Introduzione • Agricoltura, sostenibilità, difesa delle colture

     Difesa fitosanitaria: evoluzione, tecniche e tecnologie
La difesa delle colture è un tema di fondamentale importanza per l’agricoltura moderna, non solo per le sempre più frequenti innovazioni tecnologiche, ma anche per le implicazioni sociali, le ripercussioni sulla salute umana e i rilevanti risvolti sull’ambiente che ci circonda. Ogni anno, una grande quantità di prodotti destinati all’alimentazione umana viene distrutta da avversità di natura biotica (animali, insetti, acari, funghi, batteri, virus, ecc.); pertanto, per difendere le colture e le derrate alimentari dagli innumerevoli parassiti, vengono messe in atto altrettante strategie di difesa che contemplano l’utilizzo di mezzi di lotta di natura agronomica, fisica, meccanica, chimica, biologica, biotecnologica, mista, ecc. L’agricoltura non può prescindere dall’utilizzo di tali mezzi che tuttavia devono essere impiegati nel rispetto delle norme vigenti, finalizzate a minimizzare i rischi legati all’inquinamento ambientale, alla sicurezza alimentare e, non ultimo, alla salute degli operatori. Tenendo in debito conto questi obiettivi, chi opera in prima persona in agricoltura dovrà in primo luogo individuare le cause di tali alterazioni che possono essere generate da agenti abiotici o biotici.

     I nuovi orientamenti per l’agricoltura sostenibile
Il ruolo e le finalità dell’agricoltura in relazione ai bisogni e alle attese umane si sono nel tempo modificate: se nel1957 per la Comunità Europea erano quelli di garantire la sicurezza alimentare, nel 1997 all’aspetto alimentare si è aggiunto quello della sicurezza ambientale. Successivamente il concetto di sicurezza è stato esteso agli operatorie alla salute degli animali, si è inoltre posto l’accento sull’equo commercio e, infine, si è arrivati a quello della sostenibilità
In questa logica sono state varate direttive a livello comunitario, in particolare per un uso sostenibile dei Prodotti Fitosanitari (PF) [ 1 ] recepite dagli Stati membri con proprie norme: in Italia con il D.lgs. n. 150/2012 e il conseguente Piano d’Azione Nazionale (PAN) pubblicato con DM 24/01/2014 (in fase di revisione). 
Il PAN si propone di:
• promuovere la difesa integrata, l’agricoltura biologica e altri approcci alternativi a quelli tradizionali;
• proteggere gli utilizzatori e la popolazione dall’esposizione dei Prodotti Fitosanitari (PF);
• tutelare i consumatori;
• salvaguardare l’ambiente acquatico e le falde di acqua potabile;
• mantenere la biodiversità e conservare gli ecosistemi; 
• tutelare gli impollinatori e salvaguardare le api [ 2 ].

Il PAN è articolato in misure, ad esempio quelle da 1 a12 sono indirizzate a mitigare la deriva, il ruscellamento e la lisciviazione dei PF, la n. 13 prevede la sostituzione/limitazione/eliminazione dei PF ritenuti pericolosi per apoidei, impollinatori e, in generale, l’ambiente con riferimento in particolare alle specie ad alto rischio di estinzione. Per verificare l’efficacia delle misure aventi per obbiettivo la tutela della biodiversità è stato avviato nel 2015un progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente che si è concluso nel 2020, coordinato da ISPRA e condotto da Università, articolato in due sotto-progetti (vigneti e risaie in Piemonte, noccioleti e seminativi nel Lazio), allo scopo di individuare un set di indicatori di efficacia delle misure, e stabilire un protocollo di monitoraggio per valutare gli effetti dei prodotti fitosanitari sulla biodiversità. 
I risultati preliminari sulle differenze tra coltivazione in regime biologico o non trattate e quelle sottoposte a conduzione tradizionale con impiego di PF, hanno evidenziato la forte differenza del numero delle popolazioni degli apoidei [ 2 ]: la differenza in realtà è solo in parte dovuta agli effetti dei PF, in quanto ha rilevanza non secondaria la pratica di gestione delle coltivazioni che influisce sul mantenimento dell’habitat delle specie associate agli agroecosistemi.

