Le olive devono essere raccolte nel momento in cui si ha la più elevata quantità di olio, unita alla migliore qualità.
Successivamente all’allegagione, durante una prima fase di circa 45-50 giorni, nelle olive si osserva un notevole accrescimento in volume; in seguito si verifica uno sviluppo quasi costante fino a circa 130-140 giorni dall’allegagione. Nello stesso periodo anche l’incremento di peso secco delle drupe è pressoché costante; rallenta nelle settimane successive per poi cessare del tutto. La formazione dell’olio incomincia circa 40 giorni dopo l’allegagione. Inizialmente l’accumulo dell’olio è lento, poi da circa 60 a 120 giorni dall’allegagione è molto intenso, dopodiché si riduce.
Trascorsi circa 4 mesi dalla piena fioritura il metabolismo delle drupe rallenta e incominciano i processi di senescenza, diminuiscono le auxine e inizia la produzione di acido abscissico e di etilene. Si ha così l’indebolimento degli strati di cementazione della lamella mediana a livello del peduncolo, nell’estremità basale o in quella sommitale (dipende dalla varietà, dallo stato di maturazione e dal flusso ormonale). Di seguito si crea uno strato di separazione che, estendendosi sempre di più, provoca la caduta naturale delle drupe. Nel periodo finale di maturazione dei frutti, i parametri più significativi, in grado di influenzare la quantità e le caratteristiche dell’olio puro estratto dalle olive sono:
■ l’incremento di peso del frutto;
■ il numero di frutti presenti sulla pianta o la percentuale di cascola;
■ l’evoluzione del colore;
■ il contenuto in olio nella drupa;
■ la consistenza della polpa;
■ la composizione dell’olio nella drupa.
Tutti questi fattori sono influenzati dalle condizioni ambientali e variano ogni anno.
Per individuare il periodo ottimale di raccolta delle olive da olio, gli indici più affidabili sono la forza di distacco, l’indice di invaiatura e la consistenza della polpa (5.50).
La forza di distacco è misurata impiegando un dinamometro con sensore a forchetta applicato nel punto di attacco del peduncolo sul frutto (5.51). In genere, nel momento in cui le drupe sono prossime alla senescenza, si ha la diminuzione della forza di distacco (che è una caratteristica varietale). È pari a circa 6 N prima dell’inizio dei processi che conducono alla formazione dello strato di separazione del frutto dal peduncolo (o del peduncolo dal ramo), raggiunge valori di circa 4-4,5 N in una fase intermedia, per poi diminuire a valori inferiori a 3 N nella fase di avanzata maturazione.
Quando il 10-20% delle drupe presenta valori di forza di distacco inferiori a 3-3,5 N si può prevedere che possa iniziare la loro caduta dopo 10-15 giorni. A questo punto è bene cominciare la raccolta, prima che la cascola raggiunga valori superiori al 5-10%, in modo che non si riduca la quantità di olio estraibile; inoltre, in tale momento le caratteristiche organolettiche dell’olio risultano ottimali.
L’indice di invaiatura (I.I.), invece, è un parametro che valuta il grado di pigmentazione delle olive (5.52). L’invaiatura è caratteristica di ogni cultivar; per esempio le drupe di alcune varietà virano dal verdastro al violaceo assai presto, mentre in altre cultivar restano per la maggior parte verdi anche in fase di avanzata maturazione. Tale caratteristica è condizionata dall’irrigazione e dal carico della produzione.
L’indice di invaiatura si calcola secondo la seguente formula.
In base al risultato si identificano le classi di colore e le relative fasi.
Il valore dell’indice di invaiatura (derivante da una normale media ponderata) è l’espressione visiva, immediata, del grado di maturazione delle olive.
Esso, però, non rappresenta l’elemento esclusivo che porta l’olivicoltore a scegliere l’esatto momento della raccolta; deve essere contemporaneamente messo a confronto con altri fattori di giudizio quali la consistenza della polpa, la precocità o la tardività dell’accumulo di olio nella drupa, il ritmo di accumulo, la qualità dell’olio (piccante, amaro, fruttato, ecc.) legata a sua volta alla precocità (o tardività) della raccolta (5.53)
Per il rilevamento della consistenza della polpa si utilizza un penetrometro, solitamente con puntale di 1 mm di diametro. Si consiglia di raccogliere le olive con un indice di penetrometria non inferiore ai 350 g/mm2 al fine di mantenere un buon livello qualitativo dell’olio. La durezza della polpa dipende dallo stadio di polimerizzazione delle pectine: quando queste (con la maturazione) tendono a trasformarsi da complesse a semplici, la polpa diventa meno consistente.
In queste condizioni i frutti sono più sensibili ai danni derivanti dalle manipolazioni del prodotto durante e dopo la raccolta. Ciò significa che, per varietà a polpa poco consistente, occorre impedire ammaccature e procedere immediatamente all’estrazione dell’olio per evitare che questo subisca delle alterazioni. Anche l’alto contenuto in acqua dei frutti rende la polpa meno resistente e può incidere sui processi di estrazione dell’olio. Il contenuto in acqua dipende dalle varietà, dalle condizioni climatiche e dalle tecniche colturali.
Per le olive da mensa, gli indici di maturazione più importanti sono: il contenuto in zuccheri, le sostanze pectiche, la resistenza al distacco, il colore e il distacco della polpa dal nocciolo.
