6   Mais: fitofagi

    Piralide Corn borer

Fitofago Ostrinia nubilalis
• Classificazione ord. Lepidoptera fam. Crambidae, superfam. Pyraloidea, sottofam. Pyraustinae

Descrizione (▶ ortive-solanacee).
Adulto: femmina con ali anteriori di colore tra grigio pallido e nocciola chiaro, con linee trasversali dentate più scure, ali posteriori biancastre [ 47 ]; i colori nel maschio sono nettamente più scuri, la dentatura è più marcata (è evidente in particolare una fascia trasversale ondulata e dentata di colore giallo-ocra, a livello del terzo distale), il suo ultimo segmento addominale sorpassa il bordo alare posteriore e l’apertura alare è 20-30 mm.
Larva: di colore grigio-giallastro, capo rosso-bruno, munita di 4 tubercoli piliferi per ogni segmento addominale, lunghezza a maturità 20-25 mm. Uovo [ 48 ]: di forma ellissoidale e appiattita, colore giallo paglierino; le uova sono raggruppate in strette placche di 20 elementi.
▶ Piante ospiti e distribuzione La piralide attacca mais e sorgo, ma ha una gamma di piante ospiti piuttosto vasta comprendendo barbabietola, peperonemelanzana, asparago, ecc. (anche fruttiferi e vite). La distribuzione geografica include l’intero emisfero boreale fino al 58° parallelo Nord.

▶ Biologia La piralide del mais è presente nell’Europa centro-continentale e mediterranea con due tipi, denominati rispettivamente “piralide del mais europea” (European Corn Borer = ECB) e “piralide mediterranea del mais” (Mediterranean Corn BorerMCB, nota anche come “piralide rosata”); entrambe svolgono due, e talvolta tre, generazioni all’anno (ECB solo una a latitudini medio-elevate).
Nella Pianura Padana si ritiene coesistano due razze geografiche di ECB, di cui una univoltina mentre la seconda, su cui si hanno più accurate informazioni, presenta due generazioni (in annate favorevoli nel Veneto ne sono state segnalate tre); quest’ultima, infatti, con l’approssimarsi della primavera, si incrisalida per poi sfarfallare tra fine primavera e inizio estate, con picchi nelle settimane centrali di giugno, mentre il secondo volo inizia indicativamente a partire dalla metà di luglio e prosegue fino a settembre con un picco verso metà agosto.

APPROFONDIMENTO 8

La classificazione scientifica

La nomenclatura binomiale, o binomia, è convenzionalmente utilizzata in sistematica (scienza che si occupa della classificazione degli esseri viventi) per conferire il nome a una specie. La specie è il livello tassonomico obbligatorio, gerarchicamente più basso (“tassonomia” deriva dalle parole greche taxis = ordine e nomos = regole). Come suggerisce il termine “binomiale”, il nome scientifico di una specie è formato dalla combinazione di due nomi:
• il nome del genere cui appartiene la specie;
• un epiteto (caratteristica) che distingue quella specie da tutte le altre appartenenti allo stesso genere.
Il primo termine (o nome generico) ha sempre l’iniziale maiuscola, mentre il secondo termine (il nome specifico) viene scritto in minuscolo; entrambi i nomi sono scritti in corsivo (es. Ostrinia nubilalis) e quando il genere è già stato trattato nel testo o sono già state elencate altre specie di quel genere, il genere può essere abbreviato con la sua lettera iniziale (O. nubilalis), ma non va mai omesso. Accanto alla nomenclatura binomiale compare l’abbreviazione dell’Autore che l’ha classificata con relativa data (es. Ostrinia nubilalis, Hübner, 1796).
L’inquadramento tassonomico complessivo può differire a seconda degli Autori: di seguito è proposto quello di P.A. Latreille.