     Agenti abiotici
Sono rappresentati da una serie di elementi (di natura climatico-pedologica, nutrizionale e anche derivati da competizione interspecifica o incompatibilità biologica): vento, grandine, neve, fulmini, anormale illuminazione, stress termici o idrici, carenze ed eccessi minerali, sostanze inquinanti, ferite (di origine diversa e che spesso rappresentano il punto di innesco di malattie biotiche degenerative) [ 3 ].

     Agenti biotici

Sono suddivisibili in:

agenti patogeni, come virus, fitoplasmi, batteri, funghi e più raramente anche protozoi, alghe, fanerogame [ 4 ];
agenti di danno, come nematodi, insetti, acari e più raramente anche molluschi, uccelli e mammiferi.
Quanto sopra definisce, in maniera assolutamente prioritaria, come e perché chi si occupa di difesa fitosanitaria debba possedere solide conoscenze tecnico-scientifiche, sullo stato di salute dell’ambiente e dei relativi aspetti ecologici e biologici, sulle diverse fasi delle catene trofiche che si generano all’interno dell’agroecosistema, sulle tecniche agronomiche più appropriate applicate alle coltivazioni, e soprattutto sulla fisiologia e il metabolismo delle piante sane durante tutto il ciclo colturale e nelle più specifiche fasi fenologiche e stagionali. Tutto questo insieme di conoscenze, associate a quelle relative agli agenti responsabili delle alterazioni dei vegetali, renderà possibile una seria analisi delle piante che presentano, nella loro interezza o solo in alcune parti, alterazioni di diversa natura, come i sintomi specifici attraverso i quali una qualsiasi alterazione, malattia o danno, si sta manifestando.

*Nella terminologia più attuale il termine cleistotecio è sempre più sovente indicato come casmotecio in virtù del fatto che si apre per mezzo di uno spacco (dal greco χα′σμα/chasma).

L’indagine e lo studio della sintomatologia specifica definiscono una delle fasi più importanti per il riconoscimento della causa di un’alterazione, la diagnosi, e per impostare una corretta strategia di difesa, il controllo (o management), che può essere curativo o preventivo quando è associato a una approfondita conoscenza dei vari fattori predisponenti al manifestarsi dell’alterazione [ 5 ].

Quindi, una corretta diagnosi dell’agente causale di alterazioni o malattie, nonché l’identificazione della specie di fitofago che procura danno alla coltura, rappresentano due aspetti operativi essenziali per poter decidere la soluzione più adatta e le migliori tempistiche per programmare gli interventi agronomico-fitoiatrici necessari. Oggi più che mai, un altro aspetto essenziale nel definire una buona strategia di difesa è quello della prevenzione: infatti, l’applicazione di tecniche idonee sia a prevedere i fattori ambientali predisponenti [ 6 ] sia all’individuazione di un qualsiasi agente patogeno o di danno, quando questo è presente ancora in bassissima quantità [ 7 ] o addirittura segnalato solo in fase di latenza, consente una precoce determinazione del potenziale inoculo prima ancora che questo si sviluppi, manifesti e diffonda, e permette di impostare una corretta azione preventiva, sicuramente meno costosa e invasiva (in termini produttivi e salutistico-ambientali) di una successiva azione curativa sul danno già in atto. Oggi esistono metodiche di indagine e diagnosi sempre più raffinate, corrette e affidabili, come quelle sierologiche, biochimiche o molecolari, condotte in laboratori altamente specializzati; tuttavia non bisogna dimenticare che l’impatto visivo con la realtà in campo (alterazione, malattia o danno) dà luogo a una prima interpretazione personale degli eventi, per cui una buona preparazione sull’argomento, associata a una lunga esperienza operativa in campo, consente di guadagnare tempo tutelando l’ambiente e risparmiando denaro.
Gran parte dei sintomi relativi alle malattie delle piante sono facili da osservare: un albero, un arbusto o una pianta erbacea possono appassire, disseccare, marcire, perdere il loro colore naturale, presentare macchie sulle foglie, patine, muffe o deformazioni, non produrre foglie, fiori o frutti. 
Di contro, la presenza di artropodi di varia natura può essere osservata a occhio nudo, o con una semplice lente di ingrandimento, su una parte o sull’intera pianta anche se, ad esempio, alcuni acari non sono facilmente individuabili.
A volte un’infestazione o una malattia sulle radici sono diagnosticate attraverso i sintomi visibili sulle foglie. Ad esempio, un primo criterio empirico per procedere all’identificazione dei fitofagi agenti di danno è quello di considerare la loro attività trofica nei confronti delle piante distinguendoli in [  8  a pagina seguente]:
fillofagi [ 8a ] e fillominatori [ 8b ], che vivono a spese delle foglie, erodendole e fitomizi che si nutrono di succhi e linfa. I segni dell’attacco dei fillominatori sono identificabili sotto la lamina fogliare, dove scavano lunghe gallerie a serpentina;
carpofagi [ 8c ], che si nutrono dei frutti erodendo la polpa dall’esterno o dall’interno;
antofagi, che sincronizzano il loro ciclo biologico con le fioriture dei vegetali e si nutrono dei fiori;
xilofagi [ 8d, e ], che si nutrono delle parti più legnose e portano nel loro intestino altri organismi simbionti cheli aiutano a digerire la lignina;
radicicoli, che operano nel terreno a carico delle radici;
galligeni [ 8f ], che con la loro attività sviluppano nell’organo colpito dell’ospite (pianta) un’alterazione istologica, detta galla, e al suo interno vivono e trovano nutrimento;
parassiti delle derrate [ 8g ], che attaccano le derrate alimentari nelle varie fasi di conservazione.