Il colore, per il trattamento in verde, deve essere dal verde al giallognolo, nessun frutto deve avere iniziato l’invaiatura e il nocciolo si deve distaccare dalla polpa. Se la lavorazione è in nero il colore deve essere diffuso fino a 2 mm dal nocciolo.
Metodi di raccolta manuali La tecnica più antica di raccolta delle olive è la raccolta da terra, effettuata in oliveti con piante di grandi dimensioni e con cultivar a maturazione scalare. Sotto la chioma vengono accuratamente preparate delle piazzole sulle quali cadono le olive naturalmente, o mediante agevolatori scuotitori di notevole potenza. Si procede quindi ad accumularle in prossimità del tronco con scope o con spazzolatrici meccaniche.
In seguito le olive vengono aspirate da macchine cernitrici, oppure poste manualmente in contenitori. Purtroppo la raccolta da terra presenta alcuni svantaggi, quali la raccolta di olive sovramature (e anche sporche di residui di terreno ed altro) e l’elevata richiesta di manodopera. L’impiego di sostanze cascolanti, pur determinando la riduzione della forza di distacco, comporta anche un aumento della cascola naturale, ragion per cui il trattamento permette di aumentare del 15-20% l’efficienza della raccolta manuale o di quella operata dagli scuotitori. Conseguentemente al trattamento, è possibile che si verifichi la filloptosi e un ulteriore incremento della cascola; inoltre le basse temperature potrebbero talvolta ridurre l’efficacia dei prodotti cascolanti. Il sistema tradizionale di raccolta è la brucatura, compiuta a mano o con l’uso di piccoli rastrelli di plastica che si fanno scorrere lungo i rami fruttiferi, distaccando i frutti che cadono su reti di plastica preventivamente stese sotto la chioma.
La resa del lavoro è di 10-15 kg di olive all’ora per persona. Oltre alla brucatura è impiegata la bacchiatura, che prevede l’uso di piccoli bastoni che, colpendo i rami fruttiferi, fanno cadere i frutti. Questo sistema è poco raccomandato, poiché può provocare danni ai frutti e ai rami, favorendo gli attacchi di rogna. Per evitare la caduta a terra delle olive, e quindi l’inquinamento della materia prima, si possono comunque posizionare delle reti sospese.
Metodi di raccolta meccanizzati La meccanizzazione assume un importante ruolo nell’olivicoltura, soprattutto per quanto riguarda la riduzione del costo di produzione, considerato che la raccolta eseguita in modo tradizionale, incide con costi per un valore pari al 50-80%. Di seguito sono descritte le macchine più impiegate per la raccolta delle olive.
AGEVOLATORI PNEUMATICI Sono pettini vibranti costituiti da rastrelli contrapposti con 3-6 denti di plastica che oscillano a media frequenza per mezzo di cilindri ad aria compressa.
Presentano aste allungabili per raggiungere porzioni di chioma lontane. Sono collegati a compressori ad aria dotati di motore autonomo (endotermico o a batteria) oppure azionati da apposito gruppo elettrogeno (5.53).
PICCOLI VIBRATORI Sono caratterizzati da un’asta oscillante che viene applicata a piccole branche. La vibrazione viene generata da un dispositivo biella-manovella collegato a un motore endotermico.
Le oscillazioni sono intorno a 50 mm, con frequenza di 1.000-1.500 colpi al minuto.
ABBACCHIATORI MECCANICI Si tratta di scuotitori vibranti che, entrando nella chioma, fanno cadere i frutti su reti stese al suolo. Lo scuotitore vibrante è composto da un asse con bacchette radiali rigide che sono in grado di ruotare anche di 360°, con una frequenza di circa 700 oscillazioni al minuto.
VIBRATORI DEL TRONCO PER INERZIA In linea di massima, i vibratori sono costituiti da due masse eccentriche che girano contrapposte, oppure da una sola massa eccentrica che ruota intorno ad un asse.
a) Vibratori a due masse. Le masse controrotanti sono azionate da due motori idraulici indipendenti disposti in linea o nella parte superiore e inferiore del supporto. Producono vibrazioni multidirezionali, utilizzano potenze di 30-50 kW e il campo di oscillazione è di 20-30 mm con frequenza di 15-30 cicli al secondo. Il peso complessivo della testata si aggira sui 440-600 kg.
b) Vibratori a una massa. Generano movimenti orbitali con frequenza vibrante superiore a 20 cicli al secondo. Hanno un peso da 100 a 300 kg e richiedono potenze di 30-50 kW.
MACCHINE SCAVALLATRICI Le tipologie disponibili sono le seguenti:
a) Derivate dalle vendemmiatrici. Le macchine a scuotimento orizzontale sono state adattate per la raccolta di olive incrementando il numero delle barre di scuotimento da 4 a 10-12, oltre all’adattamento della gabbia di scuotimento. Lo scuotimento avviene con una frequenza di 400-500 cicli al minuto. Le macchine possono presentare sistemi di livellamento e di antislittamento per migliorare la stabilità anche con terreni in pendenza.
b) Derivate dalle macchine per la raccolta del caffè. Sono costituite da due assi verticali con “dita” di plastica sistemate radialmente che operano lungo la parete della chioma.
c) Macchine scavallatrici di grandi dimensioni. Una macchina di questa categoria è la Colossus impiegata in Australia e in Argentina, caratterizzata da una struttura di 4 x 4 m con aspi vibranti ai lati che abbracciano la chioma dell’albero.