 50  Posizionamento dei trattamenti. Nella difesa con insetticidi chimici è opportuno preferire quelli ad azione ovo-larvicida (ad esempio il clorantraniliprole) nella fase prossima alla deposizione delle uova (A) in II generazione: l’applicazione deve essere precisa monitorando i picchi di volo, tenendo presente che tra sfarfallamento in II generazione e massimo di ovideposizione trascorrono 7-8 giorni. Nella fase immediatamente successiva (B) può essere utile associarli a un piretroide o spinosad. In presenza di diabrotica conviene trattare con un mix di clorantraniliprole + indoxacarb. In alternativa ai PF di sintesi come larvicida si può ricorrere al B.t.k., mentre in lotta biologica si può ricorrere all’applicazione di Trichogramma brassicae per mezzo di droni (il prodotto è confezionato in capsule di cellulosa biodegradabili, contenenti uova di femmina a diversi stadi di maturazione). Con quest’ultimo metodo, che risponde pienamente al concetto di agricoltura sostenibile, è molto importante il timing: il momento per intervenire è dato dalla cattura mediante trappole in II generazione, di esemplari maschi e di almeno una femmina in quanto è imminente la deposizione delle uova che sono l’obbiettivo del parassitoide.
La razza univoltina, invece, protrae lo sfarfallamento per tutta l’estate, per cui negli areali dove convivono i due tipi si hanno voli anche intensi per un lungo arco di tempo. Gli adulti sono attivi dal crepuscolo all’alba e si accoppiano pochi giorni dopo lo sfarfallamento deponendo le uova in ovature embricate su foglie (soprattutto sulla pagina inferiore) e fusto a circa mezzo metro da terra; le uova appena deposte sono bianche, ma in pochi giorni prendono un colore più scuro e già al quarto-quinto giorno si intravvede la capsula cefalica della larvetta pronta per sgusciare.
Le giovani larve compiono caratteristiche perforazioni sulle foglie quando ancora sono unite, le quali, nel piegarsi, appaiono come traforate con fori disposti in serie lineari [ 49a ]; successivamente
le larve penetrano all’interno del culmo e nell’asse delle infiorescenze maschili dove scavano gallerie.
Le larve di seconda generazione forano le brattee e il culmo, attaccano e minano il tutolo ed erodono le cariossidi durante le fasi di maturazione lattea e cerosa [ 49b ]; infine cercano dei ripari in cui trascorrere l’inverno [ 49c ]. Lo svernamento della piralide viene sostenuto dalle larve mature nei residui colturali e in vari ripari.

▶ Danni Le gallerie scavate nel fusto causano deperimenti vegetativi e possono comportare la rottura degli stocchi con relativa perdita di produzione.
Le erosioni contribuiscono ad aumentare i danni, soprattutto perché favoriscono le infezioni batteriche e fungine e, in particolare, le fusariosi: è stata accertata una relazione tra attacchi di piralide, infezioni da F. verticilloides e presenza di fumonisina B1 nella granella.
A seconda degli ambienti e delle annate, sono stati stimati danni dal 5% al 30% della produzione; tuttavia, anche quando si osservi in campo un’elevata percentuale di piante con segni di attacco di larve della prima generazione, non ne consegue necessariamente un danno importante sulla produttività della coltura (al contrario, l’attività delle larve di seconda generazione è più dannosa).