Dobbiamo tenere presente che la stragrande maggioranza delle specie parassite, sia patogene che fitofaghe, ha una propria gamma di piante ospiti e, in certi casi, la specializzazione è talmente spinta che si riduce a poche oa una sola pianta ospite.
In altri casi, lo stesso parassita può attaccare svariati ospiti, in diversi stadi vegetativi o anche conservativi delle produzioni, come la muffa grigia [ 9a ] o le varie monilie della frutta [ 9b ].

Per questo, l’indagine deve sempre partire da specifici settori colturali (vite, olivo, melo, pesco, ecc.) o da comparti colturali allargati (cerealicolo, ortive, forestali, derrate,ecc.), concentrando l’attenzione sugli agenti di malattia odi danno compresi fra quelli che prevalentemente convivono e attaccano il vegetale oggetto di studio: colture erbacee estensive, colture intensive ortive e floreali, colture arboree da frutto, colture arboree ornamentali e boschive, derrate alimentari.
Una volta diagnosticato l’agente responsabile e identificatala specie dannosa, è importante quantificarne la densità di popolazione impiegando strumenti di monitoraggio, o modelli previsionali prestabiliti, che consentano di ottenere tutte le indicazioni circa lo stadio di sviluppo dell’avversità e raccogliere le informazioni utili per individuare il momento ottimale di intervento. 
L’utilizzo di mezzi di controllo chimico deve essere sempre accompagnato da adeguate misure agronomiche e biologiche di supporto per perseguire il miglior equilibrio economico possibile fra costi e ricavi, riducendo l’eccessivo uso di prodotti fitosanitari, limitando al minimo gli impatti ambientali, contenendo a livelli minimali i residui chimici sul prodotto raccolto che, in fase di valutazione igienico-sanitaria e qualitativa, hanno sempre un peso rilevante. 
Per tutto questo è bene utilizzare tecniche agricole in grado di rispettare l’ambiente e la biodiversità facendo leva sull’esperienza e sull’aggiornamento tecnico-scientifico che nel corso degli anni, grazie al progredire delle conoscenze di natura biologica, chimica e biotecnologica, hanno determinato lo sviluppo e l’affermazione di differenti metodologie (strategie) di difesa. 
Dalla lotta a calendario diffusasi negli anni ’60 del secolo scorso, basata sull’esecuzione di trattamenti preventivi ripetuti a intervalli di tempo determinati, esclusivamente in funzione delle fasi fenologiche delle colture e senza tenere conto dell’effettiva presenza di parassiti o del rischio reale di sviluppo delle malattie, si è passati alla lotta guidata che introduce il concetto di soglia di intervento, secondo il quale il trattamento va eseguito solo quando le avversità raggiungono una pericolosità tale che le eventuali perdite di produzione da esse determinate compensano il costo da sostenere per un eventuale trattamento di controllo. 
Successivamente si sono evolute sia la lotta integrata, che praticamente rappresenta un’evoluzione della precedente lotta guidata e che consiste nell’uso più razionale possibile di tutti i mezzi di difesa disponibili(biologici, biotecnologici, agronomici e chimici) per mantenere i parassiti delle piante al di sotto della soglia di intervento, sia la lotta biologica che esclude a priori l’impiego di prodotti di sintesi e fa leva sull’uso di prodotti fitosanitari di origine naturale o di antagonisti naturali che vengono diffusi per contenere le popolazioni degli organismi dannosi. 
La scelta della migliore strategia di lotta dipende soprattutto dalla sensibilità ecologica, eventualmente supportata da un adeguato servizio fitosanitario, e dalla cultura dell’operatore agricolo o del tecnico che deve innanzitutto:

