1   Aspetti introduttivi

In questo Capitolo abbiamo riunito la trattazione, in relazione alla difesa, delle colture erbacee coltivate in pieno campo che appartengono a specie e a famiglie botaniche diverse e presentano anche quadri patologici molto differenziati. Sono trattate le colture abitualmente definite agroindustriali, in relazione all’utilizzo e alla trasformazione industriale del prodotto principale, come le piante oleifere quali soia, girasole, colza o le piante saccarifere, come la barbabietola da zucchero (questa è stata una coltivazione importante negli ordinamenti colturali italiani fino agli anni ’90 del secolo scorso, poi è molto regredita in seguito a importanti decisioni prese in sede comunitaria).

Sono trattate le colture da fibra quali cotone e canapa, realtà ormai poco diffuse nei nostri ambienti se non a scopo di ricerca (ad esempio la canapa è oggi studiata come coltura da biomassa). 
Inoltre sono comprese in questo Capitolo quelle colture che oggi in Italia hanno rilevanza sia per la superficie agraria investita, quali il tabacco (coltura oramai specializzata) e le piante foraggere e pratensi, coltivate in svariati ambiti, dalla pianura alla montagna, sia per esigenze di rotazioni agronomiche delle colture, sia per soddisfare le richieste alimentari dell’allevamento zootecnico.
A livello orticolo e officinale spesso vi sono altre piante che comprendono, secondo la definizione della Legge n. 99/1931, le piante aromatiche, medicinali e da profumo. 
In effetti esse hanno un ampio numero di impieghi, che vanno dall’alimentazione alla cosmetica, dall’igiene all’erboristeria, dalla farmaceutica ai prodotti fitosanitari e, dunque, non è possibile inquadrarle secondo l’uso agronomico tradizionale (erbacee, arboree, orticole, ecc.). 
Di tali caratteristiche, che le rendono trasversali rispetto ai criteri botanici, agronomici, ecologici se ne fornirà una trattazione base nel volume dove vengono trattate le piante che interessano gli ambiti: ornamentale, naturale ambientale, paesaggistico e forestale. 
Le specie conosciute e spesso raccolte, o direttamente coltivate, sono quasi trecento, una Regione fortemente vocata alla coltivazione delle aromatiche è la Liguria, dove l’80% delle piante coltivate di questa tipologia è costituito da rosmarino, lavanda, salvia e timo, basilico e altre. 
Le piante officinali aromatiche, quando coltivate per uso alimentare, vengono indicate come erbe fresche nella categoria delle colture orticole; di solito ogni Regione stabilisce per questo settore un proprio Disciplinare di Difesa Integrata. 
Questo ambito non verrà trattato in questo volume ma, qui di seguito in approfondimento, portiamo un esempio di una pianta aromatica che viene solitamente inclusa tra le orticole, quale è il basilico, che è soggetto a un devastante patogeno, Peronospora belbahrii, giunto in Italia nel 2003 (identificato inizialmente come P. lamii e poi nel 2009 con il nome attuale), per il cui controllo sono in corso ricerche su più indirizzi.

APPROFONDIMENTO 10

Danni su basilico da Peronospora belbahrii

Peronospora belbahrii è un oomicete trasmesso per seme in grado di provocare ingenti danni, sia per la sua virulenza sia in quanto una contaminazione del seme inferiore allo 0,2 per mille è già sufficiente a causare una rapida diffusione dell’infezione nelle parcelle a coltivazione intensiva. 

I sintomi iniziali consistono in maculature sulle foglie con la comparsa di una muffetta scura; la malattia provoca necrosi e morte delle piante [ 4 a,b,c,d ].

Per il controllo di questa malattia sono state sviluppate diverse ricerche. 
All’Università di Torino-Agroinnova hanno testato diversi mezzi e metodi di lotta: prodotti fitosanitari, induttori di resistenza, prodotti naturali e microrganismi; concia del seme, trattamenti fogliari, strategie integrate. 
Il trattamento dei semi può essere fatto per concia umida, secca, fumigazione con olii essenziali: le prove hanno evidenziato che in generale tutte le modalità (dall’aria calda agli induttori di resistenza, dai prodotti antiperonosporici agli OE di santoreggia e timo) hanno conseguito una significativa protezione a 27 giorni dalla semina. 
Le applicazioni fogliari a partire dallo sviluppo dei cotiledoni (3 trattamenti, intervallo 5-7 gg.) hanno mostrato ottime perfomance in particolare i prodotti fitosanitari a elettiva attività antiperonosporica. 
Un’altra linea di ricerca, condotta dal CREA di Pistoia (Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivasimo), consiste nell’applicazione di tecnologie genetiche allo scopo di inattivare i geni di suscettibilità, in modo da impedire al patogeno di colonizzare i tessuti del basilico; dopo i primi positivi risultati ora i ricercatori stanno lavorando per individuare ulteriori geni per rafforzare la resistenza anche a fronte di possibili mutazioni del patogeno.

DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE
DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE