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 Arboricoltura funzionale e ornamentale

Gli alberi, veri protagonisti del paesaggio, ne hanno da sempre rappresentato l’elemento caratterizzante fino a diventarne simbolo, identificando, con la loro presenza, precisi ambienti o microclimi, come per esempio accade per il cipresso o l’olivo negli ambienti mediterranei.
In Italia, le specie arboree spontanee sono circa 150, ma se si sommano quelle introdotte dall’uomo a scopo ornamentale o produttivo, si raggiungono le 2.000 specie. L’uso ornamentale degli alberi nei contesti antropizzati (nei viali stradali, nei parcheggi, nei parchi pubblici o nei giardini privati) deve essere il frutto di una conoscenza approfondita che va dal riconoscimento botanico, alla conoscenza delle esigenze e dei caratteri ornamentali, alle corrette tecniche di impianto e gestione nel tempo (10.12).

     

 La pianta giusta al posto giusto

Qualunque sia la tipologia di verde da realizzare, la scelta degli alberi da porre a dimora deve basarsi, per prima cosa sui presupposti emersi dallo studio ambientale; è prioritario definire quali specie si adattano meglio al clima, al terreno nonché al contesto paesaggistico e naturalistico esistente. Un aiuto, in questo senso, può derivare dallo studio della vegetazione spontanea, per riconoscere le vocazioni paesaggistiche e pedoclimatiche di un luogo.
Nella scelta delle piante ornamentali da utilizzare in ambiente urbano, occorre tenere presente il carattere di “artificialità” di questo tipo di realizzazione. Così, se per interventi in parchi e giardini in zone extraurbane è preferibile impiegare specie tipiche della flora della zona (autoctone), negli ambienti fortemente urbanizzati dove le piante sono soggette a una serie di influenze e limitazioni esterne (inquinamento, spazio ridotto, ecc.), ci si può permettere anche l’impiego di specie non autoctone. In seguito, tra tutte le possibili piante adatte alle condizioni pedoclimatiche e al contesto di progetto, i criteri che guidano nella scelta della specie sono indicate di seguito.
Dimensione della pianta È uno degli aspetti più importanti per evitare interferenze e conflitti con i manufatti antropici.
Ciascuna specie manifesta un proprio potenziale di crescita indotto da fattori genetici; pertanto, è importante documentarsi adeguatamente per scegliere la specie o la cultivar più idonea, in relazione allo spazio, radicale e aereo, che essa avrà a disposizione.
Sotto questo aspetto gli alberi si suddividono come indicato di seguito (10.13).
alberi di prima grandezza, che a maturità raggiungono altezze maggiori di 20 m.
Ne sono un esempio: quercia, pioppo, castagno, faggio, cedro, tiglio, ecc.;
alberi di seconda grandezza, che a maturità raggiungono altezze comprese tra 10 e 20 m. Ne sono un esempio: gelso, acero campestre, betulla, ciliegio, leccio, ecc.
alberi di terza grandezza, che a maturità non superano generalmente i 10 m. Ne sono un esempio: biancospino, maggiociondolo, ligustro, lagerstroemia, melo da fiore, mandorlo, ecc.
Portamento È la conformazione generale della pianta, che differisce da specie a specie a seconda della struttura rameale (forma, dimensione, posizione dei rami e delle foglie). Il portamento delle piante ornamentali è un elemento di grande importanza a
livello progettuale. In base al portamento si distinguono i seguenti tipi (10.14):
espanso o a ombrello, quando le branche principali sono inserite sul tronco con andamento tendenzialmente orizzontale. Ne risulta una chioma dalla forma tondeggiante; ne sono un esempio Catalpa bignonioides, Paulownia imperialis, Pinus pinea, ecc.;
ovoidale o arrotondato, con branche inserite al tronco con angolo da 40° a 70° o anche più aperto, ma assurgenti. La caratteristica del portamento è dovuta alla dominanza delle branche centrali sulle laterali. Si comportano in questo modo molte delle più comuni specie di latifoglie, come quelle dei generi Acer, Betula, Fraxinus, Platanus, Prunus, Quercus, Juglans, Ulmus, Sorbus, ecc.
fastigiato o colonnare, tipico di piante con branche inserite sul tronco con angolo molto stretto, come Cupressus sempervirens, Populus nigra ‘Italica’ o Pyrus calleryana ‘Chantecleer’. Per molte specie sono state selezionate specifiche cultivar, identificate con il termine ‘Fastigiata’ o ‘Pyramidalis’ che manifestano questo tipico portamento, come Carpinus betulus ‘Pyramidalis’, Quercus robus ‘Fastigiata’, Liriodendron tulipifera ‘Fastigiata’, ecc.;
conico, quando da un asse i rami si allontanano simmetricamente formando angoli di 90°. È la forma tipica di conifere quali Cedrus spp. Abies spp., Chamaecyparis lawsoniana, Sequoia spp., Libocedrus spp., Taxodium distichum, ecc., ma anche di alcune latifoglie come Magnolia grandiflora;
piangente, quando i rami sono tendenzialmente flessuosi e rivolti verso il suolo. Ne sono un esempio Salix babilonica e Sophora japonica ‘Pendula’. Il mercato vivaistico ha selezionato cultivar piangenti, chiamate ‘Pendula’, di molte specie dal portamento naturalmente non piangente, tra cui Cedrus atlantica e C. deodara, Fagus sylvatica, Ginkgo biloba, ecc.
Caratteri ornamentali Sono caratteri, quali la persistenza del fogliame, il colore delle foglie durante le stagioni, la produzione di fiori o di frutti. Questi aspetti sono molto importanti dal punto di vista progettuale perché consentono di definire l’atmosfera di un luogo e caratterizzare il progetto; tuttavia non devono essere gli aspetti prioritari che guidano nella scelta delle piante.
Un albero correttamente commisurato allo spazio disponibile e distanziato dalle strutture che lo circondano, richiede pochi interventi di potatura e diventa un elemento di notevole accrescimento della qualità urbana e di contemporanea razionalizzazione dei costi.

