2 Aspetti specifici della difesa in ambiente protetto
Quest’ultimo tipo di malattie insorge anche nelle coltivazioni fuori suolo, a ciclo chiuso, in quanto certi patogeni possono essere diffusi con la soluzione circolante. Tutte queste condizioni comportano strategie e tecniche di difesa che, molto spesso, si differenziano da quelle messe in atto in pieno campo. Nelle coltivazioni fuori suolo sono oggi possibili strategie di difesa non convenzionali, allineate ai moderni concetti dei sistemi e delle tecniche colturali “sostenibili”. Ad esempio la sedimentazione lenta su sabbia della soluzione circolante nei sistemi a ciclo chiuso limita la diffusione dei nematodi e di diversi funghi agenti di marciumi e alterazioni radicali e del colletto (Phytophthora cinnamomi, Pythium aphanidermatum, Thielaviopsis basicola, Cylindrocladium spp.), di tracheomicosi (Fusarium oxysporum, Verticillium dahliae) e di batteri fitopatogeni (Xanthomonas campestris pv. pelargonii, temuto in particolare su geranio, dove può provocare devastanti disseccamenti: la malattia è chiamata in inglese BB = Bacterial Blight). È anche possibile sfruttare l’azione collaterale antifungina di alcuni elementi nutrivi, quali i fosfiti, che si sono dimostrati efficaci nel contenere le infezioni da Phytophthora capsici, agente della cancrena pedale del peperone. L’aggiunta alla soluzione nutriva di sostanze inorganiche, quali i silicati, si è dimostrata utile nel prevenire certe malattie: ad esempio il silicato di potassio su cetriolo contro Pythium ultimum, fungo agente di marciumi radicali e moria, specie su giovani piantine trapiantate (tipo di sintomatologia/danno chiamato in inglese dumping off = moria) e ancora il silicato di potassio su rosa contro Diplocarpon rosae, fungo che causa la ticchiolatura o macchia nera della rosa.
Un’altra problematica fitosanitaria importante in serra è la disinfezione del suolo da nematodi, patogeni tellurici ed erbe infestanti. Anche in questo caso ci si sta orientando sempre più verso tecniche ecocompatibili, sotto la spinta delle restrizioni e delle revoche d’impiego decise in sede comunitaria nei confronti dei geodisinfestanti chimici tradizionali (in particolare il bromuro di metile). Le soluzioni adottate consistono nell’applicazione di vapore surriscaldato mediante insufflazione sotto telo o con tecniche più moderne, che utilizzano macchine semoventi in grado di immettere il vapore nel terreno per mezzo di barre o piastre forate.

Infine l’ambiente confinato delle serre è un ambito importante per la buona riuscita delle strategie di lotta biologica che tratteremo di seguito più estesamente.
Esemplificazione di strategie di difesa per la lotta biologica in serra
In natura, i livelli delle popolazioni di insetti e acari, compresi quelli nocivi alle piante, sono controllati da fattori climaticoambientali, nutrizionali e da antagonisti (ausiliari) presenti nel sistema ecologico (costituiti in larga prevalenza da altri insetti e acari). In presenza di disequilibri è possibile sfruttare questi meccanismi regolatori attraverso strategie operative di controllo biologico dei fitofagi:• la lotta biologica classica, perseguibile contro fitofagi di importazione, che consiste nell’introduzione di antagonisti provenienti dall’area di origine dell’insetto dannoso;
• la protezione e l’incremento degli antagonisti già esistenti nell’ambiente naturale;
• l’immissione di antagonisti esistenti nell’ambiente naturale: in questo caso si tratta di una vera e propria tecnica fitoiatrica di controllo degli organismi dannosi che viene attuata producendo in biofabbriche e lanciando poi in campo gli ausiliari [ 12 ].

Solitamente l’esigenza che si manifesta è quella di contenere rapidamente le popolazioni dei fitofagi: dunque, in pratica, la tecnica più ricorrente è il lancio in massa di ausiliari (metodo inondativo); in altri termini, si tratta di un’azione di controllo temporaneo di un dato fitofago allorché se ne sia constatata una densità di popolazione tale da provocare un danno economico alla coltura.
• la conoscenza degli insetti da combattere e quella degli antagonisti: i rapporti reciproci si sono adattati nel corso di lunghissimi tempi evolutivi [ 13 ]; dunque sono ben definiti e non mutano come avviene con i mezzi di lotta chimici che, non di rado, selezionano popolazioni di organismi nocivi resistenti (tuttavia, per operare al meglio, è necessario conoscere comportamenti e ciclo biologico di fitofagi e ausiliari e anche come i secondi agiscono sui primi);
• il continuo monitoraggio dell’ambiente in cui si lavora, che comporta l’adozione di strumenti semplici per il controllo delle condizioni climatiche all’interno della serra (termoigrografo), per l’osservazione di insetti e acari (una lente portatile; possibilmente un microscopio binoculare anche economico), per la cattura degli organismi nocivi sono generalmente sufficienti le trappole cromoattrattive [ 14 ]; il monitoraggio va esteso anche alle malerbe, eventualmente presenti in serra e attorno a essa, in quanto sulle erbe spontanee si sviluppano con una certa frequenza le specie dannose che poi infesteranno la coltura;
• la consapevolezza che, attraverso la lotta biologica, non ci si propone di ottenere un prodotto perfetto, ma di assicurare nel tempo una riduzione dei danni entro soglie economiche tollerabili (attualmente anche sotto l’1-2% del valore commerciale della produzione);
• la valutazione del rapporto costi/benefici non nel breve periodo (certamente sfavorevole rispetto all’impiego dei mezzi chimici), ma in un intervallo di tempo più ampio e tenendo in dovuta considerazione anche i costi indiretti, che diventano poi diretti nel lungo periodo (es. lo sviluppo di resistenza che costringe a ripiegare su nuovi prodotti fitosanitari, generalmente più costosi dei precedenti, l’incremento di valore o quantomeno la migliore vendibilità delle produzioni con marchio “bio” e, infine, minori/nulli pericoli di ordine sanitario per gli operatori).
