Per questo, l’indagine deve sempre partire da specifici settori colturali (vite, olivo, melo, pesco, ecc.) o da comparti colturali allargati (cerealicolo, ortive, forestali, derrate,ecc.), concentrando l’attenzione sugli agenti di malattia odi danno compresi fra quelli che prevalentemente convivono e attaccano il vegetale oggetto di studio: colture erbacee estensive, colture intensive ortive e floreali, colture arboree da frutto, colture arboree ornamentali e boschive, derrate alimentari.
Una volta diagnosticato l’agente responsabile e identificatala specie dannosa, è importante quantificarne la densità di popolazione impiegando strumenti di monitoraggio, o modelli previsionali prestabiliti, che consentano di ottenere tutte le indicazioni circa lo stadio di sviluppo dell’avversità e raccogliere le informazioni utili per individuare il momento ottimale di intervento.
L’utilizzo di mezzi di controllo chimico deve essere sempre accompagnato da adeguate misure agronomiche e biologiche di supporto per perseguire il miglior equilibrio economico possibile fra costi e ricavi, riducendo l’eccessivo uso di prodotti fitosanitari, limitando al minimo gli impatti ambientali, contenendo a livelli minimali i residui chimici sul prodotto raccolto che, in fase di valutazione igienico-sanitaria e qualitativa, hanno sempre un peso rilevante.
Per tutto questo è bene utilizzare tecniche agricole in grado di rispettare l’ambiente e la biodiversità facendo leva sull’esperienza e sull’aggiornamento tecnico-scientifico che nel corso degli anni, grazie al progredire delle conoscenze di natura biologica, chimica e biotecnologica, hanno determinato lo sviluppo e l’affermazione di differenti metodologie (strategie) di difesa.
Dalla lotta a calendario diffusasi negli anni ’60 del secolo scorso, basata sull’esecuzione di trattamenti preventivi ripetuti a intervalli di tempo determinati, esclusivamente in funzione delle fasi fenologiche delle colture e senza tenere conto dell’effettiva presenza di parassiti o del rischio reale di sviluppo delle malattie, si è passati alla lotta guidata che introduce il concetto di soglia di intervento, secondo il quale il trattamento va eseguito solo quando le avversità raggiungono una pericolosità tale che le eventuali perdite di produzione da esse determinate compensano il costo da sostenere per un eventuale trattamento di controllo.
Successivamente si sono evolute sia la lotta integrata, che praticamente rappresenta un’evoluzione della precedente lotta guidata e che consiste nell’uso più razionale possibile di tutti i mezzi di difesa disponibili(biologici, biotecnologici, agronomici e chimici) per mantenere i parassiti delle piante al di sotto della soglia di intervento, sia la lotta biologica che esclude a priori l’impiego di prodotti di sintesi e fa leva sull’uso di prodotti fitosanitari di origine naturale o di antagonisti naturali che vengono diffusi per contenere le popolazioni degli organismi dannosi.
La scelta della migliore strategia di lotta dipende soprattutto dalla sensibilità ecologica, eventualmente supportata da un adeguato servizio fitosanitario, e dalla cultura dell’operatore agricolo o del tecnico che deve innanzitutto:
1. possedere buone conoscenze delle malattie e dei comportamenti, del ciclo biologico degli insetti da combattere nonché dei loro antagonisti e anche del modo con cui questi agiscono. I rapporti reciproci, infatti, tra insetti e loro antagonisti si sono adattati nel corso di lunghissimi tempi evolutivi, sono ben definiti e non mutano velocemente come avviene, invece, con l’impiego dei mezzi di lotta chimici i quali, non di rado, inducono resistenze o selezionano via via popolazioni di organismi nocivi resistenti;
2. avere consapevolezza che gli antagonisti sono organismi viventi e che il loro impiego va programmato e non può assolutamente essere paragonato a un trattamento con prodotti chimici e quindi non ci si può attendere un immediato abbattimento dei fitofagi;
3. attuare un continuo monitoraggio dell’ambiente in cui si lavora. Questo comporta l’adozione di strumenti per il controllo delle condizioni climatiche, per l’osservazione di insetti e acari, per la cattura o il monitoraggio degli organismi nocivi attraverso trappole a feromoni o cromotropiche;
4. operare al fine di assicurare una riduzione dei danni entro soglie economiche tollerabili valutando il rapporto costi/benefici che deve essere stabilizzato in un intervallo di tempo il più ampio possibile.
In questo modo la graduale adozione di modelli agricoli strutturati potrà favorire sempre meglio la produzione di cibo sano e di buona qualità “in equilibrio” con l’ambiente naturale, sostenere e attenuare l’impatto dei cambiamenti climatici, evolversi con produzioni realizzate in armonia con i contesti sociali, per contribuire a promuovere e sostenere lo sviluppo grazie al raggiungimento di un’agricoltura sostenibile.
L’obiettivo è realizzare un modello di produzione economicamente vantaggioso per gli agricoltori, rispettoso dell’ambiente attraverso la conservazione nel tempo della fertilità del suolo, della biodiversità e delle risorse ambientali, socialmente giusto, in quanto contribuisce a migliorare la qualità della vita dei produttori e dei consumatori, non solo per la generazione attuale ma, soprattutto, per le generazioni future. Lo studio e la conoscenza di alterazioni, parassiti e problematiche che andremo a indagare in questo volume può essere schematicamente riassunto come di seguito.