10.14 IL PORTAMENTO DEGLI ALBERI

     

 La stabilità degli alberi


Gli alberi sono organismi viventi e, come tali, nel tempo possono ammalarsi e anche morire. Negli ambienti urbanizzati, la gestione degli alberi deve consentire la conservazione nel tempo del patrimonio arboreo, gestendo e curando (dove possibile) le eventuali fitopatie, ma allo stesso tempo, deve assicurare un buon livello di sicurezza nei confronti di eventuali cedimenti degli alberi o di loro parti.
La verifica della stabilità meccanica degli alberi si effettua ricorrendo a una metodologia, riconosciuta a livello internazionale, che si articola in due fasi di successivo approfondimento:
1. analisi visiva dell’albero (chiamata anche VTA - Visual Tree Assessment);
2. analisi strumentali.
Si tratta di una metodologia operativa che, attraverso la ricerca e la valutazione delle anomalie morfologiche e strutturali esterne e dei sintomi di natura patologica e fisiologica, consente di esprimere un giudizio attendibile sulle condizioni di stabilità di un albero.
Durante l’indagine visiva si osservano in successione il colletto, il fusto e la chioma in cerca di lesioni, anomalie strutturali, alterazioni, segni di stress o di sofferenza della pianta: se vengono individuati elementi di questo tipo, o comunque ogni qualvolta sorga un dubbio sull’integrità del legno all’interno dell’albero, si ricorre a un approfondimento d’indagine mediante specifici strumenti che sono in grado di sondare lo stato interno del legno e di rilevare eventuali fenomeni degenerativi non riscontrabili o quantificabili dall’esterno.
Gli strumenti più comunemente impiegati per questo scopo sono i seguenti.
Dendrodensimetro: lo strumento permette, attraverso la penetrazione di una sottile sonda nel tronco, di valutare la densità e, quindi, la consistenza del legno. In presenza di legno alterato o di cavità nascoste, il tracciato grafico evidenzia delle flessioni più o meno marcate. Le misurazioni avvengono in corrispondenza delle zone più critiche individuate dalle analisi visive o dall’osservazione da parte del tecnico (10.15).
Tomografo: lo strumento è in grado di evidenziare lo stato interno del legno di un tronco attraverso misurazioni di impulsi sonici emessi da specifici sensori disposti attorno alla circonferenza della pianta (da un minimo di 6 fino a un massimo variabile in base alle dimensioni dell’albero).
Il metodo è basato sulla tecnica del martello a impulsi sonici utilizzato per la valutazione del legno già a partire dal 1960: ogni sostanza solida, liquida o gassosa ha una velocità tipica di trasmissione di impulsi sonici. Ogni tipologia di legno ha pertanto la propria velocità specifica. Ne consegue che valori anomali rispetto agli standard della specie indicano in maniera quantitativa, proporzionalmente alla differenza, anomalie del legno come cavità, carie o semplici discontinuità.
Tramite un martello si percuotono uno alla volta tutti i sensori mentre gli altri fungono da riceventi.
Lo strumento calcola in frazioni di secondo tutte le velocità di propagazione del suono. Alla fine il risultato è una distribuzione a dimensioni della velocità (tomogramma) all’interno del fusto nella sezione in cui è stato condotto il test.
L’immagine tomografica indica le dimensioni e la posizione delle cavità e delle degradazioni (10.16). Sulla base dei rilievi diagnostici eseguiti, tenuto conto delle caratteristiche intrinseche della specie arborea e delle condizioni del sito di radicazione, a ogni albero viene attribuito un rischio di propensione al cedimento, secondo la classificazione della Società Italiana di Arboricoltura (SIA) (10.17ed è definito il turno di ricontrollo.