La tecnica del lancio inondativo ha il vantaggio di poter essere praticata contro la generalità dei fitofagi; tuttavia, per ottenere buoni risultati, il monitoraggio deve essere molto attento e il lancio deve essere effettuato con tempestività. Certamente questa tecnica non è la sola a poter essere attuata in serra.
È possibile infatti impostare programmi di controllo biologico con le tecniche del lancio inoculativo e del lancio preventivo; esiste poi una tecnica interessante, ma di non semplice realizzazione, chiamata pest in first (= per primo il parassita).
Infine è disponibile il cosiddetto banker plants (= piante “banca”), che è efficace ed economico, ma applicabile a pochi fitofagi.
Come è stato già anticipato, il lancio inondativo consiste nell’introduzione in massa degli antagonisti, non appena il fitofago supera determinate soglie di presenza. Generalmente i lanci vengono ripetuti con dosaggi, tempistiche e modalità indicati nei programmi operativi.
Nel lancio inoculativo gli ausiliari sono introdotti molto presto, in piccole quantità affinché si insedi una popolazione di antagonisti sufficientemente numerosa e quindi in grado di contrastare, fin dall’inizio, le possibili infestazioni dei fitofagi. Ciò comporta ovviamente che gli antagonisti devono avere la caratteristica di poter sopravvivere anche in assenza del fitofago-preda (bersaglio principale) e di non predare altri ausiliari presenti e/o danneggiare le piante coltivate (in sostanza si tratta di insetti in grado di alimentarsi di polline e succhi vegetali della coltura senza produrre alla stessa inconvenienti apprezzabili).
Questo tipo di ausiliari generalmente ha un tasso di crescita molto inferiore rispetto a quello del fitofago da predare: perciò la tecnica è consigliabile se la coltura da proteggere ha un ciclo colturale piuttosto lungo (sopra i 4 mesi), se in serra si succedono colture soggette al medesimo fitofago oppure se, in assenza del bersaglio principale, sono presenti fitofagi minori, ma predabili dall’ausiliare, esso può incrementare il suo numero e nel contempo rendersi utile. La tecnica del lancio inoculativo in certi casi può essere integrata da lanci inondativi quando i vari antagonisti impiegati hanno come bersaglio principale o secondario il fitofago da controllare.
Il lancio preventivo può essere considerato una variante di quello inondativo: si adotta in particolare quando gli ausiliari sono parassitoidi, quindi con modalità di azione più complessa e lunga rispetto ai predatori; di conseguenza vengono introdotti in quantità inferiori ma a più riprese, in linea di massima fin dal momento del trapianto della coltura o quando si presume possa fare la comparsa il fitofago (quando quest’ultimo viene rilevato i lanci proseguono con dosaggi maggiori). Complessivamente è una tecnica più costosa rispetto al lancio inondativo, ma può risultare più conveniente in determinate situazioni (es. aziende storicamente soggette a forte rischio di attacco di un dato fitofago ad alto tasso di riproduzione e quindi in grado di provocare rapidamente danni consistenti).
La tecnica del pest in first si basa sull’idea che, affinché il livello di popolazione dell’antagonista sia sufficientemente alto per controllare in modo efficace quello del fitofago, occorre che il primo abbia di che nutrirsi, ossia deve essere già presente in una certa quantità anche il secondo. Ciò comporta un’introduzione scientemente calcolata del fitofago, ma in misura equilibrata tra le esigenze dell’ausiliare e la necessità di avere un danno sulla coltura. Si tratta, come è facile intuire, di un metodo piuttosto difficile e impegnativo, che richiede un’ottima conoscenza della biologia dei fitofagi con cui si opera; ha però il vantaggio di facilitare e stabilizzare lo sviluppo delle popolazioni dell’ausiliare e quindi di ottenere un più duraturo controllo del fitofago (la tecnica del pest in first è consigliata per controllare organismi dannosi a elevato tasso di riproduzione e/o difficili da individuare tempestivamente come il ragnetto rosso o gli aleurodidi).
La pianta “banca” non deve essere una pianta ospite per fitofagi della coltura da proteggere, mentre l’ospite di sostituzione, a sua volta non deve essere dannoso per la coltivazione [ 16 ].