I tappeti erbosi sono largamente diffusi: per la pluralità di scopi a cui sono destinati e utilizzati, e la diversità di specie botaniche impiegate per la loro costituzione, richiedono una manutenzione costante a livello professionale, dunque anche una competenza specialistica sotto il profilo fitosanitario.
Essi sono soggetti a taglio periodico (salvo casi particolari come quelli costituiti da Dichondra repens) e questo ovviamente provoca ferite che possono favorire l’insorgenza di fitopatie o anche diffondere i patogeni, per contro vengono asportate parti che possono essere ammalorate con riduzione della carica infettiva. Il valore ornamentale delle superfici erbose è rappresentato dalla fittezza e uniformità del manto, e ciò richiede tutta una serie di interventi che oltre alle operazioni di sfalcio, comprende concimazioni, diserbo selettivo, cure fitosanitarie. Le specie impiegate per la costituzione dei tappeti erbosi sono per la grandissima maggioranza graminacee: in base ai parametri climatici che ne influenzano distribuzione geografica e adattabilità, esse vengono distinte in microterme e macroterme. Le prime (caratterizzate da metabolismo C3) entrano in piena vegetazione con temperature di 15-25 °C, le seconde (tipicamente a metabolismo C4) hanno invece un optimum di 27-35 °C. Nei nostri ambienti sono più adatte le microterme; le macroterme hanno meno bisogno di irrigazione, sono più resistenti alla salinità e soffrono meno le malattie, tuttavia soccombono al gelo.
I tappeti erbosi possono andare soggetti a diverse fitopatie di natura abiotica (stress termici, carenze, salinità, ecc.) e biotica (virus, batteri, funghi, insetti), ma le malattie più ricorrenti sono quelle fungine, simili a quelle che colpiscono i cereali.
Vi sono numerosi funghi patogeni del tappeto erboso e altrettante forme di malattia, ma in pratica solo alcuni hanno una certa importanza. Di conseguenza, soltanto alcune malattie vanno considerate primarie e la loro incidenza varia in base anche alle zone climatiche nel mondo.
La suddivisione più semplice che si può fare delle malattie del tappeto erboso è quella in base ai sintomi (a chiazza, a carta geografica, a degrado esteso) e al periodo di comparsa nel corso dell’anno.
Rispetto alla sintomatologia, quelle “a chiazze” comprendono: brown patch (Rhizoctonia solani), pink snow mold (Microdonium nivale), necrotic ring spot (Ophiosphaerella korrae), take all patch (Gaeumannomyces graminis var. avenae), gray snow mold (Typhula spp.); tra le malattie “a carta geografica” si segnala Pythium blight (Pythium spp.); nelle malattie “a degrado esteso” sono incluse dollar spot (Sclerotinia homoeocarpa), read thread (Laetisaria fuciformis). Di queste malattie, rispetto alla stagionalità, quelle tipicamente primaverili (15-25 °C) sono O. korrae e L. fuciformis; quelle che coprono il periodo stagionale più caldo (25/+ °C) comprendendo la tarda primavera e l’inizio autunno, sono G. graminis, R. solani, S. homoeocarpa, Pythium spp.; infine quelle che compaiono tra tardo autunno e fine inverno (sotto i 10 °C) sono M. nivale e Typhula spp.
In relazione all’impiego di prodotti fitosanitari, occorre tenere presente che l’attuale legislazione impone restrizioni al loro uso in aree frequentate dalla popolazione (es. campi da golf [ 98 ]), in questo caso i fungicidi ammessi sono quelli a base di microrganismi (Trichoderma spp., Pseudomonas sp.) e tra i chimici momentaneamente è rimasto solo il prochloraz (altre molecole come propamocarb, penconazolo, pyraclostrobin e tolclofos-metile sono utilizzabili su superfici erbose non pubbliche), mentre come insetticidi sono disponibili solo quelli con Bacillus thuringiensis.