L’attenta analisi delle condizioni di un albero e delle possibili cause d’instabilità fornisce le informazioni necessarie per valutare l’insieme degli interventi manutentivi e di potatura più idonei, al fine di conservare l’albero in salute e garantire adeguate condizioni di sicurezza. Solo per gli esemplari che mostrano sintomi o difetti molto gravi, non altrimenti trattabili e relazionabili a un’estrema propensione al cedimento (classe D) è previsto l’abbattimento.

     

 La gestione degli alberi nei cantieri


Ogni intervento edile eseguito in prossimità degli alberi è causa di stress fisiologico per la pianta:
a seguito della modifica repentina delle condizioni del sito di radicazione;
a causa di danni all’apparato radicale quando si ha la necessità di eseguire interventi (scavi, scarificature, ecc.) che coinvolgono la rizosfera. In questi casi il danno sarà tanto maggiore quanto più si interviene in prossimità del fusto;
a causa di danni agli organi epigei della pianta, quali ferite da urto al colletto e alla base del fusto, rotture branche/rami, ecc.
Il danneggiamento delle radici induce sempre alterazioni più o meno evidenti e gravi al sistema pianta, in relazione al tipo di radici danneggiate. In generale, si assiste ad alterazioni dell’attività fisiologica a vegetativa, con una diminuzione dell’attività fotosintetica e, di conseguenza, della crescita; nel caso in cui siano danneggiate radici portanti, si può verificare anche una riduzione della sicurezza biomeccanica e, quindi, della stabilità dell’albero.
I danni subiti dagli apparati radicali delle piante possono non manifestarsi immediatamente, ma nel medio-lungo periodo possono portare a morte la pianta o addirittura provocare schianti improvvisi. Pertanto, tutti gli interventi con mezzi meccanici devono essere eseguiti a una distanza dalla base della pianta e con modalità adeguate per evitare di arrecare danno ai vari organi della pianta, in particolar modo agli apparati radicali.
La distanza di sicurezza dal fusto, all’interno della quale è opportuno evitare ogni danneggiamento o interferenza con il sistema radicale, è chiamata zona di protezione dell’albero (ZPA) e varia da soggetto a soggetto, in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche di tolleranza della specie e alla sua età. Numerosi autori si sono cimentati per definire delle formule di calcolo della ZPA (10.18).
In generale, tutte le attività di cantiere che coinvolgono le aree di rispetto degli alberi dovrebbero osservare le seguenti disposizioni:
a) delimitare l’area di rispetto dell’albero con idonea recinzione di protezione, al fine di evitare il calpestamento del suolo e il danneggiamento del fusto; quando ciò non sia tecnicamente possibile, è importante predisporre una incamiciatura del tronco con tavole in legno appoggiate e fissate verticalmente al tronco lungo tutto il suo perimetro (10.19);
b) eseguire l’eventuale scarifica della superficie con la massima attenzione, senza arrecare danno alcuno alle radici portanti, ossia quelle con diametro uguale o superiore a 8 cm;
c) non transitare con mezzi pesanti entro l’area di rispetto dell’albero. Nel caso in cui il transito con mezzi pesanti sia indispensabile, dovrebbe essere depositato su tutta la superficie interessata uno strato di sabbia o di altro materiale protettivo dello spessore minimo di 20 cm, ricoperto a sua volta con tavolame in legno o con piastre metalliche;
d) evitare costipamenti, sversamenti e depositi di cantiere all’interno della ZPA. Nella zona delle radici non deve essere depositato in nessun caso materiale da costruzione, carburante, macchine da cantiere e, in particolare, nessuna betoniera, per evitare sversamenti dell’acqua di lavaggio, in particolare quelle con polveri di cemento;
e) non eseguire ricarichi e abbassamenti di terreno nella zona di protezione dell’albero, soprattutto in prossimità del colletto.

