Capitolo   10  

Arboricoltura da legno e da ornamento

CONCETTI CHIAVE

L’arboricoltura da legno e ornamento contribuisce a diversificare il paesaggio, proteggere il suolo, aumentare la biodiversità.
Contenuti: selvicoltura, arboricoltura funzionale e ornamentale, stabilità alberi, gestione cantieri, specie arboree forestali ornamentali, difesa.


Wood and ornamental tree plantation helps to diversify the landscape, protect the soil, increase biodiversity.
Contents: forestry, functional and ornamental tree plantation, tree stability, construction sites management, ornamental tree species, defence.

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 Selvicoltura e aree forestali

La selvicoltura si interessa della coltivazione dei boschi attraverso l’applicazione dei principi dell'ecologia forestale: impianto, rinnovamento e interventi attuati per condizionare la struttura e la composizione specifica dei popolamenti forestali.
L’ISTAT considera superficie forestale boscata quella rappresentata da una superficie di terreno non inferiore a 0,5 ha, sulla quale sono presenti piante forestali legnose arboree e/o arbustive, che producono legno o altri prodotti forestali, e determinano (quando raggiungono la maturità), un’area di insidenza (cioè una superficie corrispondente alla proiezione della chioma sul suolo) di almeno il 50% della superficie, suscettibile di avere un ruolo indiretto sul clima e sul regime delle acque.
Il Decreto legislativo n. 227/2001, “Orientamento e modernizzazione del settore forestale”, cita chiaramente: “Si considerano bosco i terreni coperti da vegetazione forestale arborea associata o meno a quella arbustiva di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, i castagneti, le sugherete e la macchia mediterranea, ed esclusi i giardini pubblici e privati, le alberature stradali, i castagneti da frutto in attualità di coltura e gli impianti di frutticoltura e d’arboricoltura da legno di cui al comma 5. Le suddette formazioni vegetali e i terreni su cui essi sorgono devono avere estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati, larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 %, con misurazione effettuata dalla base esterna dei fusti. È fatta salva la definizione bosco a sughera di cui alla Legge n. 759/1956”.
Il testo normativo ha demandato alle Regioni la definizione di bosco e dei seguenti dati:
valori minimi di larghezza, estensione e copertura affinché un’area sia considerata bosco;
dimensioni delle radure e dei vuoti che interrompono la continuità del bosco;
fattispecie, che per loro natura particolare non sono da considerarsi bosco.
Dal punto di vista ecologico, il bosco non è solamente un insieme di alberi, ma è un ecosistemale cui funzioni prevalenti sono: produttiva, protettiva, turistico-ricreativa e paesaggistica (10.1, 10.2, 10.3, 10.4). La successione degli orizzonti vegetazionali non dipende solo dalla quota altimetrica, ma anche dall’esposizione e dal clima. Il limite tra un orizzonte e l’altro pertanto non corrisponde a una quota fissa, ma varia a seconda del luogo (10.5).
Un importante obiettivo della selvicoltura forestale è quello di produrre continuativamente nel tempo un bene o un servizio, in modo sostenibile.

APPROFONDIMENTO
     

L’Eusalp

La Macroregione alpina, ufficialmente EUSALP (EU Strategy for the Alpine Region), è un accordo siglato nel 2013 dai Paesi che fanno parte dell’Unione Europea: Italia, Francia, Germania, Austria, Slovenia e dai due stati extra europei Svizzera e Liechtenstein; in tutto ne fanno parte 48 Regioni e Province autonome che si trovano attorno alla catena alpina.
Le Regioni italiane sono: Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia e le Province autonome di Trento e Bolzano. La strategia alpina punta a promuovere una gestione sostenibile dell’energia e delle risorse naturali e culturali e la protezione ambientale del territorio, ad aumentare lo sviluppo del territorio favorendo una mobilità sostenibile, una rafforzata cooperazione accademica tra i Paesi e le Regioni che ne fanno parte, nonché lo sviluppo di servizi, trasporti e infrastrutture per la sua comunicazione.
Al centro dello sviluppo alpino l’organismo vuole assicurare una crescita sostenibile e promuovere piena occupazione, competitività e innovazione, facendo dialogare, attraverso la cooperazione, le aree montane con le aree urbane più a valle.