Difesa Il controllo della piralide può essere impostato con criteri di lotta integrata.
I mezzi di lotta agronomici impiegabili sono:
• la distruzione dei residui colturali, mediante sfibratura e interramento ad almeno 30 cm (pratica, tuttavia, non sufficiente in quanto non elimina le larve presenti su altre specie o che si siano riparate altrove);
• l’anticipo delle semine a metà marzo e/o l’impiego di varietà precoci (questa scelta può comportare un aumento degli attacchi delle larve di 1ª generazione, ma riduce sensibilmente quelli più temuti della 2ª generazione).
Sono attualmente disponibili diversi ibridi di mais resistenti o tolleranti, ma solo per le larve di 1ª generazione.
A tal proposito, la ricerca genetica ha prodotto un tipo di mais transgenico, detto “mais Bt”, nel cui genoma è stato inserito un gene, proveniente dal Bacillus thuringiensis, capace di dirigere la sintesi delle stesse molecole tossiche insetticide per le quali il B.t. è impiegato come mezzo di lotta agli insetti (proteine cristalline, dette “proteine Cry” che, una volta ingerite, vengono trasformate dagli enzimi digestivi del parassita-bersaglio in molecole tossiche che distruggono le cellule intestinali del medesimo).
In Germania, otto anni di prove hanno dimostrato che questo mais ha un’efficacia contro la piralide del 95%, contro il 75% dei trattamenti insetticidi e il 55% di Trichogramma spp., parassitoide impiegato in lotta biologica; inoltre, ricerche condotte in Europa hanno dimostrato l’esistenza di una relazione tra mais reso geneticamente resistente agli attacchi della piralide e quantità di micotossine nella granella (ciò a comprova che la piralide favorisce l’infezione delle specie fungine produttrici di micotossine). Come è noto, in Italia la coltivazione di piante OGM non è ammessa anche se ci sono stati ricorsi alla Corte di Giustizia Europea.
La lotta biologica si avvale di Imenotteri Tricogrammatidi parassitoidi le cui femmine depongono le proprie uova in quelle della piralide, che fungono da nutrimento per lo sviluppo della larva del Tricogramma. I primi tentativi avevano fornito buoni risultati contro la prima generazione della piralide, ma scarsi contro la seconda; nei Paesi europei più a Nord, dove l’insetto compie una sola generazione, questa strategia si era rivelata efficace; inoltre in uno studio del 2003 il tricogramma si era dimostrato efficiente per la piralide ECB, mentre aveva un’azione limitata laddove le popolazioni ECB erano mischiate a quella MCB, e la sua efficacia era ridotta in caso di forte pioggia oppure di temperature elevate.
Successivamente, sono state messe a punto modalità di impiego per mezzo di droni che rilasciano il tricogramma; il parassitoide è confezionato in capsule biodegradabili che vengono distribuite con precisione dal drone il cui volo è programmato rispetto alla superficie da trattare. Tale metodologia sta attirando sempre più interesse.
L’impiego di preparati microbiologici a base di B.t. è attuato con gli stessi criteri e con risultati analoghi a quelli della lotta chimica. Il ricorso ai mezzi chimici viene programmato secondo i principi della lotta guidata. L’efficacia delle molecole insetticide è conseguente al corretto posizionamento in rapporto al ciclo biologico della piralide. Il bersaglio è costituito dalle larve di seconda generazione, per cui occorre monitorare il parassita sia direttamente (controllando visivamente le ovature, la presenza di larve ed eventuali segni della loro attività) sia indirettamente con il rilevamento dei picchi di volo mediante trappole. In commercio ne esistono alcuni tipi: trappole a pagoda o a cono di rete [ 51a ], innescate con feromone che richiama i maschi (le due razze di O. nubilalis presenti in Italia rispondono ad altrettante varianti dell’attrattivo sessuale) e/o con un aroma naturale, la fenilacetaldeide (PAA), che attira entrambi i sessi. In caso di forti infestazioni è possibile ricorrere a insetticidi (es. spinosad) diffusi con un’apposita irroratrice scavallatrice detta “trampolo” o con una macchina ad aeroconvenzione chiamata “cannone” [ 51b ].

    Diabrotica Western corn rootworm

Agente causale Diabrotica virgifera virgifera
• Classificazione ord. Coleoptera fam. Chrysomelidae

Descrizione Adulto: colore giallobruno; in genere la femmina è caratterizzata da tre bande scure su fondo giallo [ 52 ] , mentre nel maschio le elitre tendono ad essere scure con porzione caudale gialla e le due antenne sono più lunghe; dimensioni 5-6 mm. Larva: biancastra e grinzosa, capo e placca dell’ultimo segmento addominale rosso-bruni, lunghezza circa 13 mm.
▶ Piante ospiti e distribuzione L’insetto è di origine Nordamericana ed è stato introdotto in Serbia nel 1992; poi progressivamente si è espanso in diversi Paesi balcanici fino a raggiungere l’Italia procedendo da oriente verso occidente. In America, oltre alla subspecie virgifera [ 53 ] , esiste anche la subsp. Diabrotica longicornis barberi (Northern corn rootworm), anch’essa univoltina, ma le cui uova maturano dopo due anni. Attacca elettivamente il mais e occasionalmente le poacee.