     

 Stima del valore ornamentale


L’uomo è talmente abituato a vedere gli alberi attorno a sé da dimenticarsi dell’importanza che essi rivestono nella sua vita:
abbelliscono il paesaggio e gli ambienti in cui viviamo (valore paesaggistico);
migliorano la qualità dell’aria grazie alla capacità di assorbire le sostanze inquinanti e l’anidiride carbonica. Producono ossigeno e rendono possibile la vita sulla Terra (valore ambientale);
svolgono una funzione di mitigazione ambientale e di regolazione del microclima locale. Per esempio, sono in grado di dissipare la forza del vento e di influire sulla termoregolazione dell’aria (valore climatico);
gli apparati radicali contribuiscono al controllo della regimazione delle acque (azione antierosiva);
contribuiscono alla salute psico-fisica dell’uomo, inducendo una sensazione di rilassamento e una riduzione dello stress (valore terapeutico);
ospitano numerose forme di vita, fornendo loro riparo e nutrizione (conservazione della biodiversità);
rappresentano una testimonianza del nostro passato (valore storico);
creano spazi verdi di aggregazione, in cui sono favoriti l’incontro e il dialogo fra le persone (valore sociale).
Gli alberi possiedono anche un valore economico, pertanto, contribuiscono ad aumentare il valore dei beni immobili e delle aree verdi.
La coscienza del valore di un albero rappresenta un importante strumento di supporto decisionale in numerosi casi pratici, per esempio:
per valutare l’entità economica dei danni alle alberature;
per calcolare l’indennità da esproprio di beni che ospitano alberature;
per valutare l’incremento del valore degli immobili circondati da alberi;
per pianificare gli interventi di manutenzione in funzione del rapporto costi/benefici;
per supportare la richiesta di finanziamenti a sostegno di progetti di tutela.
La stima del valore degli alberi ornamentali, che non sono coltivati né per la produzione di legname né tantomeno per i frutti, risulta più complesso per la necessità di quantificare con la stima gli innumerevoli valori (estetico, paesaggistico, emotivo e di benessere, storico, sociale, ecc.) che ciascun albero mostra in relazione al contesto in cui si inserisce.
Per questa ragione esistono diversi procedimenti di stima per tradurre in denaro il valore degli alberi ornamentali.
I principali parametri che condizionano il valore di un albero sono:
importanza della specie: i principali metodi di stima partono da un valore monetario di base calcolato in funzione del prezzo d’acquisto in vivaio della specie considerata.
Le caratteristiche intrinseche di una specie, la diffusione e le abitudini locali, definiscono il pregio della specie e ne influenzano il valore di acquisto;
dimensione della pianta al momento della stima: i grandi alberi o gli alberi molto vecchi, per la loro unicità e il loro pregio, non potendo essere sostituiti con altri delle stesse dimensioni o della stessa età, hanno un valore maggiore di alberi della stessa specie, ma di dimensioni o età inferiori;
condizioni di salute: un albero sano e ben curato ha certamente maggiore valore rispetto a un albero malato, poco curato o abbandonato. Gli interventi di potatura male eseguiti, come per esempio la capitozzatura del fusto o delle branche, contribuiscono a deprezzare in maniera significativa il valore degli alberi;
localizzazione e altri fattori (special factors): il valore di un albero è legato anche al contesto in cui si inserisce, alla visibilità e accessibilità. Inoltre, alcuni metodi di stima prevedono che il valore dell’albero possa essere incrementato o diminuito in funzione di fattori eccezionali (special factors) che caratterizzano l’albero in esame.
Per esempio, sono considerati fattori positivi: albero tutelato, albero come parte di un gruppo, albero secolare o d’importanza storica, ecc. Sono, invece, considerati fattori negativi: possibile fonte di pericolo, albero fuori contesto, ecc.
Il valore di un albero si costruisce nel tempo, adottando buone pratiche agronomiche fin dalla fase di scelta della specie e di impianto e, durante la sua vita, con una gestione attenta che tenga conto delle sue reali esigenze e delle più moderne tecniche arboricolturali.

