*Nella terminologia più attuale i noti termini tradizionali, ancora largamente usati, sono spesso indicati come di seguito:
- uredosori -> uredi
- uredospore -> urediniospore
- teleutosori -> teliosori
- teleutospore -> teliospore
▶ Diagnostica I sintomi da ruggine sono facilmente riconoscibili anche per la polvere “rugginosa”, costituita dalle *uredospore mature, che rimane sulle dita toccando le parti colpite. L’esame visivo dei sintomi macroscopici rende relativamente agevole anche la determinazione delle specie.
Le uredospore di P. striiformis sono di forma globoso-ellissoidale, gialle, leggermente echinulate, misuranti 25-30 × 18-22 μm [ 11 ]; quelle di P. recondita sono giallastre, subrotonde, di diametro 20-27 μm; quelle di P. graminis sono ovali o ellittiche, echinulate, di colore giallo-aranciato, misuranti 25-30 × 17-29 μm.
▶ Biologia ed epidemiologia Le ruggini in generale sono un gruppo di patogeni caratterizzato da pleomorfismo e ciclo eteroico, e sono rappresentate nell’espressione completa da cinque stadi che si svolgono su due ospiti. Delle tre specie citate, solo per la gialla non è noto l’ospite secondario; essa inoltre produce solo uredospore e teleutospore.
P. recondita completa il ciclo su Thalictrum flavum e Anchusa sp., ospiti secondari su cui modifica la propria virulenza, mentre P. graminis ha come ospite secondario il crespino (Berberis sp.) e anche Mahonia sp., su cui si formano gli spermogoni o picnidi (organi che portano le cellule sessuali maschili chiamate spermazi) e successivamente gli ecidiosori con le ecidiospore.
Anche nel caso delle ruggini eteroiche l’infezione primaria può essere originata nel periodo autunnale da uredospore che si sviluppano su ricacci o graminacee spontanee e in primavera anche da uredospore provenienti da aree molto lontane trasportate da venti e masse di aria in movimento (es. in Europa le uredospore di P. graminis possono giungere dal Nord Africa, dal Sud della Spagna, dalle regioni del basso Danubio).
Una caratteristica generale delle malattie da ruggini è la policiclicità (infezione primaria seguita da ripetuti cicli di infezioni secondarie) sull’ospite principale, sostenuta dalla forma uredosporica, fenomeno che le rende potenzialmente molto dannose poiché l’epidemia evolve e si diffonde in modo rapido nell’arco di una stessa stagione.
L’optimum di sviluppo della ruggine gialla si ha a 15-18 °C, quello della ruggine bruna a 15-22 °C, infine quello della nera a 22-24 °C; pioggia e rugiada favoriscono l’infezione.
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Danni Potenzialmente la più distruttiva
delle tre ruggini è la ruggine nera, ben conosciuta da tempi storici a causa delle carestie conseguenti alle devastazioni dei raccolti da essa provocate.Oggi, invece, è ben contenuta dall’introduzione di varietà di frumento a semina precoce con ciclo vegetativo sfasato rispetto a quello di P. graminis e quindi in grado di sottrarsi all’infezione.
La ruggine bruna risulta pericolosa soprattutto con gli attacchi tardivi, a partire dalla fase fenologica del grano della fioritura, in quanto la compromissione dei tessuti fotosintetici, in particolare sulle foglie a bandiera, si ripercuote sulla produzione di granella; è una malattia diffusa su tutto il territorio nazionale, con tendenza però al calo, probabilmente a causa del mutamento climatico.
• Difesa Le strategie di difesa contro le ruggini [ 12 ] si basano principalmente sulla ricerca, selezione e introduzione di varietà resistenti, con preferenza per forme di resistenza poligenica (resistenza orizzontale), meno soggette al fenomeno del bloom and bust, cioè superabili meno facilmente e più lentamente da nuove razze fisiologiche dei patogeni. Risulta utile il ricorso a mezzi di lotta agronomici, in particolare la distruzione degli ospiti secondari (l’eradicazione del crespino, ospite secondario di P. graminis, praticata già nel XVII sec., ha portato a una diminuzione degli attacchi e inoltre con l’eliminazione dell’ospite su cui si realizzano i processi di riproduzione sessuale diminuisce la possibilità di costituzione di nuove razze virulente del fungo).
Tuttavia il ricorso agli anticrittogamici resta una modalità di lotta in certi casi irrinunciabile, in particolare nel periodo che intercorre tra spigatura e maturazione latteo-cerosa, durante il quale il frumento è soggetto ad attacchi di ruggini e altri patogeni che possono compromettere sia quantitativamente sia qualitativamente la produzione. Le sostanze attive attualmente preferite appartengono ai gruppi delle strobilurine e degli IBE, in coformulazioni commerciali con procloraz e/o ciproconazolo per estendere l’azione contro altri patogeni, in particolare gli agenti della fusariosi della spiga.