7   Riso: malattie fungine

    Brusone Rice blast

Agenti causali
Pyricularia grisea (anamorfo) Magnaporthe grisea (teleomorfo)
• Classificazione
div. Ascomycota fam. Magnaporthaceae

Sintomatologia P. grisea è una malattia necrotossica con sintomi a livello delle foglie (brusone), del culmo (mal dei nodie della pannocchia (mal del collo e mal delle rachille).
L’espressione più tipica e dannosa è quella fogliare, in quanto le sostanze liberate dal patogeno provocano la distruzione dei tessuti fotosintetici: i sintomi consistono in macchie rotondeggianti di 2-3 mm, di colore rosso-bruno, che nelle varietà più suscettibili tendono ad allungarsi parallelamente alle nervature, assumendo aspetto fusiforme con parte centrale grigio-chiara, circondata da un doppio alone (il più interno bruno-rossastro, l’altro giallastro); le macchie possono inoltre confluire facendo assumere alla lamina fogliare il tipico aspetto bruciato [ 57 ].
Nella forma del mal del collo, che si manifesta nella parte compresa tra la foglia a bandiera e la pannocchia, i danni sono ugualmente consistenti sia per l’azione necrotica sia a causa dell’aggiuntiva ostruzione, da parte del micelio fungino, dei vasi conduttori con conseguenti riflessi sulla resa in granella.
Sui nodi si osservano lesioni di colore nero o bruno intenso e sulla pannocchia, che può essere attaccata al rachide, al rachille, ai pedicelli e alle spighette, l’infezione produce macchie nerastre e spesso apre la strada a funghi saprofiti.
In definitiva, il quadro sintomatologico complessivo conferisce alla coltura un aspetto che ricorda il passaggio di fiamma, da cui il nome dato alla malattia.
▶ Piante ospiti e distribuzione Si ritiene che gli ospiti di P. grisea siano sostanzialmente limitati a piante del gen.
Oryza (in area tropicale è stato isolato su Panicum maximum e su altre piante erbacee).
La malattia è conosciuta e ampiamente diffusa nelle regioni del mondo dove si coltiva il riso.

▶ Diagnostica I sintomi macroscopici sono descrittivi della malattia. Il micelio presenta conidiofori poco ramificati e conidi provvisti di 2 (3) setti, di forma clavato-piriforme, misuranti 20-22 × 10-12 μm, con una cellula centrale più scura con funzione di spora di resistenza grisea è un fungo pertofita, cioè che si sviluppa su elementi morti di piante vive (es. fiori sfioriti), dunque facilmente coltivabile su substrato artificiale.
▶ Biologia ed epidemiologia Il fungo sopravvive nel suolo e nei residui colturali, nel seme e su graminacee spontanee (numerose specie, ma ognuna di esse ospita uno o pochi ceppi del patogeno) [ 58 ]. L’infezione proveniente dall’inoculo presente in campo si realizza tramite i conidi, la cui diffusione avviene in modo prevalente per via aerea [ 59 ]. Germinazione e penetrazione nell’ospite si realizzano di notte, richiedono un fotoperiodo di 14 ore di luce e un tempo di bagnatura di 6-8 ore a temperatura notturna di 20-24 °C (di giorno 30 °C); nei nostri areali risicoli l’esposizione maggiore si ha in luglio, con temperature diurne intorno ai 27-30 °C e alta umidità, mentre se l’estate è molto calda l’epidemia rallenta. Il patogeno penetra nei tessuti dell’ospite attraversando le pareti non silicizzate delle cellule di guardia degli stomi e in un secondo momento quelle delle cellule accessorie. Produce diverse tossine (piricularina, acido alfa-picolinico, piriculolo, acido tenuazonico), che interferiscono sulla permeabilità cellulare e sulla funzionalità della cellula, con inibizione della crescita e disorganizzazione dei tessuti. è soggetto a mutabilità genetica a livello di subspecie.
▶ Danni La malattia è considerata tra le più pericolose avversità per la coltivazione del riso.