APPROFONDIMENTO
     

I viali alberati in ambiente urbano

La vita degli alberi all’interno dei viali stradali rappresenta uno dei contesti più ostili di crescita, a causa del ridotto spazio disponibile per le radici e, spesso, per la parte aerea della pianta, per i conflitti con gli edifici, la segnaletica stradale e gli impianti di illuminazione, per l’inquinamento e le particolari condizioni microclimatiche a cui gli alberi sono esposti.
È proprio in questi casi che una accurata progettazione degli spazi e la scelta di specie vegetali idonee al contesto possono fare la differenza nel garantire un impianto duraturo e capace di esprimere le sue funzioni ambientali e ornamentali con ridotti costi di gestione.
Nella realizzazione dei viali alberati riveste un’importanza primaria la dimensione della sede stradale, più precisamente l’ampiezza dello spazio destinato alle piante sulle banchine laterali.
Alla base delle alberature deve sempre essere previsto uno spazio libero, non pavimentato, di terreno permeabile che permetta un regolare sviluppo del sistema radicale con una riduzione dei danni dovuti all’accrescimento delle radici nelle adiacenti superfici pavimentate.
La dimensione dell’aiuola deve essere commisurata al potenziale di crescita della pianta e, quindi, deve essere maggiore per alberi di prima grandezza e può essere più contenuta per alberi di terza grandezza. È altresì importante che il fondo della buca sia sufficientemente drenante, non costipato o cementato, per evitare la formazione di ristagni idrici e stimolare l’estensione laterale degli apparati radicali nello spazio sottostante le superfici pavimentate. Le migliori condizioni di sviluppo si ottengono destinando agli alberi un’aiuola continua della stessa larghezza, libera da pavimentazioni, inerbita o ricoperta di materiale inerte con funzione drenante (ghiaia, ciottoli, ecc.).
Deve essere considerata inoltre la distanza dagli edifici prossimi alla sede di piantagione, la distanza dalle sedi stradali e dalle intersezioni per garantire un’adeguata visibilità e non interferire con il traffico veicolare.
In presenza di sottoservizi, di linee aeree e di lampioni, la scelta della specie deve essere attentamente valutata considerando tanto l’espansione del sistema radicale quanto la dimensione della chioma della pianta giunta a maturità. In prossimità di linee elettriche ad alta tensione non bisogna piantare alberi che a maturità possano avvicinarsi pericolosamente ai cavi elettrici.
L’insieme di questi fattori determina il tipo di alberatura da utilizzare, nel rispetto delle dovute distanze dalle utenze aeree o sotterranee previste o preesistenti.

PRODUZIONI VEGETALI 
PRODUZIONI VEGETALI 
Volume B - Arboree