▶ Biologia La diabrotica è un parassita da quarantena segnalato per la prima volta in Italia nel Veneto nel 1998 e successivamente diffusosi nelle regioni maidicole padane. L’adulto vive anche su asteracee, fabacee e cucurbitacee, mentre la larva si sviluppa su mais.
Supera l’inverno come uovo nel terreno (a 15 cm circa di profondità), con fuoriuscita delle larve da maggio a giugno, le quali continuano a rimanere nel terreno in cerca di radichette di mais di cui si nutrono (ma possono anche scavare gallerie nelle radici principali fino al colletto). In circa un mese si completa lo sviluppo larvale; l’impupamento, che avviene nel terreno a qualche cm di profondità, è molto breve (24-48 ore), così che gli adulti si possono osservare a partire da metà giugno e poi per tutta l’estate.
L’insetto adulto, in grado di muoversi in volo, si porta sulla parte epigea del mais e si alimenta delle foglie e delle sete fiorali; inoltre può migrare anche di molti chilometri lasciandosi trasportare dalle correnti aeree.
Il ciclo annuale si conclude con l’accoppiamento e l’ovideposizione nel terreno che avvengono a luglioagosto.
▶ Danni I danneggiamenti all’apparato radicale provocano vistosi allettamenti [ 54a ] con perdita di produzione; inoltre l’attività trofica degli adulti sulle parti fiorali può compromettere l’allegagione con scarsa produzione di cariossidi.

Difesa Contro la diabrotica è attivo un Decreto di lotta obbligatoria che prevede misure preventive per contenerne la diffusione; in tal senso è possibile un monitoraggio territoriale con trappole attrattive al feromone (da luglio fino a inizio settembre) [ 54b ].
Come misure agronomiche si consigliano rotazioni, raccolta del mais dopo inizio ottobre (si presume non ci siano più femmine in grado di riprodursi e quindi a rischio di diffondere l’insetto), impiego di ibridi a radici profonde. Altre misure di lotta consistono nella concia dei semi con teflutrin, distribuzione localizzata di insetticidi in microgranuli, interventi contro gli adulti con piretroidi.

APPROFONDIMENTO 9

Delfacidi e nanismo ruvido del mais MRDV (Maize rough warf virus)
I delfacidi (ord. Rynchota, fam. Delphacidae) sono insetti che comprendono specie di grande importanza agraria (almeno 30 le specie vettori di virus fitopatogeni) e sotto questo aspetto sono, insieme ai cicadellidi, i fitomizi di maggiore importanza economico-agraria. Attaccano prevalentemente le graminacee risultando particolarmente dannosi ai cereali. In ambito mondiale una delle specie più temibili è Peregrinus maidis, diffusa nelle aree tropicali, mentre la specie di maggiore interesse per l’ambiente italiano è la cicalina striata (Laodelphax striatellus), che attacca principalmente le graminacee spontanee, il frumento e il mais. Sul mais gli adulti trasmettono il virus del nanismo ruvido del mais MRDV (Maize rough dwarf virus).
Questa virosi, scarsamente tollerata dagli ibridi americani, colpisce in natura solo il mais e poche altre graminacee spontanee.
La stessa specie trasmette, in funzione delle condizioni climatiche e a seconda delle regioni geografiche interessate, i seguenti virus:
WCSV - mosaico giallo striato dell’orzo (Wheat chlorotic streak virus) su orzo, frumento e altri cereali;
NCMV (Northern cereal mosaic virus) su orzo, frumento e altre graminacee;
RSV (Rice stripe virus) su riso, frumento e mais;
RBSDV (Rice black streaked dwarf virus) su riso, mais, frumento, orzo e avena.

 55  (a) Particolare del delfacide Laodelphax striatellus in ambiente naturale. (b) Vista laterale con evidenza delle dimensioni. (c) Vista dorsale e ventrale dell’insetto.

 56  Diverse esemplificazioni di sintomatologia su mais affetto da nanismo rugoso MRDV. (a) Aspetto della coltura di mais con evidenti sintomi dovuti a nanismo. (b) Particolare dell’apice vegetativo fortemente compromesso e rachitizzato. (c) Coltura in fase di levata con evidenti sintomi di stentata crescita. (d) Confronto fra una pianta sana e una affetta da nanismo. (e) Sintomatologia sulla lamina fogliare.

DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE
DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE