Punteruolo acquatico Rice water weevil
• Fitofago
Lissorhoptrus oryzophilus
• Classificazione ord. Coleoptera fam. Curculionidae
▶ Descrizione Adulto: colore bruno-rossastro con elitre più chiare ai lati, di forma ovale, ricoperto da tegumento squamoso e lucido,dimensioni 3,3-3,7 mm. Larva: bianca, apoda, provvista di due uncini dorsali, collegati alle trachee, che infigge nel parenchima aerifero dell’ospite e tramite i quali ricava l’aria per respirare, dimensioni a maturità 8 mm.
▶ Piante ospiti e distribuzione L. oryzophilus attacca elettivamente il riso [ 62 ], ma può vivere anche su numerose altre piante (in Italia l’adulto è stato osservato su mais). Originario del Sud degli USA, dove è considerato un parassita distruttivo, si è diffuso prima nelle aeree risicole del continente americano, poi al di là del Pacifico (Giappone 1976) per approdare nel continente asiatico (Cina 1988, Corea 1990); nel 2003 era già presente in 12 province cinesi con una progressione di 10-30 km ogni anno (in volo naturale il curculionide è capace di spostarsi di 10-20 km in un anno). A partire dal 2004 è stato rilevato in alcune risaie tra Lombardia e Piemonte. Nel 2008 la sua presenza è stata attestata in alcuni comuni lombardi e piemontesi.
▶ Biologia Questo insetto rappresenta una nuova temibile emergenza, di recente importazione in Italia. La sua diffusione è favorita anche dal fatto che la femmina può riprodursi in assenza di maschio per partenogenesi (infatti in Italia sono stati ritrovati solo esemplari femminili). Indagini di campo e di laboratorio hanno inoltre evidenziato che l’adulto può vivere su 64 specie di piante, appartenenti a 10 diverse famiglie, sopravvivendo nel riso immagazzinato per oltre un mese. La larva, che attraversa quattro stadi in tre settimane [ 63 ], si nutre delle radici del riso arrivando anche stroncarle e si impupa in un bozzoletto ricoperto di fango; dopo circa una settimana esce l’adulto.
In letteratura è segnalata una generazione all’anno, o due, a seconda dell’area geografica; in Italia, al momento, ne è stata osservata solo una, con comparsa degli adulti che hanno svernato in diapausa tra le infestanti sugli argini o nell’incolto, a fine aprile oppure quando la temperatura supera i 21 °C. Essi inizialmente possono nutrirsi sulle spontanee, poi si muovono verso le risaie, camminando o volando, dove continuano ad alimentarsi compiendo scarificazioni sulle foglie parallele alle nervature. Con la sommersione della risaia il parassita si immerge sotto la superficie dell’acqua e ovidepone sulla parte basale della guaina fogliare.
▶ Danni L’attività trofica delle larve a danno delle radici si ripercuote sullo sviluppo e sull’accestimento delle piante e si traduce, inoltre, in scarso peso ettolitrico della granella; le piante attaccate possono essere facilmente sradicate dai flussi dell’acqua; dunque in campo si manifestano fallanze con sensibili perdite di produzione.
• Difesa È stato varato un progetto teso a studiare possibili strategie di lotta. Nei Paesi dove questo organismo dannoso è presente da tempo vengono adottate diverse misure di contenimento: impiego di varietà tolleranti, sommersione ritardata delle risaie, controllo delle infestanti, concia del seme con insetticidi sistemici in grado di essere traslocati nelle piante una volta germinate. Il riso coltivato in asciutta ovviamente non si presta a essere infestato dalle larve del punteruolo acquatico.
I primi risultati relativi all’impiego sperimentale di insetticidi in pieno campo contro gli adulti (su riso è registrato attualmente un solo piretroide, l’alfa-cipermetrina, ma contro gli afidi) hanno evidenziato una buona efficacia abbattente della generalità dei piretroidi testati, mentre i trattamenti con spinosoidi hanno prodotto effetti blandi. L’efficacia della lotta chimica comunque dipende dal corretto posizionamento del trattamento; tuttavia le trappole cromotropiche gialle, provate per monitorare la presenza degli adulti, non hanno mostrato capacità attrattive (peraltro non è pensabile nemmeno l’impiego di trappole al feromone sessuale a causa della presenza della sola femmina partenogenetica).