biotecnologie Agrarie e Biologia Applicata

Industria farmaceutica
FOCUS
BATTERIO ESCHERICHIA COLI
Escherichia coli è un batterio Gram-negativo, asporigeno, dotato di flagelli peritrichi il cui nome deriva dalla scienziato tedesco Theodor Escherich che lo scoprì. Si trova abitualmente nell’intestino animale dove in genere non è dannoso, anche se esistono rare varietà nocive. Ha forma allungata a bacillo e dimensioni microscopiche, della lunghezza media di 1-2 μm, possiede un solo cromosoma circolare e si riproduce velocemente per scissione, formando nel giro di poche ore, sulle piastre di agar o su mezzi liquidi, colonie di cloni con decine di milioni di cellule. Queste caratteristiche si sono rivelate importanti per studi di biochimica e genetica molecolare e hanno reso E. coli un utile organismo modello per ricerche di base e un ottimo bioreattore per la produzione di proteine umane.
ORMONE DELLA CRESCITA (GH O SOMATOTROPO)
ATTIVATORE TISSUTALE DEL PLASMINOGENO
VACCINI
Industria agroalimentare
COADIUVANTI TECNOLOGICI E ADDITIVI
BIOSENSORI
Biotecnologie e problematiche ambientali
Microrganismi e biodegradazione
PLASMIDI CATABOLICI
Il trattamento dei rifiuti
ABBATTIMENTO DEL CARICO INQUINANTE
BIORISANAMENTO DEL SUOLO (BIOREMEDIATION)
La bioestrazione
APPROFONDIMENTO 12
La Phythoremediation
Phythoremediation, dal greco antico wyto-fito (che significa “pianta”), e dal latino remedium (che significa “riequilibrante”), descrive il trattamento dei problemi ambientali (bioremediation) tramite l’uso di piante e tecniche applicate, che mitigano il problema ambientale del suolo senza dover ricorrere a tecniche di scavo e recupero del materiale (suolo) contaminato per smaltirlo altrove. La fitodepurazione mitiga, quindi, le concentrazioni di inquinanti nel terreno, nell’acqua o nell’aria, con l’utilizzo di piante in grado di contenere, degradare o eliminare: metalli pesanti, pesticidi, solventi, esplosivi, derivati del petrolio e altri vari contaminanti.

Produzione di biocombustibili
APPROFONDIMENTO 13
Le colture energetiche
Le colture energetiche sono coltivazioni, sia erbacee che legnose, specializzate a uso energetico e rappresentano una possibile soluzione per diversificare le attuali produzioni agricole e indirizzarle verso impieghi non alimentari.
L’uso di tali colture ha una importanza sempre maggiore per due ragioni fondamentali: il continuo rinnovo della produzione e la possibilità di sfruttare aree agricole non più utilizzate per colture alimentari (aree set-aside).
Fra le colture energetiche erbacee si distinguono specie annuali come il girasole, la colza, il sorgo da fibra, il kenaf [ 35 ] e specie perenni come la canna comune e il miscanto o erba elefantina, mentre fra le specie legnose sono di maggiore interesse quelle che possiedono un’elevata resa in biomassa e una buona capacità di ricrescita dopo il taglio (ceduazione), come i boschi cedui tradizionali e le siepi alberate, un tempo ampiamente utilizzati per la produzione di legna da ardere. Un’ulteriore distinzione fra le colture energetiche si basa sulle caratteristiche qualitative:
1. oleaginose, come il girasole (Helianthus annuus) e la colza (Brassica rapus);
2. alcoligene, cioè colture zuccherine e amilacee come il sorgo zuccherino (Sorghum bicolor), la barbabietola da zucchero (Beta vulgaris), il topinambur (Helianthus tuberosus) e i cereali;
3. lignocellulosiche, come il cardo, il sorgo da fibra (Sorghum bicolor) e il kenaf (Hibiscus cannabinus) e la canapa (Cannabis sativa) fra le specie annuali; il miscanto (Mischantus x gigantus), la canna comune (Arundo donax), il cardo (Cynara cardunculus) fra le erbacee perenni e la robinia (Robinia pseudoacacia), la ginestra (Spartium junceum), l’eucalipto (Eucalyptus sp.), il salice (Salix alba), il pioppo (Populus sp.) fra le specie legnose perenni. Essendo queste ultime colture anche potenziali fonti di cellulosa per l’industria della carta, in passato la maggior parte dell’attività di ricerca e di sviluppo è stata indirizzata verso questa filiera chimica. Le colture oleaginose e quelle alcoligene sono destinate alla produzione di biocombustibili liquidi, mentre le colture lignocellulosiche sono utilizzabili come combustibile solido per la produzione di calore e/o elettricità.
Un’ulteriore distinzione fra le colture energetiche prende in esame due diverse classi.
Una classe raggruppa le specie coltivate da sempre in Italia per diversi usi: specie erbacee come barbabietola, girasole e colza (di cui si conosce da tempo l’uso per fini energetici poiché producono biodiesel) e specie legnose perenni, come il pioppo o l’eucalipto, utilizzati per la produzione della cellulosa e interessanti anche per la produzione di energia in quanto apportano qualche cambiamento alle tecniche di coltivazione, che passano dagli attuali cicli pluriennali ai cicli a turno breve. Una seconda classe raggruppa le specie spontanee, talora esotiche, non ben conosciute e non ancora utilizzate ma che, per le loro caratteristiche, potrebbero essere introdotte nel nostro sistema agricolo. Si tratta di piante in genere di origine tropicale o sub-tropicale che, essendo adattate a notevoli temperature, elevato soleggiamento, stagioni vegetative lunghe, potrebbero trovare impiego soprattutto nelle regioni del Sud Italia. Le ricerche agronomiche, infatti, sono volte a individuare fra le specie colturali quelle caratterizzate da alta efficienza fotosintetica come le piante a ciclo C4, che possiedono un bilancio energetico favorevole con basso costo energetico e limitata necessità di pratiche agronomiche, quali lavorazioni del terreno, concimazioni, irrigazioni.
Inoltre, sono state rivalutate alcune colture prima considerate infestanti, come il cardo, la ginestra e la robinia, in grado di crescere in condizioni estreme, in terreni aridi e improduttivi, e anche colture tipiche della fascia subtropicale come il sorgo zuccherino.
Particolare interesse presentano le ricerche per selezionare le specie più adatte a essere utilizzate esclusivamente per la produzione energetica, a turni brevissimi (Short Rotation Forestry, SRF). Le moderne tecniche colturali tendono ad aumentare la densità di impianto e a ridurre l’intervallo di tempo fra due tagli successivi, fino a portarlo a pochi o pochissimi anni. Le prime esperienze per l’impiego di specie forestali per la produzione di energia a rapido accrescimento e a breve turno di rotazione furono condotte in Svezia nel 1973. Esse riguardano, oltre alla fattibilità economica, i metodi di coltivazione, le condizioni climatiche, le caratteristiche dei suoli, la produzione del materiale necessario per l’avvio di sperimentazioni su larga scala, il controllo delle malattie, i bilanci energetici, l’ottimizzazione delle operazioni di taglio, raccolta e stoccaggio.
Queste ultime operazioni sono più semplici per piante con bassa umidità, come il cardo (che è una pianta poliennale) o il Miscanthus (che ha un periodo di raccolta capace di prolungarsi per 3÷4 mesi), ma diventano particolarmente difficoltose per le colture zuccherine come la canna da zucchero e il sorgo zuccherino (che sono facilmente fermentescibili e necessitano di lavorazioni rapide durante o subito dopo la raccolta) e per le colture che producono biomassa con umidità superiore al 25÷30% (in particolare il pioppo, la rubinia e il salice sono costituiti per il 50% da umidità). Per queste specie poliennali la raccolta deve essere effettuata ogni 2÷3 anni.
Per risolvere i gravi problemi della conservazione sono state sviluppate tecniche di disidratazione della biomassa nel campo o in cumuli coperti a seconda del periodo di raccolta e sono state realizzate macchine specifiche come quelle che consentono la raccolta della canna intera del sorgo zuccherino permettendone lo stoccaggio fino a 30 giorni ed evitando così le perdite di zuccheri.
Va, inoltre, tenuto conto del contributo offerto dalle moderne biotecnologie poiché spesso le colture tradizionali sono state sostituite con varietà transgeniche più resistenti, soprattutto agli insetti. Ciò ha comportato maggiore produttività (circa il 15%) e diminuzione dell’uso di fitofarmaci, con conseguente diminuzione dei costi della bioenergia, che sono stati ridotti di 1/3 negli ultimi 10 anni.
Recentemente, in diverse zone europee, è tornato alla ribalta l’interesse per la canapicoltura. La canapa, pianta molto diffusa nel mondo, poiché si adatta facilmente a climi e ambienti diversi, per secoli è stata usata come fonte di energia, possiede, infatti, il 17% di cellulosa in più rispetto al legno e ad altre colture.
PRODUZIONE DI BIOGAS
Produzione di alcol combustibile
Produzione di idrogeno
Produzione di biofertilizzanti
Produzione di biofitofarmaci
APPROFONDIMENTO 14
Esempio di prodotto commerciale: insetticida biologico selettivamente attivo sulle larve di lepidotteri
Caratteristiche: il prodotto va impiegato appena compaiono le larve. È preferibile operare nel tardo pomeriggio, per minimizzare gli effetti negativi della ventilazione dei raggi U.V. È consigliabile ripetere il trattamento una seconda volta a distanza di 7-14 gg in relazione al grado di infestazione da combattere.
Composizione: Bacillus thuringiensis subsp. aizawai, ceppo ABTS 1857 10 g (potenza 15.000 U.I./mg di formulato).
Miscibilità: il prodotto è compatibile con la maggior parte dei prodotti fitosanitari, ad eccezione di quelli nettamente alcalini come la poltiglia bordolese che ne riduce l’efficacia.
Registrazione: No 11793 del 09-09-2003.
Formulazione: WG - Granuli disperdibili in acqua (anche DG e DF).