Sono trattate le colture da fibra quali cotone e canapa, realtà ormai poco diffuse nei nostri ambienti se non a scopo di ricerca (ad esempio la canapa è oggi studiata come coltura da biomassa).
Inoltre sono comprese in questo Capitolo quelle colture che oggi in Italia hanno rilevanza sia per la superficie agraria investita, quali il tabacco (coltura oramai specializzata) e le piante foraggere e pratensi, coltivate in svariati ambiti, dalla pianura alla montagna, sia per esigenze di rotazioni agronomiche delle colture, sia per soddisfare le richieste alimentari dell’allevamento zootecnico.
A livello orticolo e officinale spesso vi sono altre piante che comprendono, secondo la definizione della Legge n. 99/1931, le piante aromatiche, medicinali e da profumo.
In effetti esse hanno un ampio numero di impieghi, che vanno dall’alimentazione alla cosmetica, dall’igiene all’erboristeria, dalla farmaceutica ai prodotti fitosanitari e, dunque, non è possibile inquadrarle secondo l’uso agronomico tradizionale (erbacee, arboree, orticole, ecc.).
Di tali caratteristiche, che le rendono trasversali rispetto ai criteri botanici, agronomici, ecologici se ne fornirà una trattazione base nel volume dove vengono trattate le piante che interessano gli ambiti: ornamentale, naturale ambientale, paesaggistico e forestale.
Le specie conosciute e spesso raccolte, o direttamente coltivate, sono quasi trecento, una Regione fortemente vocata alla coltivazione delle aromatiche è la Liguria, dove l’80% delle piante coltivate di questa tipologia è costituito da rosmarino, lavanda, salvia e timo, basilico e altre.
Le piante officinali aromatiche, quando coltivate per uso alimentare, vengono indicate come erbe fresche nella categoria delle colture orticole; di solito ogni Regione stabilisce per questo settore un proprio Disciplinare di Difesa Integrata.
Questo ambito non verrà trattato in questo volume ma, qui di seguito in approfondimento, portiamo un esempio di una pianta aromatica che viene solitamente inclusa tra le orticole, quale è il basilico, che è soggetto a un devastante patogeno, Peronospora belbahrii, giunto in Italia nel 2003 (identificato inizialmente come P. lamii e poi nel 2009 con il nome attuale), per il cui controllo sono in corso ricerche su più indirizzi.