1. possedere buone conoscenze delle malattie e dei comportamenti, del ciclo biologico degli insetti da combattere nonché dei loro antagonisti e anche del modo con cui questi agiscono. I rapporti reciproci, infatti, tra insetti e loro antagonisti si sono adattati nel corso di lunghissimi tempi evolutivi, sono ben definiti e non mutano velocemente come avviene, invece, con l’impiego dei mezzi di lotta chimici i quali, non di rado, inducono resistenze o selezionano via via popolazioni di organismi nocivi resistenti;

2. avere consapevolezza che gli antagonisti sono organismi viventi e che il loro impiego va programmato e non può assolutamente essere paragonato a un trattamento con prodotti chimici e quindi non ci si può attendere un immediato abbattimento dei fitofagi;

3. attuare un continuo monitoraggio dell’ambiente in cui si lavora. Questo comporta l’adozione di strumenti per il controllo delle condizioni climatiche, per l’osservazione di insetti e acari, per la cattura o il monitoraggio degli organismi nocivi attraverso trappole a feromoni o cromotropiche;

4. operare al fine di assicurare una riduzione dei danni entro soglie economiche tollerabili valutando il rapporto costi/benefici che deve essere stabilizzato in un intervallo di tempo il più ampio possibile. 

In questo modo la graduale adozione di modelli agricoli strutturati potrà favorire sempre meglio la produzione di cibo sano e di buona qualità “in equilibrio” con l’ambiente naturale, sostenere e attenuare l’impatto dei cambiamenti climatici, evolversi con produzioni realizzate in armonia con i contesti sociali, per contribuire a promuovere e sostenere lo sviluppo grazie al raggiungimento di un’agricoltura sostenibile
L’obiettivo è realizzare un modello di produzione economicamente vantaggioso per gli agricoltori, rispettoso dell’ambiente attraverso la conservazione nel tempo della fertilità del suolo, della biodiversità e delle risorse ambientali, socialmente giusto, in quanto contribuisce a migliorare la qualità della vita dei produttori e dei consumatori, non solo per la generazione attuale ma, soprattutto, per le generazioni future. Lo studio e la conoscenza di alterazioni, parassiti e problematiche che andremo a indagare in questo volume può essere schematicamente riassunto come di seguito.

MAPPA DI SINTESI DEI CONTENUTI DEL TESTO

 10  Lo schema riepiloga gli ambiti di indagine esplorati in questo volume.

APPROFONDIMENTO 1

Il consulente per i prodotti fitosanitari

In attuazione della Direttiva 2009/128/CE recepita dal D.lgs. n. 150/2012, è stata istituita in Italia, con riferimento all’uso dei prodotti fitosanitari nell’ambito della difesa delle colture attuata secondo i criteri della sostenibilità, la nuova figura del Consulente per i prodotti fitosanitari. Le aziende agricole hanno tuttavia l’obbligo di ricorrere a questa figura solo se aderiscono a programmi di difesa integrata volontaria che si avvale di un servizio di consulenza specifico promosso nel PSR (Programma di Sviluppo Rurale). Il consulente è in possesso del certificato di abilitazione alle prestazioni di consulenza in materia di uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e sui metodi di difesa alternativi.

DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE
DIFESA DELLE COLTURE AGRARIE