     

 Catena forestale alpina


Le Alpi sono tra le catene montuose più alte d’Europa. L’arco alpino è lungo 1.200 km e largo 200 km; sono il punto di transizione tra il clima mediterraneo a Sud e quello più temperato a Nord. Oltre il 50% delle Alpi è ricoperto da foreste. Verso settentrione, i versanti a quote più basse sono dominati da alberi a foglie caduche, mentre a sud si trovano foreste sempreverdi. Alle quote più alte e nelle aree più aride prevalgono le conifere. I prati e pascoli montani sono pari al 25% della vegetazione alpina.
Lungo le Alpi si trovano 84 tipologie di habitat, alcuni dei quali posti sopra il limite della vegetazione arborea, ad esempio le formazioni erbose silicicole, le lande alpine, o vari tipi di pareti rocciose e ghiaioni. Nelle Alpi è presente circa il 40% della flora europea.
Si distinguono i seguenti piani altitudinali e i rispettivi piani vegetazionali:
alpino - pascoli, alpeggi;
subalpino superiore - piano dei lariceti e delle cembrete, mughete;
subalpino inferiore - piano delle peccete subalpine;
altomontano - piano delle peccete e dei piceo-abieteti montani;
montano medio - piano dei boschi misti di conifere e faggio; al di fuori dell’areale del faggio sostituito dal piano altomontano inferiore;
submontano - piano sia delle faggete sia dei boschi misti di querce o delle quercopinete;
collinare - piano dei querceti di roverella e degli orno-ostrieti.
Dal punto di vista delle problematiche territoriali, ambientali-forestali ed economiche, oggi la regione alpina è vista in un ambito più allargato rispetto alla visione convenzionale, tanto che esistono accordi ed organismi (EUSALP) fra i vari Paesi, comunitari e non, che ricadono nell’area alpina allargata con lo scopo di coordinare azioni comuni di controllo, salvaguardia e sviluppo.

     

 Catena appenninica e insulare


L’appennino rappresenta uno degli elementi caratteristici del territorio italiano. Il confine settentrionale della dorsale appenninica va dall’Alta Langa al Colle di Cadibona, da cui inizia la catena montuosa, per poi estendersi longitudinalmente lungo tutta la Penisola, per circa 1.300 km di lunghezza. È la prima catena montuosa italiana, caratterizzata da una superficie di 9.437.500 ettari, pari al 31% della superficie nazionale.
L’Appennino può essere suddiviso longitudinalmente in quattro fasce: 1) Appennino settentrionale (circa 2,2 milioni di ha), tra Alta Langa-Colle di Cadibona e Valle Trabaria; 2) Appennino centrale (circa 3 milioni di ha), tra Bocca Serriola e il Fiume Biferno; 3) Appennino meridionale (circa 2.170.000 ha), tra il Fiume Biferno e Valle del Crati; 4) Appennino calabro-siculo (circa 2 milioni di ha), tra Valle del Crati e la Valle del Simeto.
Si possono distinguere tre Regioni climatiche: a) mediterranea; b) temperata; c) di transizione. La Regione climatica più diffusa in appennino è quella temperata. Lungo l’appennino si possono individuare ben 32 diversi ecosistemi, per la maggior parte forestali, arbustivi o erbacei. Si possono evidenziare i seguenti piani altitudinali associati ai rispettivi piani vegetazionali:
alpino e subalpino (da 1.800 m fino alla vetta delle montagne): praterie d’altitudine, arbusteti;
montano (da 800-900 m fino a 1.800 m): faggete; nell’Appennino calabro-siculo, tra 1.000 e 1.500 m di altezza, relativamente alle superfici più acclivi, soleggiate, con suoli poco evoluti, le faggete sono sostituite dalle pinete a pino laricio;
submontano e collinare (dalle pendici delle montagne fino a circa 800-900 m): querceti, castagneti, comunità di sostituzione.
L’arbusteto di sostituzione più diffuso nelle aree collinari e montane è composto dai cespuglieti a ginestra (Spartium junceum), varie specie di rosa, biancospino (Crataegus monogyna), ginepro rosso (Juniperus oxycedrus), prugnolo (Prunus spinosa), rovo comune (Rubus ulmifolius).
Nelle zone a clima submediterraneo sono individuate comunità arbustive composte da corbezzolo, erica arborea, fillirea, leccio, lentisco, mirto e rosa di S. Giovanni.

PRODUZIONI VEGETALI 
PRODUZIONI VEGETALI 
Volume B - Arboree