Difesa Il controllo della malattia si avvale di pratiche colturali finalizzate alla riduzione della fonte di inoculo (distruzione delle stoppie su cui si perpetua il patogeno) e alla diminuzione della suscettibilità dell’ospite tramite concimazioni equilibrate (gli eccessi azotati, come per la generalità delle fitopatie, favoriscono le infezioni). È possibile anche una difesa preventiva con mezzi chimici (es. azoxystrobin) tra le fasi di botticella e fine spigatura. La difesa contro il brusone si fonda sull’impiego di varietà resistenti e, anche se il patogeno presenta diverse razze fisiologiche, il panorama varietale è ben studiato; ad esempio è noto che i risi resistenti producono acido pcumarico, acido ferulico, e forse anche acido cinnamico, che intervengono nei processi di difesa della pianta. Sono state identificate modalità di resistenza verticali e orizzontali: la prima è di tipo specie-specifico, controllata da pochi geni; la seconda è di tipo quantitativo, in quanto è regolata da parecchi geni di resistenza non-specifica. A causa della notevole variabilità genetica del patogeno per fenomeni di mutazione ed eterocariosi (che portano alla formazione di razze fisiologiche con nuove caratteristiche di aggressività e di specializzazione per le varietà di riso coltivato), i programmi di miglioramento sono finalizzati a incrementare la durata nel tempo della resistenza attraverso la selezione di piante dotate di resistenza orizzontale (field resistance).

    Elmintosporiosi Brown leaf spot

Agenti causali
Anamorfo: Bipolaris oryzae
Teleomorfo: Cochliobolus miyabeanus
• Classificazione
div. Ascomycota fam. Pleosporaceae

Sintomatologia I sintomi più evidenti dell’elmintosporiosi (in passato la forma anamorfica era chiamata Helminthosporium oryzae) sono a carico di foglie, glume e parti delle pannocchie delle piante in maturazione; tali sintomi consistono in macchie di colore marrone con tonalità variante tra lo scuro e il rossiccio quando sono piccole, mentre quelle più grandi, di forma ellittica, sono di colore marrone scuro con un centro tra il grigio e il rossiccio e alone giallastro [ 60 ].
Il patogeno colpisce anche i germinelli e il cotiledone su cui compaiono macchie nere e vellutate.
▶ Piante ospiti e distribuzione Può attaccare varie specie di graminacee oltre al riso. La malattia è conosciuta in tutto il mondo.

▶ Diagnostica I sintomi macroscopici dell’elmintosporiosi possono essere confusi con quelli del brusone: la diagnosi differenziale si basa sull’aspetto delle macchie (su foglie, nodi, parti della pannocchia e delle cariossidi), che nell’elmintosporiosi sono più piccole e di forma tondeggiante-allungata [ 61 ], mentre in quelle più grandi - come si è detto sopra - sono distinguibili una parte centrale e una periferica di colori diversi.
Sui tessuti attaccati il patogeno forma fruttificazioni agamiche caratteristiche del gen. Bipolaris (Helminthosporium).
I conidiofori sono bruno-nerastri, settati, semplici e a volte ramificati; i conidi sono di colore olivaceo, dritti o leggermente incurvati, misuranti circa 80 × 17 μm.
▶ Biologia ed epidemiologia Il patogeno è trasmissibile con il seme (che nelle nostre regioni costituisce la sorgente primaria dell’infezione), ma sopravvive anche sulle stoppie e come saprofita, sia attivamente sia in forma di periteci.
Vengono colpiti i tessuti parenchimatici e meristematici, non quelli sclerenchimatici come nel caso dell’agente del brusone; quando è attaccato il coleoptile, la malattia ha decorso rapido e si
manifesta anche con fallanze in campo.
Il fungo penetra attraverso la cuticola, si sviluppa a livello intercellulare e produce una sostanza tossica aspecifica chiamata cocliobiolina o ofiobolina (un altro sinonimo di questa specie è Ophiobolus oryzae). L’infezione si sviluppa a temperature comprese tra i 20 e i 36 °C, con optimum a 25-30 °C ed elevata U.R., e viene favorita da terreni a basso scambio ionico, poveri di K, Mn, Mg, Fe, Ca, con apporti squilibrati di azoto.
▶ Danni e distribuzione Epidemie gravi comportano anche notevoli perdite di prodotto.

Difesa Sostanzialmente valgono le stesse indicazioni riportate per il brusone. È utile la concia delle sementi.

DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE
DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE